CROCE E DELIZIE

Corrado Ocone

Filosofo

Gadamer, Collingwood e la “logic of question and answer”

Uno dei punti più alti della filosofia novecentesca è raggiunto secondo me in quella parte veramente centrale di Verità e metodo (1960) in cui Hans Georg Gadamer tira le fila logiche del suo discorso. Mi riferisco al paragrafo, posto in conclusione della seconda delle tre parti in cui è suddiviso il libro, intitolato “la logica della domanda e della risposta” (nell’edizione Bompiani in mio possesso, del 1983, copre le pagine 427-437). All’’inizio del suo discorso, dopo aver affermato che “la logica delle scienze dello spirito … non può che essere una logica della domanda”, Gadamer osserva che, “nonostante Platone per una tale logica siamo ormai poco preparati”. Ma continua: “L’unico a cui ci si può richiamare per questo è R. G. Collingwood”. Il quale, aggiunge Gadamer, ha sviluppato l’idea di una “logic of question and answer” attraverso “una acuta e penetrante critica della scuola ‘realistica’ di Oxford”. Le pagine gadameriane non sono in effetti altro che un commento alle altre e suggestive (anche stilisticamente) pagine che al tema Collingwood aveva dedicato nella sua Autobiography venti anni prima (Oxford 1939, ma ne esiste anche un’edizione italiana Neri Pozza del 1955) portando l’esempio della battaglia di Trafalgar e del piano di Nelson in preparazione di essa. In breve, ma la questione esige comunque riflessione e studio, si può dire con Gadamer che “Collingwood ritiene che si può davvero capire un testo solo quando si è capito la domanda a cui esso risponde. Poiché però questa domanda si può conoscerla solo dal testo stesso, di modo che l’adeguatezza della risposta è il presupposto per la ricostruzione della domanda, ne viene che la critica a tale risposta che si eserciti da un punto di vista qualunque è pura chiacchiera e ciarlataneria”. Sono pagine, sia quelle di Gadamer sia quelle di Collingwood, altamente significative, che andrebbero a mio avviso riproposte in ogni seria antologia del pensiero filosofico del Novecento. Non andrebbe però dimenticato un fatto, in verità correttamente riportato in nota da Gadamer: Collingwood, su questo come su altri fondamentali punti del suo pensiero, aveva contratto un inestimabile debito con il suo Maestro italiano, Benedetto Croce (di cui fra l’altro era un prestigioso traduttore delle opere in inglese): “Una posizione analoga –scrive Gadamer- prende già Croce, che nella sua Logica interpreta ogni definizione come risposta a una domanda e quindi ‘storicamente’”. Ecco, io credo che, partendo dalla Logica crociana, si possa costruire un iter di pensiero che solca il Novecento e che, con la sua logica storicistica, può aiutare oggi ad uscire dalle secche teoriche e dall’orizzonte angusto di certi dibattiti su verità o relativismo, o anche su postmodernismo e “nuovo realismo”.

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