Fmi: stop aiuti alla Grecia?

Il Corriere della Sera: “Precari otto assunti su dieci. Il governo studia anche un taglio dei fondi per i sindacati”.
“Fondo monetario e Berlusconi ipotizzano il blocco di aiuti alla Grecia e l’uscita dall’euro”. A centro pagina si parla delle “mosse” di Pdl, Pd e Udc sulla riforma elettorale: “I partiti ora trattano per votare in autunno, legge elettorale subito”.

La Repubblica: “Euro, la Grecia quasi fuori. L’FMI pronto a bloccare gli aiuti. Monti: i mercati?Conta l’economia reale. Berlino condanna Atene: è inadempiente, nessun dramma se esce dalla moneta unica”. E poi: “Occupazione, soltanto due assunti su dieci hanno il posto fisso”. A centro pagina: “Bersani frena sul voto: meglio la stabilità”. E poi, con una foto: “Svolta sul Corvo del Papa: ‘Altri tre sotto inchiesta’. Tra i complici la governante di Ratzinger”.

La Stampa: “Dieci città a rischio fallimento. In cima alla lista Napoli e Palermo. Contratti, solo 2 su 10 è un posto fisso. Il premier a Mosca: ‘I mercati? Penso all’economia reale’. Da Fmi e Germania no a nuovi aiuti o proroghe alla Grecia”.

Il Sole 24 Ore: “Comuni, ecco le spese da tagliare. A Roma le consulenze costano 5 volte più che a Milano. Enna al top per i rifiuti. Utenze, trasporti, convegni, ma anche affitti, manutenzione e cancelleria: le voci nel mirino della spending review”.

Il Giornale: “Ora Monti si sente De Gasperi. Il Prof si definisce ‘statista’. Ma il leader della Dc difendeva il Paese dai tedeschi. Supermario glie l’ha regalato”. “Allarme lavoro: addio al posto fisso. Berlusconi: ‘Niente scherzi, mi candido io'”.

Europa, Bce, Fmi

Una corrispondenza da Bruxelles de La Stampa (“Il Fondo monetario scarica la Grecia”) è dedicata alle indiscrezioni della stampa tedesca secondo cui il FMI non sarebbe più disposto a finanziare il risanamento di Madrid. “Le cose non stanno così – ha spiegato in serata una fonte Ue. Il Fondo intende mantenere fede agli impegni presi con il secondo salvataggio da 130 miliardi deciso in primavera”. Tuttavia, precisa la fonte, “non ritiene di potersi votare subito a un terzo pacchetto”. “Niente nuovi soldi, dunque, ma nessuna retromarcia rispetto ai vecchi”.
Un articolo da Berlino de La Repubblica si sofferma invece sulla Grecia: “Berlino: ‘Grecia inadempienter, non è un dramma se esce dall’euro'”. Ci si riferisce alle parole del vicecancelliere e ministro dell’economia tedesco, il liberale Phillip Roesler, che ieri ha detto che Atene “probabilmente non sarà in grado di adempiere alle condizioni della Trojka. Da tempo non penso più che sarebbe un dramma l’uscita della Grecia dall’Euro”. Domani la Trojka torna ad Atene, e almeno fino a settembre non si pronuncerà la Corte Costituzionale tedesca sul fondo salva Stati. “L’ultima speranza, a breve, è che – come il presidente Mario Draghi ha detto nell’intervista a Le Monde pubblicata ieri da La Repubblica – la Banca centrale europea agisca ‘senza tabù'”.

Un retroscena firmato da Andrea Bonanni si sofferma sulle dichiarazioni di Roesler (“portavoce dell’ala oltranzista del governo tedesco in materia di politica monetaria”) e spiega che “già si sa che gli ennesimi ritardi nel risanamento accumulati” ad Atene “durante la doppia campagna elettorale difficilmente potranno essere colmati”. “Il problema è che l’Unione monetaria è arrivata alla battaglia finale. E la possibilità che possa perdere per strada pezzi minori, come la Grecia, sembra quasi secondaria rispetto al rischio di un naufragio collettivo che ormai incombe su tutte le capitali”. Di fronte a questo rischio, la Banca centrale europea pare ormai l’ultimo baluardo difensivo, e il suo presidente, Draghi, come l’unico generale in grado di guidare e rianimare un esercito logoro e sfiduciato di leader nazionali che hanno inanellato una sconfitta dietro l’altra”. Bonanni sottolinea che il problema è capire “di quali strumenti disponga la Bce e, soprattutto, quanto sia grande il margine di manovra di Draghi per farvi ricorso”. Due gli strumenti possibili: acquistare titoli di Stato sul mercato secondario o nuova iniezione di liquidità alle banche perché acquistino titoli.
Nella pagina seguente, un dossier riassume il parere di economisti ed esperti sotto il titolo: “Draghi ha ragione, la Ue si muova, l’Italia ha già fatto i compiti a casa” (Jean Paul Fitoussi dice che la Bce deve diventare una banca vera; Massimo Bordignon che deve acquistare bond senza condizioni; Mario Sarcinelli sottolinea che i mercati sono scettici; Lucrezia Reichlin che l’Italia è vulnerabile ma lo spread ci punisce troppo. Innocenzo Cipolletta che il governo ha fatto bene a congelare le aste di agosto).

Il Giornale intervista l’economista Alberto Quadrio Curzio, professore emerito di economia politica alla Cattolica di Milano. Dice che nel corso della settimana che si apre si dovrebbe ridurre la pressione sullo spread, anche grazie alle dichiarazioni di Draghi sulla irreversibilità dell’euro, ma il problema è la sfiducia. Per crescere “di può dare una risposta illusoria con gli Eurobond, che la Germania non consentirà mai. ppure affermare realisticamente che con un prestito garantito da oro avremmo le risorse sufficienti per un taglio al cuneo fiscale e contributivo e per investimenti in infrastrutture”. E ancora: “E’ l’Europa che sta dimostrando di non essere all’alteza di se stessa. Versa in queste condizioni pur avendo fondamentali migliori degli Usa. Basterebbe uno straccio di identità finanziaria che mutualizzasse parte del debito per alleggerire le pressioni sui titoli di Stato. Fanno finta di non accorgersi che il fondo salvastati ha emesso 100 miliardi di obbligazioni ad un tasso di poco superiore a quello tedesco con richieste di gran lunga superiori all’offerta e un gran numero di prenotazioni dall’Asia”. “Dopo le parole di Draghi sono più fiducioso, anche se non ottimista. Certo, sarebbe un granb passo avanti se qualcuno comprendese che in gioco non c’è solo l’euro ma la sopravvivenza stessa dell’Europa”.

Politica

Ieri Mario Monti, in Russia, ha risposto ad una domanda dei cronisti moscoviti: la politica deve prevalere sull’economia? Monti risponde citando De Gasperi: “il politico guarda alle prossime elezioni, lo statista alle prossime generazioni”. “Politica ed economia devono procedere insieme. Non bisogna guadare a nessuna delle due con una ottica a breve termine. E’ una sindrome non positiva”.
Monti ha messo l’accento sull’importanza della “economia reale” rispetto ai mercati. Oggi vedrà il presidente Putin e ieri, ricorda il Corriere, ha voluto iniziare la sua visita a Mosca incontrando il patriarca ortodosso Kiril I, il quale, nell’incontro, ha sottolineato che “nell’attuale crisi non ci sono solo cause economiche ma anche spirituali, di valori, morali”. Ed ha esortato il presidente del consiglio italiano ad essere “difensore dei valori cristiani, senza i quali la civiltà moderna diventa debole ed attaccabile”.

Restiamo a questo quotidiano per gli aggiornamenti sull’ultima possibile mediazione tra i partiti per la riforma elettorale. Ruoterebbe intorno ad un sistema proporzionale fissato su collegi più piccoli che imporrebbe un aumento delle circoscrizioni, tre preferenze, un listino bloccato per il 25 per cento degli eletti e una legge sui tetti di spesa sulla campagna elettorale. Un quotidiano scrive che i protagonisti della partita hanno fretta, perché se Pdl, Pd e Terzo Polo occupano attualmente l’85 per cento dei seggi parlamentari, è pur vero che prima delle Amministrative avevano un 70 per cento dei consensi, e oggi nei sondaggi arriverebbero appena al 55 per cento. Il rischio è che “la strana maggioranza” non sia più maggioranza la prossima primavera.

Secondo La Stampa sulla legge elettorale l’accordo è “in alto mare”: le proposte che giacciono in Parlamento sono oltre 30, e l’ex ministro prodiano Arturo Parisi ieri ha ricordato che per poter andare alle urne con una nuova norma il tempo residuo è di appena cento giorni. Di Pietro e Grillo sono uniti dall’accusa ai partiti di volersi fare una legge che neutralizzi le loro formazioni.
La Stampa intervista Rosy Bindi, e riassume così il senso delle sue parole: “Noi con Casini, ma il premier è nostro”. Sulla questione preferenze: “Io non le demonizzo, e ritengo che vi siano dei punti irrinunciabili: il premio di maggioranza alla coalizione, e l’effettiva capacità di scelta dei parlamentari da parte dei cittadini”. La nuova legge elettorale, secondo la Bindi, può essere anche approvata “a maggioranza semplice”. Condivide l’affermazione di Casini, secondo cui i matrimoni gay sono una violenza sulla natura? “Io li considero incostituzionali, non incivili”, “ma Casini ha fatto anche una apertura, e colgo anche un clima diverso rispetto al passato”.

La Repubblica intervista il sindaco di Milano Giuliano Pisapia, secondo cui se il centrosinistra vuole vincere le elezioni deve trovare “una terza anima, in grado di coinvolgere alla politica e al governo le intelligenze e le energie dell’associazionismo e della cittadinanza attiva”. “Significa disegnare il programma dal basso. Fare primarie vere, di coalizione”, spiega. Garantire parità di genere e mettere un limite di due mandati. Chieda troppo tempo ai vertici, deve avere la generosità di mettersi a disposizione senza incarichi di governo o un seggio in Parlamento. C’è fermento, è tornata la voglia di impegno politico”. Pisapia dice che molti altri sindaci e diverse associazioni lo hanno sollecitato a trovare una opzione che permetta una svolta a sinistra dopo il governo Monti, pur puntando ad essere “un punto di riferimento per moderati e liberali delusi da centrodestra e Lega”: sarebbero disponibili “in teoria anche ministro del governo Monti che non hanno condiviso completamente alcuni dei suoi provvedimenti”. Come si fa a fare un programma che metta d’accordo tutti, da Fioroni a Vendola? Pisapia: “La mia idea è quella di partire tutti assieme da dieci disegni di legge condivisi. Su lavoro, diritti sociali e civili, come il riconoscimento giuridico delle coppie di fatto, giustizia, economia. Un decalogo da concordare prima delle elezioni per evitare equivoci dopo”. E menziona la Tobin tax, la patrimoniale, scelte su lavoro “in alcuni casi un po’ diverse, in altri molto diverse da quelle di Monti”.

Internazionale

Il Presidente Obama ha avuto un incontro con i familiari delle vittime della strage di Denver. Ma, come riferisce La Stampa, ha deciso di evitare momenti pubblici per scongiurare critiche da parte dei Repubblicani su possibili strumentalizzazioni elettorali della visita. Il quotidiano riproduce una intervista con copyright Cbs al sindaco di New York, Micheal Bloomberg (guida la grande mela da oltre dieci anni, è al terzo mandato). Invita i candidati presidenti a sfidare la lobby delle armi e ricorda che quando Mitt Romney era governatore del Massacchussetts aveva fatto approvare il divieto sulle armi d’assalto. Ricorda anche che Obama, entrando in carica, aveva detto che avrebbe introdotto il divieto a livello federale: “A quanto pare, il governatore ha cambiato idea”, dice Bloomberg, mentre il presidente “per tre anni ha cercato di evitare l’argomento ppure, se lo sta affrontando, non conosco nessuno che lo abbia notato”, “non so quali siano le loro ragioni. La National Rifle Association conserva una posizione adamantina sul controllo delle armi, nonostante abbiamo leggi federali che stabiliscono che non si possono vendere armi ai minori, a persone con problemi psichiatrici o di droga, o a chi ha avuto condanne per crimini gravi. Sono decenni che fanno pressioni sul Congresso e sulla Casa Bianca per impedire di irrigidire queste leggi”. Non servono nuove leggi, dice Bloomberg, ma solo qualche aggiustamento: “per esempio, esiste un cavillo che permette di vendere armi senza fare un check sull’acquirente alle esposizioni, il 40% delle armi viene venduto così, e vale anche per Internet”.

Anche su La Repubblica: Federico Rampini descrive “l’autodifesa stile cowboy”, visto che in America c’è una pistola per ogni cittadino. Ogni anno sono 30 mila le vittime, ma lo stop alle armi è un tabù. I politici che si oppongono alla libertà di armarsi di solito perdono il seggio. E il conteggio delle vittime delle armi da fuoco viene tenuto dal sito del Brady Center, l’Ong che prende il nome dall’ex addetto stampa di Reagan, che fu ferito e paralizzato nel 1981 nell’attentato contro il Presidente. Spiega Rampini che le famiglie che possiedono armi sono in diminuzione il 45 per cento del totale, rispetto al 54 del 1977. Ma in compenso cresce la potenza dell’arsenale casalingo, per chi lo ha: gli americani armati sono cioè leggermente in minoranza, ma quelli che lo sono hanno una potenza di fuoco tale da poter fare stragi.

Mario Deaglio è inviato per La Stampa in Cina e spiega come a Pechino si sia riunita la conferenza sulla cooperazione sino-africana: gli Stati africani beneficieranno di circa 20 milioni di dollari da utilizzare nell’arco di tre anni per sviluppare infrastrutture e piccole iniziative imprenditoriali. Così la Cina “riempie i vuoti lasciati dai tagli europei alla cooperazione” ed offre ai Paesi poveri “un modello di ccrescita diverso da quello occidentale”. Ma questo malgrado la stessa Cina si renda conto di avere tre enormi problemi da affrontare nel suo sviluppo: inquinamento, disparità di reddito e spesa pubblica. Il divario sociale nella distribuzione del reddito non può infatti continuare ad aumentare indefinitivamente, ed è quindi necessario redistribuire le risorse tra la popolazione senza frenare l’economia.

E poi

Il ministro dell’economia e delle finanze Vittorio Grilli risponde con una lettera a La Repubblica ai professori Boeri e Guiso: “Perchè difendo le Fondazioni Bancarie”.
Sul Corriere un approfondimento su “finanza segreta e ingiustizia sociale”, dove si racconta ch eil tesoro nascosto nei paradisi fiscali vale quanto il Pil di Usa e Giappone. E che un terzo dell’evasione off shore viene da Paesi in via di sviluppo.
Su La Repubblica un intervento alle pagine R2 della cultura di Roberto Esposito sulla stagione di successo che vive la filosofia. Una disciplina che vive una stagione di successo popolare. Ma non si scorgono effetti concreti di queste discussioni. Torna invece attuale il richiamo di Michel Foucalt a un pensiero “non in grado di descrivere da di cambiare il mondo”.
Infine, da La Repubblica, segnaliamo anche una inchiesta di Roberto Saviano sugli affari della criminalità organizzata nel settore agroalimentare (dalle mozzarelle allo zucchero, dal burro tossico degli Zagaria al pane cotto nei forni abusivi dove si bruciano le bare”.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *