ZATTERA SCIOLTA

Giovanni Cominelli

Laurea in Filosofia nel 1968, dopo studi all'Università cattolica di Milano, alla Freie Universität di Berlino, all'Università statale di Milano. Esperto di politiche dell’istruzione. Eletto in Consiglio comunale a Milano e nel Consiglio regionale della Lombardia dal 1980 al 1990. Scrive di politiche dell’istruzione sulla Rivista “Nuova secondaria” e www.santalessandro.org, su Libertà eguale, su Mondoperaio. Ha scritto: - La caduta del vento leggero. Autobiografia di una generazione che voleva cambiare il mondo. Ed. Guerini 2008. - La scuola è finita… forse. Per insegnanti sulle tracce di sé. Ed. Guerini 2009 - Scuola: rompere il muro fra aula e vita. Ed. Guerini 2016 Ha curato i volumi collettivi: - La cittadinanza. Idee per una buona immigrazione. Ed. Franco Angeli 2004 - Che fine ha fatto il ’68. Fu vera gloria? Ed. Guerini 2018

LA CHIAMATA DIRETTA DEGLI INSEGNANTI

L’anno scolastico 2020-21 si sta avviando mestamente alla fine, con la coda tra le gambe. Avremo, pare, gli esami di stato in presenza. Per quelli di maturità, è prevista la presentazione di un elaborato entro il 31 maggio, che sarà discusso durante il maxi-colloquio finale.
E poi calerà il sipario. Non cederò qui alla tentazione di recriminare sulla gestione lievemente folle delle aperture/chiusure dell’anno 201. Sursum corda! Tuttavia, se si solleva lo sguardo sull’orizzonte scolastico 2021-22, l’inizio non si annuncia, ahinoi, così regolare. Infatti, non basta la presenza degli alunni, serve anche quella degli insegnanti.
Secondo cifre oscillanti, mancano nell’organico degli 800 mila docenti circa 75 mila/80 mila. Come si recuperano? Al momento sono aperti tre concorsi: quello straordinario, riservato a docenti della scuola secondaria che abbiano almeno tre anni di servizio, destinato a coprire 32.000 posti in 4 anni; quello ordinario per infanzia e primaria per 13.000 posti; quello ordinario per la secondaria per 33.000 posti. Difficile calcolare, data la lentezza dei concorsi-bradipo e l’interferenza del Covid, quanti posti saranno effettivamente occupati al 1° settembre: 30.000? 40.000?E il resto delle cattedre vuote? Si è aperta, a questo proposito, una furente discussione tra Ministero, partiti, sindacati: assumere, per sanatoria, anche i bocciati ai concorsì? Ma allora che senso ha fare un concorso? Confermare i supplenti in uscita? E allora quelli che aspettano in graduatoria? Nominare i supplenti da metà agosto? Non mi infilerò in questo, comunque fatale per chi deve risolvere i problemi qui e ora. Comunque decida, è destinato a sbagliare. Del resto, in termini più o meno diversi, essa si ripete da decenni.
Perché è da quando è arrivata la scuola di massa, con l’inizio della Scuola media unificata, nel 1963, che l’Amministrazione scolastica non è più stata in grado di avviare regolarmente un anno scolastico che sia uno. Tuttavia, pur avviandoci verso il sessantesimo compleanno di tale patologica coazione a ripetere, né la politica né, tampoco, i sindacati hanno mai osato mettere in discussione il dogma dell’assunzione centralizzata per concorso del personale scolastico. Questo meccanismo centralistico sottoproduce due inconvenienti gravi. Il primo è che non arriva mai in tempo: dunque classi scoperte a centinaia, i ragazzi a spasso, con orari a singhiozzo. Il secondo, più grave, è conseguenza del primo: l’assunzione di decine di migliaia di supplenti a tempo. Lungo gli anni si sono trasformati in decine di migliaia di precari, il Lumpen-proletariat della scuola. Oggi quanti sono? Chi dice 100.000, chi 150.000. Qui en sabe? Di certo si sa che è l’Amministrazione la grande madre, sempre incinta, del precariato.
Non protetti dai sindacati – i quali, come risaputo, proteggono i già protetti – i Lumpen si sono organizzati a loro volta in para-sindacati o in Comitati di base o in sindacati per i ricorsi – da uno di questi è arrivata Lucia Azzolina – e hanno chiesto, e spesso ottenuto, robuste immissioni per sanatoria. D’altronde la produzione di sanatorie a mezzo di sanatorie è l’attività privilegiata dell’Amministrazione.
Tale meccanismo perverso è stato pacificamente introiettato dalla politica – si tratta pur sempre di voti! – che pure avrebbe dovuto spezzarlo, e dai sindacati, cui esso consente un po’ di “ammunina” stagionale e, alla fine, anche dalle famiglie: è toccato ai genitori, ai parenti vicini e lontani, ora ai figli. Perché no? Perciò, come in autunno è atteso l’arrivo naturale delle piogge, così è attesa la girandola dei supplenti. Se i più fortunati di loro hanno la ventura di arrivare fino al 30 giugno successivo, tocca loro anche la sventura contemporanea di essere licenziati nello stesso giorno, nell’attesa della nuova riffa d’autunno.
C’è un modo per incatenare il Leviatano burocratico e avviare ogni anno l’anno scolastico con tutte le pedine al loro posto nelle circa 41.000 autonomie scolastiche statali della penisola?
Sì, basterebbe solo tirare le conseguenze del DPR 275 dell’8 marzo 1999, Ministro Luigi Berlinguer, che ha sancito l’autonomia organizzativa e didattica delle scuole, anche sul piano delle assunzioni.
Ad ogni scuola va pienamente riconosciuto il diritto-dovere di assumere il personale che le serve, in base alle proprie esigenze didattiche e organizzative.
Subito si leva un “Grito de Dolores” dalle Alpi al Lilibeo: le assunzioni dirette nooo! In questo Paese di concorsi truccati – vedasi alla voce “Università, alla voce Magistratura, alla voce Ministeri… – di concorsi riservati, di posti comprati, di raccomandati a gogo, di catene burocratico-clientelari, tanto più tenaci quanto più in alto si sale, di selezione burocratica avversa, ecco in questo Paese la preoccupazione più impellente pare diventare la seguente: e se il Preside assume il parente? La chiamata diretta l’aveva proposta la Buona scuola di Renzi con l’assunzione diretta del personale di potenziamento e sostegno dell’autonomia, circa il 10% dell’ “organico dell’autonomia”. La reazione sindacal-burocratica è arrivata come un riflesso di Pavlov: si profilava una differenziazione nella categoria.
Eppure, non è parrebbe così difficile mettere in piedi in ogni Scuola o in una Rete di scuole una Commissione per le assunzioni, che faccia ad ogni candidato che si presenti una prova scritta di Italiano – sì, perché la conoscenza della Lingua italiana è il minimo… sindacale – e un colloquio volto a vagliare titoli e, soprattutto, esperienze professionali, scolastiche e anche no. I concorsi-monstre vanno aboliti. Non basta sessant’anni di malgoverno amministrativo delle assunzioni e di file interminabili di Lumpen-prekären?

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