Lacrime americane per Francesco

La Repubblica apre con le parole del Papa al Congresso Usa: “’Abolite la pena di morte’”, “Storico appello di Papa Francesco al Congresso Usa: anche io americano, terra della libertà. Standing ovation in aula, ma il discorso divide. Lunedì vertice tra Putin e Obama sulla Siria”.
A centro pagina una foto della “strage” di pellegrini in Arabia saudita: “La strage dei pellegrini alla Mecca, migliaia calpestati, oltre 700 le vittime”.
In apertura a sinistra un’intervista all’Alto rappresentante della politica estera Ue Federica Mogherini: “Così cambieremo il diritto d’asilo”.
Sul caso Volkswagen: “Un milione di auto a rischio, controlli a campione in Italia”.
A fondo pagina, un intervento di Tahar Ben Jelloun sul caso di Ali Al-Nimr: “Alì, il ragazzo della Primavera che Riad vuole uccidere”.
Sulla colonna a destra, Roberto Saviano: “Ma io difendo il mio racconto della realtà”, “Nei libri nessun plagio. I fatti di cronaca appartengono a tutti”.

La Stampa: “Il Papa: America terra dei liberi ma basta armi e pena di morte”, “Storico discorso al Congresso: omaggi a Lincoln e Martin Luther King”, “Standing ovation di deputati e senatori dopo l’intervento di Francesco. Critiche da Trump”.
A centro pagina, con foto dall’Arabia saudita: “La Mecca, strage di pellegrini”, “Uccise nella calca oltre 700 persone. ‘Hanno ignorato le istruzioni’”.
E il caso Volkswagen: “Berlino: anche nell’Ue le Volkswagen truccate. Via ai controlli in Italia”, “Indagine a Torino. Voci su Bmw che crolla in Borsa”.
A destra, un intervento di Umberto Veronesi: “Medico-paziente. Perché si è persa la fiducia”.
Sulle riforme costituzionali, un commento di Emanuele Felice: “A che serve il nuovo Senato”.

Il Manifesto, con foto del Papa al Congresso Usa: “Li ha disarmati”, “’Basta guerre e mercanti di armi’. Davanti a deputati e senatori, il papa tocca le ferite aperte degli Stati Uniti. Rende omaggio a Lincoln, Martin Luther King e alla femminista cattolica Dorothy Day, attivista contro la guerra al Vietnam. Poi l’invito ad accogliere i migranti. Stoccata contro la pena di morte”.
A centro pagina, sull’affaire Volkswagen: “Il trucco corre in tutta Europa, un fiume di class action in arrivo”.
A fondo pagina: “Allarme della Turchia: ‘In arrivo sette milioni di profughi’”, “In una lettera ai leader europei il premier turco avverte di possibili arrivi in massa. Tusk: ‘Potremmo dover ricollocare un milione di rifugiati’”.
In prima il richiamo all’intervista alla filosofa ungherese Agnes Heller: “’L’89 senza barriere, una rivoluzione tradita’”.
E più in basso, intervista ad Alberto Garzòn, capolista di Izquierda Unida: “’Con Izquierda Unida si cambia dal basso’”.

Avvenire: “Ai più potenti e agli ultimi”, “Il Papa: basta commercio d’armi, pena di morte e logica dell’odio. Acclamato al Congresso americano, poi l’incontro con i senzatetto”, “Primo Pontefice al Parlamento Usa, ‘simbolo di libertà’. Nel discorso, l’accoglienza dei migranti e la forte difesa di vita e famiglia. Citati quattro ‘modelli’: Lincoln, King, Day e Merton”.
A centro pagina: “La Mecca: strage della calca”.
E su Volkswagen: “Tsunami Volkswagen: ‘truffa anche nell’Ue’”.
In prima anche attenzione per la Colombia: “Il presidente e le Farc firmano intesa a Cuba, ‘Tra sei mesi la pace’”.

Il Corriere della sera: “Lo scandalo Volkswagen tocca l’Europa”. A centro pagina: “Francesco parla all’America: abolite la pena di morte”. Accanto la “strage di pellegrini nella calca della Mecca”.

Il Giornale: “Tocca alla Bmw ma non è finita”. A centro pagina, con foto, si parla dell’ultimo libro di Roberto Saviano che conterrebbe delle parti copiate da Internet: “‘Incredibilmente disonesti’. Gli Usa svelano i plagi di Saviano”. In prima si parla anche di intercettazioni di Silvio Berlusconi.

Il Sole 24 ore: “Lo scandalo auto affossa le Borse. Alla Volkswagen inizia l’era Muller”.
A centro pagina: “Pensione anticipata e nodo esodati nella legge di Stabilità”.

Papa

Avvenire pubblica il testo integrale del discorso pronunciato dal Papa al Congresso Usa: “’America ricorda che sei terra di sogno e libertà’”, “Francesco al Congresso degli Stati Uniti: un nuovo spirito di fraternità e solidarietà”. “Sono molto grato – ha detto il Papa – per il vostro invito a rivolgermi a questa Assemblea plenaria del Congresso nella ‘terra dei liberi e casa dei valorosi’. Mi piace pensare che la ragione di ciò sia il fatto che pure io sono un figlio di questo grande continente, da cui tutti noi abbiamo ricevuto tanto e verso il quale condividiamo una comune responsabilità”; “l’attività legislativa è sempre basata sulla cura delle persone. A questo siete stati invitati, chiamati e convocati da coloro che vi hanno eletto”; “il nostro mondo è sempre più un luogo di violenti conflitti, odi e brutali atrocità, commesse perfino in nome di Dio e della religione. Sappiamo che nessuna religione è immune da forme di inganno individuale o estremismo ideologico”; bisogna guardarsi dal “semplicistico riduzionismo che vede solo bene o male o, se preferite, giusti e peccatori”; “noi, gente di questo continente, non abbiamo paura degli stranieri perché molti di noi una volta eravamo stranieri”; la regola d’oro ci mette di fronte alla responsabilità di “proteggere e difendere la vita umana in ogni fase del suo sviluppo. Questa convinzione mi ha portato, fin dall’inizio del mio ministero, a sostenere a vari livelli l’abolizione globale della pena di morte. Sono convinto che questa sia la via migliore, dal momento che ogni vita è sacra, ogni persona è dotata di una inalienabile dignità, e la società può solo beneficiare dalla riabilitazione di coloro che sono condannati per crimini”; “una nazione può essere considerata grande quando difende la libertà, come ha fatto Lincoln; quando promuove una cultura che consenta alla gente di ‘sognare’ pieni diritti per tutti i propri fratelli e sorelle, come Martin Luther King ha cercato di fare; quando lotta per la giustizia e la causa degli oppressi, come Dorothy Day ha fatto con il suo instancabile lavoro, frutto di una fede che diventa dialogo e semina pace nello stile contemplativo di Thomas Merton”.
A pagina 3: “Il Papa: stop alla pena di morte e al commercio delle armi”, “’La vita va difesa e protetta in ogni fase del suo sviluppo’”, “Francesco è stato interrotto 37 volte dagli applausi del Congresso. Forte il richiamo alla tutela della famiglia, ‘minacciata, forse come mai prima’. Obama ha seguito il discorso in tv: colpito ma la linea non cambia”. Il portavoce della Casa Bianca, Josh Earnest, spiega il quotidiano, ha precisato che non ci saranno cambiamenti della politica americana sulla pena di morte.
A pagina 6, in evidenza anche l’incontro che il Papa ha avuto con i senzatetto, ospiti della Caritas diocesana di Washington: “Francesco: non ha giustificazione che ci siano persone senza casa”.

La Repubblica, pagina 2: “’No alla pena di morte e al commercio di armi’. Il Papa ‘progressista’ ammonisce il Congresso”, di Federico Rampini. “Il pontefice -scrive- ha invocato politiche di accoglienza, un impegno contro le disuguaglianze, la lotta al cambiamento climatico. Standing ovation all’ingresso, poi applausi più selettivi dai parlamentari in maggioranza repubblicani”.
A pagina 4 un’intervista a Joseph Nye, storico e diplomatico: è colui che ha coniato il termine “soft power”. Dice: “Il soft power di Bergoglio ha rinnovato la Chiesa Usa”, “Le ha scrollato di dosso l’immagine di istituzione corrotta e conservatrice”.

Il Manifesto: “Il Papa al Congresso: ‘Basta vendere armi’”, “Bergoglio invita ad accogliere i migranti e onora la memoria di Lincoln, Luther King, Merton e Dorothy Day”. Luca Celada, che ne scrive, sottolinea che “un filo conduttore del discorso è stata la giustizia sociale come valore assoluto della politica. ‘I nostri sforzi devono essere volti a riportare la speranza, riparare le ingiustizie, mantenere gli impegni’”, ha detto il Papa. E di Dorothy Day si ricorda che è stata la fondatrice del movimento Catholic worker, militante pacifista, femminista e operaista protagonista di lotte sociali dalle suffragette all’opposizione alla guerra in Vietnam.

Su La Stampa, pagina 2: “Il Papa conquista l’America, ‘Terra di chi sogna la libertà’. Storico discorso al Congresso: cita Lincoln e Martin Luther King. Poi l’affondo su pena di morte da abolire e stop alla vendita di armi”. Di Andrea Tornielli.
E La Stampa intervista il filosofo Michael Walzer: “Vuole dialogare anche con i laici. Ecco perché non ha citato l’aborto”, “la componente progressista è certamente contenta del suo messaggio”, “ha dato la precedenza alle questioni che sono importanti per tutti”. Come l’immigrazione? “Vero, ma questo al momento è un problema europeo, più che americano. A parte gli estremisti come Trump, la maggior parte dei politici sensati condividono il fatto che gli Stati Uniti sono e resteranno un Paese di immigrati. In Europa, invece, state rifiutando tanto gli immigrati economici, quanto i rifugiati”.
A pagina 3, il “retroscena” di Paolo Mastrolilli: “Lacrime e applausi. Ma alla fine sorridono solo i democratici”, “Il socialista Sanders: la nostra agenda, meraviglioso. Repubblicani delusi. E Trump: sbaglia sui migranti”.

Massimo Gaggi sul Corriere scrive del “valore politico” del viaggio di Papa Francesco, del suo intervento al Congresso e in particolare dell’appello a “far avanzare la giustizia sociale e la tutela dell’ambiente, a farla finita con la pena di morte e la vendita di armi”, e dell’invito “a superare le contrapposizioni tra partiti”. Reazioni di “tre tipi” nella politica americana: si passa dall’entusiasmo dei cattolci come Boehner, Nancy Pelosi, Marco Rubio, l’ambasciatrice Usa all’On Samantha Power, l’ammirazione dei “non cattolici” condivisa anche dai critici, come Rich Lowry, direttore della National Review , “la rivista dei conservatori, che lo accusa di usare argomenti falsi nella sua critica al capitalismo o all’inquinamento, parlando, però, di lui come di ‘un genio involontario del marketing politico’” e l’orgoglio di una nazione che è stata capace di costruire il Paese della libertà religiosa ma anche un “modello economico e sociale”. Ieri Gaggi ha risentito Novak, che aveva intervistato: :”’Non dimentichi’ mi dice il filosofo conservatore Michael Novak, che ho risentito dopo l’intervista di ieri, ‘che il partito democratico Usa è il secondo partito più capitalista del mondo, dopo quello repubblicano. Solo un po’ meno’”.

Il Giornale: “Il papa fa l’Americano e delude i campioni dell’anticapitalsimo”. Li ha delusi, scrive il quotidiano, per “quello che ha detto e quello che non ha detto”, omaggiando l’America “terra di liberi” ed è “stato alla larga” da critiche forti al modello capitalistico. Secondo il quotidiano il testo del suo intervento aveva un passaggio in cui si invitava la politica a “non essere succube” di economia e finanza, ma nel discorso questa parte non c’era.

Volkswagen

La Repubblica: “Dieselgate sfiora Bmw. Delrio: in Italia dubbi su circa un milione di auto”, “L’azienda di Monaco smentisce Vw nel mirino di Moody’s e S&P. Mega-buonusicta a Winterkorn. Indagini della Procura di Torino”.
Andrea Tarquini riferisce le parole pronunciate in un’intervista a Manager Magazin da Peter Mock, massimo esperto di emissioni dell’Icct (International council on clean transportation, che definisce un’“autorevole ong ecologista”): “Studiavo la superiorità dei modelli tedeschi e invece ho scoperto la frode sui motori”, “In Europa circolano veicoli che inquinano più delle norme anche di altre case produttrici”.

La Stampa, pagina 8: “Auto truccate anche in Europa. Volkswagen caccia i manager”, “Accuse anche a Bmw, il titolo crolla in Borsa. A Wolfsburg nuovo ad: Mueller in pole”.
Sulla stessa pagina le parole di John Elkann, presidente di Fca: “Un caso grave ma specifico. Fca tra le più rispettose dell’ambiente”.
E un articolo di Paola Italiano da Torino: “La Procura di Torino indaga per frode e disastro ambientale”, “Oggi davanti ai magistrati i vertici italiani della casa tedesca. Il ministro Delrio: controlli a campione su tutti i marchi diesel”.
Tonia Mastrobuoni, a pagina 11: “La caduta degli dei dell’auto svela le debolezze tedesche”, “Dopo la truffa globale il Paese ha smesso di sentirsi invulnerabile”.
Infine, un “retroscena” di Piero Bianco: “Parte la crociata contro il diesel. Ma così la Ue rischia l’autogol”, “Oggi è il motore più diffuso e diventa sempre più pulito”.

Su La Repubblica: “Dopo il terremoto Vw l’anno zero dell’auto. Strada spalancata per quelle elettriche”, “Lo scandalo dei controlli truccati sulle vetture diesel potrà accelerare lo sviluppo dei veicoli ecologici e di un nuovo sistema di mobilità”.

Su Il Manifesto: “La Francia trema, il 60% delle ‘sue’ auto è diesel”, “La ministra dell’Ambiente, Ségolène Royal, nomina una commissione d’inchiesta”.

Su Avvenire, a pagina 3, un articolo di Andrea Di Turi : “Il tradimento di Volkswagen. Erano i campioni dell’etica”, “Responsabilità sociale d’impresa, un modello in crisi?”, “Il gruppo tedesco è leader globale di sostenibilità e al top di tutti gli indici azionari etici. Marco Vitale: ‘Ci saranno danni gravissimi’. Lorenzo Sacconi: ‘Decisiva la pressione mercantilistica’”.
Su La Stampa in prima un’analisi di Stefano Stefanini: “Se gli Usa sono più avanti dell’Europa” (dove si sottolinea come in alcuni campi la protezione dei consumatori sia più forte negli Usa e in altri avvenga il contrario, ma “questo dovrebbe far riflettere quanti, nella società civile e nei parlamenti, temono fideisticamente il contagio americano del trattato transatlantico sulla liberalizzazione commerciale Ttip).

Alessandro Merli sul Sole 24 ore scrive dell’impatto dello scandalo sulla economia tedesca, che comunque gode di buona salute (crescerà dell’1,8 quest’anno). “La preoccupazione maggiore, anche in ambienti politici, riguarda la possibilità che il caso si estenda ad altri produttori o che in qualche modo scalfisca l’immagine del made in Germany sui mercati globali”.
Su Il Manifesto, in prima, un’analisi di Giorgio Ferrari: “Lo scandalo è europeo. Bruxelles sapeva del 2011” (“la storia- diversamente da quel che si legge in giro- inizia nel 2011 presso un ente della Comunità europea, precisamente l’Istituto per l’energia e i trasporti con sede a Ispra (Varese). Un gruppo di ricercatori, tra cui due italiani, mettono a punto un test di misura delle emissioni che non si svolge in laboratorio ma on the road, cioè con la vettura in movimento. La conclusione dei ricercatori, già allora, è che i vigenti test di laboratorio non sono adeguati”).

Immigrazione

Su Il Manifesto, alle pagine 2 e 3 la crisi dei rifugiati. Pagina 2: “L’allarme di Ankara”, “Il premier turco Davutoglu: ‘Arriveranno milioni di profughi’. Tusk: ‘A ottobre potremmo discutere del ricollocamento di un milione di rifugiati’. Al via la seconda fase della missione europea” (si tratta di EuNavFor, la missione Ue contro il business dei migranti nel Mediterraneo).
A pagina 3 un’intervista alla filosofa ungherese Agnes Heller: “Orbàn è il Bonaparte dell’odio”, “Di fronte al timore per i rifugiati hanno seminato menzogne e terrore. Nell’89 sognavamo un’Europa senza barriere e frontiere. Quella rivoluzione è stata tradita”.

La Repubblica: “Asilo in quarantotto ore, ecco perché l’Ue guarda all’esempio svizzero”, “Nella Confederazione centri di registrazione situati sulle frontiere esterne e i controversi criteri di ripartizione sono attivi da tempo. Per questo la cancelliera tedesca si è detta ‘ispirata’ dall’esempio elvetico”. L’articolo è firmato da Anja Burri. Alla pagina seguente, un’intervista a Federica Mogherini, Alto rappresentante Ue della poltica Estera: “Le regole di Dublino sono ormai superate, l’Europa si muova insieme”, “Quell’accordo era nato in un altro tempo, oggi il fenomeno ha dimensioni molto maggiori”.

La Stampa intervista il vicepresidente della Commissione Ue Frans Timmermans: “Italia lasciata sola. Il prossimo anno riformeremo Dublino”, “La redistribuzione il primo passo, ora applicate i controlli”.
Poi il quotidiano dà conto di quello che considera un “appello” dell’ex presidente Napolitano (lo ha lanciato dal festival del Diritto in corso a Piacenza): “L’Ungheria deve essere sanzionata”.
Anche su La Stampa l’allarme della Turchia: “Ankara: i profughi saranno 7 milioni”, “Allarme del governo turco. Il presidente europeo Tusk: ‘La grande marea deve arrivare’. Il 7 ottobre partirà la seconda fase della missione navale per fermare gli scafisti in Libia”.

Su Avvenire: “’Profughi nei treni merci’. Nuove accuse a Budapest”. A lanciare questa denuncia, si legge, sono stati alcuni volontari e attivisti ungheresi (centinaia di migranti sarebbero stati caricati su carro merci a Zakany, presso il confine tra Ungheria e Croazia; le autorità si sono giustificate spiegando che non avevano più treni a disposizione).

Lavoro, pensioni

Sul Corriere Dario Di Vico si occupa di quelli che sono “giovani per la pensione” e “obsoleti per le aziende”. Sono isolati i casi di quelli che ogni tanto si vedono in tv, casi di “cinquantenne, magari separato, che si rivolge alla Caritas” ma certamente la “Grande Crisi ha messo nel mirino proprio loro, i cinquantenni, ‘diventati il target privilegiato delle ristrutturazioni aziendali’ come sintetizza il sociologo Francesco Marcaletti. In questi anni le imprese hanno cambiato di molto il modo di operare al proprio interno e nei rapporti con l’esterno. Gli input del mercato sono precisi: una volta il ciclo di vita di un prodotto era di 15 anni, oggi siamo a 3. Le conseguenze sulle competenze sono devastanti, si diventa obsoleti alla velocità della luce”. Di Vico cita “una scena che ho visto di recente nello stabilimento-modello Whirlpool di Cassinetta”: “alla linea che consente di lavorare a fermo sul micro-onde ci sono operai dai 40 in su, alla linea che è sempre in movimento solo giovani, maschi e femmine, under 30. La domanda diventa: arriverà mai da noi un’esperienza come quella della tedesca Bmw che ha progettato una linea di montaggio per over 50?”.

Secondo Il Sole 24 ore “la parola fine alla storia degli esodati della riforma Fornero verrà scritta nella legge di Stabilità”. Si cita il ministro dell’Economia Padoan che parla di un nuovo “e definitivo” intervento di salvaguardia dei lavoratori cosiddetti esodati. Per farlo non c’è un apposito fondo e serve una “norma che autorizzi la nuova spesa. Una spesa in più ma nel pieno rispetto dei saldi programmatici appena inseriti nella Nota di aggiornamento al Def”. Ieri Padoan e Poletti erano davanti alle commissioni riunite Bilancio e Lavoro di Camera e Senato.

Riforme

È stato fissato il 13 ottobre il voto finale sulla riforma della Costituzione in Senato. Ieri inoltre il senatore della Lega Calderoli ha annunciato il ritiro degli emendamenti all’articolo 1 e all’articolo 2 mantenendone tuttavia in piedi circa 75 milioni. Sel ha mantenuto circa 1000 dei propri 62 mila. Si tratta – scrive Il Sole 24 ore – di “gesti che comunque permettono al presidente Pietro Grasso di avviare da mercoledì il voto sugli emendamenti all’articolo 1 e all’articolo 2, in attesa che la Lega – magari dopo aver spuntato qualche modifica sul Titolo V – ritiri anche il resto degli emendamenti”. Secondo i calcoli fatti a Palazzo Madama e citati dal quotidiano di Confindustria gli emendamenti di merito che potrebbero restare in piedi sono circa 3000, per affrontare i quali “non ci sarà bisogno di usare lo strumento della ghigliottina”. Il quotidiano cita anche l’ipotesi “tecnicamente possibile” di un voto di fiducia se i tempi si allungassero e parla di un “durissimo scontro” ieri tra il capogruppo Pd Zanda sulla data del voto finale: il Pd proponeva l’8 ottobre, le opposizioni il 15, Grasso ha deciso per il 13. La frase di Grasso “Io non faccio il boia della Costituzione” era rivolta al capogruppo del Pd.
Anche sul Corriere si legge dello “scontro sui tempi” al Senato.

Su La Stampa: “Riforme, tensione Pd-Grasso sui tempi della votazione finale”, “Il Presidente del Senato: ‘Non faccio il boia della Costituzione’. Il partito voleva votare l’8 ottobre, si andrà invece al 13. Sel e Lega ritirano molti emendamenti”.

La Repubblica: “Senato, scontro sui tempi. Grasso al Pd: ‘Non sarò il boia sulla Costituzione’”, “Voto finale il 13. In aula l’asse Verdini-maggioranza. Lega e Sel ritirano emendamenti, 3000 quelli cruciali”.
Sulla stessa pagina il “retroscena” di Goffredo de Marchis sulle tensioni con il presidente Grasso: “Renzi e la sfida all’ex pm, ‘Fa il regista non l’arbitro, deve usare la ghigliottina”. Si legge che il leghista Calderoli avrebbe firmato solo gli emendamenti che interessano la Lega: il resto, elaborato con un algoritmo, appartiene al mondo dei fantasmi, nessuno li ha mai visti. Secondo l’esecutivo, così come sono stati creati, andrebbero quindi distrutti, perché il regolamento del Senato prevede solo gli emendamenti firmati.

Berlusconi

Il Giornale scrive di “undici intercettazioni in cui si sente la voce” di Berlusconi che sarebbero state realizzate, secondo i legali dell’ex premier, “violando la legge e la Costituzione, aggirando con un trucco le norme che avrebbero imposto di chiedere l’autorizzazione al Parlamento. Si cita una memoria difensiva depositata ier dall’avvocato Federico Cecconi davanti al Gip chiamato a decidere sulla richiesta della Procura di inoltrare al Senato istanza di utilizzare le undici telefonate nel cosiddetto processo Ruby ter, che vede il Cavaliere indagato per corruzione in atti giudiziari, insieme ad una pletora di testimoni che lo hanno difeso nei processi già celebrati (e entrambi bocciati dalla Cassazione). Si legge tra l’altro delle numerose telefonate di Barbara Guerra e Iris Berardi Berlusconi, “un martellamento telefonico (cui il Cavaliere quasi sempre si sottrae) che rendeva ovvio che mettendo sotto controllo i cellulari delle ragazze si potesse, alla fine, riuscire a ascoltare anche l’ex premier, allora senatore e quindi coperto dall’immunità”.

E poi

Su La Repubblica: “Obama e Putin, incontro all’Onu. Faccia a faccia su Siria e Ucraina”, “I due presidenti si parleranno lunedì al Palazzo di Vetro. Mosca vuole un ruolo nella lotta all’Is, ma resta il nodo del dopo Assad”. Di Nicola Lombardozzi. E sulla stessa pagina: “Il Grande gioco dello Zar: schierarsi con Damasco per puntare all’Europa”, di Vittorio Zucconi.

Su La Stampa: “I grandi vanno a New York. Ma cosa portano in valigia?”, “Oggi il discorso del Papa alle Nazioni Unite, da lunedì i potenti illustreranno al mondo le loro agende. Coincideranno? E dopo un anno e mezzo si vedranno Putin e Obama”. Con focus sui leader di Russia, Usa, Cina, Brasile, Israele, Iran e “Renzi e gli europei”.

Su Il Manifesto: “Putin inaugura la mega-moschea e rilancia la coalizione anti-Isis”, “Manovre militari nel Mediterraneo orientale”. Di Fabrizio Poggi.

Da La Repubblica segnaliamo anche un commento di Renzo Guolo sulla tragedia a La Mecca, in occasione del pellegrinaggio (“hajj”): “Un rito identitario che non si fermerà”, “Dal venerdì di preghiera al digiuno del Ramadan sino all’hajj, così l’Islam mostra forza comunitaria”.

Sul Corriere e su tutti i quotidiani la cronaca della strage in Arabia Saudita, 700 morti ed 800 feriti alla Mecca. Cremonesi cita i precedenti anche recenti di morti di massa per la calca. Il precedente più grave risale al 1990 quando i morti furono più del doppio.

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