Europa, si comincia a votare

Oggi sono in edicola solo pochi quotidiani, per lo sciopero dei poligrafici.

 

Il Giornale: “Berlusconi, governo a rischio”. “Appello contro l’inutile voto a Grillo: il premier è debole, pronti a tornare alle urne”. “E adesso i magistrati vanno all’assalto dei figli: chiesto tre anni per Pier Silvio”.

 

Il Manifesto, con una grande foto di Tsipras, titola “Il voto utile”. “Ultimi comizi. Renzi, Berlusconi e Grillo chiamano al ‘voto utile’ per giocare la loro partita italiana. Ma le elezioni di domenica sceglieranno i futuri assetti del Vecchio continente. Il Pd, con Martin Schulz, si prepara alla continuità della Grande coalizione con i popolari di Merkel. La lista Tispras vuole invertire la rotta dell’Europa e usare la crisi per disarmare la guerra al lavoro”.

 

Il Fatto quotidiano: “La banda banchieri”, “A Genova arrestato l’ex presidente della Carige, Berneschi: avrebbe accumulato milioni sui conti esteri a spese dell’istituto. I pm di Milano puntano UnipolSai: la colossale fusione assicurativa sarebbe stata fatta su numeri truccati. Indagato l’ad Carlo Cimbri, il titolo crolla in Borsa. Tremano Mediobanca e la Consob”.

A centro pagina: “Renzi, l’ultimo fantasma: la piazza è mezza piena”. Con una foto del comizio di Renzi ieri a Roma in Piazza del Popolo. “Oggi il premier si gioca i risultati del governo. Grillo in piazza S. Giovanni”, “Il segretario Pd attacca M5S: ‘Giù l emani da Berlinguer’. Il leader del Movimento pronto al botto in quella che era la culla della sinistra. Forza Italia: ‘Il voto è un referendum sull’esecutivo’”.

A centro pagina anche l’inchiesta sull’ex ministro Claudio Scajola: “Scajola, ecco le carte che fanno paura a B.”, “Tra i fascicoli sequestrati all’ex segretario del politico ligure, c’è il memoriale del pregiudicato Ledda che presentò all’ex Cavaliere il ministro. Si parla di talpe in Procura a Milano e di festini attribuiti a ‘Sciaboletta’”.

 

 

Politica

 

Il Giornale oggi offre molte interviste ai protagonisti politici del voto di domenica. Viene intervistato Matteo Renzi, ed il titolo è dedicato alla “giustizia barbara”. “’Sono un vero garantista, non inseguo i Cinque Stelle’”, dice Renzi, rispondendo ad una domanda sulla linea del suo partito su Genovese. “Non ho inseguito nessuno, ho sempre detto che per me chi non è condannato definitivamente è innocente”, “sono tra i pochi a resistere alla barbarie degli avvisi di garanzia come condanna anticipata”.

 

I titoli che Il Fatto dedica alle manifestazioni di chiusura della campagna elettorale: “Mezza piazza per Renzi, oggi televendita di governo”, “Poche migliaia nella capitale per il comizio. Ultima tappa a Prato e Firenze”. Su Forza Italia: “Silvio chiude tra i nostalgici del Novantaquattro”, “Anche lui parla di queste consultazioni come di ‘referendum sul governo’ e annuncia soldi alle casalinghe e ‘taglio dell’Imu’”. Sul M5S: “Grillo, ultimo atto: la presa di Roma”, “L’ex comico punta a migliorare l’evento di San Giovanni dell’anno scorso. E da Milano, accanto a Dario Fo, rassicura: ‘Abbiamo già vinto, non abbiamo bisogno di vendette’”.

 

Su Il Fatto i lettori troveranno un’intervista a Licio Gelli. Dice che Matteo Renzi è “un bambinone” e che “non è destinato a durare a lungo”. Poi dice che gli fa piacere pensare che “nonostante tutti mi abbiano vituperato, sotto sotto mi considerano un lungimirante propositore di leggi” e ricorda: “una quarantina di anni fa, con Rodolfo Pacciardi, scrivemmo, su invito dell’allora presidente Giovanni Leone, il cosiddetto Piano R. di Rinascita nazionale”. Afferma che Leone fu eletto “grazie ai voti della massoneria” e che “non diede mai alcun riscontro” al piano fattogli pervenire: “anzi, da allora evitò di incontrarmi”. Ma il piano prevedeva anche “una quasi totale abolizione del Senato”: con riduzione drastica dei senatori e l’aumento della quota di quelli scelti dal Presidente della Repubblica.

 

 

Il Giornale intervista anche Giovanni Toti, che annuncia che Forza Italia “ricostruirà il fronte dei moderati”, Matteo Salvini (“Ora fermiamo questo euro o diventiamo tutti barboni”), e Giorgia Meloni.

 

Sul quotidiano del Pd Europa oggi il direttore Menichini parla di un sondaggio che circola, “che non dà cifre bensì una graduatoria. Molto significativa. Perché colloca il Pd al secondo posto fra tutti i partiti dell’Unione, dietro solo al colosso Cdu-Csu, davanti alla Spd e in generale ampiamente primo fra i partiti progressisti. E perché vede tra la quarta e la sesta posizione un terzetto anti-sistema mica male composto da Ukip, Front National e M5S”. Visto dall’Italia questa classifica ridimensiona gli interrogativi che “qui paiono scottanti”, per esempio se il Pd supererà il 30 per cento o se Grillo avanzerà, se Alfano supererà il quorum o dove arriverà FI. E “per paradosso, ciò che qui ci appare immaturo, incompleto e insoddisfacente – il governo Renzi – diventerebbe non dico un modello, ma di sicuro un riferimento per la sinistra europea (come già sta succedendo con Valls in Francia). E questo può accadere esattamente per il motivo che pare disturbare gli editorialisti liberal del Corriere della Sera: la capacità di Renzi di contrastare la marea montante anti-sistema sul terreno dello strappo radicale, della discontinuità, per incanalare rabbia e diffidenza in un alveo di riforme che non sappiano di muffa mentre ancora vengono discusse”

Il sito internet del Sole 24 Ore offre una analisi a partire dai contenuti del comizio di Silvio Berlusconi ieri a Roma, al Palazzo dei Congressi, che ieri ha riservato gli “affondi più duri” a Renzi prima ancora che a Grillo, e parla di un “piano di riserva” dell’ex Cavaliere, fare di Forza Italia l’ago della bilancia in Italia e in Europa: “Il Ppe per avere la maggioranza nel Parlamento europeo avrà bisogno di noi”, dice Berlusconi, “facendo sapere che anche in questi giorni non sono mancati contatti con il vertice dei popolari”, scrive Il Sole.

Su Il Fatto, Caterina Soffici da Londra racconta il “costoso delirio” del voto italiano all’estero: “La legge prevede un seggio ogni 1600 aventi diritto, così le urne costano 40 euro a testa”.

 

Su Il Fatto un intervento di Roberta De Monticelli in cui si sottolinea che il voto europeo non sarà “per far vincere questo o quel partito italiano, ma per far trionfare un nuovo modello di distribuzione del potere”

 

Il Giornale dà anche spazio alle riflessioni di Berlusconi, in un retroscena di Adalberto Signore: “’Tra pochi mesi si vota’. Berlusconi lancia la sfida, ma in privato si sfoga: ora colpiscono i miei figli”, riferendosi alle richieste dell’accusa ieri al processo Mediatrade nei confronti di Confalonieri e di Pier Silvio Berlusconi.

Sul sito internet del Corriere è Luigi Ferrarella a raccontare che i pm milanesi Fabio De Pasquale e Sergio Spadaro hanno chiesto la condanna del presidente e del vicepresidente di Mediaset, Fedele Confalonieri e Piersilvio Berlusconi, rispettivamente a 3 anni e 4 mesi e tre anni e due mesi per frode fiscale sui diritti tv nel processo Mediatrade. I pm hanno anche chiesto al tribunale di confiscare al produttore cinematografico Frank Agrama (per il quale propongono tre anni e otto mesi) 133 milioni di dollari che da anni sono sotto sequestro sui conti svizzeri delle sue società di Hong kong e che per l’accusa proverebbero appunto dalla frode fiscale”.

Il quotidiano spiega che la sentenza è prevista per i primi di luglio.

 

Il voto in Europa

 

In prima su Il Foglio: “Al primo test dell’Unione gli europeisti olandesi superano i populisti”, “Secondo i primi exit poll, conservatori e liberali sono avanti rispetto al partito di Wilders, malgrado i guai economici”.I cristiano-democratici della Cda sarebbero arrivati primi con il 15,4%, secondi i liberali di sinistra del D66 con il 15,3%. Soltanto terzo il Partito della Libertà di Geert Wilders, che alla vigilia del voto era andato a Bruxelles per tagliare simbolicamente una delle dodici stelle della bandiera dell’Unione europea e mostrare che l’Olanda è pronta ad andarsene. Il partito di Wilders avrebbe conquistato i 12,7 per cento (si prevedeva il 15-16 per cento).

Su Il Fatto: “A Berlino è finita la pacchia per lo straniero disoccupato”, “Una norma chiede di cacciare i cittadini continentali che truffano il welfare. Ma anche chi è senza lavoro da oltre 6 mesi. Merkel: ‘L’Ue non è un’unione sociale’”. Scrive il quotidiano che “molti dei 65 mila italiani che percepiscono il sussidio di disoccupazione potrebbero essere costretti ad andarsene”.

Sulla stessa pagina, attenzione per l’Ungheria: “Budapest cent’anni dopo, capitale dell’estrema destra anti-europea”, “Rabbia e povertà hanno permesso agli xenofobi di Jobbik di superare il 20% alle ultime politiche. Al potere c’è Orban, autocrate amico di B.”. Il quotidiano sottolinea che “il cartello dei democratici è stato un fallimento. Alle recenti elezioni l’unione dei cinque partiti di centro sinistra ha raggiunto un misero 26%. Risultato: il giorno dopo l’esito del voto la coalizione si è frantumata e alle Europee di domenica andranno divisi”.

Il Foglio si occupa della Francia e dell’avanzata del Front National dando conto di un libro uscito il 15 maggio scorso a firma del politologo francese Pierre-André Taguieff: “Du diable en politique”, “Réflexions sur l’antilépenisme ordinaire”. Ne scrive Andrea Scianca, secondo cui nel libro Taguieff racconta alla rive gauche il suo più grande fallimento, ovvero l’incomprensione totale e suicida del lepenismo montante. Scianca intervista lo stesso Taguieff, che dice: “La sinistra francese utilizza sempre la retorica della demonizzazione, anche se essa ha fallito”. E, sospettata di essere contaminata dall’estrema destra, la destra liberale e moderata entra nel cerchio della demonizzazione. Allo stesso modo, del primo ministro Valls si dice, secondo Taguieff, che rappresenta la “deriva a destra” del Partito socialista.

Ancora su Il Foglio, Marco Valerio Lo Prete si occupa del “boom degli eurofobici” e intervista lo storico Giovanni Orsina: “quella di oggi -dice- è certamente qualificabile come una rivolta delle masse che reagiscono però a una lunga ribellione delle élites contro la politica”.

 

Internazionale

 

Sul sito internet del Sole 24 Ore da segnalare una analisi sull’accordo tra russi e cinesi sul gas: “Dopo l’accordo con la Cina, Gazprom avrà abbastanza gas per l’Europa? Non bastavano le preoccupazioni per la crisi ucraina. Sui rifornimenti di gas dell’Europa adesso si allunga anche l’ombra della concorrenza cinese. Dopo oltre dieci anni di estenuanti trattative, Mosca ha finalmente siglato un accordo con cui promette di vendere a Pechino fino a 38 miliardi di metri”.

 

Il Manifesto si occupa dell’attentato nello Xinjang, ieri, che ha fatto 31 morti. E’ la regione dove dovrà passare il gas dell’accordo russo-cinese, ed è un’area con una forte componente musulmana non han (gli uiguri). Ieri una nuova espolosione ad Urunqui, la capitale della regione. L’evento non è nuovo e segue un periodo di tensione nell’area, che aveva portato nelle scorse settimane il presidente Xi a visitarla e ad annunciare misure antiterrorismo. Un Movimento islamico del Turkestan orientale – affiliato ad Al Qaeda – è considerato dal regime di Pechino l’organizzatore degli attentati e anche delle proteste.

 

Su Il Fatto: “Tra i due litiganti i militari thailandesi fanno il golpe”, “L’esercito proclama il coprifuoco, sospende la Costituzione e convoca i fratelli ex premier (Shinawatra, ndr.) a rapporto. Allarme della Farnesina per gli italiani”. Si attende l’intervento del vecchio sovrano Bhumibol: “intanto gli Stati Uniti ammoniscono la giunta di indire nuove elezioni”.

Anche su Il Foglio: “Ora anche i militari dicono che è golpe in Thailandia”.

Il Foglio si occupa anche di Libia: “sta nascendo un nuovo Gheddafi imposto dall’Egitto”, scrive Carlo Panella, che sottolinea come “nella biografia del generale Haftar c’è di tutto, ma per il Cairo conta solo la lotta contro i Fratelli musulmani”.

 

 

E poi

 

Su Il Fatto: “Il sistema-Bertone: sfarzo, faccendieri e trame di potere”, “Il settennato del salesiano-juventino: da primo ministro del Vaticano sino alle cene a casa (Propaganda Fide) di Bruno Vespa e alla rete dei rapporti con i potenti”.

Ancora su Il Fatto, Marco Politi spiega che sul fronte della Cei “l’elezione sarà più democratica”: nuove regole, perché “spronati dal Papa, i vescovi hanno deciso: il nuovo presidente sarà scelto da Francesco in base a una terna votata da tutti”.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *