Il giorno della Grecia

La Repubblica: “Grecia, la Germania si divide”, “Tsipras chiede a Bruxelles prestiti per altri sei mesi, oggi la decisione dell’Eurogruppo. Schaeuble e la Bundesbank bocciano la proposta, ma l’Spd apre alla trattativa”.
In prima il richiamo ad una intervista del quotidiano al leader della Lega: “Salvini: io premier del centrodestra ma voglio passare dalle primarie”.
A centro pagina, foto della fontana romana nota come ‘La barcaccia’, del Bernini, a Piazza di Spagna, devastata dai tifosi del Feyenoord: “Gli hooligan olandesi devastano il cuore di Roma”.
In taglio basso: “Eur, nel cantiere dell’eternità”, Dalla Nuvola all’Acquario, i progetti che non finiscono mai”.
E a fondo pagina: “Fisco, indagato Gino Paoli, ‘Due milioni in Svizzera’”, “Perquisita la casa del cantautore”.
Nella colonna a destra, l’inchiesta firmata da Paolo Berizzi: “Soldi, droga e matrimonio, ecco la paga dell’Is”, “Dossier di Cia e Antiterrorismo: ‘Cento dollari al giorno e premi a chi uccide di più’”.

La Stampa: “La Grecia: aiuti per altri sei mesi. Proteste a Berlino, ma l’Ue apre”, “La Merkel chiama Tsipras. Governo tedesco diviso”.
Sulla “lotta al terrorismo islamico”: “Libia, l’Italia scrive ad Al Sisi e cerca di coinvolgere la Russia”, “Nella lettera il presidente del Consiglio invita l’Egitto a credere nei negoziati dell’Onu”.
A centro pagina, foto della fontana della Barcaccia a Roma sotto il titolo: “Hooligans a Roma, devastazione e arresti”, “Guerriglia dei tifosi olandesi in centro: danni in Piazza di Spagna, Marino accusa questore e prefetto”.
In apertura a sinistra: “Un anno con Renzi: la ‘rivoluzione’ dell’uomo nuovo”, “Caterpillar sulle riforme, a due facce sul lavoro”. Di Fabio Martini. E Michele Brambilla firma un editoriale dal titolo: “Comunque vada ha sepolto il mondo di ieri”.

Il Corriere della Sera: “Roma, i tifosi olandesi devastano il centro”.
A centro pagina il titolo grande: “Merkel, passo verso la Grecia”. “No di Berlino al piano Tsipras. Poi la telefonata tra cancelliera e premier”. “Juncker: aperta la strada a un compromesso”. “All’Eurogruppo scontro finale sul salvataggio”.
A fondo pagina: “E Paoli finì indagato per i soldi in Svizzera”. “Genova, sospetti di evasione fiscale: pagamenti in nero anche per le feste de L’Unità”.
In prima anche un articolo di Pierluigi Battista: “Pd e Palestina. Una assurda mozione da accantonare”. “Renzi intervenga”.

Il Giornale: “Il dossier Falciani”. “Soldi in Svizzera, altri nomi”. “Stilisti, imprenditori e i figli di Sergio Leone nella lista dei conti all’estero”. E poi: “Slitta la riforma del fisco, addio semplificazioni”.
A centro pagina, con foto del ministro Orlando: “Il ministro choc. Orlando: i detenuti islamici hanno più diritti degli altri. Noi liberiamo cinque sospetti. L’isis minaccia: arriviamo”.
Sulla politica interna: “Parla il Commissario di Forza Italia in Puglia. ‘Farò il pacificatore, non temo Fitto'”. E poi: “Renzi fa retromarcia sull’articolo 18 e finge ottimismo, ma al Senato i numeri sono risicati”.

Il Fatto, con foto della fontana della Barcaccia: “Il sacco di Roma: ultrà olandesi contro locali e monumenti”, “Guerriglia prima di Roma-Feyernoord in Piazza di Spagna, trasformata in una discarica. Danneggiata la storica fontana della Barcaccia. Cariche della Polizia e bombe carta lanciate dai tifosi. Il sindaco Marino contro il prefetto Pecoraro e Alfano: ‘Non c’è stata prevenzione’”.
A centro pagina, foto del consigliere Rai Antonio Verro: “Renzi: ‘Verro vergogna’”, “Il forzista del Cda Rai si avvita alla poltrona dopo l’uscita sul Fatto della sua lettera al Caimano sul sabotaggio di otto programmi. Pd, M5S e Sel chiedono le dimissioni. L’azienda tace, ora l’iniziativa spetta a Padoan”.
Sul tema, due interviste del quotidiano: a Carlo Freccero (“Resa dei conti finale”) e a Roberto Fico, M5S presidente della Commissione di Vigilanza Rai (“Non deve restare: lo possiamo cacciare”).
A fondo pagina: “Libia, Matteo trasforma la guerra in uno spot. Ma i partner lo ignorano”, “Escluso dalla gestione della crisi ucraina, il premier ha cercato di rimettersi al centro. Ora appoggia Al Sisi, ma il fronte arabo anti-Isis si incrina”.
In prima anche una foto di Gino Paoli: “Gino Paoli indagato: ‘2 milioni nascosti in banche svizzere’”.
Sulla Grecia: “Tsipras si piega alla Troika ma a Berlino non basta ancora”, “Atene rinuncia a tutte le sue richieste, oggi l’Eurogruppo”.

Il Sole 24 Ore: “Jobs act, via libera ai decreti. Slitta ancora la delega fiscale”. “Verso la conferma dei licenziamenti collettivi semplificati”. “Troppi nodi aperti. Il Cdm di oggi rinvia le decisioni su fatturazione, catasto e fisco internazionale”.
Di spalla: “Ultrà olandesi devastano Roma”. “Danni alla ‘Barcaccia’ di piazza di Spagna”. “I figli della follia” è il titolo di un commento di Guido Gentili
A centro pagina: “Il piano Tsipras divide Berlino”. “Prime crepe nel fronte tedesco. Schauble boccia le proposte di Atene. Gabriel (Spd) e Schulz le sostengono. Oggi il vertice Eurogruppo. Listini in rialzo, tassi Btp in calo”.
In prima anche un richiamo per la politica interna: “Forza Italia, rivolta in Puglia. A Roma scontro tra i capigruppo”.
A fondo pagina un articolo di Alberto Negri: “Le ambiguità del Golfo nella lotta al Califfato”. “Qatar contro Egitto per i raid in Libia”.

Grecia

Andrea Tarquini, corrispondente de La Repubblica da Berlino, scrive che “il caso Grecia spacca ormai la Grosse Koalition di Angela Merkel. Il vicecancelliere, ministro dell’Economia e leader della Spd, Sigmar Gabriel, ha preso duramente le distanze dal secco no del titolare delle Finanze, il democristiano Wolfagang Scaeuble, alle richieste e proposte elleniche. ‘Possono essere solo il punto di partenza di un dialogo, ma la cosa più importante è mettersi a discutere, a livello europeo, prima di dire sì o no. Non è il momento di ultimatum. Smettiamola tutti con i diktat, da parte del governo greco è stato compiuto un passo da gigante accettando il principio che non ci saranno aiuti senza un programma”, ha detto Gabriel. E ha precisato: “Il punto chiave sono le riforme che la Grecia vuole o non vuole portare avanti, invito tutti a cercare il dialogo”.

Su La Stampa, la corrispondenza di Tonia Mastrobuoni: “Schaeuble insiste per il no. Poi Merkel chiama Tsipras”, “Tra i due premier telefonata ‘costruttiva per trovare una soluzione’. Il governo tedesco si spacca: la Spd è a favore della linea morbida”. Scrive Mastrobuoni: “Al di là dei punti che per i tedeschi, secondo indiscrezioni, restano ancora problematici – la richiesta di ridurre l’obiettivo dell’avanzo primario e la mancanza di impegni sulle riforme del mercato del lavoro, delle privatizzazioni e sulla modernizzazione dell’apparato pubblico – Schaeuble sembra non fidarsi dei greci. Altrimenti non si spiega anche la contro-lettera, anticipata da Reuters, che gli uomini del responsabile tedesco delle Finanze hanno preparato in vista della riunione di oggi. Una lettera in cui la posizione greca viene definita addirittura un ‘cavallo di Troia’ per ottenere soldi senza un impegno vero. Di questo Tsipras si sarebbe lamentato con la cancelliera, durante la telefonata di ieri”.

Sul Sole (“Quanta fretta per dire ‘nein'”) Alessandro Merli si riferisce al titolo a caratteri cubitali apparso ieri sul sito del popolare quotidiano tedesco Bild a proposito della proposta greca. Ma si trattava della “affermazione di una posizione negoziale di partenza”, visto che ieri l’ufficio del Ministro Schauble ha anche confermato la presenza del ministro all’Eurogruppo di oggi. Merli riferisce di un “documento” che esprime la posizione della Germania in tre punti: “La preoccupazione per il deterioramento dello stato dei conti pubblici greci, causa soprattutto il crollo delle entrate fiscali; la necessità che Atene riaffermi il rispetto degli impegni già concordati nel programma in scadenza il 28 febbraio, seppure con margini di flessibilità; ma soprattutto la conferma pubblica che la Grecia (la cui proposta viene definita, a quanto pare senza ironia, ‘un cavallo di Troia’) non prenderà misure unilaterali che rappresentino una marcia indietro sull’aggiustamento e le riforme già avviati”. Punto, questo, che irrita particolarmente la Germania “che considera alla stregua di una provocazione le misure prese da Atene negli ultimi giorni, che, secondo il ministero delle Finanze, possono solo aggravare la situazione di conti pubblici e mercato del lavoro”. Poi c’è stata la telefonata tra Merkel e Tsipras, e Merli riferisce anche delle parole del presidente della Bundesbank Weidmann, che “si è spinto a dire che in presenza di un nuovo accordo sul programma fra Atene e i partner europei, la Bce potrebbe nuovamente accettare in garanzia titoli del debito greco, esclusi due settimane fa, causa lo stallo della trattativa”.

Isis, Golfo

Paolo Berizzi su La Repubblica, firma un’inchiesta sull’Isis: “Droga, 100 dollari al giorno e il bollino nero sulla licenza, così combatte un miliziano dello Stato islamico”. “Se combatti sei mesi ottieni il punteggio più alto. Se sei un foreign fighter e prendi in sposa una donna dei Paesi del Califfato lo raddoppi. E hai diritto a una licenza di tre, quattro, cinque giorni. Rilasciata da un ufficio permessi con tanto di timbro dell’Is: un bollino nero con all’interno il cerchio bianco che è il sigillo del Profeta e la scritta della shahada, la professione di fede dell’islam (come è la bandiera). Il congedo viene concesso dopo un mese ininterrotto di conflitto”, “Tanto più uccidi e ferisci e ti ferisci, tanto più il pegno di fedeltà alla jihad, già contrattualizzato con una diaria media di 100 dollari al giorno, sarà cementato sul campo. L’Isis non è soltanto quello che vediamo: l’orrore e la rappresentazione mediatica dei prigionieri decapitati, le gabbie infuocate, i nemici sgozzati. C’è anche una ‘normalità’ nascosta, interna. Forse altrettanto sconvolgente. È quella del suo esercito”. Attraverso fonti dell’Antiterrorismo europeo e altre fonti impegnate direttamente nei territori siriani e iracheni dove ha base il Califfato, Repubblica ha avuto accesso a documenti esclusivi. Ai combattenti vengono forniti anche cocaina e anfetamine. Oltre a carte di credito (ma la diaria viene consegnata prevalentemente in contanti), telefoni cellulari con numeri consistenti di sim card e Viagra, che serve per gli stupri.

Sul Corriere la notizia che il Qatar ha deciso di ritirare il suo ambasciatore al Cairo, irritato dalle dichiarazioni egiziane rivolte a Doha che sosterebbe il terrorismo. Il Qatar aveva espresso in sede di Lega Araba le sue perplessità sulla decisione egiziana di effettuare raid in Libia senza consultare gli altri Stati arabi, scrive il quotidiano.

Il Sole 24 Ore parla della lettera scritta dal premier italiano Renzi al leader egiziano Al Sisi. “Il premier incoraggia gli sforzi dell’inviato Onu per una soluzione diplomatica del conflitto”, e nello stesso tempo ribadisce il suo sostegno all’Egitto “impegnato nell’azione militare di contrasto all’Isis”.

Per tornare al Corriere, Franco Venturini scrive che la politica italiana farà bene a dimenticare in fretta la settimana appena passata, ricordando che “appena cinque o sei giorni fa il ministro degli Esteri e quello della Difesa disegnavano invece un Paese che non conoscevamo, una Italia muscolare ‘pronta a combattere'”, e cita “l’antica rivalità mediatica tra la Farnesina e il ministero della Difesa” come elemento che ha contribuito a quelle dichiarazioni.

Hooligans

“Prefetto e questore non sono stati all’altezza, la città era senza difese”, dice in un’intervista a La Repubblica il sindaco Ignazio Marino.

Secondo il Corriere, “la sensazione è che ci sia stata quantomeno una sottovalutazione di quanto stava accadendo ieri mattina. Le comunicazioni di chi aveva il compito di presidiare la zona del centro parlavano infatti di una sessantina di ragazzi intenzionati a replicare quanto già successo la sera precedente. In tutta la città erano stati schierati un migliaio tra poliziotti e carabinieri, circa trecento agenti in tenuta antisommossa erano stati fatti confluire in pieno centro, proprio nell’area del Tridente. Evidentemente si è ritenuto che il numero dei tifosi più violenti fosse esiguo rispetto ai reparti schierati, quindi facilmente gestibile”.
Il Corriere riferisce anche della “irritazione” del Viminale, dove “escludono provvedimenti disciplinari” e “difendono ‘le scelte compiute perché sono servite a evitare che la situazione potesse degenerare coinvolgendo chi si trovava lì per altri motivi'”. Si dice che “‘in altre città i tifosi del Feyenoord hanno provocato danni ben più gravi, ma nessuno ha attaccato le forze dell’ordine e invece da noi si parte subito con lo scaricabarile'”, con riferimento “neanche troppo velato” al sindaco Marino.

Governo

Fabrizio Forquet sul Sole 24 Ore tra spunto dai dati Ocse sull’Italia e le riforme in corso e da fare che “possono valere 6 punti di Pil nei prossimi anni. Purché però, scrivono gli esperti di Parigi nel loro Survey sull’Italia, quelle misure vengano prontamente e pienamente attuate”. E lo fa per criticare la scelta di un “ennesimo rinvio” dei decreti attuativi sulla delega fiscale. Forquet riconosce che da un anno a questa parte “la lista dei provvedimenti attuativi arretrati, puntualmente aggiornata dal ministro Boschi all’inizio di ogni Consiglio dei ministri, si è quasi dimezzata. Ma quel segnale positivo rischia di essere annullato dai ritardi e dai rischi di marce indietro su riforme economiche decisive”. E “sul fisco si è ben oltre la soglia del ridicolo”, anche perché la motivazione “ufficiale”, la presenza di Padoan all’Eurogruppo, nasconderebbe una “verità, ammessa a mezza bocca tra Palazzo Chigi e il ministero dell’Economia”, ovvero una ulteriore necessaria e “vigorosa messa a punto, tra dettagli tecnici, articoli poco chiari e rischi – molto concreti – di nuove scivolate su norme discutibili sul tipo di quella del 3 per cento” delle norme in questione.

Anche su Il Foglio Claudio Cerasa offre una “pagella fogliante” dedicata a “un anno di Renzi”, tra “vittorie, sufficienze (molte) e insufficienze (gravi)”.

Sul Corriere, Gian Antonio Stella si sofferma su un rapporto di due studiosi dell’Università di Losanna, Marcello Aebi e Natalia Delgrande, basato sui dati del Consiglio d’Europa sulla popolazione carceraria nei Paesi del Consiglio d’Europa, e si sofferma sul numero dei “colletti bianchi” in carcere. In Germania sono 7.986, in Italia 230. Stella spiega che in Italia il 37,9%, cioè la maggioranza relativa, dei detenuti, è in carcere “per reati legati alla droga”. E se da noi “è in carcere un ‘colletto bianco’ ogni 65 spacciatori, in Irlanda ce n’è uno ogni 23, in Spagna uno ogni 9, in Inghilterra uno ogni 7, in Danimarca uno ogni 6, in Olanda e in Svezia uno ogni 4, in Finlandia e in Croazia uno ogni due…”.

Forza Italia, Lega, centrodestra

La Repubblica dedica ampio spazio alla situazione del centrodestra. A pagina 6: “Forza Italia nel caos, redde rationem con Fitto. La paura di Berlusconi: ‘I pm vogliono vendicarsi’”, “Il leader forzista teme la decisione in Cassazione per il processo Ruby. L’isolamento di Verdini e Letta”. “L’epicentro della scossa – scrive Francesco Bei – è la Puglia, regione commissariata due giorni fa da Berlusconi nel tentativo di mettere Raffaele Fitto fuori gioco. A due mesi dal voto, in solidarietà al ribelle, ieri ci sono state clamorose dimissioni di massa di tutti i vertici forzisti. Tutti i coordinatori e i vicecoordinatori provinciali, con una nota congiunta, hanno lasciato i loro posti in polemica con Berlusconi e ‘l’ineffabile’ commissario Vitali. (Luigi Vitali, inviato a commissariare il partito in Puglia, ndr). Denunciando anche un tentativo di intimidazione verso i fittiani intenzionati a partecipare alla manifestazione proposta domani dal dissidente a Roma sotto lo slogan dei ‘ricostruttori’. L’sms di Vitali, con la diffida a prendere l’aereo per Roma a sostegno di Fitto, è arrivato direttamente sul cellulare del capogruppo forzista in Regione, Ignazio Sullo”. Alla pagina seguente, un’intervista di Monica Rubino allo stesso Fitto: “Epurare la Puglia atto di debolezza, non si capisce più cosa vuole il partito”, “Il patto del Nazareno è la linea su cui Forza Italia e Berlusconi hanno compiuto una serie di errori clamorosi. Noi l’abbiamo denunciato e, paradossalmente, aver avuto ragione viene considerato il nostro principale torto”.

Anche sul Corriere: “Fi, in Puglia rivolta a favore di Fitto. Berlusconi: restiamo opposizione”. “Tensioni Brunetta-Romani. Il leader: se c’è chi cerca il segretario Pd a nome mio, sbaglia”. Si tratta di dichiarazioni di Berlusconi che avrebbe detto appunto che lui non ha cercato Renzi per riaprire il dialogo sul patto del Nazareno, e che se qualcuno lo ha fatto a nome suo “ha fatto male i conti”. “Siamo all’opposizione e qui rimaniamo”. Il quotidiano riferisce anche di un sms che Luigi Vitali, nominato commissario per la Puglia, avrebbe inviato ai parlamentari e ai membri del partito intenzionati a partecipare ad una convention di Fitto prevista domani. Avrebbe avvertito loro che la partecipazione “potrebbe rappresentare un problema” per la ricandidatura, scrive il quotidiano milanese.

Vitali viene intervistato dal Giornale. Dice che in Puglia farà il “pacificatore”, non “il tagliatore di teste” e neppure “l’epuratore”. Dice che non gli piacciono le primarie, e ricorda che Fitto le bocciò quando il Pd le propose. “Servono per dividere, non per unire. E possono essere facilmente manipolate.

Su La Stampa: “Brunetta si ribella, Fitto in bilico. In Forza Italia è scoppiato il caos”, “Berlusconi nei guai: alleanze per le regionali più difficili in Veneto e Campania. E dopo le perquisizioni alle olgettine c’è il rischio di un rinvio a giudizio nel Ruby-ter”. Si ricorda quindi che il capogruppo alla Camera Brunetta ha guidato i deputati sull’Aventino, definendo la riforma costituzionale ‘un mostro giuridico’. Il capogruppo Fi al senato Paolo Romani, che ha contribuito a scrivere la riforma, giudica sbagliata la posizione del collega (“l’Aventino non porta a niente”, ha detto ai senatori Paolo Romani, che non è andato all’incontro con il capo dello Stato in dissenso con il documento in 25 punti che Brunetta aveva stilato per presentarlo in quell’occasione a Mattarella.

Il Fatto: “’Rischio 15 anni di galera’. I nuovi incubi del Caimano”, “Lo sfogo di B. nelle riunioni coi legali ad Arcore e la paura per il Ruby-ter ma anche per i processi di Napoli e Bari. E Fitto gli terremota il partito”, “L’8 marzo Berlusconi torna libero, ma due giorni dopo la Cassazione può annullare con rinvio il primo processo per le ‘cene eleganti’”.

La Repubblica, a pagina 8, ha un’intervista al leader della Lega Nord Salvini: “Mi candido premier e leader del centrodestra. Basta con il Cavaliere se rimane nel Ppe”, “Andiamo da soli, prendiamo più voti se Forza Italia vuole sostenerci, ben venga”. Alle politiche, dice Salvini, “avrei enormi difficoltà ad allearmi con chi sta nel Ppe”. C’è invece da imparare da Tsipras: “Ha impostato le alleanze non su tematiche interne, ma sulla contestazione puntuale delle politiche europee”. Sull’ipotesi che Berlusconi torni con Alfano: “Forza Italia pensa alla vecchia politica: per vincere ci si mette tutti insieme tirandosi il naso. Mi ricorda l’armata Brancaleone di Prodi: non funziona.

Il Corriere intervista Nunzia de Girolamo, capogruppo di Area Popolare (Ncd ed Udc) alla Camera. “No ad alleanze con il Pd, dobbiamo ricostruire il centrodestra. E anche il nostro modo di stare al governo va ridiscusso”.

E poi

Su La Repubblica: “Ebrei d’Europa, cresce la voglia d’Israele”, “Dopo gli attacchi terroristici a Parigi e Copenaghen aumenta il numero di immigrati dalla Francia e dagli altri Paesi Ue. Netanyahu: ‘Ci prepariamo ad arrivi di massa’. I demografi: ‘Fenomeno in espansione anche in Italia ma non è boom’”. E a centro pagina un’intervista a Jonathan Pacifici, che nel 1982 fu ferito nell’attentato della sinagoga a Roma. Aveva 4 anni. In seguito ha deciso di andare a vivere a Gerusalemme: “Andare via è giusto, il Vecchio continente non è sicuro per noi”, dice.

Sul Corriere Pierluigi Battista chiede a Renzi di “imporsi” sul suo partito, che vorrebbe votare una mozione per il riconoscimento della Palestina. Un “documento sbagliato” perché “non si tiene conto del fatto che Gaza e nelle mani di Hamas”, ovvero “il gruppo che vuole la scomparsa degli ebrei in Terra Santa”. “Se le mozioni pro Stato palestinese avessero un minino di equilibrio chiederebbero tassativamente che le componenti della leadership palestinese accettassero senza indugio la legittimità dello Stato di Israele”.

Il Giornale: “Adesso i Renzi boys bloccano il delirio del Pd con la kefiah. L’ala filo-israeliana infastidita dalla mozione pro-Palestina. Gutgeld e Carrai si mettono di traverso e bloccano l’ala sinistra”.

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