L'ASINO DI BURIDANO

Massimo Parodi

Professore di Storia della filosofia medievale all'Università Statale di Milano.

Mala tempora currunt

Saranno le ferie imminenti che stimolano la riflessione e gli esami di coscienza oppure il caldo che annebbia le idee e provoca un senso di malessere; o sarà invece quella sottile melanconia che da sempre anima i laudatores temporis acti: in questi giorni circola in rete e io ricevo da un’amica il messaggio che segue:

“LA GRANDE DOMANDA: Se eri un bambino negli anni ‘50, ‘60 o ’70, COME HAI FATTO A SOPRAVVIVERE ?
1.- Da bambini andavamo in auto che non avevano cinture di sicurezza né airbag …
2.- Viaggiare nella parte posteriore di un furgone aperto era una passeggiata speciale e ancora ne serbiamo il ricordo.
3.- Le nostre culle erano dipinte con colori vivacissimi, con vernici a base di piombo.
4.- Non avevamo chiusure di sicurezza per i bambini nelle confezioni dei medicinali, nei bagni, alle porte.
5.- Quando andavamo in bicicletta non portavamo il casco.
6.- Bevevamo l’acqua dal tubo del giardino invece che dalla bottiglia dell’acqua minerale …
7.- Trascorrevamo ore ed ore costruendoci carretti a rotelle ed i fortunati che avevano strade in discesa si lanciavano e, a metà corsa, ricordavano di non avere freni. Dopo vari scontri contro i cespugli, imparammo a risolvere il problema. Sì, noi ci scontravamo con cespugli, non con auto!
8.- Uscivamo a giocare con l’unico obbligo di rientrare prima del tramonto. Non avevamo cellulari… cosicché nessuno poteva rintracciarci. Impensabile .
9.- La scuola durava fino alla mezza, poi andavamo a casa per il pranzo con tutta la famiglia (si, anche con il papà).
10.- Ci tagliavamo, ci rompevamo un osso, perdevamo un dente, e nessuno faceva una denuncia per questi incidenti. La colpa non era di nessuno, se non di noi stessi.
11.- Mangiavamo biscotti, pane olio e sale, pane e burro, bevevamo bibite zuccherate e non avevamo mai problemi di sovrappeso, perché stavamo sempre in giro a giocare …
12.- Condividevamo una bibita in quattro … bevendo dalla stessa bottiglia e nessuno moriva per questo.
13.- Non avevamo Playstation, Nintendo 64, X box, Videogiochi, televisione via cavo con 99 canali, videoregistratori, dolby surround, cellulari personali, computer, chatroom su Internet … Avevamo invece tanti AMICI.
14.- Uscivamo, montavamo in bicicletta o camminavamo fino a casa dell’amico, suonavamo il campanello o semplicemente entravamo senza bussare e lui era lì e uscivamo a giocare.
15.- Si! Lì fuori! Nel mondo crudele! Senza un guardiano! Come abbiamo fatto? Facevamo giochi con bastoni e palline da tennis, si formavano delle squadre per giocare una partita; non tutti venivano scelti per giocare e gli scartati dopo non andavano dallo psicologo per il trauma.
16.- Alcuni studenti non erano brillanti come altri e quando perdevano un anno lo ripetevano. Nessuno andava dallo psicologo, dallo psicopedagogo, nessuno soffriva di dislessia né di problemi di attenzione né d’iperattività; semplicemente prendeva qualche scapaccione e ripeteva l’anno.
17.- Avevamo libertà, fallimenti, successi, responsabilità … e imparavamo a gestirli.
La grande domanda allora è questa: Come abbiamo fatto a sopravvivere ? a crescere e diventare grandi ?
Se appartieni a questa generazione, invia questo messaggio ai tuoi conoscenti della tua stessa generazione … ed anche a gente più giovane perché sappiano come eravamo.”

Allora sfoglio la raccolta di manoscritti inediti, che tutti abbiamo in casa, e da cui trassero spunto anche Manzoni ed Eco, e trovo un piccolo pezzo di pergamena dal titolo Mala tempora currunt, che mi affretto a trascrivere.

“1.- Noi bambini degli anni Cinquanta, Sessanta e Settanta del XII secolo non avevamo mezzi di trasporto se non dei carretti traballanti trainati da cavalli stanchi e zoppi; non avevamo cinture di sicurezza né airbag e forse ci sarebbero servite per evitare quelle dolorose ernie, reumatismi ed emicranie, che non sapevamo indicare con nomi specifici, ma ci facevano male ugualmente.
2.- Viaggiare nella parte posteriore dell’asino, carico come un asino, non era una passeggiata, ma un supplizio; eppure ci divertivamo ugualmente.
3.- Le nostre culle erano di legno grezzo, senza alcun colore, scomode e invadenti; eppure ci sono servite a diventare grandi.
4.- Non avevamo chiusure di sicurezza per i bambini nelle confezioni dei medicinali, nei bagni, alle porte, anzi non avevamo medicinali, bagni e porte.
5.- Quando andavamo in bicicletta non portavamo il casco, anche perché non avevamo né biciclette né caschi.
6.- Bevevamo l’acqua dalle botti, dai pozzi e qualche volta dalle pozzanghere; ci venivano strane malattie che non sapevamo riconoscere e morivamo lieti attribuendo la responsabilità al destino o alla provvidenza.
7.- Trascorrevamo ore ed ore costruendoci carretti a rotelle ed i fortunati che avevano strade in discesa si lanciavano e, a metà corsa, ricordavano di non avere freni. Dopo vari scontri contro i cespugli, imparammo a risolvere il problema.
8.- Uscivamo a giocare con l’unico obbligo di rientrare prima del tramonto. Non avevamo telefoni; qualcuno a volte non rientrava affatto perché veniva sbranato da qualche animale selvatico o ucciso da briganti ubriachi.
9.- La scuola non esisteva e non andavamo certo a casa per il pranzo, perché mamma e babbo erano nei campi a lavorare per poter pagare le tasse al signore feudale.
10.- Ci tagliavamo, ci rompevamo un osso, perdevamo un dente e nessuno faceva una denuncia per questi incidenti. La colpa non era di nessuno, se non di noi stessi. Se il destino voleva, si moriva di tetano, si viveva storpi e sdentati, ma era tanto bello trovarsi tutti intorno alla cattedrale per chiedere l’elemosina.
11.- Mangiavamo poco e nessuno aveva mai problemi di obesità.
12.- Condividevamo un secchio d’acqua in quattro … bevendo dallo stesso mestolo e non abbiamo mai saputo se qualcuno era morto per questo.
13.- Non avevamo giochi ma solo qualche pupazzo intagliato nel legno … avevamo però tanti amici con i quali ci rotolavamo nel fango e venivamo travolti dalle zampe dei cavalli al galoppo.
14.- Uscivamo, camminavamo fino a casa dell’amico, bussavamo alla porta o semplicemente entravamo senza bussare e lui spesso era lì e uscivamo a giocare, qualche volta non c’era perché era morto e allora andavamo a cercare un altro amico.
15.- Si! Lì fuori! Nel mondo crudele! Senza un guardiano, ma con molti armigeri del barone! Come abbiamo fatto? Facevamo giochi pericolosi e francamente ci sarebbe piaciuto avere qualcuno dei giocattoli che forse il futuro donerà ai suoi piccoli figli..
16.- Pochi andavano a studiare nel monastero o nella cattedrale e alcuni avevano capito che non era vero che si stesse meglio nell’XI secolo. Alcuni studenti non erano brillanti come altri ma nessuno andava dallo psicologo, dallo psicopedagogo, molti soffrivano di dislessia e di problemi di attenzione e d’iperattività; tuttavia nessuno lo sapeva, prendeva un sacco di bastonate e i suoi problemi non diminuivano affatto..
17.- Avevamo libertà , fallimenti, successi, responsabilità … e imparavamo a gestirli.
La grande domanda allora è questa: Come abbiamo fatto a sopravvivere ? a crescere e diventare grandi ?
Se appartieni a questa generazione, invia questo messaggio ai tuoi conoscenti della tua stessa generazione … ed anche a gente più giovane perché sappiano come eravamo prima …”

  1. Eco a parte, è divertentissimo! si potrebbero fare due piccole appendici a un punto: 8.1. quando ci è stato permesso di andare in vacanza con gli amici e con le fidanzate, e magari all’estero, e persino in autostop, e si riusciva a telefonare a casa una volta ogni quindici giorni quando andava bene, i nostri genitori hanno sempre potuto gestire la preoccupazione e noi i loro rimbrotti quando tornavamo: come hanno fatto i nostri genitori a sopravvivere e a lasciarci diventare adulti? 8.2. visto che a molti della mia generazione (me compreso) sembrava pesante il controllo familiare, il che ha aiutato la dialettica generazionale, come riusciremmo a sopravvvivere adesso, con l’idea che qualcuno può cercarti quando proprio vorresti evitarlo (la mamma, la nonna, il papà etc.) e se vuoi spegnere il telefono o staccarti da facebook tutti ti rimproverano come se avessi fatto un “magnicidio”, come si dice in spagnolo?
    Il che non toglie che i cellulari e internet sono troppo comodi…

Rispondi a glauco maria cantarella Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *