L’accelerazione di Renzi

La Repubblica: “Renzi: subito al voto, io sono pronto”, “’Bersani è surgelato’. Berlusconi lancia D’Alema per il Colle”.

A centro pagina: “Decreto salda debiti, è scontro nel governo”.

 

Il Corriere Della Sera ha in prima l’intervista realizzata con Matteo Renzi: “’Intesa con Berlusconi o voto’”, “Renzi: ci vuole dignità, Bersani umiliato da Grillo”.

Sotto la testata, la crisi nel Pacifico e le minacce della Corea del Nord: “’Sì all’attacco nucleare contro gli Stati Uniti’”.

A centro pagina: “Rinviato il decreto paga-imprese. E la Tares slitta a dicembre”.

 

La Stampa: “Rimborsi, rinviato il decreto”.

Sotto la testata: “Pd, Renzi incalza Bersani, ‘La politica perde tempo. Basta finanziare i partiti”.

A centro pagina, con foto di Re Juan Carlos e la figlia Cristina: “L’Infanta indagata, una bomba per la monarchia”, “La figlia del re di Spagna accusata di corruzione nell’inchiesta sul marito, ora rischia il carcere”.

 

Il Sole 24 Ore: “Debiti della Pa, slitta il decreto”, “Squinzi: imprese disperate, serve un segnale forte. No a manovra correttiva”.

A centro pagina: “Tares: a maggio la prima rata. La sovrattassa slitta a dicembre”.

 

L’Unità: “L’ultimo pasticcio ‘tecnico’”, “Rinviato il decreto sui crediti alle imprese. Aumento Irpef ritirato, è scontro Grilli-Passera”.

Di spalla, sul M5S: “Editto Grillo: chi dissente ha sbagliato a votarci”.

In taglio basso: “Quirinale, la battaglia inizia dalle ‘rose’”, “Bersani chiama Alfano e oggi vede Monti: si cerca una soluzione condivisa”, “Dal 18 il Parlamento convocato per eleggere il successore di Napolitano”.

 

Il Giornale, rivolgendosi al “governo incosciente” titola: “Pagate, cialtroni”. E spiega: “Monti accontenta la Merkel: slitta la restituzione dei debiti alle imprese. E non esclude altre tasse”. “Renzi spacca il Pd, Grillo manda a quel paese i suoi elettori”. E’ di Renzi la foto che occupa la prima pagina del quotidiano, sotto il titolo: “Matteo è pronto al piano B: un suo partito”.

 

Libero: “Bersani gioca, Monti non paga. E perfino Renzi non ne può più”.

 

Il Fatto: “Tasse, figuraccia di Monti. E regalo agli assicuratori”, “Il governo costretto a rimangiarsi l’aumento dell’Irpef per pagare gli arretrati alle aziende. In attesa di trovare altre coperture, il tanto annunciato decreto slitta alla prossima settimana. Pronto invece il provvedimento che dimezza i risarcimenti alle vittime degli incidenti e arricchisce i grandi gruppi”.

In taglio basso: “Grillo: ‘Mai con il Pd’. Bersani tra Renzi e B.”.

 

 Politica

Il Corriere della Sera parla di una “accelerazione” di Matteo Renzi: a Firenze, ieri, pur senza nominare Bersani, ha fatto a pezzi la linea del segretario con queste parole: “Viviamo in una situazione politico-istituzionale in cui stiamo perdendo tempo”. Nella stessa giornata, un gruppo di senatori Pd vicini al sindaco ha depositato una proposta di legge per abrogare “interamente” il rimborso elettorale ai partiti. E il Corriere offre ai lettori proprio una lunga intervista a Matteo Renzi, di cui si riassume così il contenuto nei titoli: “Bersani si è fatto umiliare da quegli arroganti di M5S. Ora patto con il Pdl o urne”. Dice Renzi: “Il Pd deve decidere: o Berlusconi è il capo degli impresentabili, e allora chiediamo di andare a votare subito; oppure Berlusconi è un interlocutore perché ha preso dieci milioni di voti”. Il Pd dovrebbe quindi fare un accordo con Berlusconi? “Non necessariamente. Deve smettere di fare melina. Non parto dall’accordo con Berlusconi. Parto dal fatto che si devono avere le idee chiare. O si va a votare, e la cosa non mi spaventa; anche se, ad andare in Parlamento, non trovi un deputato convinto in cuor suo che si debbano sciogliere le Camere, per quanto nessuno abbia il coraggio di dirlo fuori. Altrimenti si fa un patto costituente da cui nasce la Terza Repubblica. Qui invece si punta a perdere tempo e a eleggere un capo dello Stato che ci dia più facilmente l’incarico di fare il nuovo governo”. Sulla scelta del successore al Quirinale, bisogna accordarsi con Grillo o con Berlusconi? “Non si deve partire dagli equilibri tattici, ma dalle persone. Si trovi una candidatura forte, poi chi ci sta ci sta. Allo stesso modo, per il governo si deve partire dalle cose da fare”, “anziché vivacchiare, rendiamo utile questo tempo. Bersani riunisca fin dalla prossima settimana i gruppi parlamentari. Non l’ennesima direzione, che diventa una seduta di autocoscienza; i gruppi parlamentari, che tra l’altro sono quasi tutti bersaniani”. E’ necessario “lanciare una proposta forte”: il sindaco d’Italia, un anuova legge elettorale, l’abolizione del Senato, che diventa la Camera delle autonomie. Il cronista fa notare che sono leggi costituzionali e che quindi serve tempo: “In sei mesi si può fare”, risponde Renzi. Ma il patto costituzionale non richiede ancora una volta l’accordo con il Pdl che Bersani esclude? Renzi: “Andare al governo con Gasparri fa spavento, lo so. Non a caso sono pronto a votare subito. Ma se il Pd ha paura delle urne deve dialogare con chi ha i numeri. Il Pd avanzi la sua proposta, senza farsi umiliare andando in streaming a elemosinare mezzi consensi a persone come la capogruppo dei 5 Stelle, che hanno dimostrato arroganza e tracotanza nei nostri confronti”. E non si deve dialogare con Grillo, vero vincitore delle elezioni? “Se avessimo fatto ciò che dovevamo fare, Grillo non arrivava a doppia cifra”.

La Repubblica intervista Stefano Fassina, responsabile economia del Pd che, alle accuse di Renzi di perder tempo, risponde: “Pierluigi non tergiversa, Matteo offende anche il Colle”. Per Fassina è “irrispettoso nei confronti del presidente della Repubblica parlare di perdite di tempo: Napolitano ha cercato soluzioni e ha trovato difficoltà vere per fare un governo di cambiamento. Né Bersani, né gli altri leader dei partiti in Parlamento perdono tempo. Si cerca una soluzione a un problema”. Ma rinviare la formazione del governo a dopo l’elezione del successore di Napolitano e aspettare il lavoro dei saggi da lui nominati, non è dilazionare? “E’ fare fronte alle difficoltà in cui oggettivamente siamo, con i mezzi a disposizione”.

Sullo stesso quotidiano, un “retroscena” descrive Bersani come un leader “in trincea” che pensa che ormai sia nata una corrente che crea soltanto problemi: si dice quindi del “fastidio” e del “sospetto” suscitato dalle ultime uscite del sindaco di Firenze, in un momento in cui la partita per il Colle richiede la massima unità del Pd, tanto più se si dovesse andare a votare il nuovo capo dello Stato senza le larghe intese. Si legge quindi nel retroscena: “c’è adesso l’ombra dei franchi tiratori renziani che ieri si è allungata di molto quando i senatori legati al primo cittadino di Firenze, muovendosi come una falange, hanno presentato un disegno di legge per l’abolizione del finanziamento pubblico dei partiti. Un modo per dire :noi ci siamo e possiamo essere determinanti”. Si descrivono quindi i due obiettivi diversi di Bersani e di Renzi: il segretario Pd punta ad arrivare a Palazzo Chigi attraverso il suo schema bocciato al primo giro di consultazioni, Renzi considera la nascita di un governo che duri anche solo due anni un arretramento: “ecco perché scatta l’operazione sabotaggio”, spiegano alla sede del Pd.

La Stampa intervista Walter Veltroni, che dice: “per il Colle occorre una figura nel solco di Ciampi”, “Poi un governo di scopo, con personalità accettate da tutti. Al voto tra un anno, con una nuova legge”. Secondo Veltroni il lavoro dei saggi “sarà un’ottima traccia per il futuro esecutivo”. Veltroni ribadisce di essere contrario al governissimo, perché “Berlusconi non è la Merkel e in uno stesso governo non possono starci Gasparri e Fassina, chi dice che i magistrati sono peggio della mafia e chi difende l’autonomia della giustizia. Ma il no a un governissimo non basta, se non si prospetta un’alternativa. Con il Pdl si può solo avere convergenza su aspetti programmatici, e che sia Berlusconi -semmai- a rifiutarli. Occorre ripartire da un doppio movimento: il metodo per l’elezione del presidente della Repubblica sia poi duplicato per sostenere un governo del Presidente”.

Su Il Giornale si ipotizza invece un “piano B di Renzi” che così viene descritto: “Se si tornerà a votare prima dell’estate – come molti indicatori suggeriscono – Renzi si candiderà alla presidenza del Consiglio, con o senza primarie. Con o senza il Pd”. Lo scenario ideale per Renzi, secondo il quotidiano, prevedeva la nascita di un “governo del Presidente” per traghettare il Paese alle prossime elezioni in autunno o in primavera: ci sarebbero state le primarie e un pezzo significativo della maggioranza bersaniana si sarebbe schierato con il rottamatore. Ma la nomina dei dieci saggi ha sovvertito l’agenda politica, anteponendo la scelta del Presidente della Repubblica alla formazione del nuovo governo. Per arrestare l’ondata grillista e proporsi di fatto come l’alternativa al leader del Movimento 5 Stelle sul suo stesso terreno (il rinnovamento radicale della classe politica) Renzi intenderebbe formare una coalizione inedita, fortemente trasversale, una “lista nazionale”, capace di pescare in tutti i settori.

L’Unità descrive le due partite che Bersani vuole giocare in parallelo: il nuovo governo e il prossimo capo dello Stato. Il leader Pd pensa invece che sarebbe sbagliato mettere in connessione le partite relative al nuovo governo e quella sul prossimo congresso Pd: in entrambi i casi, Bersani vuole andare subito al confronto con chi si sta ponendo come la sua controparte: Berlusconi da una parte e Renzi dall’altra. Il quotidiano spiega che ieri si sono parlati direttamente Bersani e il segretario Pdl Alfano per una intesa sul Quirinale. Oggi dovrebbe incontrare Mario Monti. Sullo stesso quotidiano il tesoriere Pd Antonio Misiani viene interepellato per commentare la decisione dei senatori Pd vicini a Renzi di presentare una proposta di abrogazione del finanziamento ai partiti: “Niente rimborsi? Proposta legittima, ma non è del Pd”.

Il Corriere della Sera ricorda che si comincerà a votare per il Presidente della Repubblica il 18 aprile. Entro il 15 verrà avviata la procedura che condurrà a insediare il collegio chiamato ad eleggere il successore di Napolitano – o a riconfermarlo, nel caso accettasse una ricandidatura – dato che è possibile una rielezione, anche se non si è mai verificata dalla nascita della Repubblica in poi. E tra i nomi di possibili papabili, l’ex ministro del Pdl Mara Carfagna lancia, a titolo personale come ha puntualizzato il capogruppo Pdl Brunetta, quello di Emma Bonino: “Mi sentirei garantita da una donna come lei anche se, su alcune questioni, è distante da me”.

Su Il Fatto ci si occupa delle preferenze per la carica al Colle tra gli iscritti grillini che comunicano in Rete: “TotoQuirinale: la rete vuole artisti, giudici e professori. Gli unici’ politici’: Prodi, Bonino e Rodotà”. Si legge che nelle consultazioni online che entro metà mese selezioneranno una pattuglia di dieci nomi da votare per il Colle, vanno forte i nomi di Milena Gabanelli, di Gustavo Zagrebelsky, dei giudici Imposimato, Caselli e Boccassini, del fondatore di Emergency Strada, di Dario Fo, del segretario Fiom Landini, di Beppe Grillo e dell’economista Alberto Bagnai. Gli unici due con una esperienza politica alle spalle tra coloro che sono apprezzati dagli iscritti grillini sono Rodotà e Bonino.

 

Una intera pagina de La Stampa è dedicata al Movimento 5 Stelle. Si racconta infatti “l’ultima invettiva” del leader del movimento Beppe Grillo che -intento a bloccare le spinte a trattare dei suoi parlamentari- ieri, dal suo blog, ha spiegato: “Hai votato Movimento 5 Stelle per fare un governo con i vecchi partiti? Allora hai sbagliato voto. Mi dispiace. La prossima volta vota per un partito”.

E sulla stessa pagina compare un’intervista al deputato siciliano M5S Tommaso Currò: non andrà a Firenze per incontrare Beppe Grillo, “venga lui da noi. Qui, in Parlamento, saremo felici di confrontarci”, “in Parlamento ci siamo noi, e questo luogo va rispettato”. Poi sottolinea: “Io non sono uno che schiaccia bottoni per conto terzi”, “se entri nel Palazzo grazie a otto milioni di voti devi prenderti le tue responsabilità”. E’ un errore non accordarsi con il Pd? “La parola accordo non mi piace, ma io sono convinto che un confronto fosse – e sia – necessario”. Aggiunge: “i giorni passano, il Paese soffre, non possiamo permetterci di perdere tempo, di aspettare tre mesi per poi tornare a votare. Le piccole e medie imprese non ce la fanno più”. Cosa si deve fare? “Discutere, intervenire, sarebbe tutto più facile se il Pd avesse la forza di rinunciare a Bersani”. Non ha paura che la rete la crocifigga? “La rete è una risorsa insostituibile, con la rete ci si deve confrontare. E’ sempre stata la nostra forza, ma non può trasformarsi in un freno. Nel web trovi ogni cosa, gente straordinaria e banditi. E serve intelligenza per mediare”. Mediare? Grillo inorridirebbe. “Ma è per questo che siamo in Parlamento. Per servire i cittadini, ce lo impone la Costituzione, noi rappresentiamo il 25 per cento del Paese. C’è un 75 per cento che ha altre posizioni. La diversità è ricchezza”.

 

Nord Corea

 

La Stampa descrive l’escalation di mosse militari in estremo oriente che vede il regime comunista nord Coreano protagonista su un duplice fronte: la sud Corea e gli Stati Uniti. Ieri mattina i militari della nordCorea hanno impedito a 480 operai del sud l’accesso al complesso industriale di Kaesong, costruito sul confine del 38° parallelo per testimoniare la volontà di cooperazione economica tra i due Paesi. Parallelamente il leader nordcoreano Kim Jong Un ha minacciato il territorio degli Usa, dando ordine alle forze armate di lanciare un attacco nucleare “senza pietà” contro gli Usa: “Il momento dell’esplosione si sta avvicinando, informiamo formalmente la Casa Bianca e gli Usa che i preparativi per lanciare un attacco senza pietà sono stati ultimati dalle forze armate”, si legge in un comunicato diffuso dal regime. La Casa Bianca ha reagito con l’annuncio da parte del Pentagono del posizionamento, sull’isola di Guam, nel Pacifico, di una batteria antimissile Thaad (Terminal High-Altitude-Area Defense) capace di intercettare vettori intercontinentali, che gli esperti considerano assai più efficiente dei Patriot e del sistema Aegis, basato su navi. Il Pentagono si è affrettato a precisare che “la credibilità della minaccia non è provata”, ma la scelta di dispiegare il Thaad a difesa della più vasta area militare del Pacifico lascia intendere, secondo La Stampa, la volontà di non esporsi a nessun rischio.

Da segnalare su La Repubblica un commento firmato da Ian Buruma dedicato alla Corea del Nord, che compare in prima sotto il titolo “La paranoia nucleare”. Dove si ricorda che “se non fosse per le armi nucleari che possiede, a nessuno importerebbe molto della Corea del Nord: un Paese di 24 milioni di abitanti, piccolo, isolato e governato da una dinastia grottesca che si definisce comunista” il cui governo “non è in grado nemmeno di sfamare il popolo”.

 

Su L’Unità si racconta il decreto con cui Hamas ha deciso di islamizzare le scuole di Gaza, separando gli studenti: nei giorni scorsi è stata pubblicata una legge che vieta a insegnanti maschi di lavorare in scuole femminili, e che introduce classi separate per genere a partire dai nove anni. La nuova normativa entrerà in vigore a partire dal prossimo anno scolastico, e sarà applicata a tutti gli istituti scolastici della Striscia, comprese le scuole gestite dall’Onu, le scuole cattoliche, quelli privati, dove le classi sono miste fino alle superiori. Il quotidiano ricorda che Hamas aveva già imposto alcune regolamentazioni di stampo conservatore, come l’obbligo di indossare vesti lunghe e il velo. La nuova legge sull’istruzione proibisce anche di “ricevere regali e aiuti volti alla normalizzazione delle relazioni con l’occupazione sionista”. L’Unità ricorda anche che il governo islamista di Gaza aveva deciso di vietare alle donne palestinesi la partecipazione alla maratona organizzata dall’Onu. Il diveto aveva provocato la reazione dell’Onu, che aveva preferito anticipare l’evento sportivo. La protesta, però, cresce nel web.

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