L'ASINO DI BURIDANO

Massimo Parodi

Professore di Storia della filosofia medievale all'Università Statale di Milano.

Dubbi e metafore

Buridano non ha mai parlato dell’asino di Buridano, che pure ha conosciuto una grande fortuna nella tradizione filosofica e nello stesso lessico quotidiano del mondo occidentale. Aristotele non aveva parlato di un asino che muore di fame perché incapace di scegliere ma, in De coelo 2, 295 b 31-34, ricordava che secondo taluni un uomo molto affamato e altrettanto assetato, posto ad uguale distanza da cibo e bevande, rimarrebbe inevitabilmente immobile, incapace di scegliere.

Pochi anni prima di Buridano, all’inizio del Canto IV del Paradiso, Dante scrive: “Intra due cibi, distanti e moventi / d’un modo, prima si morria di fame, / che liber’omo l’un recasse ai denti; / sì si starebbe un agno intra due brame / di fieri lupi, igualmente temendo; / sì si starebbe un cane intra due dame [daini]” (Paradiso, 4, 1-6). Ma non potevamo dedicare questo blog all’agnello di Dante, perché nessuno ne avrebbe immaginato il significato.
Certo, Buridano sostiene che la volontà umana tende a rimandare le proprie scelte fino a che l’intelligenza non consenta di giudicare preferibile l’una o l‘altra alternativa, che potrebbero appunto essere metaforicamente due mucchi di fieno equidistanti da un asino affamato, e tuttavia non ne propone una caricatura come in fondo è quella dell’asino che da sette secoli si è impadronito del suo nome.

Il Medioevo fornisce metafore, immagini, non sempre autentiche, ma ricche di suggestioni. Il Medioevo dovrebbe suggerire anche dubbi e incertezze, perché siamo sempre indecisi fra due, o più, tentazioni equivalenti che, come accade a Dante – “me non riprendo, / da li miei dubbi” (Paradiso 4, 7-8) – impediscono di decidere se lo vogliamo pensare come teatro per lotte fra draghi e cavalieri, per straccioni e avventurieri, come Brancaleone, per santi e mistici o semplicemente popolato da persone come noi, con i loro interrogativi e la loro fatica per cercare di comprendere qualcosa.
Come avrebbe detto Abelardo, parliamone.

    • Anche se non si può non concordare con Locke che “essere indifferente rispetto a due opinioni, e non avere passione che l’una sia vera anzi che l’altra, è la giusta situazione, in cui l’animo deve trovarsi per essere sicuro dall’illusione”, se ci si riferisce alle diverse immagini del Medioevo che venivano ricordate, una scelta si può fare. Mille anni molto diversificati al loro interno, come tutti gli altri millenni; molti periodi storici con tratti particolari, come tutti i periodi storici; uomini che cercano di capire qualcosa, come gli uomini di tutti i periodi della nostra storia.

  1. :)) metafora cmq importante, appunto perché (come dice Abelardo) permette di parlarne: ad es., sul rapporto tra volontà e libertà, e su quella zona di indifferenza nella quale si situerebbe la libertà, che nell'”Essay” fa riflettere Locke sulla necessità (etica) di riferire la responsabilità dell’azione a colui che agisce…

    Medioevo fascinoso…

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