MEDIO ORIENTE IN FIAMME

Umberto De Giovannangeli

I grandi di Francia in campo contro il piano d’annessione israeliano

Il loro è un atto d’amore per Israele. Ma per l’Israele che include e non opprime. L’Israele dei padri fondatori e non dei falchi annessionistici. Quello che Reset pubblica è la lettera aperta che oggi appare su Le Monde.

«Desideriamo esprimere la nostra preoccupazione per il piano del governo israeliano di annettere parti della Cisgiordania a partire dal 1° luglio. Un tale progetto minerebbe i diritti del popolo palestinese e, allo stesso tempo, sfigurerebbe il progetto sionista per la creazione di uno Stato ebraico e democratico. L’annessione unilaterale sarebbe contraria al diritto internazionale e violerebbe tutte le risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite relative al conflitto israelo-palestinese, in particolare la risoluzione 2334 del 23 dicembre 2016. Se attuata, l’annessione unilaterale significherebbe la fine della soluzione dei due Stati e distruggerebbe ogni speranza del popolo palestinese di raggiungere l’autodeterminazione con mezzi non violenti. È inutile credere che la realtà sul terreno prevalga sempre e per sempre sul diritto internazionale. Una petizione firmata da quasi 300 ex alti ufficiali militari, del Mossad e della polizia, tutti membri della Ong “Commanders for Israel’s Security”, sottolinea che l’annessione scatenerà una reazione a catena su cui Israele non avrà alcun controllo, portando al collasso dell’Autorità Palestinese. Ciò richiederebbe a sua volta che Israele prendesse il pieno controllo dell’intera Cisgiordania e si assumesse la responsabilità diretta l’esistenza di 2,6 milioni di palestinesi.

Nel caso della Giordania, fortemente popolata da rifugiati palestinesi, l’annessione rischierebbe di destabilizzare il governo e di costringerlo a riconsiderare il trattato di pace con Israele. Anche il trattato di pace con l’Egitto sarebbe messo a repentaglio.

Benjamin Netanyahu ha annunciato che Israele non intende concedere ai palestinesi residenti nei territori annessi da Israele gli stessi diritti civili e politici degli israeliani. Un tale rifiuto sarebbe in totale contraddizione con il regime democratico in vigore nello Stato di Israele. L’annessione, se dovesse avvenire, metterebbe a dura prova le relazioni di Israele con i Paesi democratici di tutto il mondo e potrebbe portare a un’ondata di delegittimazione dello Stato di Israele. Ciò creerebbe un cuneo tra Israele e la maggior parte degli ebrei della diaspora, che sono impegnati a rispettare i principi dei diritti umani e della democrazia. Nell’ambito della mobilitazione internazionale lanciata da J-Link, una rete creata da più di 50 organizzazioni ebraiche progressiste in tutto il mondo, trasmessa in Francia da La Paix Maintenant e JCall, chiediamo a tutti coloro che condividono la preoccupazione per il futuro di Israele in pace con i suoi vicini di agire il più rapidamente possibile, affinché il governo israeliano rinunci a questo progetto di annessione. È in gioco una certa idea di Israele, della democrazia e dell’ebraismo».

 

I firmatari:

Daniel Cohn-Bendit, ex deputato al Parlamento europeo

Alain Finkielkraut, filosofo, membro dell’Accademia di Francia

Bernard Henri-Levy, filosofo, saggista

Dominique Moïsi, geopolitologo, consulente speciale dell’Ifri (Istituto francese per le relazioni internazionali)

Pierre Nora, storico, membro dell’Académie française

Diane Pinto, storica, consulente del Consiglio d’Europa

Alain Rozenkier, Presidente di Peace Now

Anne Sinclair, giornalista, scrittrice

 

Parla “Dany il rosso”

«E’ una presa di posizione doverosa, in un momento cruciale nella storia d’Israele e per la pace in Medio Oriente – dice a Reset   Cohn-Bendit -. L’annessione è una forzatura che non trova alcuna giustificazione sul piano della sicurezza, anzi, al contrario, ne rappresenta una minaccia, perché l’annessione getterebbe i palestinesi nelle braccia di coloro che hanno sempre contrastato la soluzione a due Stati. In più, determinerebbe una frattura profonda tra Israele è la maggioranza degli ebrei della diaspora, che credono e continuano a battersi per il rispetto dei diritti umani e della democrazia».

Questo significa essere, davvero, amici d’Israele.

Ma ciò comporta un’assunzione di responsabilità da parte dell’intera comunità internazionale. Una unità d’intenti, una coerenza di comportamenti. Parlare una sola lingua in politica estera: cosa che, per l’ennesima volta, l’Europa non è capace di fare. Sulla eventuale annessione da parte di Israele della Cisgiordania, la nostra posizione è molto chiara, anche se ancora una volta è difficile trovare unanimità” al Consiglio, “sebbene ci sia una forte maggioranza di paesi convinti che qualsiasi annessione sia contraria al diritto internazionale”. Così l’Alto rappresentante Ue per la politica estera Josep Borrell intervenendo alla plenaria del parlamento europeo. L’annessione “sarebbe una chiara violazione del diritto internazionale” e causerebbe un “grosso danno alla soluzione a due Stati”.

 

Gantz batte un colpo

Il primo ministro supplente e ministro della Difesa Benny Gantz ha dichiarato che non sosterrà le aree annesse della Cisgiordania dove è presente “una numerosa popolazione palestinese”, lo riferisce l’emittente israeliana “N12”. Durante una riunione con i funzionari del ministero della Difesa, l’ex capo di Stato maggiore ha sottolineato: “Non sosterremo l’applicazione della sovranità alle aree con una popolazione palestinese al fine di prevenire eventuali attriti”. Gantz ha inoltre aggiunto: “Sono certo che il primo ministro non metterà a rischio il trattato di pace con la Giordania e le relazioni strategiche dello Stato di Israele con gli Stati Uniti con una mossa irresponsabile”. Lo scorso 15 giugno, Netanyahu ha dichiarato di non conoscere le posizioni della coalizione Blu e Bianco, guidata da Gantz, in merito ai piani di annessione a luglio. “Non abbiamo un’opinione perché non ci ha mai mostrato una mappa”, ha risposto Gantz. Da parte sua il partito di Netanyahu, il Likud, ha riferito che lo stesso Gantz si sarebbe rifiutato di visionare le mappe per “sue ragioni personali”. L’ex esponente della coalizione Blu e Bianco e attuale ministro della comunicazione Yoaz Hendel ha annunciato oggi di appoggiare un’annessione di aree in Cisgiordania “a prescindere dal parere di Gantz”, concedendo a tale iniziativa una certa maggioranza parlamentare ristretta. Insomma, Gantz è sfiduciato pure dai suoi fedelissimi. Che triste epilogo per l’uomo che avrebbe dovuto porre fine all’era di “King Bibi”.

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