L'ASINO DI BURIDANO

Massimo Parodi

Professore di Storia della filosofia medievale all'Università Statale di Milano.

Catari

Forse sono prevenuto, ma mi sento attorniato da catari. Anche di questo dovremo probabilmente ringraziare il cavaliere che, avendo forzato il pendolo fino all’estremo del vizio, ora lo costringe a raggiungere il polo opposto, quello della virtù. Si legge sulla enciclopedia Treccani online:

L’eresia dei catari sembra sorta per infiltrazione in Occidente dei bogomili (dall’antico bulgaro bogumil, ‘caro a Dio’), una setta presente in Tracia e in Bulgaria fin dal X secolo. Trovò un terreno favorevole in Europa tra XI e XIII sec. per il fermento sociale e religioso che accompagnò l’ascesa delle nuove classi urbane …

E, a proposito del contenuto dottrinale:

I catari, cioè i puri (dal greco katharòs), affermavano, al pari dei manichei, una concezione dualistica della realtà. Secondo i loro miti cosmogonici, all’origine dell’universo stavano due princìpi coeterni e antitetici: Dio e Satana, spirito e materia. Di conseguenza la salvezza dell’uomo era possibile solo a patto della separazione dell’anima dal corpo, che poteva essere conquistata attraverso la sofferenza fisica e la morte, senza alcuna mediazione né del clero né dei sacramenti …

Nelle dichiarazioni dei cardinali papabili si legge di rinnovamento, di spiritualità, di eredità del concilio, di annuncio della Parola, e tutto ciò è in larga misura prevedibile, tanto che tutti cercano di capire che cosa si intenda in realtà, che cosa ci sia dietro, come si stiano delineando gli schieramenti tra i grandi elettori.
Nelle dichiarazioni dei nuovi eletti nel Parlamento italiano si legge di purificazione dalla corruzione, di dimezzamento del numero degli onorevoli, di riduzione degli stipendi, di abolizione del finanziamento pubblico dei partiti. Che fine ha fatto la crisi economica, dove sono relegate le speculazioni della finanza internazionale? Nuovi movimentisti e antichi partitisti cercano possibili o impossibili convergenze sul terreno non della politica ma della virtù.
Si rivendica la propria superiorità in nome non di programmi e ipotesi capaci di farci uscire dalle difficoltà in cui credevamo di essere naufragati, ma di pretese superiorità di valore, in nome della propria perfezione e della propria purezza. I nuovi catari rifiutano l’idea stessa della mediazione, della politica come capacità di agire nel contesto della complessità che caratterizza il moderno mondo globalizzato; quello che conta è la dirittura morale, il disinteresse, quasi fossimo governabili da quelle decine di uomini (maschi e liberi) che si ritrovavano a discutere sull’agorà ateniese.
Coerentemente con questa radicale impostazione etica delle loro scelte, alcuni dei neo-eletti del Movimento 5 Stelle dichiarano l’esplicita intenzione di annullare la propria individualità, trasformandosi in terminali della rete o asserendo con gravità, come il 51enne ingegnere Andrea Cioffi, che dobbiamo demolire il nostro ego per metterlo al servizio dell’Idea complessiva.
Mia nonna diceva: troppa grazia sant’Antonio; si sperava fosse possibile uscire dal pantano, ma senza entrare direttamente nel regno della perfezione, di limitare la corruzione, ma senza dover abbracciare addirittura l’annullamento della propria personalità individuale, di eliminare i professionisti della politica, ma senza eliminare addirittura l’idea della mediazione politica. Siamo usciti dal bunga bunga (speriamo definitivamente) ma sarebbe augurabile evitare nuovi acronimi come quello proposto da un’altra neo-eletta del M5S – Laura Bignami – per indicare connettività, acqua, sviluppo, trasporti, ambiente: c.a.s.t.a.
A proposito del conclave siamo in grado di distinguere le dichiarazioni da tutte le implicazioni (geo)politiche che guideranno la scelta del pontefice; dunque anche lo spirito santo dovrebbe avere idee abbastanza chiare sul modo di operare. Si dia dunque da fare con celerità e poi, se non gli dispiace, vada a spirare sul Quirinale e Montecitorio: ci liberi dal male e, possibilmente, anche dalla perfezione.

 

  1. Ci mancavano solo i Catari – ed eccomi in pieno negli anni ’70. Seconda parte del decennio. Quando alcuni giovani precari che aspiravano a fare carriera universitaria (cosa alla fine riuscita, con cadenze varie) lavoravano come “negri” per l’aggiornamento di questa ed altre enciclopedie; scena: Bologna; protagonisti: non si dicono; testimoni: io fra altri.
    Come si aggiornano le enciclopedie, lo sappiamo tutti: aggiustando e ricucendo pezzi da altre enciclopedie, per questo ogni tanto rispuntano fuori lacerti di D’Alembert e di Brunetto Latini :). Per dire che non sarei poi tanto certo dell’attendibilità della “voce” … Anni ’70, seconda parte del decennio, Bologna: Radio Alice, Autonomia Operaia … i puri che non trattavano con i traditori di classe, grido di battaglia il salario minimo garantito.
    Gli anni ’70 che si ostinano a non passare, nomi che ricorrono, atteggiamenti che si rivedono; i cinquantunenni che si annullano nella massa potrebbero ricordare ai più anziani o addirittura ai vecchi le figure eroico-esemplari dello stalinismo (ad esempio) o le parole d’ordine di una parte della sinistra-extra di 35 anni fa; non è necessario avere l’età appropriata per partecipare di certa Kultur, o non si spiegherebbe il poco più che ventenne che un paio d’anni fa ho ascoltato in autobus fare l’encomio di Toni Negri …
    Alla fine, è proprio difficile essere “laici” = critici. Ed è pure minoritario. Problema: ma non avremmo dovuto fare della scuola il luogo dell’apprendimento delle conoscenze critiche? com’è che ci ritroviamo sempre fra noi pochi, alla fin fine? Magari non usiamo i mezzi pubblici e non parliamo con “la gente”? – Dice: questo che c’entra? … Appunto, non c’entra nulla. E’ solo sconcerto e sconforto: e anche stupore di fronte al fatto che nessuno ha notato il ricorrere di nomi tipo Bifo Berardi.
    E’ pura e semplice inquietudine personale. Da anziano.

  2. Pensare che esistano regole secondo cui la storia segue il suo percorso rende tutto più chiaro ma è anche fonte di infiniti miraggi. Coloro che si sono illusi di averle individuate hanno fatto danni infiniti per costringere la storia su quel percorso che “doveva” essere giusto.
    Questi almeno sanno che quelle regole non esistono e i danni che possono fare sono molto minori: tentiamo di frenare la loro pericolosa tendenza al catarismo, ma non consideriamoli un errore della storia, perché la storia non fa errori; scorre e basta.
    Per rimanere con Orazio, cerchiamo di non sovrapporre alle nostre capacità intellettuali il fatto che Multa senem circumveniunt incommoda.

    • Nessuno li considera errori, caro Massimo, ma una serie di analogie ci sono. Una su tutte: questi, sempre blanditi, pensano a noi come a errori da emendare, o voci da correggere in nome della loro ideale giustizia. Io non sarei così tenero, perché coloro con cui ieri si è stati compassionevoli, dopo aver accoppato i questurini, oggi dirigono giornali, case editrici, fanno i mezzibusti. Volevano “leggersi dentro” ma hanno scoperto che non è male leggersi anche sui giornali. Volevano servire il popolo, poi dare buoni consigli al Principe – anche per gli acquisti – e abbiamo poi capito che pensavano a quelli di amministrazione. Miei cari, non confondiamo i comunardi con gli ebertisti – perché ha ragione Glauco –: oggi non abbiamo più non dico Robespierre ma nemmeno il servizio d’ordine della CGIL.

  3. A me tutta questa purezza e innocenza fa venire in mente una serie di immagini che si sovrappongono confusamente nella rappresentazione di quanto vivo tutti i giorni. Non so davvero perché, ma mi vengono alla mente quelli che si definiscono teorici puri, fuori dalla storia, e senza responsabilità alcuna circa la ricaduta pratica degli effetti di quanto sostengono; e a questi si sovrappongono confuse immagini di millenaristi comandati da gente che, però, conosce bene il tempo dell’anticristo.
    Ancora, un Truman Show collettivo mescolato ai fotogrammi di Quinto Potere. Pare un paese controfattuale, fatto per la gioia di giornalisti che girano felici nel proprio circolo chiuso, nel quale ogni cosa è attualmente diversa non solo da come dovrebbe (non parliamo da come potrebbe), ma soprattutto da come è.
    Poi non so com’è, ma esco di casa e in corso Buenos Aires, a Milano, un signore di mezza età gira vendendo cocco in un secchiello, non c’è più da due giorni il negozio delle fotocopie, la farmacia è stata soppiantata da una parafarmacia di prodotti naturali e in meno di una settimana è sorto uno strano luogo (degno di una metafisica fantozziana) enorme, sempre deserto e lussosissimo, dove sbiancano i denti; la ferramenta e la libreria si sono “trasferite”. Al posto dell’una ci sono due assi di legno che chiudono le finestre. Dove c’era l’altra sorgerà una pasticceria-panetteria-pizzicheria in franchising.
    Sono ben consapevole di essere un laudator temporis acti. Ma non capisco e non mi adeguo.

  4. Devo confessare simpatia per qualche grillino, quanto è “innocente” Andrea Cioffi di cui riporti la frase! quel che mi stupisce è come possano sopportare il loro leader di cui francamente io ho paura …

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