La terapia del nulla

Il Corriere della sera dedica il titolo più grande a Berlusconi: “il giorno dei servizi sociali”. “Ha firmato, da lunedì la rieducazione”. “In Forza Italia scoppia il caso Bondi”.

L’editoriale di Ernesto Galli Della Loggia è titolato “La Diaspora della destra”.

Il titolo di apertura è: “Bonus da 80 euro, ecco il decreto ‘Tasse giù anche per le partite Iva’”. Al centro: “Gli affari segreti di Stamina”. In basso: “Hamas e Olp stringono un patto Israele: vogliono distruggerci”.

 

La Repubblica: “Riforma del Senato, fronte anti-Renzi da Forza Italia al Pd”, “‘Sì a una assemblea di eletti’, poi Berlusconi frena”, “Il premier: giù le imposte a pensionati e incapienti”, “Ma spuntano più tasse su conti bancari e postali”.

A centro pagina: “Alitalia-Etihad in bilico, verdetto tra due giorni”.

La Stampa riprende in apertura le parole del procuratore Raffaele Guariniello: “‘Stamina, pazienti come cavie'”, “Chiusa l’inchiesta di Torino. Vannoni: mi accusano ma meriterei il Nobel. I suoi complici in ospedali ed enti pubblici”, “Associazone a delinquere: 20 indagati. Lorenzin: noi vittime del Tar”.

Sotto la testata: “Lo strappo di Bondi e l’ira di Berlusconi: ‘Una pugnalata’”, “Brunetta: ‘Renzi ti ha ipnotizzato'”.

A centro pagina, la foto-notizia dal Brasile: “A Rio attesa di sangue per i Mondiali”, “L’uccisione di una star dellla tv scatena la rivolta. La polizia ripulisce le favelas, città blindata”.

Il Fatto: “Renzi-Grillo, ne resterà soltanto uno”.

A centro pagina: “I due Papi santi e la ressa dei politici imbucati”, “Corsa sfrenata per un posto in prima fila a piazza San Pietro”.

E in taglio  basso: “Berlusconi firma i servizi sociali ed è subito show”.

 

L’Unità: “Riforme, la partita più difficile”. “Scontro sul Senato tra Boschi e minoranza Pd”. “Forza Italia specula e apre alla elezione dei senatori”. Lavoro, passa la fiducia. Renzi: ora meno tasse a pensionati e partite Iva”.

A centro pagina: “Il Cavaliere dimezzato al servizio degli anziani”.

A fondo pagina: “Stamina, la truffa oscena”.

 

Il Giornale: “Ingiustizia è fatta. Berlusconi non è più libero”.

“Iniziato l’affidamento ai servizi sociali che limiterà i suoi movimenti. Ma non si arrende e guida la campagna elettorale: stasera sarà in tv”.

Sul voto di fiducia di ieri: “Lavoro, passa la legge Cgil”. Il Pd gode, Alfano si adegua. Riforme, battaglia sul Senato”.

 

Il Sole 24 Ore: “Sui conti correnti tassa da 755 milioni”. In alto: “Gaza, accordo Hamas-Olp. Israele: vogliono distruggerci”. Editoriale di Guido Gentili: “L’ambizione del premier, la dura realtà dei numeri”.

 

Stamina

Ampio spazio viene dedicato da La Stampa all’inchiesta della Procura di Torino sul caso Stamina. Il quotidiano riproduce ampi stralci delle “quattro paginette di mea culpa” di un collaboratore di Vannoni, il medico “pentito” Massimo Sher. L’ha inviata ai carabinieri del Nos il 3 marzo scorso: “Mi vergogno di aver avuto la leggerezza di poter alimentare false speranze”, “Mi vergogno se le mie relazioni hanno indotto i tribunali a prescrivere la terapia del nulla”. E alle pagine seguenti, in un’intervista, il ministro della Sanità Beatrice Lorenzin dice: “fino ad oggi, è bene ricordarlo, siamo stati costretti ad andare avanti dai Tar e dai giudici del lavoro che hanno accolto le richieste di famiglie disperate”. Poi ammette che “ci sono delle falle nel sistema” e sottolinea che “certe decisioni non spettano ai singoli ospedali”. In basso, sulla stessa pagina, il quotidiano intervista anche lo stesso Vannoni: “Altro che truffatore. Io sono una persona onesta. E Stamina è da premio Nobel per la medicina”. Un “retroscena”, ancora su La Stampa, firmato da Niccolò Zancan: “Partito da una cantina, il gruppo sognava un business mondiale”.

La Repubblica intervista Grazia Neri, mamma di una ragazza di 11 anni curata con il metodo di Vannoni: “Abbiamo pagato quarantamila euro ma per mia figlia solo cure inutili”, “La rabbia di una madre: noi illusi per anni, poi li ho sentiti dire in tv che era tutto gratis e mi è crollato il mondo addosso”. Sull’inchiesta, il quotidiano riassume così: “Pazienti usati come cavie, minacce e soldi sottobanco, ‘Ecco l’inganno di Stamina’”, “Torino, inchiesta chiusa. Vannoni: a maggio si riparte. I medici che dissero sì al metodo: ci vergogniamo”.

Sul Corriere si legge che “nelle settantuno pagine del documento c’è un dettagliato elenco di episodi esemplari del livello di approssimazione che a giudizio dei magistrati da sempre caratterizza la vicenda di Stamina”. Per esempio “Ettore Luciano Fungi, medico di Carmagnola, stretto collaboratore di Davide Vannoni e socio della sua associazione, ‘nel corso della reintroduzione di cellule staminali’, operazione piuttosto delicata che comporta dei rischi, ‘si faceva aiutare da un addetto alle pulizie come appoggio per il paziente’. Nelle accuse a Vannoni si racconta anche del suo travestimento in ricercatore dell’università di Brescia per accreditarsi presso il Cardiocentro Ticino, in Svizzera. E di come ‘per eludere i divieti impostigli dalle normative sanitarie italiane ed europee’ il fondatore di Stamina avesse instaurato rapporti con l’ambasciatore e i consoli onorari di Capo Verde ‘anche grazie all’aiuto di un farmacista sedicente medico e di una hostess attrice che si era qualificata come infermiera’”.

 

Bondi, Berlusconi, centrodestra

È dalla pagine de La Stampa che Sandro Bondi ha scritto del fallimento del progetto liberale di Forza Italia e dell’assenza di una strategia per il futuro da parte del centrodestra. Bondi scriveva: “mi piacerebbe che Berlusconi dicesse che, se Renzi farà le cose giuste, lo sosterrà”. Oggi sullo stesso quotidiano i lettori troveranno gli echi di quella lettera: “Berlusconi amareggiato: da Bondi una pugnalata”. Il quotidiano intervista il capogruppo di Forza Italia alla Camera, Renato Brunetta: “Caro Sandro, il leader Pd ti ha ipnotizzato, ma è un opportunista”, “fa molti annunci, ma razzola male”.

E una lettera di Gaetano Quagliariello, coordinatore del Nuovo centrodestra: riferendosi alle parole di Bondi scrive che se ha fondamento la diagnosi, “non lo ha la terapia indicata”. Perché “il ragionamento di Bondi incarna invece il vero rischio in cui incorre chi ha creduto che una leadership eccezionale fosse tutto: il rischio di riempire il niente affidando ciò che resta a un modernizzatore talmente di sinistra da aver traghettato il suo partito nel Ps”. Insomma, Quagliariello difende la scelta del Nuovocentrodestra: “non ci siamo rassegnati all’idea che la sola alternativa sia quella tra Renzi e Grillo”. A difendere Bondi è invece Giancarlo Galan, ex coordinatore del Pdl: “dice che il centrodestra è in frantumi, ed è difficile dargli torto”.

La Repubblica intervista Claudio Scajola, “demiurgo della Forza Italia vincente del 2001” ed estromesso dalle liste per le elezioni europee: “Non c’è rispetto neanche tra di noi”, “Basta dire che tutto va bene, non siamo più noi il motore del cambiamento”. Il “retroscena” de La Repubblica scrive poi che “cresce la fronda della svolta” all’interno di Forza Italia.

Sul Sole 24 Ore: “Bondi attacca FI, poi frena”. Il quotidiano scrive che le parole di ieri, scritte da Bondi in una lettera a La Stampa, avrebbero mandato “su tutte le furie” Berlusconi, e che ieri sera Bondi avrebbe fatto una parziale indietro, ribadendo la sua lealtà al leader e dicendo di esser stato “male interpretato”: “’Volevo offrire una nuova prospettiva al centrodestra’”.

Il Giornale scrive: “Cosciente di essere tirato per la giacchetta e dopo una telefonata “chiarificatrice” con Berlusconi, l’ex ministro decide di intervenire con una nota per mettere in chiaro che la sua voleva essere ‘una seria riflessione per contribuire al rafforzamento di Forza Italia’. ‘Sono molto dispiaciuto e amareggiato – dice Bondi – che la mia analisi pubblicata su La Stampa sia stata male interpretata e strumentalizzata. La mia lealtà nei confronti del presidente Berlusconi e il mio sostegno pieno e convinto anche in questa campagna elettorale non sono e non saranno mai messi in discussione’. Ma la frittata ormai è fatta”.

Sul Corriere Ernesto Galli della Loggia si sofferma sul “fallimento della Destra al governo” che “ha rispecchiato nella sostanza un limite della società italiana di destra. Un limite dei ceti che ad essa fanno tradizionalmente riferimento, vale a dire una certa borghesia piccola e media culturalmente antiprogressista, una certa classe tecnica e imprenditoriale, le quali non producono autentica vocazione alla politica, non producono personalità politiche. Troppo legata alle proprie occupazioni e professioni, troppo immersa nelle sue attività economiche e commerciali, troppo presa dal proprio privato, la società di destra non dà al Paese uomini o donne che uniscano in sé le due qualità necessarie al politico di rango: da un lato l’ambizione unita a un ideale pubblico e dall’altro, al fine di soddisfare tale ambizione, la capacità/volontà di affrontare i rischi e i fastidi innumerevoli della lotta politica”.

Quanto al leader, “Berlusconi ha rappresentato fino al parossismo il limite personal-professionale che caratterizza il popolo di destra nel suo rapporto con la politica e nel pensare la politica. Convinto che la cosa essenziale fosse solo agitare il pericolo di un nemico, e grazie a ciò vendere comunque un programma elettorale, Berlusconi non si è curato d’altro. Per lui il governare si è esaurito nel vincere”.

“È così che oggi capita che molti elettori di destra si accingano a votare per Renzi. E si chiedano un po’ sorpresi come mai”.

Il Corriere intervista anche Maurizio Lupi, del Ncd:  “Noi siamo il centrodestra e sappiamo di essere diversi e alternativi al centrosinistra, ma il governo Renzi sta rimettendo al centro alcuni nostri valori: più imprese, meno burocrazia, piu’ tagli alla spesa pubblica. Le contraddizioni esplose all’interno del centrosinistra hanno peggiorato un testo che inizialmente era ottimo. Ma non possiamo seguire la deriva demagogica e populista di certa sinistra: il governo Renzi deve caratterizzarsi per la concretezza delle sue proposte e in questa partita riformatrice ognuno deve fare la propria parte”.

 

Irpef

Da segnalare sul Sole 24 Ore un focus dedicato al decreto Irpef e alle altre misure del governo: “Il bonus di 80 euro in busta paga per i redditi fino a 24mila euro. Le misure per le imprese: l’acconto Irap, il pagamento dei debiti della Pa, la rivalutazione degli asset. La tassazione delle rendite finanziarie, con particolare riferimento ai depositi bancari e postali, e i nuovi prelievi a carico degli istituti di credito”.

Sul decreto il quotidiano di Confindustria si sofferma con l’editoriale di Guido Gentili, che parla della relazione tecnica che accompagna un decreto legge (il dl spending review) e scrive che “fa la parte dello scoglio impossibilitato ad arginare il mare”, nel senso che “serve a riportare tutti coi piedi per terra e, segnalando paradossi e dettagli significativi, disegna l’impegnativo futuro dei prossimi mesi che sfocerà, a metà ottobre, nella presentazione della legge di stabilità. Quella obbligata a sigillare il raccordo tra la manovra di “breve periodo” per il 2014” e la manovra “strutturale” con coperture finanziarie (sperabilmente) solide, stabili nel tempo e ottenute per la gran parte con tagli e revisioni della spesa pubblica”. La relazione prevede “l’aumento della tassazione delle rendite finanziarie dal 20 al 26%, che cifra in 755 milioni per il 2015 l’impatto delle ritenute sugli interessi su conti correnti, depositi, libretti postali e certificati di deposito”, e “non sono stimati né i risparmi né le platee interessate su capitoli ad altissima sensibilità mediatica come le mitiche auto blu e il tetto a 240mila euro degli stipendi dei manager e dei civil servant pubblici. Segno che l’impatto previsto è meno che modesto”. In totale “i tagli di spesa, per il 2014, sono meno di 3 miliardi, pari al 44% della copertura dei 6,65 miliardi messi in pista per dare una scossa al Pil”.

 

Riforme

Per La Repubblica la riforma del Senato è “a rischio”, dopo le dichiarazioni del capogruppo di Forza Italia Paolo Romani che ieri, in commissione Affari costituzionali a Palazzo Madama ha sottolineato come il disegno di legge del ministro Boschi appaia in minoranza: “Sul Senato elettivo invece è d’accordo buona parte dei gruppi in commissione, anzi mi pare che ci sia la maggioranza in commissione e anche in aula”, ha detto. I toni, si inaspriscono, secondo il quotidiano, visto che il ministro Boschi ha accusato la minoranza del partito di boicottare il percorso delle riforme. Insomma, sono stati “richiamati i ribelli di Chiti”, il senatore del Pd che sponsorizza un “controtesto” sulla riforma del Senato che attrae i 5Stelle, una parte del Pd e ora anche i forzisti. “Dalla fronda Pd ai falchi di Silvio, l’ira di Renzi contro i ‘nostalgici’”, è il titolo del lungo retroscena dedicato dal quotidiano alla vicenda.

 

Internazionale

Il “caso” raccontato da La Stampa alle pagine della politica internazionale racconta dell’intesa siglata tra Hamas e Al Fatah che prevede la nascita, entro cinque settimane, di un governo di unità nazionale. Entro sei mesi si svolgeranno quindi elezioni per Parlamento e presidente, ma anche la liberazione dei reciproci prigionieri, detenuti dal giugno 2007, quando Hamas si impossessò della Striscia di Gaza creando uno Stato “de facto”. Il quotidiano racconta “l’ira di Israele”. Il premier Netanyahu ha dichiarato: “Con i negoziati di pace ancora in corso, Abu Mazen ha preferito la pace con Hamas a quella con Israele, ma non sono conciliabili. Chi sceglie Hamas, non vuole la pace”. Il riferimento è al fatto che Hamas non riconosce né Israele né gli accordi di Oslo.

Il quotidiano interpella il politologo Yossi Klein Ha Levi, vicino alle posizioni del premier israeliano: “Con questa decisione il processo di pace è morto”, “l’intesa è frutto di due debolezze”. (“Dopo il rovesciamento di Morsi in Egitto, Hamas ha perso il sostegno dei Fratelli musulmani, il suo più importante alleato.È isolata. Abu Mazen aveva scommesso la leadership sul successo di in negoziato fallito, dunque anche lui è molto indebolito”, spiega il politologo).

La Repubblica intervista l’ex ambasciatore israeliano in Italia, Avi Pazner: “È una scelta di Asbu Mazen, ora trattare è più difficile”, “Abbiamo sempre avuto la sensazione che non fosse interessato ai colloqui”

Sul Corriere: “I palestinesi firmano la pace interna. Intesa tra Hamas e Fatah. Gli israeliani: questa è la fine dei negoziati”. “Dopo sette anni di lotta fratricida, i leader annunciano il governo di unità nazionale. Alle urne in 6 mesi”. Il quotdiano riferisce dei commenti di parte palestinese: “Un accordo tra deboli”, visti i gravi problemi interni che minano la legittimità delle due leadership. “Le ultime elezioni si tennero nel 2006”.

Il Sole 24 Ore riferisce della reazione Usa: “L’accordo di riconciliazione sottoscritto a Gaza dai palestinesi potrebbe ‘complicare’ le iniziative in corso per rilanciare il processo di pace”. “Il Dipartimento di Stato ha espresso tutta la sua ‘delusione’. Ogni governo palestinese deve impegnarsi ‘senza ambiguità’ sui principi di non violenza e dell’esistenza dello Stato di Israele, ha dichiarato il portavoce del Dipartimento di Stato, Jennifer Psaki”. Lo stesso quotidiano, citando l’israeliano Haaretz, scrive che comunque le due parti non hanno trovato un’intesa su una questione chiave come il futuro delle forze di sicurezza di Hamas. “Non è chiaro, infatti, se il movimento islamista smantellerà le proprie forze armate (brigate Ezzedin al Qassam) o consentirà che esse passino sotto il comando dell’Anp”.

 

 

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