Il sì tedesco ad Atene (con qualche no a Merkel)

Il Corriere della sera: “Berlino chiude il caso Grecia”. “Ma crescono i dissidenti nel Bundestag e restano le incognite su Atene”. “Via libera del Parlamento tedesco al pacchetto di aiuti da 80 miliardi di euro”. E poi il parere di Elmar Brok, “consigliere della Cancelliera” oltre che presidente della commissione esteri del parlamento tedesco: “’L’austerità non basta più. Le regole però restano’”.

A centro pagina la foto di Khaled Asaad, l’archeologo curatore del sito di Palmira ucciso dall’Isis: “Torturato e decapitato, non dimentichiamo chi ha difeso Palmira”, di Antonio Ferrari.

Di spalla il richiamo del presidente Mattarella, nel suo saluto al Meeting di Rimini: “Dal terrorismo i germi della Terza guerra mondiale”.

Alla politica italiana è dedicata una intervista a Luciano Violante: “’Non si va avanti con maggioranze transitorie’”.

Sul dibattito sulle condizioni di lavoro in agricoltura, dopo le morti di questi giorni: “’Il caporalato come la mafia’”, parla il ministro Martina.

A fondo pagina: “Anche i porti in saldo, Capri ai privati”. “All’asta cinque marine pubbliche. Addio al progetto di rilancio con 50 mila posti barca”.

La Repubblica: “Sciopero e contratti, piano del governo per i sindacati”. “Astensione dal lavoro solo con il 30 per cento dei consensi”. E poi: “Il ministro Martina dopo la morte della bracciante: ‘Denunciate il caporalato, è come la mafia’”.

A centro pagina: “Mattarella: dall’Is i germi della III guerra mondiale”.

“Il caso: il Papa sul lavoro, la famiglia non sia ostaggio del profitto”. Ancora sulla Chiesa un “retroscena”: “E Bagnasco chiamò Galantino”.

In evidenza anche: “Orrore a Palmira, decapitato l’archeologo”.

La Stampa apre con una intervista al ministro dei Beni culturali Franceschini: “Perché ho voluto direttori stranieri nei nostri musei”. “Intervista dopo le nomine e le polemiche”. “Franceschini: ‘Sono tutti europei e poi la sfida è nel mondo globale”. “Gli assurdi steccati nazionalisti” è il titolo dell’editoriale, firmato da Vladimiro Zagrebelsky.

Di spalla la grande foto di Khaled Asaad: “Siria, l’ultimo orrore dell’Isis. Decapitato il custode di Palmira. Mattarella: dal terrorismo i germi della III guerra mondiale”.

E poi a centro pagina: “Grecia, il sì agli aiuti divide Berlino”.

A fondo pagina una intervista al ministro della salute Lorenzin: “’La mia vita da ministro con due gemelli neonati’”.

Il Sole 24 ore: “Berlino approva il salva Grecia. Merkel vince sui falchi Cdu-Csu. Dall’Esm i primi 23 miliardi ad Atene”. “Il parlamento tedesco ratifica il terzo salvataggio con 454 sì, 113 no (63 della maggioranza) e 18 astenuti”.

Di spalla una intervista al ministro delle Infrastrutture Del Rio, che parla di investimenti e risorse.

A centro pagina: “Borse in rosso sul caso Cina. Shangai prima crolla poi recupera, alzando la tensione sui listini europei e Usa. Milano -1,77 per cento, Francoforte -2,14. Pressioni su tassi e cambi”.

Il Giornale: “Prove di potere. Le mani di Renzi su Milano. Porterà il G7 nella city italiana. E vuole un sindaco ‘suo’ perché qui si gioca il futuro”. “Caso Galantino, Vaticano irritato ora gli chiede di stare zitto”.

L’editoriale è firmato da Carlo Lottieri: “Col voto di Berlino su Atene vanno in cortocircuito la democrazia e l’Europa”.

La foto a centro pagina mostra un aereo Alitalia danneggiato da un violento temporale e costretto all’atterraggio anticipato: “Paura sul Roma-Milano. Fulmini e grandine, il temporale riduce così un aereo”.

A fondo pagina ancora Vittorio Sgarbi sulle polemiche sui manager stranieri per i musei: “Ecco i nomi (tutti italiani) pronti a salvare i nostri musei”.

Grecia, Germania, Europa

“Berlino chiude il caso Grecia” si legge sul Corriere della sera sul via libera del Parlamento tedesco al piano di aiuti da 86 miliardi per Atene. “Ma crescono i dissidenti nel Bundestag e restano le incognite su Atene”. “Rimane la questione del debito”.

Anche su La Stampa si sottolinea il “sì definitivo” del Bundestag ma anche il fatto che “Merkel perde altri voti”. E poi: “Resta l’incognita su cosa farà l’Fmi”.

Da segnalare una intervista sul Messaggero a Jean Paul Fitoussi: “Ma Berlino è in conflitto di interessi, fa soldi approfittando della crisi”. Cita il caso dell’acquisto di 14 aeroporti regionali greci da parte di un consorzio tedesco come “un possibile imbroglio”.

“Se l’Europa archivia la stagione dei rancori” è il titolo dell’editoriale del Sole, firmato da Carlo Bastasin che ricorda che solo un mese fa ad Atene “si denunciava la ferita dell’onore e della dignità del popolo greco” mentre a Berlino ci si appellava alla “verità” per “forzare l’uscita dall’euro di un paese liquidato come inaffidabile”. Ieri il clima sembrava diverso e “a sette anni dall’inizio della crisi, scartata l’ipotesi di una rottura dell’euro, sta prevalendo l’espediente politico di valutare il contenuto di ogni decisione in ragione delle sue conseguenze pratiche” . “Un metodo pragmatico che toglie il vento alle correnti politiche la cui retorica nazionalista dell’onore e della coscienza sovrappone disinvoltamente etica ed interessi. Di fronte ad aiuti per 86 miliardi e a due terzi dell’elettorato favorevole a un’intesa con i creditori, Alexis Tsipras ha difeso la mancanza di alternative a un accordo, facendo leva su una coalizione più ampia del previsto. Wolfgang Schäuble ha riconosciuto nel pragmatismo di Tsipras una ‘trasformazione stupefacente’ avvenuta nelle ultime quattro settimane”. Ma “dietro al cosiddetto pragmatismo c’è d’altronde un prosciugamento dell’iniziativa politica comune europea che viene sostituita dall’attesa per la convergenza di tutti i Paesi verso il modello del Paese di maggior successo. Una convergenza che ispira il percorso di integrazione dell’euro-area che Berlino intende promuovere nei prossimi anni. Nonostante la debolezza dell’economia, per almeno due anni ancora non si punterà a una politica economica comune legittimata democraticamente, ma a un sistema per il rispetto rigoroso delle regole fiscali. Solo una volta assicurata l’omogeneità delle politiche economiche sarà possibile procedere a forme più avanzate e fruttuose di integrazione politica tra Paesi”.

Sul Corriere Ernesto Galli della Loggia scrive che dopo le “dure trattative” delle settimane scorse “un no tedesco sarebbe apparso non solo incomprensibile economicamente (anche perché perlopiù i soldi in questione non andranno affatto nelle tasche dei greci bensì da queste passeranno immediatamente in quelle dei loro creditori; come nel primo salvataggio, di cui hanno beneficiato proprio istituti tedeschi)”, ma sarebbe apparso “soprattutto politicamente autolesionistico, dal momento che avrebbe aperto una crisi profonda dagli esiti incerti nell’intera Unione Europea, mettendo dunque radicalmente in forse la leadership che in tutta la vicenda greca ha esercitato abilmente la Germania, alternando minacce e spirito di conciliazione”. Galli cita il caso degli aeroporti che “il governo greco è stato obbligato a privatizzare per adempiere alle richieste dei suoi creditori europei e in omaggio alle regole europee ostili in linea di massima alla proprietà pubblica di attività economiche. Ma anche qui non si può tacere sulla bizzarria di una privatizzazione imposta ad Atene, che alla fine però torna a vantaggio non già di una qualche impresa privata, come sarebbe stato logico attendersi, bensì di una società pubblica quale è precisamente la suddetta Fraport, la cui maggioranza azionaria si dà il caso che sia nelle mani del governo dell’Assia e della città di Francoforte. Evidentemente un’impresa pubblica greca è una cosa, ma se la stessa pur restando sempre pubblica è tedesca, allora è una cosa tutta diversa”. Galli della Loggia invoca il “salto necessario” per l’Ue, ovvero “quello che deciderà della sua vita o della sua morte” che “ha una natura radicalmente politica e insieme istituzionale. Non si iscrive in alcuna processualità economica, ma al contrario esige una rottura. Non richiede alcuna applicazione di regole già in vigore, ma la creazione di regole nuove e altre. Alla politica si arriva solo dalla politica”. “Ma da questo orecchio Berlino non ci sente”, come non ci sentono gli altri Paesi, perché chiama in causa il tema “della sovranità: di una cessione eguale e concordata di sovranità da parte dei vari Stati nazionali”.

Il Corriere dedica spazio anche alla trattativa dell’Italia con Bruxelles sulla flessibilità dei conti pubblici e si sofferma sulla “pagella delle riforme, dalla quale a settembre si desumerà se il governo Renzi ha mantenuto gli impegni che ha assunto con l’Unione Europea in cambio di flessibilità nei conti pubblici”. Una pagella che “segna di certo la sufficienza”, visto l’elenco di provvedimenti adottati anche se “l’esecutivo ha aperto praticamente tutti i dossier che erano stati richiesti” ma “per alcuni di questi l’arrivo in porto è ancora di là da venire” perché mancano i decreti attuativi. Per esempio “la riforma Madia prevede 12 deleghe e 20 decreti legislativi su materia di estrema delicatezza su cui sarà un vero lavoro trovare la quadra politica. Tra i grandi temi che restano aperti, ci sono il disegno di legge sul penale con la grana delle intercettazioni, e ovviamente la legge costituzionale di riforma del Senato, che è oggetto di trattativa tra maggioranza e opposizione, oltre che all’interno della stessa maggioranza. E che dire della delega fiscale? Uno dei capitoli fondamentali, quello della riforma del catasto, ha subito un primo rinvio per evitare di mettere troppa ‘carne a cuocere’ sul tema della casa, per la quale Renzi ha annunciato l’abolizione della Tasi, la tassa immobiliare, sulle prime abitazioni. Alla fine, la punta di diamante del lavoro svolto dal governo resta il Jobs act, anche se il lavoro non è ancora completato, la promessa di far partire il contratto a tutele crescenti è stata mantenuta”.

Maggioranza

Sul Corriere una intervista a Luciano Violante: “Non si va avanti con maggioranze transitorie. Il Pd trovi un compromesso”. Dice che andare ad elezioni anticipate sarebbe un danno e che per il governo non si può continuare a procedere con “maggioranze variabili”. “La soluzione principe sarebbe consolidare la maggioranza che ha dato la fiducia al governo” ma “se non si riesce a trovare un compromesso interno è inevitabile” pensare ad un ingresso di Forza Italia”. “Oggi l’unico nemico di Renzi è se stesso”.

Su Libero: “Il Cav rassicura Salvini: sulle riforme stop aiuti a Renzi. Silvio sente il leader della Lega: rinsaldato l’asse del Nord. ‘Il Pd non vuole i miei voti, gli bastano quelli di Verdini”.

Chiesa, politica

Su Galantino proseguono gli articoli e le interviste. Oggi La Stampa intervista il vescovo di Mazara del Vallo Mogavero: “Quelli che oggi ci criticano ieri sgomitavano al Family Day”. “La Chiesa difende sempre la sacralità della vita”, dice. “Va bene quando interveniamo su aborto, testamento biologico, matrimonio e invece violiamo il Concordato predicando accoglienza e integrazione per i rifugiati?”. “Il Papa ci ha detto che il nostro compito di pastori è formare le coscienze e orientarle cristianamente. Poi, fare politica spetta ai laici, non a vescovi e sacerdoti”.

Il Corriere intervista Lucio Brunelli, direttore di Tv 2000. “Il linguaggio della Cei si è fatto a volte più rude, ma credo prevalga la passione pastorale”. “Mi fa sorridere la definizione di ‘vescovo rosso’” per Galantino, “lui stesso ha rivendicato con fierezza di essere figlio di un militante Dc”.

Secondo Il Giornale “la Chiesa suggerisce al segretario della Cei di abbassare i toni ed evitare polemiche. Intanto Ruini guida la riscossa conservatrice”. Il “consiglio appassionato” che verrebbe dalla Curia è quello di non “urlare contro i politici” anche se si dice che “la linea è quella giusta”. Si cita poi un “volume” firmato dal cardinal Ruini insieme ad altri dieci cardinali di tutto il mondo sui temi della famiglia per “ribadire i principi della dottrina cristiana”.

Turchia

Su La Repubblica una intervista allo scrittore Burhan Sonmez che parla di Turchia: “Voglio essere molto chiaro su un punto: anche se si dovesse andare a nuove elezioni generali in Turchia il risultato non cambierà. Erdogan continuerà a perdere voti e i curdi li aumenteranno restando quindi in Parlamento. Il suo disegno evidente: fomentare il caos per tornare al voto e governare di nuovo con un esecutivo monocolore, il suo”.

Su La Stampa: “Guerra ai curdi ed elezioni. Erdogan prova l’azzardo ma in Turchia è caos”. Ieri ci sono stati degli spari nei pressi del palazzo del premier e otto soldati sono stati uccisi nel Sud, ricorda l’articolo.

“Fra violenze e crisi politica si sfalda la Turchia di Erdogan” è il titolo dell’articolo di Antonio Ferrari, sul Corriere.

E poi

Molti articoli dedicati al terrorismo dell’Isis e a Palmira, dopo l’uccisione di Khaled Asaad. Al “martirio del custode di Palmira” che “aveva chiamato la figlia Zenobia” come la regina che “si ribellò ai romani” è dedicato un articolo di Lorenzo Cremonesi sul Corriere. Su La Repubblica lo ricorda Paolo Matthiae, l’archeologo e orientalista italiano considerato lo scopritore di un altro importante sito siriano, quello di Ebla. Asaad era “saggio, onesto, corretto, in una parola semplicemente giusto” ed è l’ultimo dei funzionari e dei guardiani “uccisi nel tentativo di salvare il patrimonio storico”.

Su La Repubblica si parla della scelta del leader laburista inglese: “La sfida della destra: votiamo Corbyn, così il Labour perde. Schede sospette alle primarie della sinistra inglese. La ‘scommessa’ dei conservatori: come leader fallirà”.

Sul Sole spazio per l’ennesima strage di Boko Haram in Nigeria, in un villaggio del Nord est. 150 i morti.

Sul Corriere si dà conto di una pubblicazione definita “la lonely planet del Califfato”, un “opuscolo propagandistico” che “illustra la vita nel Califfato” e “tradisce il uovo disegno di Al Baghdadi”, ovvero “’attirare talenti, come gli ingegneri e i data analyst’”. La guida in inglese si chiama A Brief Guide to the Islamic State (2015), è diffusa via internet e circola negli ambienti jihadisti britannici ma anche in quelli italiani. Si parla del “clima ospitale” di Raqqa o di Mosul.

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