COSE DELL'ALTRO MONDO

Riccardo Cristiano

Giornalista e scrittore

Se la Chiesa divenisse afona davanti al mattatoio di Idlib

Dopo che il presidente turco, Erdogan, nel volgere di settimane, ha fatto concedere ad una sola giornalista, bravissima, della CNN, l’autorizzazione a  intravedere da lontano qualcosa di quanto accade nella provincia di Idlib, anche Sky news, in inglese, è riuscita ad entrare. Un servizio chiuso, girato nell’ospedale principale della città di Idlib, mostra i segni di multipli e ripetuti bombardamenti. 

Lì intorno ci sono 900mila profughi senza tende, senza nulla. Le Nazioni Unite hanno solo due varchi per far arrivare un po’ di generi di prima necessità. I jet del Cremlino invece hanno tutti i cieli sopra Idlib per bombardare chi vogliano, gli ospedali, come evidenzia Sky, le postazioni jihadiste, come afferma Mosca, ma anche a volte gli sfollati, come è inevitabile. E la maggioranza di questi sono bambini. Degli altri due  milioni di civili che vivono tra Idlib città e provincia nulla si sa. E poco si deve sapere evidentemente, visto che la stampa non deve avere accesso.  

Forse qualcuno sarebbe riuscito a trasformare 3 milioni di innocenti affamati in 3 milioni di terroristi, tutto può essere. Ma quel che sappiamo è che questi 3 milioni di esseri umani sono intrappolati, nel gelo, tra il muro costruito da Erdogan per non farli entrare in Turchia e il muro di fuoco di Assad, che non li vuole in Siria perché li ritiene “infedeli” al suo regime. 

Dunque per 3 milioni di persone la deportazione sta conoscendo l’inverno più duro, alcuni di loro sono morti di freddo. Le fotografie di alcuni bambini assiderati hanno sconvolto per qualche minuto le coscienze di tanti. Ma poi passa,  Assad prosegue la sua marcia, non mancano le fotografie di soldati orgogliosamente seduti su divani scaraventati per strada,  mentre Erdogan ha intensificato l’opera di costruzione di casette di 24 metri quadrati, tutte uguali, per gli sfollati. Ciò rende evidente che l’esito della battaglia di Idlib è già scritto: il sultano prenderà per sé una fascia profonda qualche chilometro quadrato lungo il confine, il raìss si riprenderà il resto. La profondità della fascia va definita e così si combatte ancora. 

Ma come mai si è arrivati a questo punto, come mai così tanti i coinvolti? La risposta va data, una buona volta, perché oggi è importante, vedremo perché. Quel che è successo è presto detto: dopo aver deportato 6 milioni di siriani all’estero Assad, man mano che riconquistava territorio, ha ammassato 1,5 milioni di siriani sgraditi anche loro tutti a Idlib. Insieme alla popolazione  locale, sgradita anch’essa, siamo ad  3 milioni di persone che hanno solo l’orizzonte dell’esilio. Gli 1,5 milioni di sfollati arrivano da Douma e dintorni, nel sud della Siria e altre aree che Assad vuole utilizzare a suo piacimento. E non vuole più i sudditi che lì intralciavano i suoi progetti di dominio e uso. Dunque li ha portati a Idlib da dove fuggono verso il nord, in italiano potremmo dire in Valle D’Aosta. Ma per evitare che qualcuno pensasse di farli tornare a casa ha trasferito, con delicatezza e cura, anche i jihadisti che sconfiggeva nei vari teatri siriani, tutti a Idlib. Il perché è presto detto: per deportare all’estero questi altri 3 milioni di siriani e arrivare a 9 milioni di deportati aveva bisogna di una scusa: e quale scusa migliore della lotta al terrorismo? Portare tutti i jihadisti a Idlib era l’operazione perfetta, la giustificazione per mettere a ferro e fuoco, con l’aiuto di Putin, anche Idlib. E cacciare gli ultimi sudditi sgraditi. 

E’ esattamente quel che sta accadendo. Ma Erdogan non li vuole in Turchia, vuole tenerli tutti in alta quota, nelle casette di 24 metri quadrati che sta costruendo a ridosso del muro. Saranno una nuova barriera (umana) contro i curdi. Useranno valuta turca, telefoni turchi, pane (e cipolle) della Turchia. Insomma, un altro affare. Ma le casette di Erdogan non basteranno per tre milioni di persone. Così Assad può incendiare intere zone della provincia di Idlib e bombardare ospedali. Se il numero dei profughi si riducesse a 1,5 / 2 milioni al massimo i conti potrebbero tornare. Erdogan non si oppone alla pulizia etnica di Assad, la vuole “ordinare” e contenere in numeri ammissibili, per lui.  Intanto da una parte lui e dalla parte opposta Putin usano parte di questa carne da macello in Libia. Li comprano al mercato del combattente usato e li esportano in Libia, o con il contingente turco o con la brigata Wagner. 

Accade però che questo avvenga nelle ore in cui si svolge l’incontro di Bari dei vescovi del Mediterraneo e questa forma di terrorismo passi inosservata. Bambini assiderati, madri scacciate, ospedali bombardati. E’ il terrorismo di Stato, addirittura più grave di quello jihadista e di quello, non rilevato come tale, del  tedesco che ha fatto strage ad Hanau, del quale comunque a Bari ci si è accorti. Del terrorismo di Stato di Idlib, che a differenza di Hanau è in uno stato che affaccia sul Mediterraneo, invece non si è proferita parola. E siccome i vescovi sovente dicono che il cristianesimo in Medio Oriente è a rischio estinzione, è il caso che tengano conto che l’estinzione alla volte deriva dal silenzio. Il timore che la più grave catastrofe umanitaria di questo secolo sia sin qui passata sotto silenzio proprio per la presenza di presuli attenti alle ragioni di Assad e di Putin non può essere taciuto. Ma il convegno durerà fino a domenica, la speranza c’è ancora. E infatti l’Osservatore Romano poco fa ha scritto che l’arcivescovo di Lussemburgo, cardinale Jean-Claude Hollerich, presidente della Commissione delle conferenze episcopali dell’Unione europea, a Bari ha detto: «La gente soffre nei campi in Libia, muore nelle acque del Mediterraneo. Questo è indegno. È contro l’insegnamento di Cristo e contro il nostro sentimento e l’umanità. Se i governi non fanno nulla, la Chiesa deve alzare la voce». Anche a Idlib. 

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