Il discorso del Presidente

La Repubblica: “Mattarella: fermiamo l’antipolitica. Mediaset, sconto di pena a Berlusconi”, “Oggi il giuramento del nuovo Capo dello Stato. Anche l’ex Cavaliere invitato al Quirinale”.
In prima il richiamo ad un’intervista al fratello del neopresidente: “Il consiglio del fratello Antonino: ‘Non fidarti del Palazzo’”.
A centro pagina: “Obama con Tsipras: non spremete la Grecia”, “Il leader di Syriza atteso a Palazzo Chigi. Ieri il ministro Varoufakis ha rassicurato Londra”. E la foto, a corredo dei titoli, raffigura il ministro delle Finanze greco Yanis Varoufakis (rigorosamente con giaccone e camicia fuori dai pantaloni) insieme all’omologo britannico George Osborne.
In taglio basso: “Jihad, le mappe della paura: ‘Così colpiremo l’Italia’”, “Documento di propaganda diffuso dall’Is”.
A fondo pagina anche un riferimento alle parole pronunciate dall’attrice Nancy Brilli a proposito del documento preparatorio del Pontificio consiglio della cultura, che definiva la chirugia plastica un burqa di carne: “’Chirurgia estetica come il burqa’. Gaffe vaticana con Nancy Brilli”, “Imbarazzo tra Ravasi e l’attrice testimonial”.
Di spalla a destra, la “copertina” dell’inserto R2: “In fuga dalla scienza. Ecco perché crediamo ai ciarlatani”, di Bruno Arpaia e Silvia Bencivelli.

Il Corriere della Sera: “Renzi, schiaffo agli alleati”.
“Il premier: non perdo tempo con i partitini. Lupi: Ncd non è un tappetino”.
“Giura Mattarella, Mattarella invitato alla cerimonia. Delrio: segno di apertura”.
Di spalla: “Tsipras oggi a Roma”. “Lo scambio greco: il piano Varoufakis per convincere Merkel e l’Europa”.
A centro pagina: “Centomila filorussi mobilitati in Ucraina”. “Il conflitto a est, l’ipotesi degli Usa: armare Kiev”.
Sempre a centro pagina, con foto: “Lo storico ucciso, giallo a New Yok”. “Italiano, era esperto di ex Jugoslavia”.
L’editoriale è titolato: “La frusta e il dolce fiscale”. “Il caso del tre per cento”.

La Stampa: “Mattarella, un discorso guardando ai bisogni ‘dei miei concittadini’”, “Parlerà venti minuti, ci sarà anche Berlusconi. Delrio: segno di apertura. Grillo invece diserta”.
A centro pagina: “All’ex Cavaliere sconto di pena di 45 giorni”, “Sarà libero l’8 marzo. I legali studiano come renderlo candidabile prima del 2018”.
E di fianco, attenzione per la Lega: “Salvini lancia il nuovo partito del centrodestra”, “Appuntamento a Roma: ‘Pronto ad accogliere delusi da Renzi ed ex grillini”.
In evidenza una grande foto di Barack Obama che mostra la maglia con il suo nome dei Los Angeles Galaxy ricevuta ieri, sotto il titolo: “Obama: basta spremere i Paesi in depressione”, “Ha presentato la Finanziaria: stop all’austerity, più tasse ai ricchi”.
A fondo pagina, il “Buongiorno” di Massimo Gramellini è dedicato al look del ministro greco dell’Economia Varoufakis, raffigurato nella foto con il suo omologo britannico: “Sogno o son greco” (il rifiuto del “ministro scamiciato” di “adeguarsi all’esperanto sartoriale del potere è anche un segnale politico. Si può essere diversi, si può cambiare schema”, “dice cose di buon senso. Per esempio che la Grecia pagherà i debiti quando ricomincerà a vivere”).

Il Fatto, con foto di un sorridente Berlusconi: “L’hanno già resuscitato”, “Un detenuto al Quirinale”, “L’altro ieri Berlusconi pareva nell’angolo dopo la batosta dell’elezione del nuovo capo dello Stato. Ieri il giudice di sorveglianza gli ha fatto lo sconto di 45 giorni sui servizi sociali e sarà libero l’8 marzo. Oggi è invitato dal neopresidente Mattarella al Colle per la cerimonia di insediamento. Renzi: ‘Il Nazareno tiene’”.
“E perché Riina no?”, chiede polemicamente in un editoriale Massimo Fini.
Vauro raffigura il presidente Mattarella (“Il ricucitore di strappi”), intento a rammendare il fondo dei pantaloni di un Berlusconi che gli sta sulle ginocchia.
Un titolo connesso al tema riguarda Denis Verdini: “Faida Italia”, “Il pizzino di Verdini: ‘Non mi dimetto, io so cosa c’è nel Patto’”.
A centro pagina, il decreto fiscale: “Il 3% salva gli Aleotti, grandi amici di Matteo”, “Il dl fiscale e il processo per frode ai patron della Menarini”, “Proseguono le trattative tra Tesoro e Palazzo Chigi sul testo del decreto di Natale da approvare il 20 febbraio: la norma pro-Silvio dovrebbe essere riscritta, confermati invece i favori alle grandi banche”.
A fondo pagina, una foto di Tsipras: “Effetto Atene: Tsipras e il suo ministro rosso sbarcano in Italia”.
Una foto anche per Oriana Fallaci in taglio basso: “Quando la Fallaci mandava in bestia colleghi e contadini”, “Le urla, le bizze, le botte, il feeling con il potere. Controcanto sulla grande reporter. In vista del film Rai” (di Massimo Fini, tratto da “Senz’anima”, pubblicato da Chiarelettere).

Il Sole 24 Ore: “Evasione fiscale, si cambia. Niente sconti sulle frodi”. “I decreti del Consiglio del 20: mix di soglie e percentuali per superare la rigidità del 3 per cento”. “In arrivo anche il nuovo regime per le partite Iva”.
Di spalla: “Il giuramento di Mattarella, continuità su riforme e coesione”. “Esordio del capo dello Stato. Berlusconi, invitato, ci sarà”. “L’attenzione su un’Europa più solidale e integrata”.
A centro pagina: “Berlusconi libero l’8 marzo”. “Stop ai servizi sociali 45 giorni prima, ma resta incandidabile”.
E poi: “Renzi al Pd: avanti per cambiare, non perdo tempo con i partitini. “Lupi: non siamo un tappetino”.
Sull’Europa: “La Grecia ‘lancia’ lo swap sul debito”. “Il ministro Varoufakis: nuovi bond indicizzati alla crescita al posto degli attuali”. “Titoli greci al rialzo, Tsipras oggi da Renzi”. “Euro e franco in tensione”.
L’editoriale, di Adriana Cerretelli: “Atene e Berlino condannate a una intesa”.

Il Giornale: “Tappeti e tappetini”. “Renzi umilia Alfano: leccati le ferite, siete un partitino”. “Ncd dura: non siamo i tuoi zerbini”. “Oggi Mattarella giura a Montecitorio, c’è anche il Cavaliere”.
A centro pagina: “Berlusconi ‘irreprensibile’: libero a marzo”. “Sì allo sconto di pena”. “Tensioni in Forza Italia, ma Verdini avvisa: non mi dimetto, io vado avanti”.
In prima anche, con foto: “Quel film politicamente corretto con una Oriana senza rabbia e orgoglio”.

Mattarella

Sul Corriere Marzio Breda scrive che il discorso di oggi del Presidente della Repubblica ruoterà intorno alle riforme, quelle istituzionali ma anche quelle economiche, “da far viaggiare su un binario parallelo”. Il Presidente “rimarcherà il ruolo di garanzia, da ‘arbitro attento alla divisione dei poteri’, che intende esercitare senza supplenze né forme di direzione politica attiva, aprendo le porte a tutti”, e avrà “un atteggiamento di ‘ascolto senza pregiudizi’ rispetto alle varie opposizioni, politiche e sociali. E lo dimostrano gli inviti che ha fatto recapitare a Silvio Berlusconi e Beppe Grillo (in quanto leader politici e indipendentemente dalle cariche istituzionali che entrambi non hanno) per la cerimonia al Quirinale”. Una “apertura che alza il velo su uno spirito di riconciliazione nazionale che ispira le prime mosse” di Mattarella, scrive Breda.

La Stampa, pagina 2: “Mattarella, oggi il giuramento. Un discorso per i ‘concittadini’”, “Intervento di grande sobrietà, durerà al massimo venti minuti. Sarà presente Berlusconi, con qualche polemica del M5S. Grillo ha declinato l’invito alla cerimonia”.
Il “retroscena” di Ugo Magri, sulla stessa pagina: “Il condannato Silvio al giuramento? Cerimoniale e prassi consueta”, “Non tocca al neopresidente decidere gli invitati”. Spiega Magri che l’intero rito dell’investitura fa perno sul Cerimoniale, l’ufficio quirinalizio che ha la regia degli inviti e perfino dei gesti da compiere (tutti in piedi, adesso seduti, ecc.). E anche questa volta il Cerimoniale ha stabilito chi aveva i titoli per presenziare alla cerimonia: la lista delle alte cariche è quella di sempre, immutata. Ne fanno parte i senatori a vita, insieme a tanti ex presidenti: della Repubblica, della Camera, del Senato, della Corte costituzionale, del Consiglio.

Il Fatto, pagina 2: “Il miracolo del condannato B. Da Cesano Boscone al Colle”, “Oggi Berlusconi sarà al Quirinale per l’insediamento di Mattarella. Invitato dal Presidente, ritrova la centralità persa con la decadenza”. Scrive Carlo Tecce che Berlusconi ha ricevuto una telefonata di invito da Mattarella: “Non c’era bisogno di attendere la risposta, Berlusconi non ci ha riflettuto. Ha detto sì. Il pregiudicato intuisce le convenienze, è rapido. Avrà uno spazio, farà clamore. E confida in una fotografia: vuole stringere la mano a Mattarella, guidare la delegazione di Forza Italia”.

La Repubblica intervista il fratello del presidente Mattarella, Antonino: “Il consiglio del fratello: ‘Sergio, guardati dai politici e tira dritto come sempre’. Antonino Mattarella e i sospetti sui suoi rapporti con esponenti della banda della Magliana: ‘Assurdo, è tutto archiviato’”. Ha 78 anni, è stato docente di Diritto del Lavoro. Gli vien chiesto della sua vicenda giudiziaria, che è stata in questi giorni disseppellita da Il Fatto. Chiedono Attilio Bolzoni e Francesco Viviano: ci racconti di questa vicenda dei suoi rapporti con alcuni criminali della Banda della Magliana, come li ha conosciuti? Antonino Mattarella risponde: “È una vicenda assurda di 25 anni fa. Lo stesso pm che l’aveva aperta ha chiesto poi l’archiviazione, che il giudice ha confermato. Cosa dovrei aggiungere su una storia che non esiste da un punto di vista giudiziario?”.

Berlusconi

La Repubblica, pagina 2: “Pena scontata per Berlusconi, servizi sociali fino all’8 marzo”, “Il tribunale di sorveglianza di Milano concede la riduzione di 45 giorni per buona condotta ma resta l’incandidabilità. L’ipotesi della riabilitazione”. L’8 marzo, scrive Liana Milella, Berlusconi recupererà la sua libertà e potrà andare dove vuole: Mediaset è alle spalle, anche se incombono su di lui altri processi, come la compravendita di senatori a Napoli, i testimoni spinti a mentire a Bari, e a Milano (olgettine), la Cassazione su Ruby: “Se pensa di chiedere la riabilitazione dovrà monitorare e suoi comportamenti, se è vero che l’articolo 179 del codice penale recita che ‘la riabilitazione è concessa quando siano decorsi almeno 3 anni dal giorno in cui la pena principale sia stata eseguita o estinta, e il condannato abbia dato prove effettive e costanti di buona condotta’. Otto marzo 2015, otto marzo 2018, tre anni di buona condotta. A Milano sulla riabilitazione sono scettici, soprattutto su un Berlusconi ‘condannato’ alla buona condotta. Lui, Berlusconi, ha letto e riletto molte volte l’articolo 15 della Severino, laddove recita che ‘la sentenza di riabilitazione è l’unica causa di estinzione anticipata dell’incandidabilità e ne comporta la cessazione per il periodo residuo’. Certo, poi ci sono gli altri processi e le eventuali condanne. Se arrivassero, cancellerebbero gli effetti dell’indulto e i 3 anni di sconto”.

Sul Fatto, pagina 3: “Sconto di pena, Silvio libero già l’8 marzo”, “contro il parere della Procura, il giudice di sorveglianza accoglie la sua richiesta. Mediaset gli è costata 42 mattine nel centro anziani”. Scrive Gianni Barbacetto che il giudice di sorveglianza Beatrice Crosti ha deciso di accettare la richiesta di sconto di pena avanzata da Berlusconi: la condanna definitiva dell’agosto 2013 per i bilanci Mediaset era di quattro anni, ridotti ad uno per effetto dell’indulto. La legge concede uno sconto di pena di 45 giorni ogni sei mesi scontati alle pene alternative. Berlusconi ha chiesto lo sconto, i magistrati dell’esecuzione penale hanno riposto che non lo meritava pe ril suo comportamento di questi mesi. L’assegnazione dei fascicoli ai magistrati è automatica: la vicenda è passata per la scrivania di Ferdinando Pomarici, che per Il Fatto è “uno dei magistrati più autorevoli della procura milanese” e che ha esteso un parere negativo: lo ha inviato al Procuratore bruti Liberati, “che nulla ha osservato e lo ha girato al Tribunale di sorveglianza”.

La Stampa, pagina 4: “Berlusconi, fine pena anticipata. Ora punta sul taglio della Severino”, “’Condotta irreprensibile’, finirà i servizi sociali il prossimo 8 marzo. I legali al lavoro per riottenere i requisiti di candidabilità entro il 2018”.

La Repubblica, pagina 2: “Il Cavaliere ora punta sulla Corte di Strasburgo: ‘Cancellino la Severino’”, “Ma in Forza Italia è ormai il caos. Scontro tra il cerchio magico e lealisti sugli oltre 40 franchi tiratori che sabato hanno votato per Mattarella”.
Qualche pagina più in là, a pagina 5, un’intervista a Denis Verdini, che dice: “Nel patto c’era anche un presidente condiviso”. Lei si dimette da coordinatore di Forza Italia come chiedono molti dei suoi avversari? “Le dimissioni – risponde Denis Verdini – non sono nel mio Dna. Punto. E non ne vedo le ragioni”.

Il Fatto: Forza Italia a pezzi. La tragicommedia finisce nel ricatto”, “Denis Verdini, odiato da tutto il partito, non si dimette e Berlusconi non lo può mollare: è lui il custode degli accordi con renzi (a cui bisogna rimanere aggrappati)”.

Pd, decreto fiscale

Il Corriere intervista il presidente dell’assemblea nazionale del Pd, Matteo Orfini: “Orfini alla minoranza: rivedere l’Italicum? No, ha un buon equilibrio”. Dice che secondo lui la legge elettorale concluderà il suo iter alla Camera”, e per quanto riguarda le riforme costituzionali “l’impianto generale è definito”, “ci sono alcuni nodi” come quello sul Titolo V ma “rispetteremo il calendario”. Sul decreto fiscale, tra poco nuovamente varato dal Cdm, dice che “era scritto male” ma che deve comunque contenere una “differenza” tra “frode fiscale ed errore fiscale. Se c’è dolo si tratta di reato, dunque punibile penalmente. In caso di sbaglio, basta la sanzione amministrativa”.

Il Giornale: “Finito l’effetto Quirinale il Pd litiga sul caso 3 per cento”. “Renzi distingue il decreto fiscale che distingue gli evasori da chi sbaglia in buona fede: serve all’Italia, non a Berlusconi”. “Ma per Fassina e gli altri è una questione di principio”.

Sul Sole 24 Ore si spiega che il decreto che il governo varerà il prossimo 20 febbraio prevederà che la “franchigia del 3 per cento non coprirà più i casi di frode per l’evasione fiscale e sarà comunque sostituita da un mix di soglie e percentuali”. In questo modo il governo “prova a superare il nodo del 3 per cento”, scrive il quotidiano di Confindustria.
Secondo Enrico de Mita, che firma un commento sul Sole 24 Ore, il problema è che in materia tributaria – come segnalato dagli addetti ai lavori – si continua a legiferare con la logica dell’emergenza e dell’incertezza: “Ricorso eccessivo alla decretazione d’urgenza, anche quando manchi l’urgenza”, “Susseguirsi a breve distanza di norme che modificano le precedenti”, “Mancato coordinamento fra norme, quindi contraddizioni e incertezze che regolarmente vengono riempite dalle circolari”, “Norme restrittive e interpretazione autentica di leggi tributarie”, “Eccessivo numero delle circolari” e molte altre. Dice de Mita che “poche cose vengono proposte dal Governo, alcune sacrosante perché attendono alle grandi linee della politica tributaria. Ma la legislazione ordinaria, quella diretta a combattere l’evasione, viene fatta dall’amministrazione con leggi che sono per lo più inasprimento della tassazione. Ma il vizio principale dell’amministrazione è culturale, quel vizio di interpretare solo in un senso la legge, l’ostinazione fiscale anche in presenza di una legge non favorevole al fisco”.

Ncd

Il Corriere intervista Fabrizio Cicchitto: “‘Ora alle regionali con Fi ma solo al sud'”. “Cicchitto: dopo il protagonismo del premier esiste questa possibilità'”. Dice Cicchitto che “Renzi continua a sbagliare” parlando di partitini dopo aver sbagliato nel metodo sulla scelta del capo dello Stato. Ma non esiste l’ipotesi di lasciare il governo, “non si risponde con il cannone a qualche colpo di archibugio”. Solo che “è finita l’epoca dei diktat” da Palazzo Chigi. Accordi possibili con FI alle regionali al Sud, “più difficili” in Veneto e Liguria dove c’è la Lega.

Cicchitto viene intervistato anche da Il Giornale, che scrive: “Cicchitto avverte Renzi: siamo un cespuglio pieno di spine”. “Governo vivo grazie a noi. Il problema non sono i partitini ma i gruppi parlamentari. E il nostro è decisivo”.

Il Sole 24 Ore. “Alta tensione nell’Ncd, ma dal governo non si esce”. Rimane nel partito Sacconi, dimessosi da capogruppo al Senato. Barbara Saltamartini, portavoce alla Camera, viene data “verso la Lega” dai quotidiani. Ieri si sono accavallate voci su altre uscite dal partito verso Lega e Fratelli d’Italia, “ma al di là dei falsi abbandoni il clima dentro il partito resta pessimo”.

Il Corriere in un “retroscena” racconta la “campagna acquisti” di Salvini tra Ncd ed ex M5S: Salvini ha detto che “non accetterà politici in cerca di poltrone: in arrivo, a quanto pare, parlamentari di Ncd ma anche ex del Movimento 5 Stelle, confluiti nel gruppo misto alla Camera”. Salvini ha indicato come esempio positivo di passione politica Barbara Saltamartini, sarebbe “capace di reggere le telecamere e dare il cambio all’onnipresente segretario. Il che, suscita già malumori nel mondo leghista”.

Grecia

Il Corriere: “Il piano di Atene per alleggerire il debito”. “Il ministro delle finanze greco: lancio di titoli agganciati alla crescita. Ieri visita a Londra da Osborne”. Il nuovo governo greco, si legge “non chiederà la cancellazione” del suo debito da 315 miliardi di euro ma “un ‘doppio scambio'” tra gli attuali e dei nuovi titoli di credito. Un primo tipo di “swap” sarebbe indicizzato all’inflazione. Dunque tanto più la Grecia tornerà a crescere tanto più ne beneficieranno i creditori internazionali. Una seconda tranche riguarderebbe i titoli in possesso della Bce, che oggi valgono 26 miliardi di euro. Varoufakis ha parlato della sostituzione di questo debito con “obbligazioni perpetue”. Insomma: una operazione di ristrutturazione “smart”, come ha detto il ministro, senza usare la parola “taglio”.
Secondo Adriana Cerretelli “la logica della Realpolitik” fa pensare che “prima o poi” le “divergenze parallele” tra Atene e Berlino si incontreranno, la Cancelliera perché “al suo terzo mandato e con un posto già assicurato nei libri di storia” “non vuole passare agli annali con il marchio della liquidatrice del maggiore progetto di integrazione europea”, e Tsipras non “può permettersi il lusso di provare a far saltare il banco europeo perché il primo a saltare sarebbe comunque il suo”. Ma il cammino per l’intesa è comunque “accidentato e pieno di rischi”. Per ora Tsipras ha “respinto” le “profferte di aiuto della Russia di Putin” fugando i timori dei partner, ed ha trovato “l’insperato sostegno dell’America di Barak Obama”. In Europa “di cancellazione del debito” greco non si parla più, e si punta alla “rinegoziazione” di scadenze e tassi.

E poi

Su La Repubblica, Federico Rampini si occupa della campagna presidenziale negli Usa: “New York, tra i militanti stufi di Hillary: ‘Vogliamo la Warren nemica delle banche’”, “La Clinton è strafavorita nella corsa alla Casa Bianca per i Democratici. Ma nella base non tutti sono d’accordo. Così due potenti organizzazioni, vicine al partito ma autonome, puntano sulla senatrice paladina dei consumatori”. E si spiega che “MoveOn” e “Democracy for America”, le due organizzazioni più importanti della sinistra americana, sono “i registi del movimento che vuole lanciare un candidato alternativo per il 2016”. Elizabeth Warren ha le credenziali giuste per entusiasmare i progressisti: cresciuta in una famiglia poverissima (a differenza di Hillary), si è costruita da sola una carriera professionale straordinaria fino alla cattedra in diritto fallimentare ad Harvard. È diventata il volto autorevole di Occupy Wall Street, implacabile e al tempo stesso competente nel denunciare gli abusi dei banchieri. Tuttavia la Warren non ne vuol sapere di correre alle primarie. Ma la sua discesa in campo potrebbe costringere Hillary a spostarsi un po’ più a sinistra, ad occuparsi dell’impoverimento della middle class, dei diritti dei lavoratori, con proposte più audaci.
Ed è sempre Federico Rampini a firmare, alle pagine dell’economia, un articolo sul presidente Usa, che ha presentato ieri al Congresso il disegno di legge per il bilancio federale degli Usa per il 2016: “Obama: ‘Ora le grandi opere’. Pronta una Robin Hood Tax su banche, industrie e fondi”, “la legge di bilancio per il 2016 è fatta per piacere alla sinistra ma lancia un’esca ai repubblicani”.

Su La Stampa se ne occupa Paolo Mastrolilli: “La ricetta di Obama per crescere: ‘Basta austerity, ora spendiamo’”, “Il presidente presenta il budget da 4mila miliardi e indica la direzione a Bruxelles”. Scrive Mastrolilli delle “trappole” che potrebbero conquistare i Repubblicani (sblocco dei finanziamenti della Difesa, sviluppo delle infrastrutture). Sulla stessa pagina, Francesco Semprini intervista Alessandro Leipold, che è stato a capo della divisione Europa del Fmi: “Il clima è cambiato. Il presidente non era mai stato così diretto”.

Sul Corriere la cronaca della “mobilitazione generale” promossa dal leader dei filorussi ucraini Zakharcenko, leader della autoproclamata Repubblica del Donetsk. “I secessionisti chiamano la popolazione alle armi nelle regioni controllate a est”. “Nuovi scontri, trattative internazionali ferme. I governativi difendono Mariupol”.
Un altro articolo da New York si sofferma sulle reazioni in Europa e Usa: “‘Gli Usa pronti ad armare l’Ucraina’. Poi la frenata, spazio alla diplomazia”. “Obama non ha ancora deciso in via definitiva”. “Anche Merkel contraria a una escalation”.
Ancora Il Corriere intervista Alexander Lebedev, “oligarca eretico”, “il più europeo tra i miliardari russi”. “Per risolvere la crisi di Kiev serve subito una nuova Yalta”, il titolo dell’intervista.

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