COSE DELL'ALTRO MONDO

Riccardo Cristiano

Giornalista e scrittore

Il tesoro politico e religioso che emerge tra le macerie siriane: Dall’Oglio.

Molti siti e molte pagine facebook stano seguendo in queste ore il rilascio, appena cominciato, di combattenti curdi e di altri detenuti dell’Isis. Non voglio avventurarmi qui nella lettura della plausibile ma flebile speranza che tra loro possa esserci padre Dall’Oglio, il gesuita romano sequestrato dall’Isis il 29 luglio del 2013. Le prossime ore ci diranno, probabilmente, la verità. Quello su cui voglio soffermarmi è un elemento che emerge chiaramente da tutte queste pagine, dai contatti che seguono un’operazione che, stando a quanto affermano i medici che soccorrono i primi rilasciati, riguarderà centinaia e centinaia di prigionieri, ostaggi, sequestrati,  forse 500. Dunque in queste ore ci sono 500 detenuti/ostaggi/scudi umani/sequestrati dell’Isis e un numero maggiore di famiglie in trepidazione. Interessante. Ma quel che emerge dalla visione di queste pagine è l’incredibile numero di contatti che hanno la fotografia di padre Paolo Dall’Oglio come proprio identificativo su internet. Sono quasi tutti musulmani, sono quasi tutti siriani che sperano, aspettano notizie di qualcuno, uno zio, un padre, un cugino, un figlio, una figlia, una moglie. E tantissimi di loro hanno scelto la fotografia di un gesuita italiano: lui sorridente, lui che prega, lui stilizzato, lui con bambini siriani, lui nel deserto: lui… C’è un popolo che si riconosce, si chiama, si identifica grazie a padre Paolo. Tutti costoro non hanno scelto come propria fotografia quella del proprio caro, no: hanno scelto Paolo. Perché? Perché riconoscono in lui un amore disinteressato, maggiore, più grande.  Lo sentono un proprio fratello senza che lo sia e dunque diventa un proprio simbolo di umanità e con riconoscenza gli affidano il proprio volto, ne scelgono il volto per definirsi. E scorrendo su queste pagine è facile trovare un pensiero, una ricostruzione, una preghiera che lo riguarda. 

Non ci sono sigle politiche, partitiche, religiose così diffuse. La forza di Paolo è travolgente, coinvolgente, commovente, reale. Questo è un capitale politico, culturale, religioso, umano che non può essere taciuto, che va rilevato e considerato come un patrimonio a disposizione della Chiesa di Papa Francesco (non di altre) perché indispensabile all’edificazione di quella fraternità di cui lui e l’imam al Tayyeb hanno parlato con una dichiarazione storica appena due settimane fa. Queste tesoro non emerge tra gli  insignificanti salotti damasceni, tra gli sfarzosi ma disabitati palazzi del potere politico e religioso siriani. No, questo tesoro si vede tra le macerie della Siria reale, quella che i patriarchi non conoscono, che i mufti disdegnano. Questo tesoro ha volti segnati da indicibili sofferenze, da mancanze, da lacerazioni evidenti. E’ questa l’umanità che in queste ore probabilmente neanche sa della dichiarazione di Bergoglio e al- Tayyeb, tagliata fuori da tutto come noi dovremmo essere tagliati fuori dalla sua realtà, ma che sceglie come proprio simbolo, almeno su facebook, su internet, su twitter o altrove, dove può, come può, il volto che vuol dire fratellanza, amicizia, religiosità. Il volto di un gesuita italiano che in una terra pronta ad offrire nuovi orrori spende il capitale costituito dai suoi 30 anni spesi per il dialogo e quasi 6 nel mistero del suo sequestro per dire  che sì, quelle di Bergoglio e al-Tayyeb sono parole immerse nella verità storica, odierna, quella che noi possiamo anche ignorare, ma che è lì, concreta, a portata di sguardo per chiunque la voglia vedere.  Dall’Oglio è un patrimonio di amore e fratellanza, e oggi che tanti sperano di riabbracciare un proprio caro, aspettano un sorriso dopo tanto dolore, questo patrimonio emerge fortissimo, chiarissimo, basta volerlo vedere. Bisognava dirlo, perchè troppi in Siria, chiusi nei loro tretragoni palazzi, vorranno celarlo. 

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