L'ASINO DI BURIDANO

Massimo Parodi

Professore di Storia della filosofia medievale all'Università Statale di Milano.

De taciturnitate

Da ieri Marco Pannella e il partito radicale hanno promosso quattro giorni di sciopero della fame sul problema della giustizia e delle carceri italiane. Questa volta si mette in atto anche una forma decisamente nuova di lotta e di presenza: il silenzio. Radio radicale propone integralmente i Requiem che da 30 anni sono la sua colonna sonora, dai tempi della campagna contro la fame nel mondo.

Un modesto omaggio “medievale” all’uomo politico italiano nelle cui parole si sente sempre il senso della storia.

Capitolo 6 della Regula Sancti Benedicti (VI sec.) – De taciturnitate

Facciamo come dice il profeta: “Ho detto: Custodirò le mie vie per non peccare con la lingua; ho posto un freno sulla mia bocca, non ho parlato, mi sono umiliato e ho taciuto anche su cose buone”.
Se con queste parole egli dimostra che per amore del silenzio bisogna rinunciare anche ai discorsi buoni, quanto più è necessario troncare quelli sconvenienti in vista della pena riserbata al peccato!
Dunque l’importanza del silenzio è tale che persino ai discepoli perfetti bisogna concedere raramente il permesso di parlare, sia pure di argomenti buoni, santi ed edificanti, perché sta scritto:
“Nelle molte parole non eviterai il peccato”
e altrove: “Morte e vita sono in potere della lingua”.
Se infatti parlare e insegnare è compito del maestro, il dovere del discepolo è di tacere e ascoltare.
Quindi, se bisogna chiedere qualcosa al superiore, lo si faccia con grande umiltà e rispettosa sottomissione.
Escludiamo poi sempre e dovunque la trivialità, le frivolezze e le buffonerie e non permettiamo assolutamente che il monaco apra la bocca per discorsi di questo genere.

  1. Il povero san Benedetto applicava alla vita della meditazione e del raccoglimento nella sua versione cristiana (monachesimo) una delle qualità cardinali dell’uomo senatorio, la sobrietà e la riservatezza. Non dimentichiamo mai che le virtù della classe senatoria, messe a punto già tra I sec. a.C e I sec. d.C., sono passate al medioevo e sono arrivate fino ai tempi della regina Vittoria: sono le stesse regole di comportamento della buona e anzi ottima educazione (del resto i senatori erano “il fiore del genere umano” – gli aristocratici che uscivano da Oxford cosa si ritenevano?). Bene, possiamo dire serenamente che si tratta di altri tempi … Visto che da almeno un quarantennio circa viviamo in età di “plebeo sublime” (tra presidenti del Consiglio in canottiera o con parrucchini, bandane e capelli tinti … etc) anche il silenzio dei radicali, che non si sono mai contraddistinti per atteggiamenti “british” o senatoriali pur considerando se stessi la parte migliore del genere umano, fa rumore e sembra una novità – invece sarebbe soltanto un ritorno al passato, se non si trattasse solo di un espediente per richiamare con maggior chiasso l’attenzione (il famoso “silenzio assordante”: salvo che neppure Cage è riuscito ad “assordare” qualcuno con il suo celebre pezzo di non-musica a pianoforte chiuso …)

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