Salvare le Regioni

Dopo l’arresto dell’Assessore alla casa della Regione Lombardia Zambetti, accusato di aver barattato pacchetti di voti dalla ‘ndrangheta calabrese, è ancora questo il tema di apertura per molti quotidiani.

 

Corriere della Sera: “Formigoni resta, sì della Lega”, “La giunta lombarda sarà azzerata, poi il rimpasto”.

 

La Repubblica: “Lombardia, la Lega salva Formigoni”, “’Non mi dimetto, azzero la giunta’. Napolitano: soldi pubblici, basta abusi”.

 

La Stampa: “Lombardia, Formigoni resiste”, “Tregua con la Lega. Il Governatore: nuova giunta in pochi mesi”.

 

Il Giornale: “Metodo Woodcock. Ora tocca a Passera”, “Inchiesta su Finmeccanica: nelle carte del pm anche i nomi di Ciampi e Vietti”, “E la Consulta vieta di tagliare gli stipendi alle toghe”.

Di spalla: “Formigoni non lascia, raddoppia (ma dimezza la giunta). Voti di scambio, spunta il Pd”.

 

Libero: “Sacrifici per tutti ma non per i giudici”, “Mentre Monti alza l’Iva e taglia gli sgravi tributari a pensionati, disabili e famiglie, la Corte costituzionale cancella il taglio degli stipendi dei magistrati più ricchi”.

A centro pagina una vignetta raffigura il governatore della Lombardia: “Formigoni fa fuori la giunta per provare a salvarsi”.

 

Il Sole 24 Ore, in riferimento alla Legge di stabilità: “Retroattivi i tagli agli sconti fiscali”, “Previsti per l’anno in corso i limiti a detrazioni e deduzioni mentre i ritocchi alle aliquote Irpef scatteranno dal 2013”.

 

Il Fatto: “Scoperto il bancomat dei politici”, “La Russa preme per l’ex moglie. Paolo Berlusconi deve rientrare di 2 milioni. La Santanché chiede aiuto per la sua azienda. Sull’Espresso le telefonate con Ponzellini quando guidava la Banca Popolare di Milano. C’è anche il capo della Finanza che chiede le sigarette al direttore dei Monopoli di Stato”.

 

Regioni

 

Il Corriere della Sera scrive di un lunghissimo incontro, ieri, tra il governatore della Lombardia Roberto Formigoni, il segretario federale della Lega Roberto Maroni ed il segretario Pdl Angelino Alfano. Sette ore, nel corso delle quali c’è stata anche una mediazione telefonica di Berlusconi. Al termine dell’incontro, le parole del governatore: “Vi avevo promesso un gesto forte di discontinuità e ci sarà: con l’accordo di Pdl e Lega, la giunta sarà azzerata. Procederò a formarne una nuova nei prossimi giorni, ridimensionata nel numero e con persone di eccellenza”, “vareremo entro dicembre la nuova legge elettorale regionale che eliminerà i listini, faremo la riforma sanitaria, del welfare e della riorganizzazione regionale puntando sulla macroregione al Nord”.

“Maroni congela la rottura”, titola ancora il Corriere nelle pagine seguenti. La Repubblica scrive che Formigoni resta, la Lega non lo molla, ma non si sa fino a quando: per domani è infatti stato convocato un consiglio federale che non si annuncia tranquillo. Se ieri infatti il coordinatore della Lombardia Matteo Salvini spingeva per le dimissioni di Formigoni, Maroni da Roma dichiarava che si può “andare avanti”. Per il quotidiano, invece, “Berlusconi molla il governatore”. E si citano tra virgolette parole che il Cavaliere avrebbe pronunciato: “Non faremo come con la Polverini”. E, ancora tra virgolette, si riassume il suo orientamento: “Non possiamo affondare con Roberto. L’inchiesta è un altro colpo mortale su di lui, ma rischia di esserlo anche per tutti noi: non possiamo passare per il partito della mafia calabrese oltre che dei ladri”.

Il Giornale titola, su Formigoni: “Multe, rimpasti e scarcerazioni: il giorno più lungo del Celeste”. Per quel che riguarda la scarcerazione, ci si riferisce a quella dell’ex assessore Antonio Simone (inchiesta Saccò-San Raffaele) per cui il Gip ha decretato non fosse necessaria la proroga della misura cautelare. In riferimento alla multa, si ricostruisce invece la vicenda che lo aveva contrapposto ai radicali, che avevano accusato il Governatore di diffamazione: era stato querelato dopo che i radicali avevano denunciato l’esistenza di un congruo numero di firme false a sostegno delle liste Pdl alle ultime regionali. “In conferenza stampa e interviste – ricostruisce Il Giornale – Formigoni aveva accusato i radicali di ‘complotto’: ‘Sono stati lasciati per ore in una stanza con i certificati elettorali’”. “Nel frattempo – scrive ancora Il Giornale – le indagini della Procura hanno accertato che effettivamente molte firme erano effettivamente apocrife. Di questo, Formigoni non deve rispondere, ma delle accuse infondate ai Radicali sì. Ed ecco la sentenza: niente carcere, 900 euro di multa, e 100 mila euro (ma non da pagare subito) di risarcimento ai ‘diffamati’ di cui 50 mial direttamente a Marco Pannella”.

 

Anche oggi sui quotidiani compaiono stralci di intercettazioni e ricostruzioni dello scenario in cui si muove l’inchiesta sui rapporti ‘ndrangheta-politici in Lombardia. “Così il clan investiva sull’assessore. ‘Chi sgarra lo crepiamo di palate’”. La Repubblica: “Dai voti facili ai business milionari, ‘Così la Lombardia si è venduta ai clan’”. La Stampa riassume tra virgolette le parole del boss Costantino: “’Dopo tutti i milioni spesi Zambetti non può dirmi no’”. Questo quotidiano riprende anche il filone delle inchieste che hanno riguardato la Lega e il suo ex tesoriere Belsito: le ultime novità dalle indagini della Procura antimafia di Reggio Calabria, “puntano dritte a Milano”. In Lombardia è nata una delle società coinvolte nello scioglimento del comune di Reggio Calabria e per la Procura la Lega riciclava anche il denaro di Cosa nostra.

 

Su Il Giornale: “I boss organizzavano i pullman per le cene elettorali di Zambetti”. Ma secondo il quotidiano, nel comune di Rho l’ex assessore avrebbe dirottato i voti sul Pd: in occasione delle elezioni amministrative, il candidato leghista Tizzoni ha rifiutato l’appoggio della “lobby calabrese” ma, secondo un altro arrestato, il chirurgo Marco Scalambra, la maggior parte di questi voti sarebbe stata comprata dal Pd.

 

Sul “Laziogate” La Stampa parla della “lista dei movimenti dei dieci conti correnti su cui ha operato Vincenzo Maruccio, il capogruppo di Italia dei Valori alla Regione Lazio nonché tesoriere del gruppo. La lista dei movimenti è ancora al vaglio del Nucleo valutario della Guardia di Finanza. Ma già dall’estratto conto Unicredit dell’Idv nella sede del Consiglio regionale emergerebbe una attenzione particolare al giroconto dei bonifici e all’emissione di assegni senza destinatario: “una sorta di meccanismo di scatole cinesi. Per coprire chi? Se stesso o qualcun altro? ‘Ho usato il denaro esclusivamente per spese elettorali’, ha scritto l’altroieri Maruccio in una nota’. Si, ma quali spese? Quelle del gruppo regionale oppure quei 781 mila euro sono transitati a qualcun altro del partito?”. Dei sette conti correnti personali, uno è cointestato alla moglie, intestataria peraltro di un appartamento di 9 vani: con quali soldi è stata pagata quella casa? Il quotidiano si sofferma su un mutuo che non viene pagato con regolarità; poi c’è un prestito di 84 mila euro circa ottenuto nel luglio scorso, e ci si chiede come sia possibile “che uno rubi 581 mila euro in autobonifici, più 200 mila in prelievi in contanti” abbia poi bisogno di un prestito: “un tenore di vita troppo alto? Oppure Maruccio, enfant prodige amato dal leader Antonio Di Pietro, non rubava solo per sé? O davvero l’ex capogruppo aveva messo le mani nei conti del partito per restituirsi il denaro che aveva anticipato?”.

Il Giornale: “Case e terreni, ecco il tesoro del Batman Idv. Verifiche sui conti di Maruccio, uomo del ‘cerchio magico’ di Di Pietro. E il partito chiude in anticipo la festa di Roma”.

Il Corriere della Sera sintetizza tra virgolette quella che sarebbe la convinzione dei Pm: “Il capogruppo Idv al centro di una rete. Smistava i soldi”. Si scrive che c’è un vorticoso giro di denaro dietro l’attività di Vincenzo Maruccio, accusato di peculato per aver sottratto alle casse del partito 780 mila euro. I soldi sono stati trasferiti sui suoi conti correnti attraverso una sessantina di bonifici e decine di prelevamenti in contanti, poi dirottati su depositi bancari intestati ad altre persone che si sta cercando di identificare.

 

Gian Antonio Stella sulla prima del Corriere scrive che “finalmente, dopo imperdonabili ritardi, viene accantonato l’argomento più peloso: quello che la difesa di un certo sistema equivalesse alla difesa della democrazia stessa. Come se fosse un’equazione: più costi, più democrazia”. E poi: “Sapete quante notizie Ansa uscirono nel 2009 con le parole ‘costi della politica’ nel titolo? Quattro: su centinaia di migliaia”.

 

Primarie

 

Il Sole 24 Ore intervista il sindaco di Firenze Matteo Renzi, che parla soprattutto del suo programma economico: “Ho visto che Casini ha detto che la Merkel con me si metterebbe a ridere, sarebbe già un bel risultato. Al di là delle battute dico che l’Italia, con me e senza di me,

porta la parte migliore di se stessa ai tavoli europei, con l’autorevolezza delle riforme che faremo, non avrò alcuna timidezza, nessun senso di inadeguatezza. Se noi vinciamo

portiamo al governo quelli più bravi. Faremo quello che Luigi Zingales chiama la lotta alla peggiocrazia”. “Io ho un programma su internet” dice Renzi delle sue proposte economiche. “Bersani ha solo ‘intervista che ha fatto al ‘Sole24Ore'”. Proposte: ridurre il cuneo fiscale “dando

100 euro in più al mese in busta paga al ceto medio”, e recuperare le risorse “tagliando del 15% la spesa intermedia dell’amministrazione pubblica e intervenendo anche su una parte dei contributi alle imprese secondo il modello Giavazzi”.

 

L’Unità intervista il capogruppo Pd alla Camera Dario Franceschini: “‘Le primarie devono portare

confronto tra idee, non lacerazioni interne. Le facciamo per scegliere il nostro candidato premier, ma questo non preclude che le alleanze possano poi essere piu’ larghe”

Consulta

 

Per la Consulta -scrive Il Sole 24 Ore- sono incostituzionali i tagli sugli stipendi pubblici sopra i 90 e i 150 mila euro e gli assegni dei magistrati. La restituzione del pregresso, che interessa una platea di almeno 26.400 dipendenti, costerà 50 milioni.

A fare ricorso sono stati circa 1300 magistrati, che si sono rivolti al Tar, che a sua volta, regione per regione, ha rimesso la questione alla Corte Costituzionale.

La sentenza è di ieri, e fa cadere l’effetto dell’articolo 9 del decreto legge 78 del 2010, che disponeva un prelievo per il triennio 2011-2013 del 5 e del 10 per cento sulla parte di retribuzione eccedente, rispettivamente, i 90 e i 150 mila euro lordi annui. A giudizio della Consulta la norma si pone “in evidente contrasto con gli articoli 3 (tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge) e 53 (tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva) della Costituzione. Incostituzionali sarebbero anche gli interventi sulla retribuzione dei magistrati contenuti nello stesso decreto legge, che prevedeva un taglio del 15 per cento della indennità speciale nel 2011, del 25 per cento nel 2012 e del 32 per cento nel 2013. Illegittimo anche lo stop su acconti e conguagli alle toghe. Bocciata anche la norma (articolo 12) che regolava la trattenuta del 2,5 per cento sul tfr calcolato per gli stipendi dei dipendenti statali, poiché discrimina i lavoratori pubblici rispetto a quelli privati, dove la trattenuta è interamente a carico del datore di lavoro. Spiega Il Sole che con il colpo di spugna al “prelievo di solidarietà” a carico dei dirigenti e dei manager pubblici, e mai esteso al settore privato, si dovranno ora restituire le somme sottratte in busta paga mese dopo mese. Si tratta di una platea di almeno 26400 dipendenti, contando l’intera Pubblica Amministrazione, di cui quasi 1500 con una retribuzione superiore ai 150 mila euro. Le risorse dovranno essere necessariamente reperite con la legge di stabilità. Magistratura Indipendente ha chiesto al governo di rispettare la sentenza e stralciare dalla legge di stabilità le norme ritenute incostituzionali (la legge di stabilità contava su una minor spesa di 28,9 milioni l’anno per il triennio) e la Fp Cgil ha sottolineato che la sentenza va ora applicata anche per 10mila medici pubblici che “da anni subiscono il blocco dei contratti e delle retribuzioni come tutti i lavoratori della Pubblica Amministrazione”.

Il Sole 24 Ore concentra l’attenzione anche sulla reazione del Quirinale agli scandali legati alle Regioni. Ieri il Capo dello Stato ha incontrato i Presidenti delle Regioni, ed ha espresso il timore che l’ondata di scandali possa cancellare l’autonomia regionale. Con una nota scritta, di cui dà conto il Corriere, il Quirinale ha scritto che serve “un immediato intervento legislativo per ridurre i costi della politica nelle Regioni e stroncare intollerabili fenomeni di abuso del denaro pubblico e di malcostume”.Ma questa è, per il quotidiano, una precondizione che il Capo dello Stato indica per evitare che si scivoli in giudizi sbrigativi sulle funzioni delle Regioni: è necessario intervenire “immediatamente” per ridurre questi costi, ma anche per chiarire “gli assetti e gli equilibri istituzionali nella seconda parte della Costituzione” che da lungo tempo si è “convenuto” di riformare senza che “purtroppo” si siano raggiunte intese risolutive. Napolitano auspica “quantomeno” la rapida conclusione del processo di riordino delle Province. E definisce “una prima parziale risposta” la proposta di legge costituzionale approvata la scorsa settimana dal Governo su cui il Parlamento dovrà pronunciarsi.

 

Europa

 

Il Sole 24 Ore titola: “L’FMI chiede altri due anni per il risanamento greco”. La direttrice Christine Lagarde è pronta ad andare incontro ad Atene ma, secondo il quotidiano, “Berlino frena”. Anche su La Stampa si scrive che la Cancelliera Merkel, il ministro delle finanze tedesco Schauble e il suo omologo italiano Grilli “frenano” ed invitano ad aspettare quel che dirà la trojka.

Il Corriere della Sera intervista il leader della opposizione di sinistra radicale greca Syriza, Alexis Tsipras, che dice: “Cancellare il debito dei Paesi in difficoltà”. Dichiara che “anche ai tedeschi nel dopoguerra fu concesso un rinvio nel pagamento degli interessi”, “Angela Merkel non vuole costruire una Germania europea ma una Europa germanizzata”. Nei sondaggi Tsipras risulta più popolare del premier conservatore Samaras.

 

E poi

 

Su tutte le prime pagine la vicenda delle “immagini choc” mostrate nel corso della trasmissione Chi l’ha visto, dove agenti della polizia in borghese, in una scuola elementare in provincia di Padova, prelevano un bambino di dieci anni, figlio di genitori separati, per eseguire il provvedimento del Tribunale di Venezia: toglierlo alla madre e affidarlo in via esclusiva al padre. Il piccolo resiste, i poliziotti lo prendono di peso e lo trascinano per strada con la forza. Il capo della polizia Manganelli si è scusato e ha disposto una inchiesta interna. Il governo riferirà oggi in Parlamento.

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