Panama Papers: Cameron, leader in bilico

Le notizie. 500 profughi hanno tentato di forzare la barriera tra Grecia e Macedonia a Idomeni e gli agenti hanno lanciato gas lacrimogeni. Il capo dello Stato, a Vinitaly, parlando ai produttori di vino, ha invocato il superamento delle frontiere in riferimento ai settori commerciali. Ma il leader della Lega Nord ha equivocato e gli ha dato del “venduto”. Ieri il presidente del Consiglio, parlando al tg di Canale 5, ha dichiarato che il governo non intende mettere mano alla riforma delle intercettazioni. Il premier britannico David Cameron oggi riferirà alla Camera dei Comuni sul suo coinvolgimento nel caso Panama Papers. In occasione della presenza in Giappone per il vertice del G7, il segretario di Stato Usa rende omaggio al memoriale di Hiroshima. Il G7 sarà anche un’occasione per chiedere sostegno all’Italia sul caso di Giulio Regeni.

Il Corriere della Sera ha in prima una foto da piazza San Pietro, dove alcuni partecipanti alla Maratona di Roma hanno srotolato uno striscione in cui si chiede “Verità per Giulio”. E il titolo del quotidiano: “Regeni, l’Europa studia il sostegno alle mosse italiane”, “Al G7. Incontro Mogherini-Gentiloni”.

Con un reportage di Viviana Mazza dal Cairo: “‘I documenti di Giulio infilati in casa nostra’”

A centro pagina le parole del presidente del Consiglio: “‘Intercettazioni, non si cambia’”, “Renzi: non rimetteremo mano alla riforma. I pettegolezzi inutili per le indagini”, “Mattarella a Vinitaly parla di export e superamento delle frontiere. Salvini equivoca e lo insulta”.

Più in basso: “La corsa delle tasse locali. E’ record a Roma e Milano”, di Federico Fubini.

Sulla Bce e l’economia europea: “Tassi bassi, l’ossessione di Shaeuble”, di Danilo Taino.

In prima anche un articolo di Giovanni Bianconi: “I pizzini e il figlio di Provenzano: peggio che avere un padre morto”, “Dieci anni fa la cattura”.

L’editoriale di Angelo Panebianco è dedicato alla situazione nel centrodestra: “La spinta a farsi del male”.

Una vignetta di Giannelli raffigurante David Cameron ricorda il caso dei Panama Papers nel giorno in cui il premier britannico sarà in Parlamento: “Cameron: ecco i miei conti”. E’ la corrispondenza di Fabio Cavalera da Londra.

A fondo pagina: “La mappa delle statali da brivido per le bici”, “Sull’Aurelia, in Liguria, i 30 chilometri più pericolosi. Poi l’Adriatica e la Padana Superiore”.

La Repubblica: “Allarme antimafia, ‘In cella 500 minori a rischio Jihad'”, “Parla Roberti. L’Is voleva colpire in Francia agli Europei”, “Migranti, scontri in Grecia. Salvini attacca Mattarella”.

L’analisi di Piero Ignazi è dedicata agli attacchi di Salvini al capo dello Stato: “Quegli insulti senza frontiere”.

Sull’inchiesta che riguarda Giulio Regeni gli articoli di Carlo Bonini e Giuliano Foschini: “I due errori che inchiodano i servizi egiziani su Regeni”.

Sul caso giustizia-intercettazioni: “Mano tesa di Renzi ai pm: ‘Non tocco le intercettazioni'”.

In prima la foto delle protesta contro il G7 presso il Memoriale di Hiroshima in Giappone: “‘Obama a Hiroshima’, via l’ultimo tabù d’America”. Ne scrive Vittorio Zucconi.

Sulla colonna a destra un intervento di Thomas Piketty: “Come evitare un’altra crisi sui Panama Papers”, “Piano tedesco in 10 punti. E a Londra superpatto tra Cameron e Johnson”.

Più in basso: “Uno spreco da venti miliardi, le spese folli degli enti pubblici”, “Dalle auto alle fotocopie: il rapporto Consip”. Ne scrive Fabio Bogo.

A fondo pagina: “Ecco lo scatto che salverà il creato”, “Il fotografo che sta catalogando tutti gli animali del mondo”. Si tratta di Joel Sartore.

La Stampa: “Renzi sfida le toghe: lavorate di più”, “‘Intercettazioni, la legge non cambia’. Ma il governo studia provvedimenti sulla giustizia”, “Il premier: i giudici devono parlare con le sentenze. Intervista a Violante: ‘Serve una nuova fase di dialogo'”.

“Le procure e la guerra dei vent’anni” è il titolo dell’editoriale di Marcello Sorgi.

Sul tema intercettazioni il commento di Mattia Feltri: “Quella norma che nessuno riesce a fare”.

Sul caso Regeni un articolo di Francesca Paci: “Regeni, l’orgoglio egiziano. ‘Offesi dalle vostre accuse'”, “La crisi diplomatica riaccende il nazionalismo: tutti schierati in difesa del presidente Al Sisi”.

“Fermezza ma senza escalation” è il titolo del commento di Stefano Stefanini.

A centro pagina, foto di un migrante in cammino con in braccio il figlio. Entrambi si coprono la bocca per via dei lacrimogeni sparati dalla polizia macedone: “Idomeni, proiettili di gomma sui disperati”. E i titoli su Mattarella e Salvini: “Mattarella ai produttori di vino: superare le frontiere. Salvini: parla di migranti. E lo insulta”. A scrivere di quanto accade a Idomeni è Niccolò Zancan: “Davanti al filo spinato dove finisce il sogno”

Di spalla a destra: “Cameron e Hollande. Due leader in bilico”, “Contestati dalle piazze”. Ne scrivono Leonardo Martinelli da Parigi e Alessandra Rizzo da Londra.

Sulle divisioni nel Continente europeo l’analisi di Francesco Guerrera: “Il puzzle dell’Europa confusa”.

Il Messaggero: “Renzi ai pm: ‘Basta gossip'”, “Il premier: ‘Il governo non intende rimettere mano alla riforma delle intercettazioni’. La stoccata: ‘Ma sui media non finiscano i pettegolezzi. I giudici parlino con le sentenze'”.

Sull’inchiesta di Potenza: “Senza una legge sulle lobby danni al Paese”, scrive in un commento Massimo Teodori.

Sull’elezione alla presidenza dell’Associazione Nazionale Magistrati di Piercamillo Davigo: “Tra Vangelo e toghe con l’elmetto torna la ‘dottrina Davigo'”, di Mario Ajello.

La foto è per migranti al confine tra Grecia e Macedonia, tra i lacrimogeni: “Grecia, lacrimogeni sui migranti. Insulti al Colle, bufera su Salvini”.

Sul caso Regeni: “Regeni, il Cairo accusa l’Italia. ‘Caso sfruttato politicamente'”, “Piano della Farnesina in tre fasi ma nessun blocco economico”.

Di spalla a destra, su Panama e Brexit, l’editoriale di Francesco Grillo: “Quanto presano gli errori di Cameron”.

E sulla visita del segretario di Stato Usa in Giappone: “Kerry: gli Usa non chiederanno scusa per le vittime della bomba di Hiroshima”.

A fondo pagina un articolo sull’uccisione dopo sevizie di Luca Varani, ad opera di Marco Prato e Manuel Foffo. Prato è un pr di serate vip. Il titolo: “Delitto Varani, vip e politici nei file del telefono di Prato”, “Caccia ai video dei festini del pr”.

Il Giornale: “Renzi si arrende ai magistrati”, “Il rottamatore impaurito”, “Le inchieste lo fanno crollare nei sondaggi. E il premier si rimangia la riforma delle intercettazioni”, “La capriola di ‘Repubblica’: ora invoca la legge bavaglio”.

Al tema è dedicato l’editoriale di Salvatore Tramontano.

Più in basso, con foto di Giorgio Napolitano: “La ‘droga’ di Re Giorgio? Il potere”, “Napolitano sempre attivo”. Ne scrive Stefano Filippi.

A centro pagina: “Pensioni paralizzate da cinque anni”, “Assegni cresciuti in media di soli 53 euro. E rispunta l’ipotesi di tagliare la reversibilità'”.

Sul caso Salvini-Mattarella: “‘L’Italia superi le frontiere’. Mattarella critica i dazi e Salvini lo attacca sui migranti”, di Anna Maria Greco.

Sulla colonna a destra: “Né Vespa né Riina. Chi parla a sproposito è solo Rosy Bindi”, scrive Vittorio Feltri.

Sul caso Regeni: “Regeni, tutti gli affari che possono saltare tra Roma e Il Cairo”, “Dal petrolio al turismo”. Di Matteo Basile e Luigi Guelpa.

Il caso Regeni

Sul Corriere, pagina 2: “Caso Regeni, segnale dalla Ue, ‘Pronti a sostenere l’Italia’”, “Mogherini al G7 dei ministri degli Esteri chiede un confronto per esaminare le possibili opzioni. Gentiloni vuole portare il caso delle torture davanti all’Onu e premere sulla Banca Mondiale”. Al G7 saranno presenti tanto l’Alto Rappresentante dell’Ue per la Politica europea Federica Mogherini che il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni. Quest’ultimo domani incontrerà l’ambasciatore italiano al Cairo, richiamato la scorsa settimana: con lui avrà una settimana di consultazioni per prendere quelle misure che -come ha ribadito nel corso della missione a Tokyo- “‘non scateneranno la guerra mondiale, ma serviranno a dare il segno della nostra insoddisfazione'”. Al momento, scrive Fiorenza Sarzanini, la rosa delle possibili reazioni è ampia, ma non mette in discussione i rapporti commerciali, data la presenza di numerose aziende italiane che lavorano in Egitto (e viceversa): tra le possibilità, quella di sconsigliare i viaggi, di fermare le intese culturali già stipulate. Verranno poi attivati i contatti con l’Onu sul tema delle torture, facendo leva sul mancato rispetto dei diritti umani: si cercherà di isolare l’Egitto. Perché gli esami svolti in Italia dall’équipe del professor Fineschi hanno accertato che su Regeni è stata usata una tecnica propria agli appartenenti ad alcuni servizi di intelligence e di polizia. Si faranno pertanto conoscere ai rappresentanti Onu i documenti ufficiali che dimostrano il trattamento cui è stato sottoposto Regeni per ottenere l’appoggio necessario a far leva sul regime di al-Sisi e convincerlo a condividere le informazioni raccolte dagli inquirenti egiziani. Altro terreno su cui ci si potrebbe muovere è la Banca Mondiale: esistono infatti condizioni relative al rispetto dei diritti umani per ottenere finanziamenti.

A pagina 3, Viviana Mazza, al Cairo, raccoglie la testimonianza di Rasha, che ha perso il marito, il padre e il fratello, componenti di quella “gang specializzata nel derubare e sequestrare stranieri”, additata dalle autorità egiziane come responsabile dell’uccisione di Regeni. Dice Rasha: “‘Solo bugie dai poliziotti. Così ci hanno infilato in casa i documenti di Giulio'”. “‘Quella borsa era di mio fratello Saad. Il portafoglio con la scritta ‘Love’ è di mia madre. I soldi erano il frutto della vendita di un’auto a un tizio di Dubai. La polizia ha messo i documenti tra le nostre cose durante la perquisizione”, dice il fratello Sameh.

Ancora sul Corriere, a pagina 5: “Gli scomparsi”, “Documentate altre 202 sparizioni forzate che si aggiungono ai 533 casi citati dal Corriere della Sera” (ci sono tra loro un medico di 35 anni, un ragazzo di 16 anni torturato dai servizi con l’accusa di terrorismo, un impiegato di 24 anni arrestato per strada e svanito nel nulla).

E in basso, un ragazzo italiano racconta ad Andrea Marinelli quanto gli accaduto in Egitto: “‘Io, gay e i miei 27 giorni in cella’. Il ragazzo salvato da un telefono”, “Chiesi di parlare con la nostra ambasciata: mi negarono questo diritto”.

Sul Messaggero: “Regeni, l’Egitto: caso politicizzato. Gentiloni insiste: ‘Dateci i tabulati'”, “Il ministro: vengono usati in tutto il mondo per le indagini. Le accuse del Cairo: ‘Tragedia sfruttata per questioni interne'”. Alla pagina seguente: “Roma: un piano in tre fasi e pressing diretto su Al Sisi”, “Scartata l’ipotesi delle sanzioni europee: sarebbero un boomerang”, scrive Marco Ventura.

Su La Repubblica Carlo Bonini e Giuliano Foschini continuano ad occuparsi del caso: “‘Regeni preso un piazza Tahrir’, ecco le prove contro la polizia”, “Il ricercatore fermato nella zona controllata dagli agenti guidati dal generale Shalaby. E spunta l’articolo di un giornale egiziano: ‘Il 25 gennaio arrestato uno straniero in un caffé'”.

A pagina 7: “‘Scarcerate Shakwan’, i genitori di Giulio firmano per Amnesty”. Si tratta del caso di un reporter che è in cella dal 14 agosto del 2013 e rischia la pena di morte per via di alcune foto scattate ad un sit-in.

Terrorismo in Europa

Su La Repubblica, a pagina 2: “‘Volevamo colpire Parigi durante gli Europei’. La rivelazione di Abrini”, “Le intenzioni della cellula del terrorista preso a Bruxelles. L’attacco al metrò e all’aeroporto era solo il piano B”, scrive Anais Ginori da Parigi.

A pagina 3, intervista di Gianluca Di Feo a Franco Roberti, procuratore nazionale Antimafia e Antiterrorismo: “reclutamento in carcere, 500 minori a rischio Jihad. Così l’Is cresce in Italia”, “il traffico di droga un’arma. Dobbiamo agire subito o saremo come Belgio o Francia”, “da sempre cosche e terrorismo fanno affari insieme”.

Inchiesta petrolio, referendum trivellazioni

Sul Corriere, a proposito del capo di Stato maggiore della Marina militare: “Potenza, De Giorgi sarà presto dai pm”, “I magistrati vogliono anche chiarimenti sul Libro Bianco della Difesa”. E su Giancarlo Gemelli, il compagno della ex ministra Guidi: “Per ora Gemelli non sarà sentito”, scrive Virginia Piccolillo.

Su La Stampa: “Così la ‘cricca’ del petrolio cercava una rete in Vaticano”, “Il lobbista ciellino Colicchi e i contatti con Cociancich (senatore minoranza Pd, ndr.) e monsignor Paglia”.

Segnaliamo da La Stampa anche un’intervista al presidente della Regione Puglia Michele Emiliano: “Con Renzi il peggio dell’Italia. Dopo il referendum battaglia nel Pd”, “altro che Sblocca-Italia, ha sposato il partito dei petrolieri”.

Giustizia

Il capitolo intercettazioni è contenuto in un disegno di legge delega al governo che riguarda il processo penale, ricorda in un articolo Monica Guerzoni sul Corriere. Il titolo:”Renzi e il nodo intercettazioni: ‘Non metterò mano alla riforma’”, “Il premier: ma vicende familiari e pettegolezzi sarebbe meglio non vederli sui giornali”.

In basso, intervista al Procuratore di Torino, Armando Spataro, che con una “circolare” aveva suggerito una sorta di autodisciplina ai magistrati sule intercettazioni: “‘Solo il giudice, non il governo può decidere cosa è rilevante”, dice. E sulla legge delega: “il testo è generico, non chiarissimo”.

Il Messaggero intervista il sottosegretario alla Giustizia Enrico Ferri: “Rispettare le norme, le registrazioni non siano strumento di lotta politica”, “Non pubblicare le intercettazioni estranee all’oggetto delle indagini”.

Su La Repubblica: “Renzi offre la tregua: ‘Non metteremo mano alle intercettazioni'”, “Il premier: però gli affari di famiglia restino riservati. La scelta di evitare scontri in vista dei test elettorali”. E il “retroscena” di Tommaso Ciriaco, con virgolette alle frasi del presidente del consiglio: “‘Io nulla da nascondere, mai pensato a bavagli per fermare la stampa’”. Il capo del governo -scrive Ciriaco- respinge il parallelo con Berlusconi. E a pagina 13, intervista con il viceministro della Giustizia Enrico Costa: “No, la stretta va fatta subito, la circolare dei pm sia legge'”.

Su La Stampa, pagina 3, intervista a Luciano Violante: “Certe tensioni non sono strutturali. Serve una nuova fase di dialogo”, “Il premier eviti battute ma anche dai magistrati parole irrispettose”.

Panama Papers, Wikileaks, trasparenza

Sul Corriere: “Cameron nei guai per la donazione della madre”, “Il premier inglese pubblica i redditi, accuse della stampa su 200mila euro. E oggi riferisce in Parlamento”, scrive Fabio Cavalera da Londra.

La Repubblica si occupa del caso dando conto anche a dei possibili accordi che Cameron potrebbe fare con i suoi nemici all’interno del partito dei conservatori, a partire dal sindaco di Londra Boris Johnson: “Patto con Johnson dopo i Panama papers. Cameron per salvarsi si affida ai nemici”. Secondo alcuni media per tacitare i rivali, Cameron potrebbe offrire posti di governo.

Sul Messaggero, in prima, un editoriale di Francesco Grillo su Panama Papers e Brexit: “Quanto pesano gli errori di Cameron”, che inizia citando le parole pronunciate dal ministro britannico Osborne circa il vertice del G20 dedicato alla guerra all’evasione fiscale e che ora diventano un boomerang: “L’evasione fiscale non è solo illegale: è immorale. Gli evasori dovrebbero essere trattati nella stessa maniera nella quale trattiamo i delinquenti comuni”. Grillo sottolinea che l’incidente sui Panama Papers in cui è incorso il premier Cameron “mette a repentaglio la sopravvivenza di uno dei pochi leader ancora stabili in un Occidente senza più punti di riferimento. E rischia di compromettere lo stesso esito del referendum che può portare la Gran Bretagna fuori dall’Europa e l’Europa sul precipizio di una crisi che moltiplicherebbe tutte quelle che, finora, si sono accumulate senza essere risolte. La vicenda delle carte relative ai conti detenuti da non residenti a Panama è, in fin dei conti, una metafora di cosa la globalizzazione -non governata rischia di diventare”.

Sul Corriere, alle pagine delle Opinioni, un’analisi di Maurizio Caprara: “Il doppio standard della trasparenza”, “Le eruzioni di notizie riservate, adesso su paradisi fiscali e prima con Wikileaks, sono un fenomeno del nostro tempo: fanno luce su segreti, ma non solo. Nelle democrazie i contraccolpi sono evidenti, negli Stati autoritari non subito. L’apparente anarchia del web non esclude oligarchie e trame”.

Su La Repubblica ne scrive l’economista Thomas Piketty: “Come evitare un’altra crisi sui Panama Papers”, “Siamo in balia di interessi privati per l’assenza di poteri pubblici forti”.

Idomeni

Sul Corriere la corrispondenza da Atene di Andrea Nicastro: “Macedonia, lacrimogeni sui migranti”, “A Idomeni i profughi tentano l’assalto alla barriera che li separa dai loro sogni. La polizia risponde con il lancio di gas e pallottole di gomma: 260 i feriti”.

Su La Repubblica: “Idomeni, lacrimogeni sui profughi”, “I macedoni respingono con proiettili di gomma un assalto al confine greco: 200 intossicati, 60 feriti”.

E Tonia Mastrobuoni, citando i dati di Frontex: “Patto Ue-Turchia, crollano dell’80% gli sbarchi in Grecia”. Di fianco, intervista a Christopher Hein, del Consiglio italiano rifugiati: “Ma la rotta si sposta verso l’Italia. Boom di arrivi”.

Usa (primarie)

Da New York Massimo Gaggi, sul Corriere, si occupa della campagna delle primarie alla vigilia del voto a New York: “Hillary non sa usare il metro? Ma in città è (quasi) invincibile”, “Un grattacielo a Brooklyn come sede, il voto di ispanici e neri: è super favorita”.

Su La Repubblica il reportage da New York di Federico Rampini: “Tra i neri di Harlem convertiti da Sanders, È lui che può aiutarci”, “Tra otto giorni si vota nello Stato di cui Hillary è stata senatrice. Ma il tradizionale appoggio per i Clinton da parte della comunità ‘black’ vacilla”, “Conta più l’età che il colore della pelle. E Bernie convince i giovani. Ma il rischio Trump può cambiare le cose”.

Su Il Messaggero: “Primarie Usa, Sanders non si ferma”, “Trionfo in Wyoming. Continua la striscia di vittorie negli Stati dell’Ovest per lo sfidante di Hillary Clinton”, “La partita decisiva si giocherà il 19 aprile a New York dove la ex first Lady conta di fare il pieno di delegati”.

 

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