L’angoscia di Napolitano

La Stampa: “Muore il consigliere del Colle. Napolitano, angoscia e rabbia. Infarto per D’Ambrosio, chiamato in causa per telefonate con Mancino intercettate dai pm. Il presidente: contro di lui ‘campagna irresponsabile'”.

Il Giornale: “Condannato a morte”. “Stroncato da un infarto il braccio destro di Napolitano infangato dai pm di Palermo e dai giornali”.

Libero: “Napolitano: Pm assassini”.

La Repubblica: “Pronti a tutto, salveremo l’Euro. Draghi fa volare le Borse: basta sacrifici, lascerò a lavoro completo”. A centro pagina: “Muore D’Ambrosio, consigliere del Colle. L’ira di Napolitano: su di lui violenze e ingiurie”.

Il Sole 24 Ore: “‘Scudo’ di Draghi, giù lo spread e vola la Borsa. ‘Bce pronta a fare tutto per salvare l’euro. E basterà’. ‘Nessun Paese uscirà, Italia e Spagna progressi sui conti'”. “Il numero uno di Francoforte fa decollare i mercati: il differenziale Btp-Bund scende a 474, il rendimento dei decennali al 6 er cento. Listini europei in rally: Piazza Affari guadagna il 5,62 per cento”.

Il Corriere della Sera: “Il giudice blocca l’Ilva di Taranto”. “Sigilli a 6 reparti dell’acciaieria, 8 indagati ai domiciliari. La protesta di migliaia di operai”.

Il Fatto quotidiano: “Taranto, lavoro o morte. Il Gip sequestra lo stabilimento per disastro ambientale e arresta otto dirigenti. Ottomila operai bloccano la città per difendere il posto. Il governo: ‘Riaprire la fabbrica’. Il risultato di anni di malapolitica”.

L’Unità: “Taranto non deve chiudere”. “Il Gip blocca la produzione dell’Ilva, otto dirigenti agli arresti domiciliari. Operai in corteo: qui è la nostra vita. Il governo: la fabbrica non si fermerà”.

Il Foglio dedica il titolo di apertura alla Siria: “Nella battaglia di Aleppo i ribelli sognano l’unità”. L’inviato in Siria del quotidiano scrive: “Finora è stata una rivoluzione ‘parrocchiale’, ogni villaggio per sé. Ora c’è il Fronte dell’unificazione contro il regime, che si preoccupa solo delle città”.

D’Ambrosio

Mario Calabresi, su La Stampa, firma l’editoriale. “Loris D’Ambrosio è morto da uomo angosciato, si sentiva braccato e provava rabbia e frustrazione per vedersi completamente privato della sua storia, che non è certo storia di collusioni, di contiguità, di zone grigie con poteri mafiosi o criminali. Provava rabbia nel vedersi confuso, nel gioco delle semplificazioni mediatiche e nel turbine che indica ogni cosa che appartenga alla politica o alle istituzioni come marcia o corrotta, con gli accusati della trattativa tra lo Stato e la mafia. D’Ambrosio con quella non c’entrava niente, la sua colpa era un’altra, aver troppo ascoltato e rassicurato un ex ministro dell’Interno e del ex presidente del Senato, Nicola Mancino, che protestava la sua estraneità e chiedeva aiuto, per non essere coinvolto nella inchiesta palermitana. La diffusione delle telefonate tra i due ha sollevato tanto clamore da far passare in secondo piano l’oggetto delle indagini: fare finalmente luce su uno dei momenti più bui della nostra storia, chiarire se, mentre Falcone e Borsellino venivano uccisi, c’era chi, nei palazzi del potere, cercava con i boss un accordo che mettesse fine alle stragi”. Calabresi ricorda che D’Ambrosio è per anni stato accusato di essere “l’ispiratore delle motivazioni giuridiche capaci di bloccare, ritardare o bocciare le leggi berlusconiane”, e che “molti di quelli che ieri sera lo hanno indicato come vittima dei pubblici ministeri fino a non troppo tempo fa lo vivevano come una spina nel fianco”. “Ma la barbarie si è impossessata di molti italiani, anche di quelli che chiedono a gran voce verità, giustizia, e che dovrebbero avere perlomeno senso di legalità, ha fatto sì che una gran quantità di commenti apparsi su internet alla notizia della morte siano assolutamente osceni”, scrive Calabresi. “O recuperiamo il senso delle proporzioni e il rispetto per gli altri”, o “saremo davvero perduti”.

Ilva

Il Corriere della Sera ricorda la vicenda Ilva: la Procura di Taranto ha aperto una inchiesta a carico dei vertici e dei dirigenti dello stabilimento siderurgico dell’Ilva di Taranto per diastro e inquinamento ambientale. Le perizie hanno verificato il mancato controllo da parte della società delle emissioni nocive che avrebbero provocato a Taranto patologie e morti. L’ipotesi è che la diossina prodotta dallo stabilimento e altri agenti chimici siano la causa delle malattie e delle morti. Per questo ieri il gip del tribunale di Taranto ha deciso di fermare sei impianti e di disporre la custodia cautelare domiciliare per otto indagati, tra i quali il patron dell’Ilva Emilio Riva. Le perizie allegate alla decisione del Gip prendono in considerazione un periodo di tempo di sette anni e parlano di 174 morti, dicono che in due quartieri della città si è riscontrato un aumento di tre o quattro volte di mortalità e malattie cardiache. Secondo l’accusa e il Gip la custodia cautelare è dovuta al rischio di inquinamento delle prove, e viene citato a questo proposito un presunto scambio di denaro tra un dirigente dell’Ilva e un docente ex consulente della Procura. Secondo l’accusa il dirigente avrebbe dato al docente 10 mila euro. Il docente conferma l’incontro con il dirigente, ma nega di aver ricevuto denaro.
Il ministro dell’ambiente Clini ieri ha detto che rispetta le decisioni della magistratura ma che chiederà un rapidissimo passaggio presso il giudice per il riesame, perchè “non possiamo permetterci di tenere nell’incertezza” 15 mila persone, i dipendenti dell’Ilva. E anche il ministro Passera ha espresso l’auspicio che il Tribunale per il riesame “possa rivalutare la decisione di sequestro nel più breve tempo possibile”. Un altro articolo ega che “tutti i dipendenti hanno parole buone per i proprietari. ‘La famiglia Riva non ci abbandonerà”.
Nelle pagine successive una intervista all’economista Gianfranco Viesti: “L’Ilva deve restare aperta e sottoposta a un rigido controllo delle emissioni. Negli ultimi anni sono stati fatti progressi notevoli”. “Ho il massim rispetto della magistratura, ma credo che in in Paese avanzato questi problemi li debba risolvere la politica con l’imprenditoria: non si può continuare come se nulla fosse, ma non si può nemmeno bloccare tutto”.

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