Il pianto di Bossi

Le aperture

Il Corriere della Sera: “Torna la minaccia dello spread. In 15 giorni il differenziale con titoli tedeschi su di 130 punti. Monti: scontiamo le difficoltà spagnole. Toccata quota 404. Crollano le Borse, Milano è la peggiore”. L’editoriale, firmato da Alberto Alesina e Francesco Giavazzi, è titolato “Ora date un taglio alle troppe spese”. A centro pagina, con foto, si parla della manifestazione dell’orgoglio leghista ieri a Bergamo: “Bossi piange e chiede scusa. Maroni: pulizia. Via Rosi Mauro”.

La Repubblica: “Crolla la Borsa, paura per lo spread. Monti: ‘Escludo misure straordinarie, preoccupa la Spagna’. Poi attacca la Marcegaglia. Martedì nero sui mercati. Milano perde il 5 per cento, pesano i dati americani e cinesi. Il differenziale tra Bund e Btp risale oltre quota 400”. A centro pagina, con foto: “Maroni in campo: ‘Dolore per Bossi, fuori i corrotti’. E la Lega fischia il Trota: dimetteremo noi Rosy”. “Il senatur: mi scuso per i miei figli’. La Mauro in lacrime: non lascio”.

La Stampa: “Crolla la Borsa, vola lo spread. I partiti da Monti. Mlano giù del 5 per cento, differenziale a 400 punti. Il premier irritato con gli industriali”. Il titolo più grande è per la manifestazione della Lega (con foto di Maroni che bacia Bossi): “Nasce la Lega di Maroni: risorgerermo”. ‘”Cacceremo Belsito e Rosi Mauro’. Ma lei resiste: non mi dimetto”.

Il Sole 24 Ore: “Borsa sotto attacco, spread a 404. I timori su economia e riforme affondano banche e listini. Palazzo Chigi: cause esogene, no a misure straordinarie. Piazza Affari (-5 per cento) maglia nera. Btp al 5,67 per cento, allarme tassi in Francia e Spagna”. Di spalla il quotidiano offre un approfondimento sui finanziamenti ai partiti. A centro pagina, in vista dell’avvio in Parlamento dell’esame del disegno di legge sul lavoro: “Marcegaglia: rivedere la flessibilità in entrata. La presidente di Confindustria: nessuno chiede di stravolgere tutto. Ridurre la pressione fiscale”

Il Giornale: “Maroni sfila la Lega a Bossi. Onore delle armi con fischi. Davanti alla sua gente, il leader piange, si scusa per i figli e parla di complotto. Potere al delfino, che annuncia le purghe: ‘Chi rompe le palle, fuori dalle palle'”.

Libero: “Maroni si prende la Lega. Sul palco di Bergamo l’ex ministro ‘salva’ Bossi ma attacca a testa bassa i suoi familiari e il Cerchio magico. ‘Pulizia, congressi e via chi sbaglia’. Il Senatur prima si commuove, poi parla di complotto e si becca i fischi”. A centro pagina un articolo racconta “i segreti di Rosi (Mauro, ndr), che verrà espulsa. La vicepresidente del Senato rifiuta di dimettersi”.

Economia

Il Corriere della Sera dedica un articolo all’aumento del differenziale tra Italia e Germania, e ricorda che tra due settimane il Fondo Monetario Internazionale pubblicherà le sue stime sulla crescita. Si sa già che il FMI continua a pensare che l’Italia resterà in recessione per tutto l’anno in corso, e anche per una parte del prossimo. “Se i prossimi venti mesi andassero così, il cammino verso il pareggio di bilancio nel 2013 diventerebbe un po’ meno credibile. La caduta dell’economia può deteriorare i  conti pubblici, ma reagire con una eventuale nuova stretta di bilancio può accentuare la debolezza dell’economia stessa”. Secondo il quotidiano il FMI ritiene che gli investitori internazionali hanno “smesso di credere che sempre nuovi dosi di austerità simultanea possano aiutare l’Europa a stabilizzarsi su un nuovo equilibrio”.
L’editoriale del quotidiano milanese, firmato dagli economisti Alesina e Giavazzi, torna a chiedere al governo di ridurre le spese utilizzando a fondo la spending review, che si sicuramente è una idea migliore dei tagli lineari tentati dall’ex ministro Tremonti, impegnandosi a distinguere tra uscite inutili e spese necessarie.
Un “dossier” de La Repubblica dedicato allo spread e alle ragioni della crisi è così intitolato: “Troppa austerity e niente crescita. I fondi abbandonano Roma e Madrid. Pesa il mancato ritorno dei grandi investitori alle aste di Btp e Bonos”.
In un retroscena La Stampa spiega la “forte irritazione verso Emma Marcegaglia” da parte del premier Monti. Marcegaglia sarebbe colpevole di quella che il quotidiano definisce una “improvvisa conversione a U”, “da un appoggio caloroso al governo a critiche serrate, prima alla riforma del mercato del lavoro poi anche sulle tasse”. Secondo il quotidiano lo “staff del premier” attribuirebbe queste critiche a “possibili future ambizioni politiche” di Emma Marcegaglia”. E visto che “nulla poteva giustificare il cattivo umore della Borsa”, tranne il dissidio tra governo e Confindustria, Monti si sarebbe irritato. Il premier convocherà un vertice per il fine settimana.

Anche su La Repubblica si sintetizza l’analisi che circolerebbe a Palazzo Chigi, secondo cui lo spread è un dato imprevedibile, che può essere spinto in alto da una molteplicità di fattori: semmai i motivi del nuovo contagio sarebbero da cercarsi nella crisi spagnola. Ma anche questo quotidiano non manca di sottolineare come Palazzo Chigi ritenga abbiano avuto un ruolo anche le critiche di Marcegaglia (“Vuole scendere in politica e per farlo ci attacca, ma così dà la sensazione ai mercati che gli imprenditori stanno sfiduciando il governo”, sintetizza con virgolette un pensiero attribuibile allo staff di Monti).

Sul Corriere della Sera: “Il premier: scontiamo le difficoltà di Madrd. ‘Non hanno aiutato le parole della Marcegaglia sulla riforma del lavoro'”.

Il Sole 24 Ore scrive che Emma Marcegaglia ha detto che “nessuno chiede di stravolgere la riforma del lavoro, ma ci sono alcuni punti – come quello della flessibilità in entrata – che vanno rivisti. La presidente di Confindustria ieri ha parlato agli industriali di Rovigo, ed ha “alzato il tiro anche sul fisco: bisogna ridurre  le tasse su imprese e lavoratori, ‘un problema serio che il governo si deve porre’, oltre che sul credito della PA verso le imprese: ‘Cento miliardi, una cosa che fa urlare, non da Paese civile”. Oggi la Confindustria si incontrerà con altre organizzazioni imprenditoriali (Abi, Ania, Coop, Rete imprese Italia) per elaborare le proposte di modifica del ddl sul lavoro.

Lega

Ieri, come scrive il Corriere della Sera, alla Fiera di Bergamo è andato in scena lo psicodramma del popolo della Lega. Nelle intenzioni dei promotori la notte doveva sancire la definitiva incoronazione di Roberto Maroni. Ma i contestatori che si dicono bossiano hanno interrotto il leader in pectore con frequenti esplosioni di fischi. Che non sono mancati neanche nei confronti di Bossi: “Giganteggia come una figura tragica nella autocritica sui figli”, quando dice ‘i danni sono stati fatti da quelli che portano il mio cognome, mi dispiace enormemente’, raccogliendo una triplice reazione di contestazioni, nel momento in cui nomina il figlio Renzo, o quando tenta di raccontare come il tesoriere Belsito è arrivato in Lega (“Portato da un ottimo amministratore come Balocchi, ovvero il predecessore del tesoriere indagato”) e quando parla di complotti dei magistrati. Per tutta la serata i cori pro Maroni si contrappongono a quelli pro Bossi. Maroni: “Sono i giorni della rabbia e della umiliazione che abbiamo subito, i giorni dell’onta, ma chi ha preso soldi li dovrà restituire fino all’ultimo centesimo, chi sbaglia sarà cacciato”. E annuncia che la vicepresidente leghista Mauro e il tesoriere Belsito saranno espulsi dal movimento.
I quotidiani peraltro riferiscono della esibizione a Porta a Porta della stessa Rosi Mauro, che ha ribadito di non aver intenzione di dimettersi ed ha negato di aver preso per sé soldi pubblici: “Non un euro, ho tutte le prove, assolutissimamente no”.

Finanziamento ai partiti

Il Corriere riferisce che stasera stessa le forze politiche che sostengono il governo Monti partoriranno un testo di riforma sui finanziamenti alla politica. Il quotidiano riprende la proposta lanciata ieri dall’ex direttore del Riformista Antonio Polito, e rivolta ai partiti affinché rinuncino all’ultima tranche di contributi previsti in questa legislatura, facendo risparmiare allo Stato 100 milioni di euro. Secondo il quotidiano il Pdl sarebbe aperto all’idea di limitare i fondi per passare a nuove forme di sostentamento, mutuate dal modello americano. Si scrive che il Terzo Polo è combattuto, che i radicali sono tradizionalmente favorevoli e che l’Idv firmerebbe oggi stesso per azzerare i rimborsi. Nel Pd prevale invece la linea di Bersani, il timore che la riduzione dei rimborsi pubblici possa spianare la strada alle lobby e trasformare la nostra democrazia in una “plutocrazia”.
Luigi Zingales, sul Sole 24 Ore, propone la ricetta del famoso giurista americano Larry Lessig, fautore di un sistema di “matching funds”: ogni individuo può donare fino a 100 dollari al suo candidato preferito; lo Stato, a sua volta, raddoppierà la cifra raccolta. In questo modo si limiterebbe l’ammontare complessivo delle spese elettorali, l’influenza dei grossi gruppi sui candidati, ma anche il potere dei partiti sui candidati stessi.

Internazionale

Il viaggio in Medio Oriente del presidente del consiglio Monti si è concluso. Ieri ha fatto tappa in Egitto. Ha incontrato tutti i rappresentanti dei nuovi partiti egiziani. E tra questi – come sottolinea il Corriere – anche i leader dei Fratelli Musulmani, che alle elezioni hanno avuto il 47 per cento dei voti e potrebbero esprimere il prossimo presidente egiziano alle elezioni di maggio: “Hanno manifestato posizioni che si potrebbero definire abbastanza moderate”, ha detto Monti. Poi, dopo una pausa, ha precisato: “Forse perché parlava con un interlocutore occidentale… Avremmo torto,però, a non considerare il fenomeno dei Fratelli Musulmani come interessante”.  Se per il Corriere Monti “apre ai Fratelli Musulmani”, per La Stampa Monti “sdogana i Fratelli Musulmani”. Proprio ieri, peraltro, un tribunale amministrativo de Il Cairo ha bloccato la decisione del Parlamento di designare l’assemblea costituente: era stata nominata dai soli partiti islamici dei Fratelli Musulmani e dei salafati, ovvero i vincitori delle elezioni. Gli altri si erano rifiutati di partecipare alla costituente, e ieri il Tribunale ha deciso che i 100 membri dovranno venire tutti dalla società civile, e non potranno essere parlamentari. Sullo stesso Corriere un dossier firmato da Roberto Tottoli e dedicato ai salafiti, i radicali in bilico tra terrorismo e azione politica. Con una mappa dei luoghi e dei movimenti salafiti in tutto il Medio Oriente e il Nord Africa.

Sul Corriere della Sera Bernard-Henry Lévy sulla poesia-scandalo firmata dal poeta tedesco Gunter Grass, in cui si criticava il potenziale atomico israeliano e si definiva Israele una “minaccia per la pace”. Lévy parla di “neo-antisemtismo”: non è razzista, né cristiano, né anticristiano, né anticapitalismo, ma torna udibile e dicibile “solo se riesce ad identificare ‘l’essere ebreo’ con l’identità cosiddetta criminale dello Stato di Israele, pronto a lanciare le sue saette sull’innocente stato iraniano”.
Sul Sole 24 Ore e su La Stampa la notizia che l’Iran ha deciso di “giocare d’anticipo” rispetto alle sanzioni nei suoi confronti, dopo l’embargo petrolifero Ue deciso il 23 gennaio, che scatterà dal primo luglio prossimo: Teheran ha reso noto di aver bloccato le esportazioni di petrolio dirette verso la Spagna e non venderà più nemmeno una goccia di ‘oro nero’ alla Grecia, Paese che riceveva da Teheran il 30 per cento del proprio fabbisogno. Secondo la tv di Stato iraniana PressTv sarebbero state anche bloccate le esportazioni anche a Italia e Germania, ma manca una comunicazione ufficiale del nostro governo.

Il candidato alle primarie Repubblicane Rick Santorum, che è riuscito a conquistare nella sua corsa 285 delegati, contro i 661 di Mitt Romney, ha deciso di porre fine alla campagna presidenziale. All’inizio delle primarie – ricorda La Stampa – Santorum era in coda ai sondaggi e non aveva finanziamenti: per questo, fermando la sua corsa, ha detto che la sua campagna è stato un successo, perché ha dato voce all’America vera. Infatti, vincendo prima in Iowa e in altri dieci stati, ha preso i voti della base che non si fida di Romney, ha dimostrato la debolezza del front runner e si è proposto come alternativa conservatrice. Santorum ha anche evocato la malattia della figlia Bella, ma hanno pesato soprattutto le pressioni del partito, che voleva chiudere una sfida che stava diventando troppo costosa in termini economici e politici, anche in vista delle primarie del 24 aprile nella sua stessa Pennsylvania, in cui aveva scarse possibilità di imporsi.

Su La Repubblica si torna sulla vicenda della caduta di Bo Xilai, ex potente segretario del Partito comunista cinese di Chongqing, ieri sospeso anche dall’ufficio politico. Per molti è una lotta tra i maoisti più conservatori e i più giovani leader riformisti. La notizia è che sua moglie è stata incriminata per omicidio di un uomo di affari inglese, trovato morto lo scorso novembre in una camera d’albergo della città. L’uomo era stato amico di Bo Xilai e di sua moglie, famosa avvocatessa d’affari, per cui lavorava.

Anche su Il Corriere della Sera, la “resa dei conti” con l’epurazione della moglie di Bo, “la lotta per la successione si fa sempre più violenta a Pechino”.

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