L'ASINO DI BURIDANO

Massimo Parodi

Professore di Storia della filosofia medievale all'Università Statale di Milano.

Illuminismo e religione

Mi è capitato di rileggere in questi giorni Dialettica dell’illuminismo di Adorno e Horkheimer; sono passati poco più di sessant’anni, ma l’impressione è di fare un tuffo in un lontanissimo passato, quasi nella preistoria della nostra contemporaneità. La ragione che, nel progetto illuminista, avrebbe dovuto o potuto essere la facoltà umana in grado di promuovere la libertà, avrebbe invece prodotto, secondo i due filosofi tedeschi, una razionalità tecnocratica sulla cui base nascerebbero nuove forme di sfruttamento generate dalla volontà di potenza (l’eterna libido dominandi di Agostino). Il regime sovietico potrebbe essere un esempio emblematico del rovesciarsi dei sogni di libertà in nuove capacità di oppressione e di oggettivizzazione delle forme burocratiche di organizzazione della società, ma anche il comunismo reale è soltanto un lontano ricordo, difficile da capire, dopo aver visto che cosa è emerso dalla sua dissoluzione, quasi un ritorno alla situazione di cento anni prima, come si fosse trattato di una semplice parentesi sospensiva.
Una cosa in particolare colpisce nell’analisi di Adorno e Horkheimer e cioè l’assenza quasi totale dell’elemento religioso, tranne naturalmente per quanto riguarda l’ebraismo e la sua tragedia durante il nazismo. E oggi siamo invece incollati alla tv, alla radio o alla rete per avere notizie di scontri, di stragi, di vere e proprie pulizie etniche, ma anche religiose, che ci fanno scoprire addirittura religioni di cui non avevamo mai sentito parlare. Lo Stato islamico dell’Iraq e del Levante rimette in discussione ogni apparente risultato ottenuto con l’intervento armato occidentale contro Saddam Hussein e massacra gli yazidi, gruppo religioso di origine curda – secondo Wikipedia – costituito, secondo alcune fonti difficilmente verificabili, da circa 500.000 individui che vivono in tutto il Caucaso e soprattutto nel Kurdistan iracheno, oggetto anche nella storia recente di numerose repressioni ma oggi minacciati da una sorta di soluzione finale.
A Roma su alcuni negozi di proprietari ebrei è apparsa la stella di Davide, che richiama la terribile memoria dell’olocausto, e sulle case dei cristiani nelle zone in mano al preteso Stato islamico compare la N che sta per Nazareno e di cui fino ad oggi avevamo ignorato la tradizione.
La dialettica dell’illuminismo è dunque portatrice di esiti assai più complessi di quanto la scuola di Francoforte ebbe modo di prevedere. E’ di nuovo la religione a essere oggi all’ordine del giorno: non solo la ragione della libertà si è capovolta nella ragione tecnocratica e dominante, ma forse la ragione stessa si è capovolta nella ripresa dei discorsi arazionali o antirazionali delle religioni più differenti e difficilmente capaci di dialogare tra loro. Forse un miscuglio micidiale di ragione tecnocratica capitalistica e di irrazionalità religiosa sta creando situazioni che non sembriamo in grado di analizzare, spiegare e comprendere, in modo da avere una qualche idea sulle maniere in cui si possano difendere quei risultati, pochi forse, che pure l’illuminismo aveva favorito.
Lunedì scorso, il giornale radio uno delle 8 è iniziato con una sorta di presa di posizione a favore della pace affidata alla successione, retoricamente assai efficace, delle voci di tre papi: Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e Francesco. Forse non è proprio la risposta migliore alla situazione attuale e viene da domandarsi quando si potrà ascoltare un giornale radio che non dia le terribili notizie di questi giorni o che sappia rispondere con qualche discorso persuasivo a favore della pace non affidato a una sequenza di capi religiosi. Chissà che la dialettica, dopo la tesi rappresentata dall’illuminismo, dopo l’antitesi rappresentata dal trionfo della ragione tecnocratica e dal ritorno delle guerre di religione, possa produrre una sintesi più alta e meno sanguinosa.

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