L'ASINO DI BURIDANO

Massimo Parodi

Professore di Storia della filosofia medievale all'Università Statale di Milano.

Il lavoro di padre Pizzarro

Viene quasi da chiedersi: perché continuiamo a fare finta di non capire? E non è una questione di oggi, anzi ci accompagna da secoli, ma continuiamo a fingere di non capire.
Il noto padre Pizzarro, il solido e consapevole sacerdote interpretato da Corrado Guzzanti, ha iniziato con decisione l’anno nuovo, proponendo le sue nette opinioni in Recital, andato in onda su La7 il 4 gennaio scorso. L’Associazione telespettatori cattolici lo ha denunciato per aver offeso con battute da caserma il sentimento religioso degli italiani, vomitando insulti e falsità per oltre un’ora di spettacolo, e arriva fino a chiedere la sospensione della trasmissione. Nel sito di Articolo 21 compare immediatamente una petizione a difesa della libertà di espressione che in pochissimi giorni raccoglie, per fortuna, decine di migliaia di firme. Niente da aggiungere naturalmente: l’articolo 21 della Costituzione non lascia alcun dubbio sulla libertà di satira, quale che sia il suo oggetto.
Però rimane un interrogativo. Perché continuiamo a far finta di non capire che nella denuncia c’è una mossa retorica che dovremmo smascherare e non accettare in modo acritico. Si dice che Guzzanti avrebbe offeso il sentimento religioso e, nel testo della petizione, si rivendica libertà di satira anche quando si tratti di questi argomenti. Forse bisognerebbe cominciare a insistere maggiormente sulla considerazione, pur accennata nella petizione, che la libertà di espressione rimane anche quando l’ironia si abbatte sui potenti di ogni ordine e grado, politici, economici e religiosi.
Lo stesso padre Pizzarro è assolutamente consapevole che non di religione si sta parlando, quando dice ma lascia perdere il credere e il non credere, noi stiamo a lavora’, questo è un lavoro. Perché facciamo finta di non capire che si tratta di istituzioni, di controllo sociale, di gestione del sacro, di controllo della vita e delle coscienze? Perché sembriamo accettare sempre che il sentimento religioso sia quello rappresentato da associazioni come quella che si prende la briga di denunciare Guzzanti e La7?
Probabilmente quelle istituzioni e quelle posizioni culturali hanno vinto anche perché sono riuscite per millenni a far sembrare ovvio questo slittamento di significato, non solo tra i loro sostenitori, ma anche – e questo è decisivo – tra i loro avversari. E questo emerge chiaramente se si osserva che l’intervento a favore della libertà di espressione inizia con il solito scontato riferimento: Italia medievale. E il Medioevo svolge come sempre la sua fondamentale funzione ideologica: episodi di questo genere sono roba da Medioevo, adatti a quell’epoca in cui la religione – appunto – domina incontrastata; poi il mondo cambia e non vogliamo tornare a quella società oscura e repressa.
Così continuiamo a non accorgerci che il problema è un altro, così ci dimentichiamo che i primi indici dei libri proibiti risalgono alla metà del XVI secolo, che l’indice promulgato dall’Inquisizione è del 1559 (Paolo IV), che altri Indici si susseguono nei secoli, più o meno rigidi secondo le vicende politiche e le situazioni in cui vengono formulari. Ci si dimentica in particolare che l’Indice dei libri proibiti viene del tutto abolito solo nel 1966 (Paolo VI), nel corso del Conciclio Vaticano II e quasi sicuramente anche i laici più duramente laici sono disposti ad ammettere che nel 1966 il Medioevo era già finito da qualche anno.

  1. Amici e colleghi, non facciamo sempre i soliti sdegnosetti con la puzzetta sotto il nasino 🙂 Perché? tu dici, Massimo … perché … non so, perché in associazioni come quella pochi, parecchi o molti si riconoscono come identità – per esempio: potrebbe essere una soluzione … Perché in Italia non c’è mai stata nessuna rivoluzione laica (risposta classica che risolve poco, vista la storia dell’Action Francaise nella Patria della Rivoluzione per eccellenza – per non parlare del ruolo del Patriarca nella Russia postsovietica) … Perché – non so, perché c’è la Cei che non accetta le sentenze della Cassazione. Perché dal 1075/1077 (e questo si, è Medioevo) è stabilito che è da considerare eretico chi non è d’accordo con la Chiesa di Roma (e l’Indice è stato istituito solo quando c’è stata la necessità storica di farlo, cioè quando ci sono state reali alternative al pensiero unico dell’ortodossia unica e inevitabile). E perché, e qui chiudo con confusione il circolo, ma lo chiudo, dovremmo riconsiderare più spesso e con grande attenzione l’acume di Hannah Arendt e tenere presente che il male è molto banale, come la storia: dunque se proprio riteniamo che a nostra volta dobbiamo difendere la nostra identità cerchiamo di individuare gli strumenti per smascherare il male (ved. Bulgakov), vale a dire ruoli e funzioni e (per così dire) carriere di chi abbiamo di fronte, assumiamoci la responsabilità di farlo, e smettiamo di fare i laici frustrati che ostentano di non capire … Se lo facciamo da laici. Se lo facciamo da credenti, allora le cose sono molto diverse. Non so, mi spiego?

  2. Se un porporato (si, il linguaggio fantozziano è voluto) che pronuncia frasi come lassa perde il credere e il non credere, noi stiamo a lavora’ offende il sentimento religioso, viene da chiedersi quale sia la qualità di questo sentimento che, riconoscendosi nel pensiero surreale di padre Pizzarro, dimostra di non riuscire neppure ad avere le idee chiare su di sé. Domandandomi quali valori sostengano queste levate di scudi crociati, mi sembra che la migliore risposta la dia ancora lui, padre Pizzarro, quando, interrogato sui valori che lei si porta dietro, risponde girandosi: Che, c’ho qualcuno dietro?.

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