L'ASINO DI BURIDANO

Massimo Parodi

Professore di Storia della filosofia medievale all'Università Statale di Milano.

Radici e valori

Continuo a tenere la radio accesa e seguo le cronache, le discussioni, le analisi sui fatti di Parigi. Ogni tanto, forse troppo spesso, compare il riferimento alla crisi dei valori occidentali, e non solo nelle parole dei rappresentanti delle comunità islamiche, che certo non giustifica ma in qualche modo potrebbe rendere comprensibile la ricerca di altri valori, di altre fedi religiose, di altre sicurezze, che talvolta quasi inevitabilmente rischia di arrivare fino alla guerra santa e al terrorismo, contro gli idolatri – così li definisce un comunicato dell’Isis – che a Parigi, in un venerdì sera qualunque, si trovano per sentire un concerto o per ballare.
Trovo suggestivo che si discetti di crisi delle radici e dei valori, parlando alla radio o su altri mezzi di comunicazione che rendono possibile un flusso continuo di notizie, un costante confronto di opinioni, una grande possibilità e necessità di formarsi qualche capacità critica; che si parli di crisi di valori usando proprio di uno di quei valori che ai nostri padri è costato tanto impegno e tanti sacrifici. Abbiamo una scatoletta sul tavolo, una specie di macchina da scrivere portatile sulla scrivania, un sottile strato di materiale scuro sulla parete e grazie a queste cose possiamo sapere cosa succede nel mondo, come le persone più diverse interpretano gli avvenimenti, come pensano si dovrebbero affrontare i problemi.
Certamente non sappiamo la verità, ma le molte verità che molte persone pensano di doverci comunicare, i molti fatti che forse sono accaduti o forse qualcuno ritiene di doverci far credere siano accaduti. E dunque? La nostra crisi di valori starebbe nel fatto che nessuno ci dice quale sia l’interpretazione giusta, quale sia il fatto reale, quale la verità? Siamo persino informati che qualche imbecille definisce idolatri i giovani che cercano di divertirsi ascoltando musica e ballando. Cosa dovremmo fare per uscire dalla nostra crisi di valori? Prendere per buona quella intepretazione e condannare quella idolatria?
Che qualcuno lo creda fa parte della grande varietà del mondo, ma che lo creda anche qualcuno dei figli di quanti hanno combattuto per tutto questo è davvero vergognoso. Abbiamo avuto anche noi la santa inquisizione che diceva che cosa si dovesse credere e torturava e uccideva – per il loro bene naturalmente – quanti sarebbero stati altrimenti sottoposti al castigo eterno per essersi messi fuori dalla verità. Ebbene non si tratta di un valore che abbiamo perso, si tratta di qualcosa che abbiamo combattuto e di cui ci siamo liberati, e con grandi sacrifici.
Abbiamo avuto anche noi libri sacri che spiegavano come le cose fossero andate e come sarebbero andate in futuro; forse davano tranquillità e sicurezza, e infatti chi vuole li può ritenere sacri anche oggi e rassicurarsi, ma se non dominano più la nostra vita e la nostra morale, o almeno non sempre, non è perché li abbiamo dimenticati o persi, ma perché ce ne siamo liberati con grande fatica e grandi sacrifici, imparando persino a rispettare quanti nel passato affidarono loro il proprio destino o decidono di farlo ancora oggi.
La nostra crisi, se c’è crisi, non è dovuta alla decadenza dei valori, ma all’abitudine. Pensiamo sia normale avere una radio sul tavolo, ma non è un dato di natura, è un diritto che abbiamo conquistato e che dobbiamo difendere. Forse dovremmo organizzare serie di trasmissioni sulla inquisizione, sulla deportazione degli africani destinati a una vita di schiavi, alla vita nelle campagne dominate dai latifondisti, alla condizione delle donne nelle famiglie e nelle risaie di non molti anni fa. Questi sono alcuni dei valori che abbiamo perso; sappiamo benissimo che in condizioni storiche e sociali diverse, molti forse stavano bene o almeno si sentivano al proprio posto e mai avrebbero immaginato di poter pensare con la propria testa; ma se qualcuno ritiene che oggi in fondo si sia più liberi, anche di fare gli idolatri – perché no? – sappia che sono quelli i valori che abbiamo perso.
Alla rappresentante delle donne di non so quale paese del Nord Africa che oggi alla radio spiegava come accada che, di fronte al vuoto di valori, si corra sempre il rischio che arrivi qualcuno a proporne altri, auguro di avere sempre un microfono a disposizione per poter parlare, ma soprattutto di accorgersi che il valore sta proprio nel poter dire che a suo parere c’è una crisi di valori.

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