Usa, la Cia a processo

Il Corriere della Sera: “‘Corruzione, pene più dure’. La mossa di Renzi: subito il provvedimento, condanna minima di sei anni”. “Il premier ha annunciato anche l’allungamento dei tempi della prescrizione”.
A centro pagina: “‘La Cia ha torturato e mentito'”. “Atto d’accusa del Senato”.
In evidenza anche: “Frenata cinese e voto in Grecia. Un giorno di paura sui mercati”. “Cedono le Borse europee. Lagarde loda il Jobs Act”.
A fondo pagina la vicenda Loris Stival: “La madre di Loris: cercate il vero assassino. In carcere tra le urla della folla e dei detenuti. Nega ancora. Il Pm: è stata crudele”.

La Repubblica: “Grecia, un incubo sull’Europa. Le Borse bruciano 220 miliardi”, “Presidenziali anticipate, in vantaggio gli antieuro di Tsipras. Bruxelles: no al panico”.
A centro pagina, una grande foto del presidente Usa: “’Le torture Cia brutali e inefficaci’. Obama: vergogna per l’America”.
In apertura a sinistra: “Stretta sui corrotti: carcere più duro e soldi restituiti”, “Renzi: domani in Cdm, prescrizione allungata”, “Il Viminale: il prefetto indaghi su Roma”.
Nella colonna a destra, Gustavo Zagrebelsky firma un’analisi dedicata al futuro dell’Europa: “Così può rinascere l’idea originale di un’Europa unita”.

Il Sole 24 Ore: “Borse, l’Europa cade. Il Btp torna sopra il 2 per cento”. “La crisi politica in Grecia e la frenata dell’economia ceinese scatenano le vendite”. “Wall Street tiene”. “Atene -12,8, crolla Shangai. Milano cede il 2,8 per cento”.
Di spalla: “Renzi: stratta contro i corrotti, la pena minima sale da 4 a 6 anni” “Annuncio del premier: domani il disegno di legge”.
A centro pagina: “La Ue archivia il segreto bancario”. “Via libera allo scambio automatico di informazioni sui conti”. “Intesa sul budget europeo”. “Accordo Ecofin per limitare le scappatoie fiscali delle multinazionali”. In evidenza anche i problemi del bilancio dell’Italia: “Padoan: sforare il tetto del 3 per cento non porta maggiore crescita”.

La Stampa: “Loris, tutti contro la mamma. Ma lei respinge ogni accusa”, “Nuovo interrogatorio di 5 ore: non sono stata io. In carcere le gridano: ‘assassina’”.
A centro pagina, il reportage dalla Libia di Domenico Quirico: “Con l’esercito che sogna di riprendersi Tripoli”.
In apertura a sinistra, il dossier al Senato Usa: “’Le torture della Cia ai terroristi’”. L’ira di Obama”.
A destra: “Renzi: 6 anni ai corrotti e prescrizione più lunga”, “Linea dura del governo”.
E il richiamo ad un’intervista al vicepresidente della Commissione Ue Katainen: “Senza riforme non serve il piano Juncker”.

Il Fatto apre con le parole di Claudio Bolla, definito “il vice” di Salvatore Buzzi, che è stato intervistato dal quotidiano: “’Carminati socio della Coop. E vi racconto la cena con Renzi’”, “Il braccio destro di Buzzi rivela al Fatto: ‘L’ex Nar era iscritto alla 29 giugno. Con i soldi della struttura abbiamo versato 10 mila euro alle kermesse del premier all’Eur. Salvatore girava tra i tavoli e festeggiava con i politici vip’”.
A centro pagina: “Ricrolla la Grecia, la Troika ha fallito”, “L’emergenza ellenica torna a minacciare la zona euro: il Parlamento non ha i numeri per scegliere il presidente della Repubblica. Scontate le elezioni anticipate: ora i mercati temono la vittoria di Tsipras, contrario all’austerità. La conseguenza sarà che il trio dei creditori resterà fino a primavera per vigilare”.
E la foto del presidente del Consiglio sotto il titolo: “Jobs Act: grazie al Pd, più licenzi, più guadagni”.

Il Giornale: “Dalle carte spuntano i nomi di Alfano, Fassina e D’Alema” “Le coop aiutate anche dal premier Renzi e dal sindaco Marino”. L’editoriale, firmato da Marcello Zacchè: “Gli italiani non si illudano: prima o poi pagheremo tutto”.
Da segnalare una foto a centro pagina, sotto il titolo “la truffa della solidarietà”: “Il segreto delle primarie Pd: dammi questo voto, zingara”, dove si vede una donna probabilmente rom che vota alle primarie Pd.
Sulla vicenda Loris: “Se la mamma cattiva è inaccettabile per il nostro Paese” di Annamaria Bernardini de Pace.
Il quotidiano parla anche di Massimo Tartaglia, l’uomo che colpì Berlusconi con una statuetta del duomo: “L’attentatore di Berlusconi ora si crede Babbo Natale”, nel senso che sarà vestito come Babbo Natale in un centro commerciale lombardo.

Cia

Su La Repubblica due intere pagine dedicate all’indagine pubblicata dal Senato Usa sui metodi di interrogatorio dei terroristi utilizzati dalla Cia. Scrive il corrispondente a New York Federico Rampini: “quell’indagine ufficiale, pubblicata dal senato dopo cinque anni di controversie, è un viaggio nell’orrore. L’agenzia di intelligence usò sistematicamente la tortura, molto più di quanto si sospettasse: dalle violenze sessuali ai quasi annegamenti. Mentì alla Casa Bianca e al Congresso, nascondendo sia l’estensione che la brutalità di quelle azioni”. Il rapporto è molto censurato, visto che delle 6.300 pagine redatte dalla commissione dei senatori, solo un sunto di 480 pagine viene reso pubblico. Sono secretati molti dettagli, incluso l’elenco dei 50 Paesi alleati dove gli Usa ‘delocalizzarono’ la tortura. L’Italia – scrive Rampini – non figura tra quelli, anche se sul nostro territorio nazionale venne rapito illegalmente e deportato l’imam di viale Jenner Abu Omar. L’elenco delle violazioni di diritti umani, leggi e convenzioni sia internazionali che americane, “è raccapricciante”: detenuti privati del sonno per intere settimane, minacciate esecuzioni, minacce di violenze sessuali con manici di scopa, minacce di stupri contro le madri e i figli, alimentazione anale e idratazione anale. Infine, il famigerato waterboarding, applicato ripetutamente. Secondo Rampini l’indagine del Senato smonta il teorema di Goerge W. Bush, che ancora due giorni fa difendeva i metodi Cia. Dianne Feinstein, senatrice democratica e presidente della Commissione di vigilanza sui servizi segreti, dice: “abbiamo passato in rassegna i 20 presunti successi che la Cia ha attribuito alle sue tecniche d’interrogazione. Ciascuno risulta errato”. Le prove acquisite erano irrilevanti o addirittura false: informazioni che i detenuti davano solo per far cessare le sofferenze.
Il quotidiano intervista il filosofo liberal Michael Walzer, che dice: “Crimini di cui vergognarsi. Ma Bush non va punito, ne soffrirebbe la democrazia”. Per Walzer il rapporto sulle torture ha “un risvolto positivo: ribadisce l’esistenza di un principio morale -il divieto di ricorrere alla tortura- e questo è già importante”. Ma “in una democrazia non è sempre una buona idea punire i responsabili ai livelli più alti. Certo, gli autori materiali vanno perseguiti”, ma “più si sale la scala gerarchica, più aumenta il rischio”. Quindi Bush o il ministro della Difesa Rumsfeld vanno esclusi da ogni procedimento? “proprio così. Il principio dell’avvicendamento al potere poggia sull’assunto che il nuovo partito vincente non ricorra a misure come la carcerazione o l’uccisione dei perdenti. Se no, il processo democratico crollerebbe: nessun partito uscente sarebbe più disposto a cedere il potere”. Del resto, “noi stessi stiamo sciorinando al mondo quelle terribili azioni. Il solo fatto d’averlo reso noto è già un importantissimo risultato”.

Due pagine su questo tema anche su La Stampa: “’Torture, bugie e brutalità’. Il Senato Usa inchioda la Cia”, “In 480 pagine il rapporto sugli interrogatori ai terroristi fino al 2009. Anche Bush in parte tenuto all’oscuro. La Casa Bianca: mai più abusi”. Scrive il corrispondente Francesco Semprini che il programma era stato messo a punto da due psicologi, due contractor esterni al servizio di Langley, pagati insieme 81 milioni. Ha avuto l’assenso di alcuni vertici della Cia, senza l’autorizzazione del dipartimento di Giustizia, e con l’approvazione di George W. Bush nel 2002, ma da quanto risulta l’ex presidente non fu mai aggiornato sui dettagli dalla Cia sino al 2006. Anche La Stampa intervista il filosofo Michael Walzer: “Era giusto sapere. La lotta al terrore avrà più consensi”, “Violata la Costituzione. Nessuno ha diritto all’impunità”. “Comprendo i timori – dice – sulle ripercussioni per i cittadini americani nel mondo, ma la pubblicazione del rapporto sulle torture Cia è giusta”, “la necessità di trasparenza prevale sui timori relativi alla sicurezza”. La trasparenza è necessaria e “il motivo ha a che vedere con la Costituzione americana e con le nostre leggi che vietano la tortura di chiunque. Non vi sono giustificazioni”. E ricorda che il presidente Obama nella campagna elettorale del 2008 assunse sulla tortura “un preciso impegno” e “lo sta rispettando”. Di opinione opposta è Kurt Volker, che durante l’amministrazione Bush è stato assistente segretario di Stato per l’Europa e poi ambasciatore alla Nato: “Metodi sbagliati. Ma il rapporto è un regalo All’Isis”, “L’inchiesta è stata voluta e gestita dai democratici, con il solo scopo di infangare la nostra amministrazione. Bisognava condurre un’inchiesta bipartisan”.
E il quotidiano dedica un articolo anche alle dichiarazioni del nostro ministro degli Esteri: “Gentiloni: esempio di trasparenza. Obama ha chiuso questo capitolo”.

Sul Corriere Massimo Gaggi (“Obama e i Bush nella partita delle ombre”) scrive che “il coraggio di riconoscere i propri errori, fare ammenda, correggere la rotta, è stato un elemento di forza della democrazia americana”, e dunque la pubblicazione del rapporto dovrebbe rappresentare un “nuovo inizio” nel Paese. Gaggi sottolinea che se i Repubblicani continuano a difendere la Cia, “il loro esponente più autorevole, il senatore McCain, a suo tempo torturato in Vietnam, prende le distanze: ‘Sbagliato usare questi metodi disumani, e so per esperienza personale che non funzionano'”. E scrive che Jeb Bush – possibile candidato alla presidenza in futuro – difficilmente potrà non prendere le distanze da quelle pratiche.

Su Il Fatto ne scrive Angela Vitaliano: “Brutali, falsi e inutili, i metodi Cia alla sbarra”, “Il rapporto del Senato sulle torture e le menzogne a Washington: ‘Non sono servite a salvare vite umane’. Obama: ‘Mai più. Danneggiato il Paese”. Un presunto terrorista è stato sottoposto 180 volte al waterboarding, altri catturati per errore, timori per le reazioni nel mondo arabo.

Sul Sole Mario Platero scrive che “spaccature” ci sono anche all’interno dell’Amministrazione: Obama ha apprezzato il lavoro, mentre Kerry “Ha preso un minimo le distanze” ed ha avvertito che la pubblicazione del rapporto “avrebbe potuto aumentare il rischio di attacchi terroristici”. Avrebbe anche personalmente chiamato la Feinstein prima della divulgazione del rapporto.

Mafia Capitale

A pagina 2 de Il Fatto, l’intervista realizzata dal quotidiano a Claudio Bolla, “braccio destro di Salvatore Buzzi, l’uomo delle cooperative rosse in affari con Massimo Carminati, il capo di Mafia Capitale”. Bolla racconta di esser stato tra i partecipanti alla cena di autofinanziamento per Matteo Renzi del 7 novembre scorso a Roma. Al tavolo eravate in cinque, oltre agli arrestati Carlo Maria Guarany e Salvatore Buzzi, chi erano gli altri due? “Sono due soci della cooperativa, persone senza alcuna carica, non vi dico il nome perché non mi va di metterli in questo tritacarne senza motivo”. Due soci senza alcuna carica che hanno pagato mille euro a testa per finanziare Renzi? “Ma no, non hanno pagato un centesimo, Buzzi mi ha detto che ha sborsato tutto la cooperativa”. L’ha chiesto lei di partecipare? “Io? Ma se non ci volevo nemmeno andare…è Buzzi che un giorno mi chiama, mi dice: ‘Abbiamo preso un tavolo alla cena del Pd, c’è Renzi, ti va di venire?’. La verità è che non ci voleva andare nessuno”. Ha stretto la mano a Renz? “Ma quando mai? Renzi era inavvicinabile”. E almeno Buzzi avrà stretto buoni rapporti, quella sera, avrà incrociato Renzi. Risposta: “Salvatore non se l’è filato nessuno”. Ma Carminati era un socio vero o fittizio della cooperativa? “penso che sia stato un socio vero” Ha letto il suo nome sull’elenco dei soci? “Io l’elenco dei soci non o mai visto”.

Su La Stampa Grazia Longo riferisce invece di telefonate dell’ex vice capo di gabinetto di Veltroni Luca Odevaine, che era fino a una settimana fa componente del tavolo nazionale per l’immigrazione con Carmelo Parabita: il discorso verte sulle gare di appalti del centro profughi di Mineo. Odevaine dice che Salvatore Buzzi è andato a parlare con la presidente della Commissione Affari costituzionali del Senato Anna Finocchiaro: “e la Finocchiaro gli ha detto ‘lascia perde, quella gara è già assegnata’”, dice Odevaine.
La Repubblica: “Dopo i campi dei rom, per il clan l’affare Atac: ‘Facciamo milionate con l’appalto pulizie’”, “Negli uffici della ’29 giungo’ le trattative per i contratti con la superindebitata municipalizzata dei trasporti. L’ultimo è stato firmato nel febbraio di quest’anno”.
Sul quotidiano anche un’intervista al ministro della Giustizia Andrea Orlando: “Vanno colpiti i patrimoni e va reintrodotto il falso in bilancio”.

Il Corriere scrive che sarebbe stato trovato un “nuovo libro mastro” delle tangenti, un “quaderno” che “era nascosto a casa di un collaboratore di Salvatore Buzzi” contenente “annotazioni sulla contabilità occulta delle numerose strutture controllate dal gruppo e segue lo stesso metodo già verificato analizzando il ‘libro nero’ sequestrato alla segretaria Nadia Cerriti con l’iniziale del nome di chi ha percepito la tangente e accanto la cifra versata”.

Il Sole continua ad occuparsi della attribuzione dei requisiti di associazione mafiosa, contestata agli imputati con l’articolo 416 bis. Oggi parla Enzo Musco, “luminare del diritto”, autore di un manuale di diritto penale. “‘Un’impresa mafiosa con tutti i requisiti. I requisiti del 416 bis ci sono'”.

Economia

Il Corriere dà spazio alle opinioni di Christine Lagarde ed Emma Bonino, ieri protagoniste di un evento organizzato dalla Fondazione Corriere: “Lagarde: l’emergenza è il lavoro. La flessibilità sui conti? Serve”. E Bonino. “La crescita può cominciare con meno sprechi”.

Anche sul Sole 24 Ore: “Lagarde promuove il Jobs Act. ‘Serve meno fisco sul lavoro’. Oggi l’incontro con Renzi: ‘Con un cuneo a livelli Ue 130 mila posti in più'”.
Il Sole dedica una pagina all’accordo sul bilancio europeo raggiunto all’Ecofin. “Deciso un aumento dei contributi sia per il 2014 che per il 2015”. “L’accordo mette fine ai duri negoziati innescati dallo scontro con Londra sui contributi extra”. “I soldi in più arriveranno quest’anno dal fondo finanziato con le multe della Commissione”.

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