MALA TEMPORA

Marco Vitale

Ma i chirurghi della Santa Rita non erano soli

La esemplare condanna dell’ex primario di chirurgia toracica alla Clinica Santa Rita di Milano, Braga Massone e dei suoi più stretti collaboratori, ha portato alla luce una vicenda tristissima e insieme agghiacciante (circa 150 interventi inutili che hanno portato quattro pazienti alla morte, tutti anziani e fragili, ed a lesioni per altri 45, tutto per denaro e dimostrando di essere privi del “senso dell’umana pietà”).

La questione della responsabilità penale è, dunque, per ora, definita e non resta che ringraziare i magistrati per la competenza ed il coraggio con i quali hanno trattato un caso molto difficile. Ma la questione non è chiusa sul fronte della riflessione sulle responsabilità morali e politico-sociali, cioè sul significato, anche istituzionale, di questa tremenda vicenda. Umberto Veronesi ha tratto dalla stessa, spunto per lanciare un accorato appello ad un ritorno “ai valori perduti”: “I medici del futuro dovranno recuperare la dimensione umana delle medicine antiche”. Giustissimo è giustissimo mettere il punto al primo posto, anche se una lettura affrettata dell’appello può portare alla conclusione che i medici o la maggioranza degli stessi si muove su una linea non troppo diversa da quella di Braga Massone. Se i “valori perduti” sono andati perduti per tutti, Braga Massone può apparire come un capofila. Per fortuna non è così. La maggior parte dei medici quei valori antichi non li ha perduti e svolge la sua attività con scienza e coscienza, anche se la burocratizzazione della medicina rende sempre più difficile difendere coerentemente questa linea di responsabilità morale e professionale. Bene ha fatto l’Ordine dei medici  a costituirsi parte civile.

Ma il discorso sulla responsabilità morale e professionale personale, pur essenziale (perché senza questa si finisce nel baratro in cui sono caduti Braga Massone ed i suoi collaboratori)  non è sufficiente. Perché, come ha scritto un gesuita francese che se ne intende, perché prima di studiare teologia morale è stato attivo in una banca d’affari: “La morale de l’honnêteté individuelle ne suffit plus”.

E dunque si deve aprire anche un discorso di sistema e istituzionale. Braga Massone non cade da solo dal cielo o dall’inferno. Operava nell’ambito di un sistema  complesso formato da tante istituzioni e da tante persone. In primo luogo non operava in una capanna isolata ma in una clinica nel centro di Milano. E’ credibile che la proprietà di quella clinica, i suoi amministratori, i suoi controlli interni ignorassero i rimborsi  gonfiati, i 150 interventi inutili? Io, che qualche cosa di aziende conosco e che sono stato per quattro anni commissario al Policlinico, non  ci credo. Non è possibile e non è credibile.

E la clinica Santa Rita, a sua volta, non si muoveva nel vuoto ma era parte del sistema sanitario regionale che,  da anni, esercita sugli ospedali sottoposti un controllo ferreo. Da anni si usa dire: nella sanità lombarda non si muove foglia che la Regione non voglia. Ad eccezione di quei casi in cui la Regione non vuole vedere ciò che dovrebbe vedere. Come nel caso della Maugeri, del San Raffaele, del metodo Stamina al Civile di Brescia. Il caso Santa Rita si pone su questa linea ed arricchisce così l’elenco dei “gioielli” della Sanità lombarda. Un buon controllo di gestione, analizzando le statistiche del Santa Rita, non avrebbe potuto non percepire che in quella clinica c’era qualcosa di serio che non andava.  E se non l’ha percepito, delle due l’una: o non sa fare il suo mestiere o non era in buona fede. Ho letto che la Regione è stata accettata come parte civile. In verità, almeno il suo servizio sanitario, dovrebbe stare tra i responsabili, almeno civili, di tanto strazio. Per collusione o incompetenza.

Marco Vitale

www.marcovitale.it

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