Di ritorno dall’Asia

Le aperture

Il Corriere della Sera: “Lavoro, spinta per un accordo. Oggi l’esame di Monti. Cade l’onere della prova a carico dei dipendenti se ci sono abusi. I ritocchi del governo sui licenziamenti economici”. A centro pagina ancora notizie sull’Imu, che a giugno “si pagherà su aliquote di base”, mentre slitterebbe a dicembre il “saldo stangata”.

La Repubblica: “Imu, la prima rata sarà meno cara. L’acconto di giugno sulla casa sarà calcolata sul’aliquota di base dell’Ici. Napolitano: la legge aiuta la crescita. Senza impiego il 31,9 per cento dei giovani. Sull’articolo 18 il Pdl apre a Bersani. Mai tanti disoccupati: 9,3 per cento”.

Anche su Il Sole 24 Ore: “L’acconto dell’Imu a giugno si pagherà con l’aliquota di base. Le proposte di modifica al decreto fiscale: il conguaglio sarà effettuato con il saldo a dicembre. Entro il 31 luglio il Governo potrà rivedere il prelievo”.

Anche su La Stampa l’Imu in apertura. Da segnalare in prima: “Il caso Emanuela Orlandi. ‘In Vaticano c’è chi sa e non parla’”.

Libero: “Monti è impazzito. L’Italia è in recessione, la disoccupazione ha tocato livelli record, gli imprenditori si suicidano ma il premier se ne esce con un sorprendente: ‘La crisi è finita anche grazie a noi’. Ci è o ci fa?”. In prima  anche una caricatura della segretaria della Cgil Susanna Camusso, ieri ospite del programma radiofonico “Un giorno da pecora’”. Intervistata, la Camusso ha “amessso di essersi fatta delle canne in giovent, ma ha aggiunto di aver smesso presto perché ha cominciato a lavorare. Poi ha smesso di lavorare per fare la sindacalista e…”

Il Giornale: “Disoccupati e spinelli. L’outing del segretario Cgil. Occupazione giù, caos tasse, ma la Camusso parla di quando si faceva le canne”. E poi: “Il governo vuole assumere finanzieri per inasprire i blitz fiscali”.

Su tutti i quotidiani in evidenza le notizie sul calcio scommesse: ieri è stato arrestato l’ex difensore del Bari Masiello, che avrebbe confessato di aver fatto un autogol in cambio di 300 mila euro.

Imu

Secondo Il Sole 24 Ore un emendamento dei relatori ieri al decreto fiscale avrebbe già stabilito che la rata di giugno dell’Imu, la prima, andrà calcolata sulle aliquote base: 4 per mille sulla prima casa, 7,6 dalla seconda abitazione in poi.,
Su La Stampa viene intervistato il presidente dell’Anci Graziano Delrio, che commenta: La soluzione dell’acconto con le vecchie aliquote è accettabile “solo se poi viene garantita la copertura di liquidità per i comuni”. “I tagli dei trasferimenti hanno già iniziato a mettere in ginocchio i comuni: per molti, incassare solo l’aliquota base significherà un deficit di liquidità. Bisogna quindi che lo Stato sia disponibile a fare anticipo di cassa”. “Molte amministrazioni già sono in anticipazione di cassa: non hanno entrate sufficienti per coprire i fabbisogni e rischiano di non pagare più gli stipendi”. Dunque “credo che nessuno potrà permettersi di non alzare né l’aliquota sulla prima casa né l’aliquota sulla seconda casa. Ovviamente tutti tendono a non alzare la prima: la stangata vera sarà sulla seconda abitazione”. Delrio ricorda che i tre quarti del gettito riscosso dai comuni andrà allo Stato:”Il gettito dell’Imu prima casa resta a noi, ma quello che prendferemo corrisponde esattamente al taglio dei trasferimenti. E il gettito sulla seconda casa ce lo dividiamo con lo Stato, mentre prima lo tenevamo per intero”. “I miei cittadini protestano con me, mi chiedono di ridurre le aliquote, visto che mi è data la possibilità di farlo: è difficile spiegare che se lo faccio perdo decine di milioni di euro. Che a noi l’Imu serve solo per provare a riavere il gettito dell’anno precedente”. Delrio ricorda che al governo l’Anci ha chiesto che l’Imu diventi municipale al 100 per cento, “che la regolamentino i comuni e lo Stato si riprenda i trasferimenti. Altrimenti, che ci diano il 70 per cento della aliquota”. L’Anci ha anche chiesto di esentare gli immobili di proprietà dei comuni tipo ex Iacp.

Monti

Ieri il presidente del Consiglio, parlando al Forum for Asia a Boao, in Cina, ha detto: “la crisi dell’Eurozona è superata, anche grazie al più solido sentiero imboccato dall’Italia. Sono volato in Asia proprio per dirvi di rilassarvi un po’”. Queste parole – di cui riferisce Il Sole 24 Ore – suscitano l’ironia del direttore di Libero Maurizio Belpietro: “Il capo del governo a noi fa descrizioni apocalittiche e ci tartassa, poi quando mette il naso fuori casa racconta un’altra storia”.

Lavoro

Il Corriere della Sera, in un articolo dedicato alla riforma del lavoro e al nodo dell’articolo 18, spiega che oggi il ministro Fornero potrebbe presentare al premier Monti, appena rientrato dalla Cina, una ipotesi di modifica sul licenziamento per motivi economici: “Cade l’onere della prova a carico dei lavoratori nei licenziamenti economici che, a suo avviso, celerebbero motivi discriminatori o disciplinari. E’ questo uno degli ultimi ritocchi inseriti nel testo della riforma del lavoro”, scrive il quotidiano. Secondo il quotidiano rispetto alla ipotesi iniziale “l’onere di provare” che il licenziamento non è giustificato da ragioni economiche e che nasconda un motivo discriminatorio o disciplinare “non sta più in capo al lavoratore”. L’ìpotesi di nuovo testo prevederebbe che l’accertamento venga effettuato “a prescindere dalle prove portate dal lavoratore”. “Nel caso in cui la tesi del lavoratore risulti fondata, si applicherà la tutela prevista per gli altri licenziamenti, cioé il reintegro o l’indennizzo.
Lo stesso quotidiano spiega che il ddl sul lavoro “non è ufficialmente” all’ordine del giorno del Consiglio dei ministri convato per oggi, ma “monti vuole chiudere la partita prima di Pasqua e a Palazzo Chigi c’è fiducia riguardo alla possibilità che il ddl approdi in Parlamento nelle prosisme ore”.
Secondo Il Sole 24 Ore “non è previsto” un nuovo passaggio del disegno di legge in Consiglio dei ministri, e anzi il testo potrebbe andare già questa sera al Quirinale con le modifiche proposte da Fornero, dopo che le avrà viste Monti. Secondo il quotidiano “non dovrebbero esserci novità sostanziali sulle modifiche all’articolo 18”. “Sui licenziamenti economici verrà fatta salva la possibilità al lavoratore di dimostrare che il licenziamento è discriminatorio o disciplinare, nel qual caso il giudice applica le relative tutele (reintegra immediata nel primo caso o alternativa tra reintegra ed indennizzo economico nel secondo). Nel caso in cui il lavoratore non riuscisse a dimostrare nulla il licenziamento individuale economico resta e il rapporto si conclude”. Se il giudice stabilisse “inestitente o insussistente” la ragione alla base del licenziamento, vene disposto il pagamento di un indennizzo.
La Stampa dà conto di un “documento circolato a margine dell’Eurogruppo dello scorso 30 marzo” in cui la Commissione Ue ribadisce il suo giudizio positivo sulla riforma del lavoro Monti Fornero, chiede una rapida approvazione al Parlamento e ammonisce: ‘Anche se è molto positivo che la bozza di riforma del governo si fonda su un dialogo costruttivo con le parti sociali, è decisivo che l’obiettivo e il livello di ambizione della riforma resti commisurato alle sfide del lavoro italiano, in linea con le raccomandazioni del Consiglio europeo”.

Internazionale

La Repubblica alle pagine R2 ospita il racconto della campagna elettorale scritto dalla leader della opposizione birmana Aung San Suu Kyi. Cita Bertolt Brecht, “felice è il Pase che non ha bisogno di eroi”, dice “per quanto mi riguarda, voglio che tutti siano eroi, così non avremo bisogno di speciali eroi per il nostro Paese. Sottolinea che queste elezioni sono “un evento davvero storico” per il Paese e invita tutti a condurre questa campagna “nel rispetto della legge per l’ordine”. Parla estesamente delle donne del suo partito, la Lega Nazionale per la Democrazia, sul cui “enorme sostegno” e incoraggiamento la Suu Kyi dice di aver potuto sempre contare. Molte anziane ottantenni e novantenni, ma anche adolescenti giovani e carine e perfino bambine. Tra loro, ricorda, ci sono alcune donne che fanno lavori molto pesanti, come riparare le strade, rompere le pietre trasportare massi enormi. Il quotidiano intervista anche Elie Wiesel, che ricorda di aver parlato con suo marito, ricorda come gli abbia raccontato di lei prigioniera e di come fosse convinto che nulla potesse fermarla, a meno che non venisse uccisa. Il marito chiese a Wiesel di battersi per il Nobel, perché, come per Walesa o per Mandela, tutte queste persone furono salvate dall’attribuzione del premio Nobel (uccidere un premio Nobel per la pace è troppo anche per la più feroce dittatura).

Segnaliamo anche un intervento di Bernard Guetta: “Birmania, una nuova era a libertà vigilata”. Va infatti ricordato che la Suu Kyi e gli altri 36 eletti del suo partito entreranno a far parte di un Parlamento con un numero di deputati dieci volte maggiore, totalmente dominato dai militari e dai loro uomini. Guetta coglie l’occasione per ricordare che le sanzioni economiche internazionali “lungi dall’essere risibili, si dimostrano alla lunga assai efficaci, come è accaduto nel caso della Birmania”.

Due pagine de La Stampa raccontano del popolo dei Tuareg, protagonista delle zone del Mali dove è in corso un colpo di Stato. Si spiega la loro evoluzione, la loro storia, e come fra di loro si sia infiltrata Al Qaeda: “non si considerano cittadini in nessuno Stato, sono tuareg e basta, ribelli da sempre, il primo jihad risale all’inizio del 900”.

Ian Buruma, sul Corriere della Sera: “Sarkozy, Tariq Ramadan e la verità sulle stragi”. Si ricorda che il filosofo ginevrino Tariq Ramadan, parlando del caso di Tolosa, ha messo sotto accusa la società francese, e in particolare il fatto che i giovani francesi di origine musulmana vengano emarginati. Si cita poi la strage norvegese di Anders Breivik, la cui demagogia xenofoba aveva portato all’impulso di sterminare i figli delle elites socialdemocratiche per proteggere la società occidentale contro il multiculturalismo. Buruma sottolinea che “anche quando si scontrano con il rifiuto e l’indifferenza,. nella stragrande maggioranza i giovani musulmani non si trasformano in assassini assetati di sangue”: lungi dall’essere un fanatico religioso, Merah è cresciuto da piccolo delinquente di quartiere senza alcun interesse per la religione: “la lusinga irresistibile dell’estremismo islamico è stata forse per lui la violenza, anziché il contenuto religioso”.
Segnaliamo infine dal Corriere della Sera la recensione firmata da Paolo Mieli di un nuovo libro dedicato alla rivoluzione ungherese del 1956: l’ha scritto Alessandro Frigerio e racconta “la macchina del fango”, ovvero la stampa del Pci, poiché molti intellettuali avallarono le calunnie su quei fatti, come evidenziato dai commenti e dalle cronache de L’Unità di quegli anni. A Roma a dirigere l’Unità c’era Pietro Ingrao e, per fare l’esempio, dell’odissea che condurrà il capo del governo rivoluzionario Nagy al patibolo, L’Unità scriveva che Nagy e i suoi collaboratori erano “partiti in autobus per concedersi un periodo di riposo in Romania”

E poi

Su La Stampa Andrea Tornielli racconta la vicenda di un giovane austriaco che convive con il proprio compagno ed ha registrato la sua convivenza come previsto dalle leggi del suo Paese è stato eletto a gran maggioranza nel consiglio pastorale della parrocchia di Stuzenhofen,  a nord di Vienna. E il cardonale Schonborn ha ratificato la sua elezione contro il parere del parroco. Il giovane si chiama Florian Stangl, e la sua vicenda è destinata a far discutere.

Ezio Mauro sottolinea quanto su piazza Fontana manchi la “verità definitiva”; ricorda come il libro di Paolo Cucchiarelli sostenga la tesi “che non ha alcun riscontro giudiziario e documentale ed è stata esclusa dalla magistratura” di una doppia bomba, la prima portata da Pietro Valpreda alla banca dell’Agricoltura (Pinelli consenziente) per uno scoppio dimostrativo dopo l’orario di chiusura, e la seconda innescata dai fascionazisti veneti protetti dai servizi italiani e stranieri per ottenere la strage”. Secondo Mauro “la mancanza di una verità definitiva non può permetterci di annullare le verità che faticosamente sono state accertate in questi anni”.

Giovanni Pellegrino, ex senatore ed ex presidente della Commissione bicamerale sulle stragi, risponde sul libro di Cucchiarelli, sul film di Marco Tullio Giordana, e sull’e-book pubblicato da Adriano Sofri sul tema: “La doppia bomba è il centro di tutta la querelle”, ricorda Pellegrino, che considera “romanzesca e priva di qualsiasi consistenza” la tesi della doppia bomba.

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