Talebani a Kabul

Le aperture

Il Corriere della Sera: “Prova di forza dei talebani. Attacchi coordinati a Kabul, l’esercito afghano reagisce. Battaglia nella capitale. Parlamento assediato. ‘E’ iniziata l’offensiva di primavera’”. A centro pagina: “Marcegaglia chiama il premier. Disgelo dopo la sfida sul lavoro. La richiesta di modifiche alla riforma su articolo 18 e flessibilità in entrata”. A fondo pagina il quotidiano milanese anticipa una “inchiesta sulla sanità lombarda: ‘Pagati viaggi per Formigoni e il fratello'”. Si tratterebbe dei verbali del fiduciario di Pierangelo Daccò, arrestato nell’ambito dell’inchiesta sul crac del San Raffaele di Milano.

La Stampa: “Kabul, la vendetta dei taleban. Afghanistan in azione guerriglieri e kamikaze.- Basi italiane allerta: con il disgelo comincia il periodo peggiore. Raid contro hotel e ambasciate. La rivendicazione: è per i Corani bruciati”. A centro pagina: “Sviluppo, la road map di Monti. Mano tesa del premier ai partiti: nuovo patto per arrivare al provvedimento prima delle elezioni”. Nella parte alta della prima pagina, le indagini sulla morte del calciatore Morosini: “Il giallo dell’ambulanza. I vigili: ‘Bloccata da auto più importanti della nostra’”.

La Republica: “Lavoro, pronti alle modifiche. Il ministro Passera cerca di ricucire con le parti sociali. ‘La riforma è migliorabile ma andrà in porto’. Oggi la delega fiscale. Monti: basta strappi. Marcegaglia scrive al Colle: accordo stravolto”. A centro pagina l’Afghanistan: “I taliban attaccano Kabul. ‘Vendetta per gli abusi americani'”.

Il Giornale: “‘Mi sparo in bocca’”. Si tratta di una “intercettazione choc”, parole dell’ex tesoriere della Lega Belsito dopo lo scandalo Tanzania.

Governo, lavoro, riforme

Intervistato nella trasmissione di Lucia Annunziata “In mezz’ora” il ministro dello sviluppo economico Corrado Passera, ieri, ha confermato chre “è importante mantenere la barra al centro e continuare sulla strada delle riforme, sebbene non diano risultati immediati”, come scrive il Corriere della Sera. E sulla riforma del lavoro: “E’ una buona riforma, e come ogni cosa può esser migliorata, ma sono sicuro che arriverà fino in fondo”. Assodato che quello occupazionale è, secondo Passera, il “problema dei problemi”, il responsabile dello sviluppo dice anche che “chi ha enfatizzato la questione dell’articolo 18, anche tra le fila del governo, ha sbagliato. Ma era inevitabile perché anche per chi ci guarda da fuori era diventato una cartina di tornasole. Prima si stabiliva che c’era il reintegro o niente, adesso mettiamo il giudice in condizione di poter graduare il meccanismo, con la possibilità degli indennizzi”.
Passera ha ricordato che il governo ha investito 25 miliardi per investimenti in infrastrutture che potrebbero essere raddoppiati entro la fine dell’anno. Ed ha promesso che l’aumento delle accise sulla benzina, “necessario per affrontare l’urgenza”, “dovrà essere fatto rientrare non appena ce ne saranno le condizioni”. Ha anche confermato il progetto di un fondo per ridurre le tasse, alimentato “attraverso il recupero dell’evasione, il taglio delle spese inutili ed eventualmente la valorizzazione di alcuni asset pubblici”.
Su La Repubblica: “Passera corregge la Fornero, ‘la riforma andrà in porto ma accettiamo miglioramenti’. Peraltro, secondo il quotidiano, oggi la delega fiscale che verrà esaminata dal Consiglio dei ministri conterrà il fondo tagliatasse. Secondo il quotidiano, il presidente del Consiglio Monti non avrebbe condiviso l’ultima esternazione della titolare del welfare Fornero (‘O passa la riforma del lavoro o il governo va a casa’). L’avrebbe considerata inopportuna. E – sottolinea La Repubblica – nessun ministro si è schierato con la Fornero. Secondo La Repubblica Monti ha bisogno di ricucire gli strappi, domani incontrerà i leader della maggioranza e sa che sul mercato del lavoro non si può attribuire ai parlamentari una mera funzione notarile. Per cui, gli emendamenti che si preparano a presentare i due relatori potrebbero essere la via di uscita.
Intanto, la leader uscente di Confindustria Marcegaglia ha inviato al capo dello Stato un dossier per illustrare le differenze tra l’accordo condiviso a Palazzo Chigi – con l’eccezione della Cgil – e il testo del successivo disegno di legge.
Secondo il Corriere della Sera Confindustria è preoccupata perché i suoi esperti, sabato, avrebbero scoperto variazioni che giudicano peggiorative al testo: sull’articolo 18, nel capitolo licenziamenti disciplinari, sarebbe stata modificata la tipizzazione dei contratti, dando maggiore discrezionalità al giudice nel valutare la proporzionalità della sanzione all’infrazione e l’eventuale reintegro in azienda. E secondo il quotidiano, Monti, che ieri ha avuto una telefonata con la Marcegaglia, avrebbe manifestato disponibilità a rivedere questa parte della riforma.

Partiti

Anche oggi i quotidiani si occupano estesamente delle preoccupazioni dei partiti relative alla crescita della “antipolitica”. Il segretario Pd Bersani ha lanciato l’allarme nel fine settimana, la Lega è crollata al 6,6 per cento dei sondaggi, che registrano picchi di disaffezione molto alti nei confronti dei partiti. Il movimento di Grillo crescerebbe in via esponenziale oltre il 7 per cento, spargendo terrore a sinistra, come racconta La Stampa: il quotidiano sottolinea che anche Nichi Vendola ha “attaccato frontalmente Grillo, il populista, e le sue battute in stile leghista”, quel mix di “argomenti di estrema sinistra e di estrama destra che ne fanno un fenomeno inquietante”. Un clima che – secondo La Stampa – riecheggia la caduta della prima Repubblica del 1992, con Franceschini che racconta l’incontro con due simpatizzanti la cui unica preoccupazione è se verranno dimezzati o no i rimborsi elettorali. “In giro non si sente parlare d’altro”, dicono altri dirigenti.
Sullo stesso quotidiano si racconta, a proposito di Grillo, “l’adunata del capopolo”, che dice “siamo la terza forza”. A Genova c’erano duemila persone. Grillo dice: “noi non abbiamo i rimborsi, loro si sono accorti che spendevano uno e prendevano dieci”.
Anche su Il Corriere: “Rimborsi, allarme Pd, ‘attenti, l’antipolitica può spazzarci via’”. Si riferiscono le parole di Bersani: “Le risorse ai partiti continuano a scendere e arriveranno a 140 milioni nel 2015, il chi significa 2,38 euro per ogni italiano, una cifra inferiore agli altri Paesi europei”. Si sottolinea che anche Nichi Vendola è cauto: “Serve un tetto per legge alle spese elettorali, ma il finanziamento pubblico è una necessità: ciò che dà fastidio ai cittadini è il carattere faraonico”.

Sulla prima pagina del Corriere della Sera, una analisi dedicata all’antipolitica: che è rifiuto della mediazione politica, ma in Italia è anche accusa di inefficienza nei confronti dei partiti, considerati incapaci di risolvere i problemi collettivi. Tuttavia, secondo Panebianco, c’è stata confusione sul ruolo dei partiti. Che essi siano necessari alla democrazia rappresentativa è un fatto indiscutibile. Non è invece indiscutibile che siano necessari i partiti come li abbiamo conosciuti in questo Paese. Essi devono rassegnarsi da un ruolo più modesto che in passato: loro compito non è essere “gramscianamente i principi”, ma “più modestamente gli sherpa”, “le strutture di supporto di coloro che si sfidano sul piano elettorale allo scopo di diventare- essi sì, ma con mandato a termine – i principi”.
Alla situazione della Lega è dedicata invece una lunga analisi di Ilvo Diamanti, su La Repubblica, dove si sottolinea che “non è una storia finita”. Non è un declino rapido e irreversibile, non sarà sufficiente misurarlo sulle elezioni amministrative ma occorrerà attendere le politiche del 2013. La Lega – sottolinea Diamanti – ha affrontato le inchieste che l’hanno coinvolta con rituali di espiazione, con l’espulsione e le dimissioni dei colpevoli, attraverso provvedimenti eclatanti e visibili che altri partiti non hanno preso. Il movimento ha buone ragioni per resistere ancora a lungo: è radicato sul territorio, oltre metà dei suoi iscritti frequenta esponenti del partito con assiduità almeno una volta a settimana, il 40 per cento partecipa regolarmente alle manifestazioni elettorali. La Lega dispone di una base elettorale fedele di notevole entità, poiché il 4-5 per cento delgi elettori l’ha sempre votata, anche nei momenti più difficili. Oggi costituisce il principale antagonista del governo Monti; la Lega riesce ad avvantaggiarsi della sfiducia dell’antipolitica e – d’altronde – nessuno tra i partiti maggiori ha beneficiato del calo della Lega. Gli elettori leghisti in uscita sono parcheggiati in un’area grigia del non voto e dell’indecisione, e l’unico attore politco che sta traendo profitto dall’onda antipolitica pare il movimento di Grillo.
Su Il Giornale Marcello Veneziani recensisce un saggio sulla crisi della democrazia di Alessandro Pizzorno, che verrà pubblicato nel prossimo numero della rivista Il Mulino. Veneziani lo legge come una dura requisitoria contro la democrazia rappresentativa fondata sulla maggioranza e sul suffragio universale. Traspare, nel saggio di Pizzorno, la preferenza per il principio di competenza rispetto al principio di maggioranza.

Internazionale

Per gli attacchi iniziati ieri in Afghanistan gli americani accusano a Rete Haqqani, ricorda il Corriere della Sera. Il gruppo è stato fondato da Jalaluddin Haqqani, eroe della resistenza antisovietica negli anni ottanta e oggi membro del consiglio supremo talebano presieduto dal mullah Omar. Il gruppo opera nell’area tribale tra Afghanistan e Pakistan. Lo stesso quotidiano ricorda che meno di una settimana fa un alto ufficiale Usa in Afghanistan aveva dichiarato: “Non ci sono segnali di una offensiva di primavera dei taleban”. “Possibile che nessuno si sia accorto di quanto stava per accadere?”, chiede Guido Olimpio. Alla sfida talebana le fonti Nato hanno risposto sottolineando i dati positivi della controffensiva: due uomini bomba sono stati fermati, le forze afghane hannno “fatto bene il loro lavoro”. Se le autorità di Kabul “stanno sulle loro gambe diventa più facile, si fa per dire, lasciare un Paese metà inferno e metà pantano”. Secondo l’analisi di Franco Venturini, sullo stesso quotidiano, in dieci anni di guerra mai i talebani si erano mossi così sincronizzata. I taleban vogliono in questo modo “pesarte” sui preparativi del vertice Nato che nella  seconda metà di maggio si terrà negli Usa, a Chicago, per discutere proprio di Afghanistan. E’ un nmessaggio per Hollande e Sarkozy, sapendo che il primo vuole anticipare il ritiro dei francesi al 2012, per Karzai e per Obama: “L’America vuole o non vuole dialogare con i talebani in Qatar”, chiedono gli insorgenti agli Usa.

Su La Stampa una intervista all’analista Roberto Kaplan: “Il loro obiettivo è politico, la Nato sul piano militare è imbattibile”.

E poi

Sull’inserto R2 de La Repubblica l’anticipazione di una analisi dello studioso francese Pierre Rosanvallon in cui si sottolinea come i regimi democratici riescano “con molta difficoltà a inserire considerazioni di lungo periodo sul loro funzionamento”. Una difficoltà che diventa preoccupante “quando le problematiche relative all’ambiente e al clima ci costringono a rivedere in termini nuovi i nostri obblighi nei confronti delel future generazioni”. ll testo esce in versione integrale sull’ultimo numero della rivista Reset, che da maggio si trasformerà in una rivista online (https://www.reset.it/focus/143/312)

Dall’inserto R2 de La Repubblica segnaliamo anche un reportage di Adriano Sofri in Ungheria: “Il lato oscuro dell’Europa”, “nell’Ungheria di Orban”. Dove si racconta il Paese del primo ministro ungherese, la contestata riscrittura della Costituzione. Dove l’opposizione spera solo nelle sanzioni della Ue, e dove la Fidesz, il partito del primo ministro, ha una “propensione per la forza putiniana”, e un “fastidio per la debolezza” che nell’accezione benevola si chiamerà decisionismo.

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