L'ASINO DI BURIDANO

Massimo Parodi

Professore di Storia della filosofia medievale all'Università Statale di Milano.

La 94 e la storia

Sono salito sulla 94 in via Carducci e, attraversando il primo incrocio, ho sentito come un giramento di testa, un vago senso di vertigine. Il caldo? No; la storia. Vicino a me un ragazzo teneva fra le mani un piccolo aggeggio elettronico da cui usciva il solito auricolare che accompagna tanti momenti della nostra giornata, ma dall’auricolare sembrava provenire non il consueto frastuono di batteria ma una voce che scandiva delle parole. Non riuscivo a comprendere tutto, ma erano senza dubbio parole e allora ho guardato con maggiore attenzione l’aggeggio che il ragazzo teneva fra le mani: era un lettore di libri elettronici, un e-book reader – per usare la lingua dell’impero -. Ho visto là in fondo la basilica di sant’Ambrogio e mi sono tornate alla mente le parole di Agostino che, più di mille e cinquecento anni fa, passava da quelle parti, entrava nella chiesa del vescovo di Milano e con queste parole descriveva la scena inattesa che si presentava ai suoi occhi:

Nel leggere, i suoi occhi correvano sulle pagine e la mente ne penetrava il concetto, mentre la voce e la lingua riposavano. Sovente, entrando, poiché a nessuno era vietato l’ingresso e non si usava preannunziargli l’arrivo di chicchessia, lo vedemmo leggere tacito, e mai diversamente” (Confessiones 6.3.3).

Chiunque abbia visto un manoscritto medievale non può stupirsi del fatto che la lettura, anche privata, fosse sempre ad alta voce, per aiutarsi a dare senso a quella serie di segni che non consentono di individuare immediatamente la successione delle parole, l’articolazione dei periodi e le successive fasi delle argomentazioni. Pronunciare fisicamente quanto si sta leggendo aiuta a comprendere e dunque è facile immaginare la meraviglia di Agostino che vede per la prima volta un uomo i cui occhi ducebantur per paginas ma rimaneva silenzioso – tacite-.

Da allora è successo di tutto, abbiamo inventato la stampa e a poco a poco abbiamo abbandonato la pergamena, poi abbiamo inventato l’informatica e a poco a poco stiamo abbandonando la carta. Passando a breve distanza dal luogo dove Agostino era rimasto colpito dalla visione di Ambrogio, accanto a me, sulla 94, una voce prodotta dal software di quel lettore di e-book leggeva ad alta voce, nelle orecchie di un ragazzo i cui occhi non correvano più per paginas, ma, come i miei, si soffermavano sull’antica basilica romanica.

Ho pensato che qualcosa di ciclico ci deve pur essere nel tempo della storia umana. Un vago senso di vertigine.

 

  1. Secondo me non esistono arretramenti, a meno che non si abbia una idea di progresso lineare … e tutto è storicamente determinato. Per questo bisogna cercare di essere capaci di leggere la quotidianità e le tendenze con la maggiore apertura mentale possibile, e anche con la maggior freddezza possibile. Magari con il cinismo di cui i pochi hanno fatto oggetto i molti – perché qualcosa bisognerà pure imparare, no? senza dimenticare che, come insegnava Huizinga, la conoscenza ha qualche debito con l’etica …

  2. Ho il sospetto però – reso più solido dall’età – che tutti gli apparenti processi di arretramento, di riflusso, di de-qualcosazione ecc. cui assistiamo siano tali solo perché misurati su modelli, strutture e situazioni del “nostro” personale passato. Se risaliamo all’indietro, oltre i limiti della storia tendenzialmente lineare della nostra esistenza, troveremo momenti rispetto ai quali ci sembra di essere andati avanti e altri rispetto ai quali ci sembra di essere tornati indietro. Forse è proprio l’idea di un senso, inteso sia come direzione sia come significato, a essere problematica e discutibile. Forse anche l’estendersi dei diritti civili che oggi definiamo “elementari” non è né naturale né innaturale, ma soltanto storicamente determinato.
    I giovani oggi stanno troppe ore davanti a un monitor? si de-alfabetizzano? ma io ho passato serate e serate davanti a un flipper e devo ammettere che qualche dubbio mi viene sul fatto che si trattasse di una occupazione francamente idiota. Per questo mi affascina l’idea di un intreccio inestricabile, nella storia, di elementi di linearitù e di elementi di ciclicità.

  3. a me sembra che sia soltanto un segno in più del processo di de-alfabetizzazione in corso da decenni (a parte il fatto che neppure occhi giovani e freschi sono in grado di reggere per troppe ore la lettura allo schermo … dunque ascoltare il testo li aiuta). Ricordo sempre la battuta di Wilde: “in Inghilterra per fortuna l’istruzione non è obbligatoria, se lo fosse ci sarebbero tumulti in Grosvenor Square” (più o meno – molto “meno” che “più”); Wilde, come si sa, era di simpatie più socialiste che laburiste, e aveva un’idea precisa di quello che scriveva. I nostri ultimi trenta/trentacinque anni, come si sa, sono stati sotto il segno della scuola di Chicago, e anche lì sappiamo che c’erano idee precise – magari non così innovative, per così dire … ma non si pretenderà che il mondo vada sempre avanti nell’affermazione dei diritti civili elementari come lavoro, istruzione, salute: non sarebbe “naturale”, no? 🙂

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