Syed, il prof ucciso dai Taliban nell’università pacifista

Il Corriere della Sera: “Tempesta sulle Borse, Milano affonda”, “Piazza Affari perde il 4,8%. Lagarde: ‘Va peggio del previsto’. La Bce: non faremo azioni sui vostri istituti”, “Il commissario Ue Vestager: ‘Trattiamo sulla bad bank’. L’Italia: fermeremo la speculazione”.

Sulla “caduta in Italia” il commento di Daniele Manca: “Solo irrazionale depressione?”.

In prima il richiamo all’intervista al capo della Deutsche Bank, che dice: “’Con i titoli bancari si vende uno Stato’”.

A centro pagina: “Il Senato vota sì. Aiuto esterno alla maggioranza”, Il via libera. Renzi: ora decida il popolo”.

E le parole di Denis Verdini: “Verdini: anche merito mio”.

Alle riforme costituzionali è dedicato l’editoriale di Aldo Cazzullo: “Un Paese che si può cambiare”.

In prima anche le foto che ricordano la fotografa francese e marocchina Leila Alaoui, uccisa nell’attacco terroristico in Burkina Faso: “Il mondo visto da Leila, vittima dei terroristi”. Di Stefano Montefiori.

A fondo pagina: “Un danno d’immagine dagli assenteisti”, “Per i casi clamorosi licenziamento e multa pari a 6 mesi di paga. Dirigenti, rischio carcere”. Di Lorenzo Salvia.

Sulle unioni civili il “retroscena” di Massimo Franco: “I vescovi e la sfida del family day”.

Infine, da piazza San Pietro: “La clochard partorisce, il Papa accoglie la bimba”. Una clochard romena ha partorito di notte a Piazza San Pietro, aiutata da una poliziotta e lo hanno già definito “il miracolo del Colonnato”, racconta Rinaldo Frignani.

La Repubblica: “Borse, il contagio è globale”, “Affonda Milano: -4,8%. Giù l’Europa e Wall Street. Vertice governo-Bankitalia, la Bce in campo. Juncker a Renzi: toni maschi ma ok con Roma. Ambasciatore a Bruxelles, Farnesina in rivolta”.

E l’analisi di Federico Rampini: “L’onda rossa che parte da Pechino”.

Sulla nomina di Carlo Calenda a rappresentante permanente dell’Italia presso l’Ue e il caso Crrai: “Calenda, Carrai e quelle nuove nomine”, di Ferdinando Giugliano.

A centro pagina: “Riforme, via libera in Senato ma i verdiniani sono decisivi”, “Unioni civili, i catto-dem attaccano sull’utero in affitto”.

E sulle unioni civili e la chiesa italiana: “il Mandato di Francesco”, di Alberto Melloni.

In prima la foto -che pare sia stata scattata in Iraq- del bimbo con indosso una maglia di Messi realizzata con una busta di plastica, che “ha scatenato la solidarietà web”: “Il bambino che sogna Messi (e che il campione vuol salvare)”.

Sul Pakistan: “Strage Taliban all’università della pace, più di venti morti, ucciso il prof-eroe”.

A fondo pagina, con foto dell’allenatore Roberto Mancini: “La prevalenza dell’insulto”, “La lite Sarri-Mancini: davvero stiamo perdendo il limite?”. Ne scrive Gabriele Romagnoli. Lo stesso Mancini, intervistato, dice: “Non lo perdono, ha offeso migliaia di persone”.

Sulla colonna a destra, il richiamo alle pagine della cultura, che ricordano Ettore Scola. Ne scrive il fondatore del quotidiano, Eugenio Scalfari: “Io, Scola e lo scontro tra l’amore e il potere”.

La Stampa: “Il panico globale affonda le Borse”, “Pesano il rallentamento dell’economia, il petrolio e i timori sulla banche: l’Europa brucia 233 miliardi, Milano -4,8%”, “Vertice Renzi-Padoan-Visco: più vicino l’ok dell’Ue alla soluzione sui crediti a rischio. Riforme, ultimo sì del Senato. Il premier: col referendum il popolo dirà da che parte sta”.

E gli editoriali dell’economista Mario Deaglio (“Quali rimedi per arginare la tempesta”) e dello storico Giovanni Sabbatucci (“democrazie liberali in crisi di fiducia”).

Sul “fronte nordafricano”: “In Libia truppe speciali Usa, francesi e inglesi contro l’Isis”, “Reparti già a Misurata e Bengasi pronti ad agire. Tunisia in piazza: per il pane, non per la libertà”. Ne scrivono Guido Ruotolo e Francesca Paci.

A centro pagina una foto degli sbandieratori della contrada Civetta a Siena: “’Non siamo il circo’, e il Palio non va dalla regina”, “Siena, il magistrato delle contrade respinge l’invito per la festa dei 90 anni di Elisabetta”.

Dalla Gran Bretagna la corrispondenza di Alessandra Rizzo: “Un marchio sulle case dei migranti”.

Mentre Giuseppe Salvagiulo, inviato ad Andora, in provincia di Savona, racconta: “Ad Andora abusi edilizi ogni 20 metri”.

Il “buongiorno” di Massimo Gramellini è dedicato a “Il corSarri nero” (“il macho in tuta Sarri che dà del finocchio al collega Mancini”).

Il Manifesto ha una grande foto del Circo Massimo, che ospiterà la manifestazione del family day. Il titolo: “Stadio di famiglia”, “L’offensiva del partito di Ruini e Bagnasco contro la legge sulle unioni civili sceglie l’arena del Circo Massimo di Roma per la prova di forza, mentre il fronte arcobaleno prepara le manifestazioni di sabato in tutta Italia. Intanto i cattolici del Pd chiedono il carcere per chi fa ricorso alla maternità surrogata all’estero”.

A centro pagina: “Il Senato dice sì a Renzi: ‘E ora vediamo con chi sta il popolo’”.

Sul caso Carrai e il Copasir: “La nomina dell’amico imprenditore imbarazza ma non scuote il governo. Boschi: è solo un consulente”.

Sulle polemiche nate dopo la nomina di Calenda, sulla Farnesina: “Da Bruxelles a Waterloo”, di Giuseppe Cassini.

Sul tracollo dei titoli della banca Mps: “Il crollo delle azioni Montepaschi è un viatico alla ‘svendita’?”.

Sulle turbolenze dei mercati finanziari: “Un vero tsunami di carta”, scrive Luigi Pandolfi.

A fondo pagina, sulla morte di Ettore Scola: “Addio al narratore di un Paese da commedia”.

Lo ricorda Luciana Castellina: “Il maestro malinconico”.

E sullo scontro Sarri-Mancini: “Sarri a gamba tesa, la frase omofoba non ammette scuse”.

E su “calcio e diritti” anche il commento di Giampiero Timossi: “Una serata davvero particolare”.

Tempesta dei mercati

In prima su La Stampa Mario Deaglio, scrive che “è difficile calcolare con precisione a quanti miliardi ammonta, in tutto il mondo, la distruzione di ricchezza finanziaria provocata dalla caduta delle quotazioni in Borsa” di questi giorni”. “Quali sono i motivi di questo crollo, largamente imprevisto?”, si chiede. Le risposte: “all’inizio si è cercato di dare la colpa al rallentamento della crescita cinese, un alibi che non ha tenuto a lungo, vista l’esiguità di tale rallentamento. Poi la si è attribuita al crollo del prezzo del petrolio, una causa certamente importante, ma probabilmente non la principale”. La vera ragione “sta ‘dentro’ ai mercati borsistici, al loro modo di funzionare, alla loro crescente dissonanza dal sistema economico-sociale che li ha espressi. Il loro meccanismo permette miliardi di operazioni automatiche di compravendita al giorno, che scattano, grazie a un ordine dato da un computer, appositamente programmato, quando le quotazioni raggiungono un determinato prezzo. Tutto ciò va bene quando i mercati hanno di fronte un mondo relativamente stabile, una crescita economica razionalmente ipotizzabile e non invece quando situazioni impreviste (ivi compresi gli arrivi dei migranti, l’importanza assunta dal terrorismo islamico, le prospettive, improvvisamente incerte, della crescita economica mondiale) vengono a turbare i calcoli finanziari quando specifici dati negativi si sommano a generiche paure”. Ma “come impedire che la malattia della finanza globale infetti l’economia reale del pianeta, come è successo nel 2008? La risposta immediata non sta nei mercati ma nelle autorità di vigilanza al di fuori dei mercati e gli strumenti da utilizzare sono i vari meccanismi limitativi delle transazioni di mercato, a cominciare dal divieto di vendite allo scoperto”. Occore poi “accertare l’entità dei danni occulti, “ossia dei ‘buchi’ che le perdite di questi giorni apriranno nei bilanci delle istituzioni finanziarie che detengono i titoli maggiormente penalizzati dalla caduta”, “è necessario porre qualche limite all’assolita libertà delle transazioni finanziarie mondiali in favore di un sistema che non ripudi il mercato, ma lo armonizzi, indirizzando le sue energie alla soluzione dei problemi delle disuguaglianze, delle decrescenti opportunità dei cittadini medi di trovare occasioni di lavoro, di uno sviluppo potenzialmente disumanizzante” E Deaglio sottolinea che, “per una coincidenza non banale, mentre ieri la caduta raggiungeva il suo massimo, Papa Francesco inviava un duro messaggio al Forum Economico Mondiale di Davos” perché i poveri “non vengano dimenticati e lo sviluppo venga umanizzato”.

La Stampa, pagina 4: “Davos, la Grande Paura sorprende i vip dell’economia”, “Nessuno se l’aspettava: in agenda solo temi politici e ambientali”, scrive Francesco Manacorda.

La Repubblica, alle pagine 2 e 3 raccoglie il parere di cinque economisti sui mercati e l’Italia (“E’ crisi finanziaria? No, l’economia reale non va così male, il rischio è il contagio”). Rispondono Michael Spence (“Tanti gli errori, tassi troppo bassi e stime irrealistiche sul pianeta Cina”), Kenneth Rogoff (“Non è il collasso, Europa e Usa stanno risalendo e l’Italia cresce”), Domenico Siniscalco (“Quadro pericoloso e per noi c’è anche il caso sofferenze scoperto in ritardo”), Emma Marcegaglia (“Sul greggio pesa un’iperspeculazione. Ci siamo rimangiati i guadagni del 2015”), Jacob Frenkel (“Mercati sconnessi dalla realtà, la crescita c’è e aumenta il lavoro”).

A pagina 3 l’analisi di Federico Rampini: “Cina, petrolio e debiti, ecco le tre condizioni della tempesta perfetta. E i rimedi tardano”, “Dalle incognite del nuovo modello di sviluppo a Pechino al controschock energetico: così arriva il peggior inizio dell’anno sui mercati. Le mosse della Fed”. Scrive Rampini che “la turbolenza non riguarda solo chi ha investito in azioni: petrolio e valute ci stanno indicando problemi in arrivo anche per l’economia reale”. Sulle cause: “al primo posto c’è la transizione della Cina verso un nuovo modello di sviluppo”; al secondo posto il 2contro schock petrolifero che dura da quando ci furono il rallentamento cinese e la rivoluzione energetica americana: ma di recente con la guerra geo-economica tra Iran e Arabia saudita ha assunto le caratteristiche di una rotta disordinata”. Il calo del petrolio, che è sceso ieri sotto i 27 dollari al barile, “destabilizza non più solo i petro-Stati, ma anche le banche occidentali che hanno prestato al settore petrolifero”. Terzo fattore, secondo Rampini: “la svolta monetaria della Federal reserve”, che a dicembre “ha rafforzato il dollaro creando problemi a chi in dollari si è indebitato (Stato sovrano o impresa) in giro per il mondo”.

Su Il Manifesto Luigi Pandolfi scrive che “il tracollo delle borse e delle azioni bancarie segue la logica della speculazione finanziaria, che non è un’eccezione la la colonna portante del capitalismo. L’economia di carta è 13 volte più grande di quella reale”.

La Stampa intervista Niall Ferguson, storico dell’Economia ad Harvard: “Il mondo è malato di deflazione e la Fed ha sbagliato i tempi sui tassi”, “rischiamo 20 anni si stagnazione”, “La Cina svalutando peggiora le cose. Un’escalation della violenza im Medio Oriente alla fine porterà il petrolio a risalire”.

Tempesta sull’Italia, Mps, bad bank

Il Corriere, pagina 5: “Summit tra Renzi, Padoan e Visco. ‘Fermeremo la speculazione’”. E le parole del presidente dell’Associazione bancaria italiana Patuelli, che parla di “attacco all’Italia”. Il quotidiano intervista John Cryan, il manager britannico che guida la Deutsche Bank. Dice: “Chi vende i titoli delle banche, vende un Paese”; “quando cade tutto il mercato, anche le banche cadono. Anzi, le azioni più grandi e importanti sono colpite ancora di più. Se un investitore vuole uscire dalla Germania, vende le blue chip, e quindi vende anche Deutsche bank”. Perché le banche italiane soffrono di più? E in particolare qual’è il problema di Monte Paschi Siena? “Non posso fare commenti, posso solo dire che Mps è una banca in una Regione bellissima come la Toscana”.

Su Il Manifesto, pagina 3: “Il crollo del Monte Paschi è un viatico alla ‘svendita’?”, si chiede Riccardo Chiari ricordando che ieri il titolo ha perso il 22% e che il governo è “cauto” in attesa della ‘bad bank’; “ed è proprio quella della ‘bad bank’ la variabile che alimenta le incertezze e le manovre speculative”.

Su La Stampa: “Vertice anti-crisi su Montepaschi. ‘Verso l’ok dell’Europa alla bad bank’”, Task force di Renzi, Padoan e Visco. Dal Tesoro fino a 40 miliardi di euro di garanzie”. Ne scrive Alessandro Barbera: “a Mps non manca la liquidità; grazie all’ombrello della Bce, nessuno oggi ha questo problema”. Ma nonostante due ricapitalizzazioni, sta subendo svalutazioni pesantissime. I contatti tra Roma e Bruxelles sembrano aver sciolto il nodo della trattativa, ovvero la natura dell’intervento statale: “nel nuovo schema il Tesoro non ha introdotto una garanzia indistinta per tutti, ma la attiva caso per caso. Le banche, singolarmente o in gruppo, istituiscono una società ‘veicolo’ (la ‘bad bank’) a cui vengono ceduti i crediti in sofferenza, ovvero fondi prestati a imprenditori o privati che per via della crisi non sono più in grado di restituire. Il meccanismo prevede che quel credito venga acquistato ad un prezzo più basso e rivenduto sul mercato. Ma chi garantisce che quel prezzo sia abbastanza basso da non far perdere soldi alla bad bank? Ecco che entra in gioco lo Stato, come una sorta di assicuratore. Non versa soldi a fondo perduto, ma li presta, con la promessa di avere una parte dei ricavi della vendita. Interviene su richiesta delle banche, evitando di far scattare l’accusa di aiuto di Stato”.

La Repubblica: “Tesoro e Bce in campo per lo scudo anti-crisi. Bad bank in due tempi e subito aggregazioni”, “Ecco la strategia allo studio per mettere in sicurezza il sistema gravato da oltre duecento miliardi di sofferenze dopo sette anni di crisi”.

Il Corriere intervista la commissaria Ue alla Concorrenza Marghrete Vestager: “Sulla bad bank discutiamo, lavoriamo per un accordo”, “alla Bce valutano l’insieme di un bilancio, noi le specifiche posizioni”.

Tensione governo-Ue

Su La Repubblica, con foto del presidente della Commissione Ue Juncker, che ieri ha tenuto una conferenza stampa: “La Ue cerca la tregua, ‘Con l’Italia rapporti ok ma riduca il debito’”, “Juncker: ‘Normale scambio di parole maschie’. Il Pd però attacca il suo capo di gabinetto”.

Il riferimento al capo di gabinetto è ben chiarito da un articolo del Corriere della Sera che, con un retroscena di Marco Galluzzo, dà conto dell’interrogazione presentata dall’europarlamentare Nicola Danti, “molto vicino a Renzi”, alla Commissione Ue: riguarda Martin Selmayr, capo di gabinetto tedesco del presidente Juncker. Lo accusano di passare informazioni riservate ad alcuni governi piuttosto che ad altri: “un altro tassello -scrive Galluzzo- della guerra di nervi tra Roma, Berlino e Bruxelles. Selmayr sarebbe colui che alcuni giorni fa ha fatto filtrare, in modo informale. Alle agenzie di stampa, che in Italia ‘mancano interlocutori’”.

La Stampa: “Juncker e le tensioni con Renzi, ‘Scambi virili, nessuna crisi’”, “Il presidente della Commissione Ue smorza i toni: ‘Con l’Italia buoni rapporti’. Moscovici in pressing: ‘Basta liti, adesso Roma si muova per ridurre il debito’”.

Sul Corriere: “Aiuti ai turchi, la Ue critica l’Italia. Ma Juncker lancia inviti al dialogo”.

Gran Bretagna

Su La Stampa la corrispondenza da Londra di Alessandra Rizzo: “Porte rosse per marchiare le case dei rifugiati”, “proteste a Middlesbrough, nel Regno Unito: ‘Un segno che ricorda la Germania nazista degli Anni ’30’”. Nella cittadina del Nord-Est ad alta intensità di immigrati la società proprietaria degli edifici (Jomast, subappaltatrice della multinazionale G4S, legata al ministero dell’Interno), ha respinto le accuse si discriminazione, ma il ministro degli Interni britannico ha aperto un’inchiesta e ha raccomandato la riverniciatura dei portoni. Secondo il “Times” la cittadina dello Yorkshire ha la più alta percentuale di richiedenti asilo di tutto il regno Unito: uno per ogni 173 residenti. La giustificazione del rosso dei portoni sarebbe stata quella della facilitazione dei controlli.

Anche su La Repubblica: “Le case dei migranti marchiate con porte rosse. ‘E’ l’apartheid inglese’”, “A Middlesbrough e in altre città. Esplode la polemica. Fa un errore nel tema, bimbo scambiato per terrorista”. A scrivere è Enrico Franceschini, da Londra, che dà conto anche della vicenda di cui è stato protagonista un bambino musulmano di 10 anni, alunno di una scuola elementare del Lancashire: ha scritto per errore in un tema “vivo in una casa di terroristi”, ma invece di “terrorist house” voleva scrivere “terraced house” (villino a schiera). Gli insegnanti hanno chiamato la polizia, che lo ha interrogato e ha perquisito la sua casa, prima di chiarire il malinteso.

Austria e rifugiati

Su La Stampa il reportage di Niccolò Zancan da Salisburgo: “Nell’Austria che cede alla paura. ‘I profughi li spediamo in Germania’”, “A Salisburgo per ogni migrante che arriva più di 5 sono portati alla frontiera”.

“L’Austria mette un tetto ai profughi: ne accoglierà solo la metà rispetto al 2015”, scrive Ivo Caizzi sul Corriere.

Su La Repubblica: “’Servono più campi profughi vicini ai conflitti’”, “A Davos la proposta del vice cancelliere tedesco Sigmar Gabriel: ‘Per proteggere i nostri confini’”.

Libia

Su La Stampa l’articolo di Guido Ruotolo: “In Libia truppe speciali Usa, inglesi e francesi contro l’avanzata Isis”, “Reparti a Misurata e Bengasi, pronti ad agire”.

Tunisia

Su La Stampa il reportage di Francesca Paci dalla Tunisia: “La Tunisia torna nelle piazze: ‘Per il pane, non per la libertà’”, “Scontri a Kasserine e Tunisi: ‘Lavoro o salta tutto’”. Racconta Paci del sit-in davanti al Parlamento, dove una trentina di manifestanti brandiva una foto del disoccupato 28enne Ridha Yahyaoui, morto fulminato sabato scorso sul palo dell’alta tensione, da cui voleva gettarsi perché non era rientrato nelle nuove assunzioni. “La rivoluzione del 2011 ci ha portato solo il pluralismo”, dice una delle manifestanti. E un’insegnante: “pochi giorni fa la madre e la sorella di Mohamed Bouazizi sono emigrate in Canada: bella famiglia, ci ha messo in questo casino e se ne va”. Gli aiuti promessi dal G20 nel 2011 sono rimasti lettera morta. Le sole somme cospicue incassate portano l’intestazione del FMI e pare che il ministro delle finanze Chaker abbia confidato ai suoi di aver bisogno di 5 miliardi di dollari all’anno per evitare la bancarotta.

Usa

Su La Stampa: “Palin-Trump, la coppia più esplosiva, ‘Insieme ci prenderemo l’America’”, “La paladina dei Tea Party in campo a sorpresa con il tycoon”. Ne scrive Francesco Semprini da New York, sottolineando che colei che taluni avevano considerato una “meteora” legata alla campagna elettorale del 2008 ha manifestato in pubblico il suo sostegno al candidato repubblicano Donald Trump, con un endorsement mediatico studiato a tavolino. E Trump ha risposto con galanteria repubblicana proponendole di entrare nel suo “Dream team”. La Palin -scrive Semprini- può rivelarsi una carta più che efficace tanto per contrastare l’ascesa del senatore del Texas Ted Cruz che per cooptare il popolo del “no taxation”, vicino ai Tea Party, finora scettici nei confronti di Trump.

Sul Corriere ne scrive Giuseppe Sarcina, corrispondete a New York: “Palin-Trump, la coppia che spiazza tutta l’America”, “La pasionaria dell’ultradestra Usa si schiera colo miliardario”. “Venti munti da star. Sarah Palin ricompare sulla scena politica a fianco di Donald Trump”, scrive Sarcina parlando di “una performance da predicatrice televisiva”. Palin, ferrea anti-abortista, pro-vita, ma favorevole alla pena di morte; drasticamente liberista in economia, iperconservatrice nelle politiche sociali”, con questo apparentamento ha spiazzato i concorrenti diretti di Trump e in particolare Ted Cruz, altro esponente del Tea Party, diventato senatore del Texas, come ha riconosciuto lui stesso ‘grazie a Sarah Palin’”.

Pakistan

Sul Corriere Lorenzo Cremonesi si occupa della strage di ieri in Pakistan: “Massacro all’università in Pakistan. Raffiche dei talebani su prof e studenti”, “oltre 20 morti nel campus di Bacha Khan. Si rafforza l’ala più estremista del movimento”. E’ accaduto nella cittadina di Charsadda, una trentina di chilometri da Peshawar, nel cuore del Pakistan nord-occidentale pashtun, roccaforte dei gruppi filo-talebani connessi con la guerriglia in Afghanistan. Circa 3mila studenti sono iscritti alla Bacha Khan, lo stesso nome di un celebre eroe del nazionalismo laico pachistano deceduto nel 1988 e legato al movimento non violento di Gandhi. Ieri era atteso un alto numero di ospiti esterni in occasione del festival di poesia.

La Repubblica: “I Taliban all’attacco di un’università pacifista. Strage di studenti”, “Quattro ore di battaglia, almeno ventuno uccisi. Il massacro voluto dall’ala dura di Mansour”. L’attacco è stato rivendicato da una fazione dissidente di Tehereek-e-Talibani (Ttp), guidata dal khalifa Omar Mansour, il comandante dell’ala dura che si è ribellato alla nuova leadership dei Taliban assunta dopo la morte del mullah Omar dal figlio Mohammad Yaqoub.

Il quotidiano intervista Ahmed Rashid, grande esperto di jihadismo e del movimento Taliban: “C’è un Paese che resiste -dice- rispondiamo con la cultura alla violenza degli islamisti”, “Quel campus è un bastione liberale in una zona di madrasse estremiste. Lo hanno colpito per metterlo a tacere”.

E Anna Lombardi si occupa di Hamid Hussain, professore di chimica morto per difendere i suoi studenti: “’Un martire dell’istruzione’. Così Syed ‘il protttore’ è morto da eroe per difendere i suoi allievi”, “ieri per metterli in salvo ha affrontato i terroristi a costo della vita, raccontano i sopravvissuti”.

Isis-Iraq

Sul Corriere Paolo Conti racconta della demolizione da parte di Isis del monastero di Sant’Elia a Mosul: “E’ la prima distruzione completa di un monastero in Iraq”, spiega l’archeologa Stefania Berlioz, che fa parte della missione italiana in Iraq, da quattro anni al lavoro per il censimento dei beni culturali danneggiati in guerra sotto il coordinamento di Alessandro Bianchi. Era stato fondato nel 590 dopo Cristo.

Su La Repubblica ne scrive Paolo Matthiae: “Mosul, l’Is ha distrutto anche il monastero di Sant’Elia”, “La conferma arriva dalle immagini satellitari. Più di 70 chiese cristiane sono state attaccate da Daesh in Iraq”.

Cina

Su La Stampa, pagina 2: “Pechino punta al greggio del Golfo. Maxi-accordo con l’Arabia saudita”, “Missione di Xi Jinping per rafforzare l’asse con Riad e Teheran”. Ne scrive Cecilia Attanasio Ghezzi da Pechino.

Sul Corriere: “Xi scopre la Reaganomics con ‘caratteristiche cinesi’”, scrive Guido Santevecchi da Pechino spiegando che i giornali cinesi hanno creato un nuovo gioco di parole: “Cresce la domanda per la riforma dell’offerta”. Il titolo riassume l’ultima campagna del governo, che cerca di guidare il Paese verso una crescita più equilibrata, rispetto agli anni improntati alla produzione a basso costo ed esportazioni.

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