CROCE E DELIZIE

Corrado Ocone

Filosofo

La neutralizzazione del conflitto, o del sottile filo rosso che lega Habermas e Rawls (e in qualche modo Hayek).

Nell’introduzione al volume Italian Theory, che uscirà in autunno per Il Mulino, Dario Gentili scrive che “sulla scorta di una tradizione di pensiero che risale fino a Machiavelli”, la filosofia italiana” può “offrire al dibattito internazionale una riflessione sulla politica alternativa a quella che aveva salutato e accompagnato l’imporsi della globalizzazione, che, nel ricondurre l’agire politico a quello etico ne intendeva neutralizzare proprio il carattere conflittuale”. Ancora più esplicativo Gentili è in nota, ove precisa: “Il riferimento è soprattutto alle teorie di Jurgen Habermas e John Rawls, alle concezioni dell’etica della comunicazione e dell’etica pubblica, ma in parte anche a quelle del cosmopolitismo”. Credo sia un passo molto importante: sia perché lega le teorie di Habermas e Rawls in un comune destino di astrattezza intellettualistica e di non considerazione del conflitto come essenza della politica (la stessa neutralizzazione del conflitto, nonostante l’affermazione di spontaneismo, è presente anche nel cosiddetto “individualismo metodologico”di Friedrich von Hayek); sia perché fa coincidere ciò con un processo di eticizzazione della politica che dimentica che la stessa etica, se non vuole essere concepita in modo astratto, deve inserirsi in un mondo di rapporti di forza ce tenerne conto. L’etica slegata dal rapporto dialettico che la lega alla politica, cioè al conflitto, si fa moralismo e diventa velleitaria o inefficace. In definitiva, non è più etica.

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