COSE DELL'ALTRO MONDO

Riccardo Cristiano

Giornalista e scrittore

Paolo Dall’Oglio, per l’ecclesiastico un prete avventato

Sabato mi sono trovato in una città italiana, con degli amici che mi hanno invitato, in modo assai gentile, a parlare di Francesco e il Mediterraneo. Il mio piccolo racconto gli ha fatto capire, a loro come agli altri presenti, la mia ammirazione per padre Paolo Dall’Oglio, il “Francesco d’Arabia” per me. Così, chiacchierando dopo l’incontro, uno di loro mi ha raccontato che un autorevole ecclesiastico del quale ovviamente mi ha fatto nome e cognome, richiesto di dire qualcosa in occasione del suo incontro con la cittadinanza su questo sacerdote sequestrato nel 2013 in Siria, terra nella quale questo importante religioso si è recato, ha detto che il suo sequestro è stato dovuto alla sua “avventatezza”: tornare a Raqqa, lui espulso dal regime, e andare al quartier generale dell’Isis: è stato proprio avventato, e così… Dunque “avventato”… parola evidentemente scelta con cura. Stando al racconto del mio amico la sua breve risposta non avrebbe indicato alcuna empatia. Ma queste è un’impressione sua, che io non posso commentare perché non posso dire che abbia ragione a dire così. Lo penso, ma non lo dico. Preferisco stare a quello che ha detto, non a quello che le sue espressioni hanno fatto desumere. 

Così ho pensato: se fossi stato lì cosa avrei detto? Non penso che avrei detto che proprio questo è il motivo per cui la Chiesa fatica, in Medio Oriente ma non solo lì; perché ha pochi preti “avventati”. No, non sarei arrivato qui. Mi sarei limitato a ricordargli di un posto che probabilmente conosce, il Getsemani. Sappiamo più o meno tutti quel che vi accadde. Non fu “avventato” Gesù? Matteo 26 riferisce che nelle ore precedenti l’arrivo dei soldati Gesù lì pregò con queste parole : “Padre mio, se questo calice non può passare da me senza che io lo beva, sia fatta la tua volontà.” Ma questa avventatezza non comincia quel giorno. La stessa scelta di andare a Gerusalemme, la domenica della Palme, non fu “avventata”? Non sapeva che quelli che non lo apprezzavano avrebbero potuto trovare eccessivo il suo passo?

Mi avrebbe davvero fatto piacere poter parlare di quel complimento, “avventato”, che per questo uomo di fede evidentemente non è tale. Ma non avrei saputo dirgli, “Lei ha visto For Sama?” 

E’ un documentario sulla vita ad Aleppo nei giorni della rivoluzione non violenta e poi dell’assedio russo-siriano. In modo avventato una studentessa decide di restare in città, si innamora di un medico, che in modo avventato decide di seguitare il suo servizio in città. Mettono al mondo una figlia, e restano anche con lei. Fino alla fine. Non riescono a lasciare quell’umanità tradita, vessata, torturata, massacrata. E avventatamente stanno lì, lui operando bambini squassati, lei riprendendo ogni giorno ciò che vede. Fino ai giorni in cui vennero deportati, con l’assenso dell’ONU, dopo che tutti gli ospedali cittadini erano stati distrutti dai russi e dall’esercito siriano. Furono quelle ore, le ore della deportazione loro come di tanti altri, le ore in cui un altro religioso cattolico disse che ad Aleppo, liberata, stava per tornare il profumo del Natale. Ecco, io il termine “avventato”, lo avrei riservato a lui, non a Paolo, che purtroppo il suo “For Salma” non ce lo ha potuto far vedere, sapendo bene che sarebbe andata così.

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