Cambia o non cambia il Jobs Act?

Il Corriere della Sera: “L’ingorgo delle tasse a novembre. Già nella legge di Stabilità l’emendamento per unificare Imu e Tarsi in un’unica imposta”. “In un mese 221 adempimenti. L’anticipo Ires fino al 130 per cento per le società”.

Un richiamo in prima parla anche della situazione nel Pd e nel governo: “Renzi ai dissidenti: ‘Chi vuole esca’”. “La linea del leader Pd”.
A centro pagina: “Zero emissioni per salvare la Terra”.
A fianco: “I pm pronti a riaprire l’inchiesta su Cucchi”.
L’editoriale, firmato da Ernesto Galli della Loggia, è dedicato alle elezioni di mid term negli Usa: “Il destino amaro di un Presidente”.

La Repubblica: “La Corte dei conti: così le Regioni truccano i bilanci”, “Contestazioni a quasi la metà dei Governatori”, “Scontro tra Renzi e Landini sulla riforma del lavoro”, “Il premier: qualcuno vuol lasciare il Pd? Faccia pure”.
In evidenza a centro pagina la foto del campo di concentramento di Dachau: “Nuovo oltraggio all’Olocausto, rubata l’insegna di Dachau”. A questo è dedicato il lungo commento di Adriano Sofri.
In taglio basso, le parole del Procuratore di Roma Giuseppe Pignatone sul caso Cucchi: “’Non si può morire nelle mani dello Stato’. Procura pronta a riaprire il caso Cucci”.
“Il caso” raccontato nella colonna a destra riguarda il Colosseo: “L’idea del ministro: il pavimento al Colosseo”.

La Stampa: “Ricercatori all’Università. Solo uno su 100 trova posto”, “Test annullati a Medicina. Veronesi: indegno. Lascia il responsabile”.
A centro pagina, foto dell’interno del Colosseo intorno al 1870. Il titolo sintetizza le parole del ministro dei Beni culturali Franceschini: “’Restituiamo al Colosseo la sua arena”, rilanciando l’idea dell’archeologo Manacorda.
Di spalla a destra il caso Cucchi: “La Procura: ‘Cucchi, pronti a riaprire le indagini’”.
Sotto la testata: “Iran, un anno di carcere alla ragazza che voleva vedere il volley”.
All’Iran è dedicato anche un commento di Roberto Toscano: “Disgelo con l’Iran. L’ultima chance di Obama”. E il richiamo anche ad un’intervista del quotidiano al senatore repubblicano Mc Cain, alla vigilia delle elezioni di Mid term: “Prendiamoci il Senato. Poi truppe Usa in Iraq”.

Il Fatto, oltre ad una foto che a centro pagina rimanda al “viaggio” nei segreti dei prodotto cosmetici (“Il trucco e l’inganno”, “Ma tu lo sai cosa ti metti in faccia?”), dedica i titoli alla vicenda Cucchi, riferendo le parole del Procuratore di Roma: “Pignatone: ‘Inaccettabile morire se affidati allo Stato’”. E al segretario Fiom: “Landini attacca: ‘Renzi non rappresenta gli operai’”.
In taglio basso, un reportage: “Dopo 25 anni, quel che resta della Bolognina”, “Il 12 novembre 1989 Occhetto annunciava la fine del Pci”.
E un’intervista a Joao Stedile, leader dei Sem brasiliani: “Noi marxisti con il Papa contro il male”.

Il Giornale: “Svaligiati dai sindacati. Lo sciopero selvaggio dei dipendenti Alitalia getta nel caos Fiumicino. Ci rimettono i passeggeri: duemila bagagli finiscono sulla pista di atterraggio”.
E poi: “Guai a Palazzo Chigi. Per il premier è finita la luna di miele: riforme al palo e popolarità in calo”.
Da segnalare una intervista al direttore di Chi Alfonso Signorini: “‘La sinistra voleva candidarmi’
In prima anche la storia di un bambino di tre anni, nato a Belluno e “strappato alla madre” dal padre, jihadista bosniaco morto in combattimento in Siria. “Corsa per salvare il bimbo del jihadista”. “Davud ha 3 anni. Il padre, morto mentre combattva per l’Isis, lo ha rapito e portato in Siria”. Nelle pagine interne il quotidiano intervista Lidia Solano Herrera, cubana, convertita “per amore”.
L’editoriale, firmato da Alessandro Sallusti: “Attento Renzi. Non essere complice della Severino”. “Legge contra personam”.

Il Sole 24 Ore: “Comuni, effetto-manovra: ecco i tagli città per città”.”Reggio Calabria e Milano le più colpite. Saldo positivo in molte amministrazioni”. “I conti del ‘patto’ e spending reviews alla vigilia del confronto tra sindacie Governo”.
A centro pagina: “Imprese, il valzer dei bonus”. “Gli incentivi 2015 tra conferme e soppressioni. Impegno del governo sulla Sabatini bis”.

Governo, Pd, Jobs Act

Su La Stampa: “Lavoro, Renzi sfida sinistra e sindacato”, “’Non si può minare la tenuta del governo. Il Jobs Act non cambia’. Ma alla Camera diplomazia all’opera”. Il quotidiano scrive che si cerca un compromesso con la sinistra dem prima dell’arrivo della manovra: anche se l’impianto della riforma del lavoro non si tocca, la trattativa è sul recepimento dell’ordine del giorno varato dalla Direzione Pd, ovvero norme più chiare sulla semplificazione delle forme contrattuali, sul demansionamento, sul controllo a distanza sull’articolo 18. Limitando al massimo, però, i casi di reintegro per licenziamenti disciplinari.
Su La Repubblica: “Lavoro, lite Renzi-Landini: ‘Non cambierò la delega’. ‘Così andrai a sbattere’”. Il quotidiano scrive che il Jobs Act non sarà modificato alla Camera e con molta probabilità sarò blindato anche lì dalla fiducia. La riforma del lavoro arriverà alla Camera dopo la Legge di Stabilità. Il quotidiano riferisce quindi le anticipazioni dell’ultimo libro di Bruno Vespa, in cui il premier avrebbe affermato che la delega sul lavoro non cambierà rispetto al Senato. E poi: “Alcuni de nostri non voteranno la fiducia? Se lo faranno per ragioni identitarie, facciano pure. Se mettono a rischio la stabilità del governo o lo faranno cadere, le cose naturalmente cambiano”. Poi si riferiscono anche le parole pronunciate ieri da Landini in un’intervista alla trasmissione ‘In mezz’ora’ di Lucia Annunziata: “Renzi si convinca, contro il lavoro non va da nessuna parte, possono mettere tutte le fiducie che vogliono, noi non ci fermiamo. Gli interessi dei lavoratori non sono rappresentati dal governo”.
La Stampa intervista il viceministro dell’Economia Enrico Morando, che dice: “La riforma porta più welfare e meno contributi. Non incoraggia il precariato”, “L’intervento legislativo è solo una parte del cammino: serviranno risorse. Abbiamo fatto la nostra parte togliendo dalla base imponibile Irap il costo del lavoro”.
Il Giornale scrive che è “finito il momento magico” e che il governo Renzi “si ritrova nel pantano”. “La stampa lo bacchetta, la popolarità è in calo, le riforme sono al palo. Il presidente del Consiglio sta arracando ma ostenta sicurezza”.
Si dà conto delle dichiarazioni (le anticipazioni del libro invernale di Bruno Vespa e le dichiarazioni di Renzi sul Jobs Act) con le quali ha deto che “non ha alcuna intenzione di tornare indietro sull’articolo 18 e di cambiare il jobs Act come gli chiede la minoranza”. “‘Se qualcuno dei nostri vuole andare con la sinistra radicale che ha attaversato negli ultimi venti anni, in nome della purezza delle origini, faccia pure: non mi interessa. E’ un progetto identitario fine a se stesso e certo non destinato a cambiare l’Italia”. E ancora. “‘Se si arrivasse a una scissione, ma non ci si arriverà, la nostra gente sarebbe la prima a chiedere: ma cosa state facendo'”. Il quotidiano dà conto di giornali che “ieri facevano a gara a fare le bucce” al premier, da Scalfari al Sole 24 Ore, e si cita l’intervento di Roberto D’alimonte, che ieri ha scritto di una legge elettorale he rischia “‘di bloccarsi nel porto delle nebbie'” del Parlamento. Come ha scritto anche Michele Ainis, sul Corriere. “A Palazzo Chigi però non si mostra grande allarme per le punzecchiature che arrivano dai ‘giornali dei cosiddetti poteri forti'”.
Il Corriere intervista Lorenzo Guerini, vicesegretario del Pd, che alla domanda “che fine hanno fatto le riforme”, ricorda che la riforma costituzionale è incardinata in commissione alla Camera, e che dovrebbe andare in aula per i primi di dicembre, mentre sulla legge elettorale “non mi nascondo dietro questioni procedurali, c’p un accordo politico da concludere”. Sulla legge delega sul lavoro Guerini ribadisce le decisioni prese in direzione (non si cambierà la norma sui licenziamenti discriminatori, si dovrà definire meglio le fattispecie per quelli disciplinari) e dice: “come questo impegno sarà tradotto lo vedremo nel confronto parlamenare che si sta portando avanti responsabilmente”. Quella di Renzi sulla minoranza è “solo una battuta” e “ci sono tutte le condizioni per restare insieme”.
Su La Repubblica: “Jobs act, nel negoziato si apre un primo spiraglio. ‘Tratto solo sui disciplinari'”, “Renzi pronto a discutere sulle ‘fattispecie dei licenziamenti secondo la linea della direzione Pd’. E poi voto di fiducia”. Il quotidiano intervista i capogruppo Pd alla Camera Roberto Speranza: “non siamo dei passacarte, quella legge va modificata”.
Per tornare al Corriere, si parla della “sinistra in trincea sul lavoro” e si citano l’intervista di ieri a Lucia Annunziata di Maurizio Landini e quella di Francesco Boccia, presidente della Commissione bilancio e deputato “lettiano”, che ha “minacciato di non votare il provvedimento” sul lavoro se non verrà modificato. Il quotidiano segnala anche che oggi Renzi sarà a Brescia, ospite della fabbrica Palazzoli, per una assemblea degli industriali. La Fiom ha attaccato la proprietà perché per oggi ha sospeso la produzione e messo in ferie forzate i lavoratori, in occasione della visita del premier.
Il Fatto: “Renzi-Landini, lo scontro oggi arriva a Brescia”, “Il premier va in fabbrica ma incontra solo gli industriali. Gli operai Fiom lo aspettano per contestarlo”.
Sul Sole 24 Ore un contributo di due ricercatori del Ceps (Centre for european policy studies): ci si sofferma sulla legge delega sul lavoro: “Alla flexicurity servono più risorse e strategie”, ovvero soldi (nella delega non si prevedono ulteriori oneri a carico della finanza pubblica, e la Stabilità prevede solo due miliardi per l’attuazione della legge delega) e miglioramento della organizzazione amministrativa, visto che i centri per l’impiego italiani funzionano molto male.

Fenomenologia di Renzi

Sul Corriere un intervento di Michele Salvati (“Un leader liberale per la sinistra”) parla di Matteo Renzi, che cerca di “coniugare uguaglianza ed efficienza”, “non si lega ai sindacati”, “per lui sono tutti lavoratori (padroni e dipendenti)”. Salvati scrive che “in fondo”, come dicono coloro “cui Renzi sta antipatico di pelle”, “il premier sta facendo le riforme che hanno tentato di fare Letta e Monti”, ma “la sua innovazione mediatico-organzizativa” è riuscita a fargli “scalare e far vincere (per ora alle europee) un partito che quelle riforme o le ostacolava o le digeriva piuttosto male” e che ora “sembra in grado di sostenerle com maggiore convinzione”.
La Stampa intervista Gustavo Zagrebelsky, già presidente della Corte costituzionale. Dice che “quello di Renzi è decisionismo andreottiano”, “usa la forza per tirare a campare, non per imporre visioni strategiche”, “l’opposizione di piazza supplisce all’inefficacia di quella parlamentare, ma così può radicalizzarsi”.

Cucchi

Il Fatto scrive che oggi la famiglia di Stefano Cucchi incontrerà il Procuratore di Roma Giuseppe Pignatone. Ilaria Cucchi, sorella di Stefano, ha spiegato: “Voglio chiedere al dottore Pignatone se è soddisfatto dell’operato del suo ufficio, se quando mi ha detto che non avrebbe potuto sostituire i due pm che continuavano a fare il processo contro di noi, contro il mio avvocato e contro mio fratello, ha fatto gli interessi del processo e della verità sulla morte di Stefano. E già ieri il Procuratore Pignatone si è detto disponibile a riaprire le indagini.
Le parole di Pignatone fanno il titolo su La Repubblica, che si occupa di questa vicenda dedicandole due intere pagine: “’Cucchi, inaccettabile morire mentre si è affidati allo Stato, pronti a riaprire le indagini’”, “Il Procuratore Pignatone ribadisce: il caso non è chiuso. ‘Ma la sentenza va rispettata anche se non condivisibile’”. Se ne occupa anche un articolo di Carlo Bonini, dove si legge che la disponibilità a “riaprire le indagini in presenza di fatti nuovi” è insieme l’ammissione di un errore dell’ufficio della pubblica accusa e un impegno tardivo a mettervi riparo. Alla pagina seguente, Ilaria Cucchi, intervistata, dice: “Finora troppa sciatteria, hanno trattato mio fratello quasi fosse lui il colpevole”, “credo si sia perso più tempo a fare il processo a mio fratello e alla mia famiglia che a fare indagini serie per capire cosa è successo”.
Il Giornale: “Cucchi, la procura si arrende. ‘Pronti a rifare le indagini’. Dopo le critiche all’inchiesta, il capo dei Pm romani si dice ‘disponibile a riaprire il fascisolo se emergeranno nuove prove'”.
Sulla vicenda Cucchi Mario Chiavario, professore emerito dell’Università di Torino, scrive oggi sul Corriere che “ha ragione il Presidente della corte di appello di Roma” che ha ricordato che in uno Stato di diritto per una condanna serve che sia provata la colpevolezza al di là di ogni ragionevole dubbio”, e i dubbi sulla morte di Cucchi sono molti. Ma ricorda che se la Procura di Roma “non ha escluso la possibilità di riaprire le indagini in sede penale”, lo potrà fare “solo se quei tragici fatti dovessero profilarsi del tutto diversi da quelli oggetto dell’attuale procedimento”.

Il Corriere intervista la sorella di Cucchi, Ilaria.

Legge Severino

Secondo il Corriere è in corso una “trattativa per cambiare la legge Severino”. I tecnici di Palazzo Chigi avrebbero già deciso di intervenire sulla norma “prima che si pronunci la Consulta”, dice il quotidiano, dopo che il Tar della Campania ha rimesso alla Corte Costituzionale il giudizio di legittimità sulla sospensione del sindaco di Napoli De Magistris. La vicenda – anticipata ieri da Repubblica – passerebbe da Palazzo Chigi ai tecnici del ministero dell’Interno e della funzione pubblica. Forza Italia – come fa sapere la seatrice Maria Rosaria Rossi, “braccio destro dell’ex Cavaliere” – sarebbe disponibile al dialogo, e provano ad inserire nel discorso anche la retroattività della legge, principio che aveva portato alla decandenza di Berlusconi. Il governo vorrebbe tenere fuori questo aspetto, puntando a modificare alcuni tipi di reato per cui oggi scatta la sospensione.
Il Giornale: “La sinistra sta pensando di cambiare la legge Severino”, scrive Alessandro Sallusti nell’editoriale, ma “a patto che i cambiamenti non portino alcun vantaggio a Berlusconi”. “Se ho capito bene la Severino è una boiata pazzesca, la sua applicazione retroattiva addirittura anticostituzionale ma bisogna trovare il modo di non farla valere più per nessuno tranne che per Berlusconi”.

Stato-mafia

A pagina 19 de La Repubblica, ancora attenzione per il caso “trattativa Stato-mafia”. Con un articolo di Salvo Palazzolo incentrato sui verbali del pentito Flamia, che dice: “Nel 2008 un agente dell’Aisi mi disse che era stata volutamente sbagliata la data di nascita sul mandato e garantì che quando sarei finito in carcere non mi avrebbero contestato l’associazione mafiosa’”.
Ma da questa stessa pagina segnaliamo, a fondo pagina, un’intervista all’ex ministro della Giustizia Giovanni Conso, che la Procura di Palermo ritiene responsabile del cedimento sul carcere duro ai boss mafiosi. Gli viene contestata la mancata proroga di trecento decreti di 41 bis: “Ma quale trattativa -dice Conso- revocai il 41 bis perché era giusto”, “no ci fu alcun retroscena in quella scelta”.

Economia

Dalla prima pagina de La Stampa segnaliamo un intervento di Mario Deaglio sul “dossier acciaio” che il governo Renzi si trova a dover affrontare: nei Paesi avanzati l’industria siderurgica e vittima della “duplice crisi”, indotta tanto dalla fase congiunturale negativa che determina una forte caduta dei prodotti siderurgici che dalla innovazione tecnologica che rende l’acciaio sempre più sostituibili da altri materiali. Serve quindi “una strategia”, “una politica industriale del settore”, che eviti di muoversi solo “sul filo dell’emergenza”.

Internazionale

Due pagine de La Stampa sono dedicate alle elezioni di Mid term negli Usa. “L’ultima chance per Obama è un milionario senza partito”, scrive in un reportage dal Kansas Paolo Mastrolilli, spiegando che l’indipendente Greg Orman potrebbe togliere un seggio sicuro ai repubblicani. A pagina 12 lo stesso Mastrolilli intervista il senatore repubblicano Mc Cain: “Prendiamoci il Senato. Poi truppe Usa in Iraq”, “Sulla sicurezza il presidente è debole. Ha ritirato i soldati da Baghdad e ora abbiamo l’Isis”.
Sul Corriere: “Ucraina, il ‘voto’ dei separatisti. Riconosciute soltante da Mosca le elezioni nelle regioni filorusse dell’est”. Per gli exit poll ha vinto Alezander Zakharchenco, con oltre l’80 per cento dei voti. “Nessuno si attendeva una vera competizione tra candidati autonomi”, la “nomenklatura resterà la stessa” con la vertice Zacharchenko e a Luhansk Igor Plotnisky”.

E poi

Sul Corriere: “Più gas serra, ma cambiare si può”.”Il rapporto Onu sul clima: emissioni in aumento, mai livelli così alti in 800 mila anni”. Se vogliamo evitare danni “gravi, diffusi e irreversibili” occorrerà “azzerare il rilascio di gas serra causato da combustibili fossili entro la fine del secolo”, dice l’Agenzia Onu per i cambiamenti climatici (Ipcc), nel suo rapporto annuale, presentato a Copenaghen ieri. “Dal punto di vista scientifico non ci sono novità di rilievo”, scrive il quotidiano, ma “dettagli e toni accrescono il senso di urgenza” su fatti noti: che il riscaldamento globale “esiste ed è causato dall’uomo”, che gli effetti sono già visibili (livello dei mari e scioglimento dei ghiacci) e che “il peggio deve ancora venire”, perché le emissioni globali “invece che diminuire sono aumentate”.
Da segnalare sul Giornale in commento di Vittorio Sgarbi alla idea di riaprire l’arena del Colosseo, rifacendo il pavimento come era prima che i sotterranei fossero scoperchiati. “L’arena del Colosseo? Riaprirla è geniale. Infatti non lo faranno”. “Voler ripristinare l’aspetto originario, stravolto nell’Ottocento, è logico”, ma “c’è da scommettere che molti archeologici archeologhi dei miei stivali cercheranno di raffreddare l’entusiasmo di Franceschini”, “bocciando la proposta di Manacorda”, “proprio perché appare logica, semplice, coerente”.

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