Prosegue il negoziato con la Grecia

Il Corriere della Sera: “L’ultima mossa di Tsipras. Dopo l’avvertimento dei ministri delle Finanze Ue. Proteste per la vignetta su Schauble in divisa nazista”. “Il leader greco chiede sei mesi in più per il salvataggio ma si tratta ancora”.
In alto: “Vertice Onu sulla Libia, esclusa un’azione. E in Iraq l’Isis brucia vivi 45 prigionieri”.
A centro pagina un reportage dall’Ucraina: “In Ucraina tregua a rischio. Tra i volontari russi: ‘noi combattiamo’”.
A fondo pagina: “Lo strano caso della tassa sui contanti. ‘Prelievo sui versamenti oltre 200 euro. Il ministero scrive e poi cancella la misura”.
In prima anche un articolo a firma del “quirinalista” Marzio Breda: “Il debutto di Mattarella irritato”.

La Repubblica ha in grande evidenza la foto dei parenti dei copti egiziani trucidati dall’Is. Il titolo: “L’Europa: soluzione politica in Libia. Sicurezza, 5mila soldati nelle strade”.
In apertura a sinistra: “Tsipras alla Ue: ‘Basta minacce’, ma Atene tratta”, “Scontro finale tra Bruxelles e Grecia. ‘Non esiste la possibilità di un piano B’”. E lo scenario tracciato da Maurizio Ricci: “Quanto costa resuscitare la dracma”.
Sugli incontri ieri al Quirinale dell’opposizione, che aveva chiesto un colloquio al presidente della Repubblica dopo l’abbandono dell’Aula di Montecitorio in occasione della seduta fiume sulla riforma costituzionale: “Salvini non va da Mattarella. L’irritazione del Presidente”.
A fondo pagina l’inchiesta Ruby-ter: “’Ancora soldi e ville alle Olgettine. Berlusconi paga il loro silenzio’”.
Un richiamo anche per il processo a Dominique Strauss-Kahn: “Svolta al processo per Strauss-Kahn. L’accusa chiede il proscioglimento”, “Il pm: ‘non sapeva che erano prostitute’”.
A destra, il richiamo al reportage di Gad Lerner: “Quei ladri di case del condominio Lorentaggio”, “Milano, Diana e gli altri, la guerra povera tra gli occupanti abusivi”.

La Stampa: “’Soluzione politica per la Libia’”, “Europa e Usa: sì a un governo di unità nazionale, fermeremo il caos”, “Documento comune dopo un giorno di bombardamenti. Renzi: puntiamo sull’Onu. L’Egitto: fate in fretta”.
Della battaglia in corso in Libia scrive Guido Ruotolo: “I moderati islamici attaccano e strappano Sirte all’Isis”. Poi il richiamo ad una intervista all’ex premier Jibril, che dice: ‘Inutile l’intervento estero. Invece togliete l’embargo e dateci le armi’”.
A centro pagina, foto di Alexis Tispras: “Atene all’Ue: dateci più tempo”, “Tsipras chiede di allungare i prestiti. La Bce non riaprirà le linee di credito”.
Sulla politica italiana: “Opposizioni al Colle. Riforme, Mattarella cerca di ricucire”, “Salvini: non vado. Il Quirinale: stupiti”, “Incontro con Fi e Sel. In settimana anche Grillo”.
In taglio basso, l’inchiesta Ruby-ter: “’Berlusconi paga ancora le Olgettine’”.
E, dalla Francia: “Strauss-Kahn. L’accusa chiede ‘va prosciolto’”, “Si sgonfia il processo sul giro di squillo: ‘Non ci sono prove’. Lui: ‘Lo sapevo già’”.

Il Sole 24 Orer: “Atene apre al piano-Ue: aiuti estesi per sei mesi”. “Dopo la rottura di lunedì la Grecia cerca il compromesso: estensione a tempo dei vecchi accordi”. “Oggi l’esame dell’eurogruppo, Bce in pressing. Borse in rialzo”.
Di spalla: “Mattarella ascolta Forza Italia e Sel: ‘Riprendete il dialogo'”. “Grillo: vado anch’io. Il ‘no’ della Lega”.
A centro pagina: “Veneto Banca, prestiti sospetti. Perquisizioni della Gdf nelle sedi dell’Istituto e dei clienti ‘privilegiati’. Inchiesta della procura di Roma per ostacolo alla vigilanza: indagati il Dg Consoli e l’ex presidente Trinca”.
Il Fatto: “B. e Ruby, corruzione infinita. Legge anti-tangenti bloccata”, “Prequisite le Olgettine pagate per tacere, interrogato Spinelli su nuovi bonifici e case regalate. In Senato FI fa ostruzionismo sulla legge contro le mazzette e vota con il Pd contro la proposta M5S-Ln di raddoppiare la prescrizione”.
E la foto di Karima (Ruby), Barbara Guerra e Giuseppe Spinelli, corredata dal titolo: “Il Caimano fra Papi-girl e faide forziste pensa di cedere un po’ di Milan”.
La foto a centro pagina è per Sergio Chiamparino, immortalato insieme a Giuliano Soria: “Caso Grinzane, Soria accusa: ’25 mila euro a Chiamparino’”, “L’ex patron del premio letterario, al processo d’appello, tira in ballo decine di vip: ‘Soldi in nero e viaggi gratis. Il più vorace era Augias, il più patetico Alain Elkann’. Il governatore del Piemonte nega i fuoribusta per le campagne elettorali”.
In taglio basso, la Libia: “Il dittatore Al-Sisi e i libici: ‘All’Isis pensiamo noi’”, “Il generale egiziano continua i raid. Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite pronto a riunirsi, ma nell’immediato non ci saranno interventi. Le Brigate islamiche: ‘A Sirte il Califfo può usare i civili come scudi umani’. L’Italia dopo le intemerate bellicose ora punta sulla diplomazia degli altri: ‘Senza l’Onu non si fa nulla’”.
A fondo pagina: “Veneto Banca, prestiti ‘facili’: perquisito Marco De Benedetti”, “Indagai i vertici dell’istituto per finanziamenti senza garanzie a soci potenti”.

Il Giornale: “Arriva la bomba umana”. “Il piano dell’Isi: scafisti-kamikaze e invasione di immigrati. Primo passo per riarmarci: comprati novanta F35”. E poi: “L’euroflop della Mogherini: l’hanno già commissariata”.
L’editoriale, firmato da Vittorio Feltri, è titolato: “Il ministro Pinotti va alla guerra. Quella dei bottoni”.
Di spalla: “Il patron del Grinzane: ‘Ho mantenuto politici, artisti e vip di sinistra’”.
A centro pagina: “La maggioranza si spacca sul Jobs Act. In commissione Lavoro alla Camera”. E poi: “Prove di disgelo Renzi-Berlusconi e subito riparte la caccia dei pm sul caso Ruby”.

Libia

La Repubblica dà conto alle pagine 2 e 3 del documento comune di Usa, Francia, Gran Bretagna, Spagna e Germania, che ieri hanno condannato fermamente “tutti gli atti di terrorismo in Libia” e hanno insistito sulla “impellente necessità di una soluzione politica del conflitto”. La nota congiunta sottolinea che “la comunità internazionale è pronta a sostenere pienamente un governo di unità nazionale per affrontare le sfide attuali della Libia”. Poi si riferiscono le parole dell’Alto commissario alla politica Ue Federica Mogherini: “L’Ue resta convinta che sia ancora necessario incoraggiare il dialogo politico fra le diverse parti libiche”. Francesco Bei, in un commento dedicato alla “strategia di Palazzo Chigi” spiega che la precondizione ad ogni possibile discorso su un intervento militare è la costruzione, in Libia, di un fronte comune anti-Isis: a partire, ovviamente, dal governo di Tobruk, riconosciuto dalla comunità internazionale, dal Congresso nazionale libico, dalle milizie filo-islamiche a Tripoli e sostenuto dall’Egitto. Si riferisce quindi dell’orientamento che Renzi avrebbe espresso sul tema: “La nostra strategia è aiutare gli avversari dell’Is e aiutare le milizie a non accasarsi sotto le bandiere nere del Califfato”.
La Stampa, pagina 2: “L’Occidente fa fronte comune: ‘Governo di unità nazionale’”, “Renzi convoca i ministri e dà la linea: puntare sull’Onu. In serata dichiarazione congiunta con gli altri Paesi. In Italia 4800 soldati a difesa dei siti sensibili”. In un “retroscena” Francesco Grignetti scrive che Renzi “prende le distanze dall’asse bellico Egitto-Francia”: la parola d’ordine del governo è ‘diplomazia’ ed è bene che si cominci a discutere di Libia al Consiglio di sicurezza Onu. Meglio ancora se si darà più sostegno all’inviato speciale dell’Onu, Bernardino Leon, che era riuscito nell’impresa di portare ai colloqui di Ginevra molte tra le milizie armate libiche. Scrive Grignetti che a Roma non piace questo inedito asse tra Francia ed Egitto che cerca una copertura internazionale al Palazzo di vetro. E’ come se l’Egitto stesse prendendo a spallate una situazione instabile e l’Italia finora era riuscita a tenersi neutrale tra le varie fazioni. Si riferiscono poi le parole del nostro ambasciatore al Cairo Giuseppe Buccino Grimaldi: “La situazione è certamente grave, ma non dobbiamo drammatizzarla. Dire che Sirte e Tripoli sono in mano allo Stato islamico è assolutamente sbagliato”. A Roma ci sarebbero insomma anche timori per l’attivismo del presidente francese Hollande, che potrebbe ripetere gli errori del suo predecessore Sarkozy sull’intervento in Libia del 2011.
La Repubblica a pagina 6: “Sirte, il Califfato arretra: ‘Assediata dalle milizie’. Continuano i raid su Derna”, “La Brigata di Misurata libera la città dallo Stato islamico. L’Egitto chiude lo spazio aereo a un jet da Tripoli”.
E sulla stessa pagina, si riproduce un’intervista con copyright Europe 1 al presidente egiziano Al Sisi: “La minaccia jihadista colpisce tutto il Mediterraneo”. I suoi cacciabombardieri hanno iniziato a colpire l’Is in Libia dopo la decapitazione dei ventuno copti egiziani, fino a che punto è disposto a spingersi per punire l’Is? Al Sisi: “Noi non avremmo voluto che l’Egitto intervenisse militarmente, e non avremmo voluto intervenire all’interno dei confini libici nel rispetto della sovranità della Libia e del popolo libico. Ma quanto è accaduto è un crimine, un vero vile atto terrorista”, “Si tratta di una forma di autodifesa prevista dal diritto internazionale e dalla comunità internazionale e dalla tradizione”. Lei chiede una risoluzione Onu perché una coalizione possa intervenire in Libia e non siate i soli a dover intervenire? “Sì, proprio così. Non ci sono alternative. Soprattutto è necessario che il popolo libico sia d’accordo e il governo libico sia d’accordo e ci chiamino in loro aiuto per intervenire, per ripristinare la stabilità e la sicurezza in collaborazione con loro”.
Su La Stampa Guido Rutolo intervista l’ex premier del governo libico provvisorio Mahmoud Jibril, che dice: “Intervento estero? Già un disastro nel 2011. Invece togliete l’embargo e dateci le armi”, “Avevo avvertito del rischio islamista. L’Italia? Mi ha deluso”. E un intervento dei Caschi blu delle Nazioni Unite in missione di peacekeeping? Jibril risponde: “Che sia almeno una forza di pace composta da contingenti arabi e musulmani che rispondano alle direttive del governo. Se vi fossero truppe non musulmane, i terroristi griderebbero alla crociata anti-musulmani”.
Anche la pagina 5 è interamente dedicata alla Libia. Con un primo “retroscena” di Paolo Mastrolilli e Francesco Semprini da New York: “Il sì dell’Onu sempre più legato a un accordo tra le fazioni libiche”, “E il Cairo incoraggia Roma: noi partner nel Meditterraneo”. Ed uno firmato da Maurizio Molinari, corrispondente da Gerusalemme: “Diffidenze libiche e jihadisti in casa. Al Sisi or ateme la guerra su due fronti”, “Si sospettano mire di annessione, il Sinai è in fiamme”.
Su il Corriere un “retroscena” da New York spiega che la “frenata” all’ipotesi di un intervento militare in Libia sia “arrivatga da Washington”. Si spiega che dopo la “brusca frenata” di Renzi anche dal presidente francese Hollande è venuto un appoggio al “rilancio dell’iniziativa diplomatica”, e in questo modo sono state “spazzate via le voci secondo le quali Parigi stava preparando una risoluzione ‘bellicista’” per la Libia
Il Corriere intervista il capo di Stato maggiore italiano, ammiraglio Luigi Binelli Mantelli: “In Libia serve il negoziato, no ai radi. La chiave per sconfiggere l’Isis è l’Iraq”. Dice che comunque occorre ricordare che l’Isis “sa giocare bene con i media” e che “molte di quelle bandiere nere che vediamo sventolare anche su San Pietro sono solo propaganda”. Nell’intervista parla anche di F35 e di Mare Nostrum.
Per Il Giornale il rischio arriverebbe “sul gommone”, nel senso che la “ipotesi da incubo” per l’Italia sarebbe che “sotto l’apparenza consueta dei traghettatori di clandestini potrebbe infatti nascondersi un’imbarcazione pirata pronta ad impadronirsi di un vascello battente bandiera italiana per consegnarlo ai terroristi dello Stato Islamico. Non solo, dunque, la partenza di migliaia di persone sui gommoni, verso le nostre coste,come arma per creare il caos sul nostro territorio. Ora anche l’ipotesi che i gommoni stessi e i migranti a bordo si trasformino in kamikaze. Sotto le sembianze di un gommone di presunti scafisti può nascondersi una micidiale torpedine esplosiva pronta a puntare contro la Guardia Costiera o le navi della Marina Militare”.

Grecia

La Stampa, pagina 6: “La Grecia pronta a chiedere un allungamento dei prestiti”, “Tsipras attacca: ‘Nessun piano B, non siamo una colonia’. Ma vuole trattare. Il tedesco Schauble: ‘resteranno nell’euro? Dipende solo dal loro premier’”. Ne scrive Marco Zatterin da Bruxelles riferendo che più fonti ritengono che il premier greco sarebbe orientato a domandare l’estensione di sei mesi del piano dei prestiti che scade il 28. “Che cosa succede ad Atene se l’accordo non si trova?”: è il titolo di un’analisi sulla stessa pagina per rispondere a domande relative alla crisi greca. Tonia Mastrobuoni, corrispondente da Berlino, spiega poi che la Bce “non riaprirà i rubinetti del credito”. Oggi si terrà il consiglio direttivo dell’istituto di Francoforte e il presidente Draghi “tiene la linea dura”. Si spiega che lunedì all’Eurogruppo, presente Draghi, il ministro delle Finanze greco ha chiesto questa riapertura dei rubinetti per le banche greche da parte della Bce: “Draghi è obbligato a mostrarsi sordo ad appelli del genere per tutelare l’autonomia della Bce”. Draghi si è limitato a ricordare ad Atene che il debito con i creditori dovrà essere ripagato per intero e che qualsiasi cambiamento delle riforme dovrà essere concordato con le tre istituzioni creditrici, che una volta si chiamavano Troika e che, d’ora in poi, con un pizzico d’ipocrisia, per cedere alle richieste di Atene, saranno chiamate le tre istituzioni. Dopo lo scontro di questi giorni tra Atene e il resto dell’Eurozona, “sulla testa di Mario Draghi è piombata una responsabilità ancora più grande. La Bce ha deciso di lasciare aperta la possibilità per le banche greche non insolventi di accedere ai cosiddetti fondi di emergenza ‘Ela’, garantiti dalla banca centrale greca, ma con un limite stabilito dalla Bce. L’ultimo consiglio aveva stabilito un tetto di 60 miliardi”.
La Repubblica: “’Rinnovo del prestito ma non del programma’. Atene gioca l’ultima carta”, “Altissima tensione tra la Grecia e il resto dell’Unione. Schaeuble: ‘Mantenere gli impegni’. Telefonata Renzi-Tsipras”. In un “retroscena” Ettore Livini scrive che è in corso una “trattativa sottobanco sul ‘documento Moscovici’”: si spiega che, malgrado ufficialmente la posizione del premier greco è quella di non fare alcun passo indietro, oggi dovrebbe partire da Atene la lettera che chiede formalmente l’estensione di sei mesi del programma di sostegno finanziario (non del memorandum della troika). Una richiesta che ricalca le linee del documento presentato all’eurogruppo di lunedì da Pierre Moscovici “che noi avremmo firmato subito malgrado fosse al limite dei nostri limiti negoziali -ha spiegato Tsipras- ma che Dijsselbloem ha sostituito con la sua proposta irricevibile 15 minuti prima della riunione”.
Anche sul Corriere si scrive – in un “retroscena” – di “quel documento per il compromesso”, e della “scelta di Moscovici su aiuti e austerity”.La proroga riguarderebbe una stensione solo di parte del programma di aiuti finanziari, “con le relative condizioni”, e poi potrebbe essere convocato un Eurogruppo straordinario venerdì o la prossima settimana per far “siglare il compromesso” dai 19 ministri finanziari della zona euro. Moscovici ha anche detto: “Non c’è un poliziotto buono e un poliziotto cattivo” – riferendosi alle dichiarazioni di Varoufakis su un documento che nei giorni scorsi lui sarebbe stato pronto a firmare, e su differenze di linea con la Germania. “Non c’è un documento e uno alternativo. Ci sono contributi all’accordo complessivo. Ci dovrebbe essere un margine di flessibilità, spazio per la politica”.
Il Giornale: “Tsipras abbaia ma morde poco. Atene pronta a cedere all’Europa. Il premier chiederà oggi di estendere di sei mesi il prestito da 240 miliardi. Ma lasciando fuori il Memorandum firmato con la troika Ue-Bce-Fmi”. Si parla di “dietrofront” del premier greco, sul quotidiano.
Sul Sole si cita l’ex capo economista del Fmi, lo spagnolo Fernando Fernandez, che dice che l’uscita della Grecia dell’euro “non sarebbe una tragedia”, anche se “per la Grecia sarebbe di sicuro una tragedia”. Non lo sarebbe “forse” per gli altri, anche se la sua uscita “incoraggerebbe” altri PAesi, secondo un altro economista, il tedesco Guntram Wolff, del think tank Bruegel. In ogni caso “di fatto per Atene come per l’Eurogruppo le vie di una possibile ritirata si stanno restringendo a vista d’occhio”, scrive il quotidiano, che – citando un “attento osservatore europeo” – dice: “”Non è immaginabile che Angela Merkel e il suo ministro delle Finanze, Wolfgang Schäuble, che hanno letteralmente massacrato con le richieste di rigore il Governo di Antonis Samaras, un popolare come loro, facciano ora grandi concessioni a un nemico politico, al Governo di estrema sinistra di Tsipras. In questo modo farebbero il gioco dei partiti anti-sistema, di Podemos in Spagna che incalza il premier popolare Mariano Rajoy che andrà alle elezioni a fine anno. Sarebbe un suicidio politico per il Ppe'”.
E poi

La Repubblica torna sugli attentati in Danimarca e intervista il rabbino capo del Paese, Jair Melchior: “Non cederemo al ricatto del terrore”, dice. E considera “un errore” l’appello del premier israeliano Netanyahu: “non si tona in Israele per paura. Questa è la nostra casa e qui rimarremo. Dobbiamo reagire, scendere in strada, manifestare contro ogni forma di odio”. Oggi la comunità si riunirà per il funerale di Dan Uzan, il guardiano-eroe ucciso dall’attentatore di Copenaghen.
Da La Repubblica segnaliamo un lungo intervento di Nadia Urbinati, pubblicato a pagina 31: “La religione incompresa”. Ricorda Urbinati che a commento dell’attacco criminale degli estremisti islamici ai vignettisti di Charlie Hebdo, l’intellettuale francese Abdennour Bidar nella sula “Lettera aperta al mondo islamico” ha scritto che gli intellettuali occidentali sembrano aver smarrito la capacità di comprendere il fenomeno religioso. Scrive Urbinati che “la cultura moderna, la nostra cultura illuministica, è nata e si è radicata per domare e de-potenziare” il potere tremendo della religione e del suo uso politico. “Ci è riuscita permeando la vita civile della cultura dei diritti. Ma la convinzione di averne domato la forza le si è ritorta contro, rendendola incapace di comprendere appieno le risorse di cui la religione dispone, di leggerla come nient’altro che un segno che sta per qualcos’altro, un fenomeno arcaico e un rifugio per chi non ha, per esempio, risorse culturali ed economiche sufficienti. Opium populi”.
Sul SOle Marco Moussanet: “Quel malessere diffuso che permea l’Europa. Cimiteri violati, svastiche e aggressioni contro gli ebrei”.
Il Corriere offre un reportage di Lorenzo Cremonesi da Donesk, dove “numerosi volontari russi combattono tra le file delle milizie secessioniste dal governo di Kiev nell’Ucraina orientale”.
Sullo stesso quotidiano – alla pagina dei commenti – un intervento dello storico Nial Ferguson: “La politica titubante dell’Occidente fa maale all’Ucraina”. “L’accordo di Minsk non somiglia né a Monaco né a Camp David, è piuttosto l’esaltazione delle incertezze che hanno dato buon gioco a Putin”.
L’inserto R2 de La Repubblica è dedicato all”Intrigo argentino’: a un mese dal ritrovamento del corpo, restano numerosi dubbi sulla morte di Nisman, il procuratore che voleva inchiodare la Kirchner. Oggi opposizione e chiesa in marcia per chiedere di fare luce sull’ennesimo ‘suicidio politico’ nella storia del Paese. Ne scrive Omero Ciai. E a Madrid Alessandro Oppes intervista il regista Fernado Solanas, che dice: “Un delitto inquinato dagli 007, ancora un mistero senza verità”.

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