Corruzione: il piano Severino.

Le aperture

Il Corriere della Sera. “Titoli di Stato sotto pressione. Allarme della Banca centrale europea sul lavoro”. E poi: “Il governo: 65 mila esodati. La Cgil: numeri sballati”.

La Repubblica: “Lega, i pm indagano su Calderoli. Cacciato anche Belsito. Il Senatur: restituirò il denaro. Il Carroccio voleva comprare una banca”. “Espulsa Rosy Mauro. Soldi ai partiti: legge firmata Alfano, Bersani e Casini”. E poi: “Sanità in Puglia, seconda indagine su Vendola”.
A centro pagina: “Lite sugli esodati: ‘Sono solo 65 mila. La Cgil: cifre sballate. Asta Btp, tensioni sui tassi. il Tesoro limita l’offerta”. A centro pagina anche: “Petrolio in mare, paura a Taranto. Venti tonnellate perse da una nave”.

La Stampa dedica il titolo di apertura alla situazione nella Lega: “Vince Maroni, via Rosi Mauro. Fuori anche Belsito, salvo Renzo Bossi. Espulsa dalla Lega: ‘Vittima del rancore’. I pm indagano su Calderoli”. “Soldi ai partiti: niente tagli fino al 2013. Caso Lusi, ecco tutti i trucchi per i rimborsi”. A centro pagina, con foto, la protesta dei “centurioni” romani, i figuranti che offrono ai turisti in visita al Colosseo foto ricordo. Accusati di estorcere denaro ai turisti, sono stati “sfrattati” dal Comune e da giorni protestano: “Centurioni contro vigili, rissa al Colosseo”.

Libero: “Espulsa la Lega nera”. “Operazione ramazza. Maroni va allo scontro con Bossi e vince: Rosi Mauro e il tesoriere Belsito cacciati. Il trota si salva. A fine giugno congresso per il nuovo segretario. Via libera a Tosi in Veneto. Sondaggio choc a Monza. Anche Calderoli nel mirino dei pm. E i lumbard rischiano di dover restituire i soldi”. A centro pagina: “Altra tegola su Vendola: ‘Peculato e falso’. Seconda inchiesta in due giorni: stavolta riguarda una transazione da 45 milioni”.

Il Giornale: “La Mauro fuori dai Maroni. ‘O me o lei’: psicodramma nella Lega. L’inchiesta si allarga a Calderoli e alle case dei Bossi. Nuovo avviso di garanzia per Vendola. Caso Lusi, altri 13 milioni”:

Il Sole 24 Ore: “Salgono i tassi Btp, cala lo spread. In asta i rendimenti a tre anni al 3,89 per cento, il divario con i Bund scende a 362. In ripresa le Borse trainate da Wall Street (+1,4 per cento). Dalla Bce allarme crescita: l’espansione della liquidità non fa aumentare il credito”. A centro pagina: “Fornero: ‘gli esodati sono 65 mila. Non saranno necesari nuovi oneri per la soluzione’. I sindacati: i dati sono sbagliati”.

Partiti

Su La Repubblica si fa il punto della proposta – firmata da Alfano, Bersani e Casini – sui finanziamenti ai partiti, che prevede: bilanci certificati da società esterne, vaglio della commissione per la trasparenza e il controllo dei bilanci dei partiti, pubblicità dei nomi di chi dona denaro ai partiti, sopra i 5 mila euro. Pd, Pdl e Udc volevano che la norma fosse inserita come emendamento al decreto fiscale all’esame del Parlamento. Ma il no delle opposizioni (Lega e Idv) e anche le perplessità del Capo dello Stato, che ha più volte ammonito sulla trasformazione in leggi omnibus dei decreti legge, ha sconsigliato questa strada. Il Pd a questo punto avrebbe proposto di varare la riforma con un decreto ad hoc, ma il governo avrebbe a questo punto detto di preferire un normale iter parlamentare.
Su Il Giornale. “Il ‘no’ di Fini fa incassare (subito) 100 milioni ai partiti”, dove si spiega che “E’ grazie al presidente della Camera Gianfranco Fini se i nuovi controlli sui bilanci dei partiti pensati dalla ‘maggioranza Abc’ prendono la strada del disegno di legge. Un iter tradizionale che consentirà, per la gioia dei partiti, di far saltare la possibilità, evocata da molti, di ‘congelare’ e far slittare a fine estate la penultima rata dei rimborsi elettorali per le politiche del 2008”. Il quotidiano poi precisa che il no di Fini “non è arrivato del tutto a sorpresa”, perché da giorni si parlava della “possibile inammissibilità dell’emendamento al decreto legge fiscale”, dove si voleva inserire la norma sui partiti, per “estraneità di materia.

Giustizia

La Repubblica dedica le prime pagine all’azione del ministro della Giustizia Severino, che “scopre le sue carte su tre pilastri della giustizia: riforma dei reati di corruzione, responsabilità civile dei giudici, intercettazioni”. Il Guardasigilli ha “spedito via email” ai partiti della maggioranza le sue proposte. Ma tra i partiti che sostengono la maggioranza le posizioni sono diverse: il Pdl – spiega il quotidiano romano – vorrebbe che l’introduzione del reato di corruzione tra privati e la modifica del reato di concussione viaggi insieme alle norme sulle intercettazioni e a quella sulla responsabilità civile dei magistrati. Il Pd (e la Procura di Milano) temono che la nuova configurazione del reato di concussione incida sul processo in corso nei confronti di Berlusconi per il caso Ruby.
Il Corriere della Sera: “Intercettazioni, la mediazione del governo. Pronta anche la bozza Severino sulla corruzione. Stop alla responsabilità diretta dei giudici”. Dove si spiega che la responsabilità civile “non sarà ‘diretta’ ma sarà lo Stato a rispondere” per i magistrati ‘anche per manifesta violazione della legge o del diritto comunitario’, e non solo per dolo o colpa grave”, come avviene attualmente in base alla legge Vassalli. Secondo Il Sole 24 Ore rientrerebbe nei casi di colpa grave proprio la violazione manifesta della legge e del diritto comunitario. Inoltre, si porterebbe da un terzo alla metà la quota di rivalsa dello Stato verso le toghe.
Quanto alla corruzione, secondo il Corriere sarà punita anche quella tra privati: riguarderà gli amministratori, i direttori generali, i dirigenti preposti alla redazione dei documenti contabili e societari, i sindaci e i liquidatori che – a seguito di una dazione o della promessa di utilità per sé o per altri – compiono o omettono atti cagionando nocumento alla società.
Il Sole 24 Ore parla di uno “spacchettamento” della concussione, che resta tale solo nei casi di “costrizione”, mentre quelli di “induzione” finiscono in nuovo reato, previsto da un autonomo articolo, intitolato “indebita induzione a promettere o a dare utilità”.
Lo stesso quotidiano ricorda che l’Ocse ha posto un problema teorico sulla non punibilità del concusso. Si tratta cioé di concussione per costrizione commessa dal pubblico ufficiale e non anche dall’incaricato di pubblico servizio.

Esodati

La Stampa dà conto dei numeri forniti dal tavolo tecnico del ministero del lavoro sui cosiddetti “esodati”, i lavoratori usciti dal lavoro in virtù di accordi collettivi che – per le nuove norme sulle pensioni – hanno perso il diritto ad andare in pensione. Secondo il ministero questi lavoratori sono 65 mila. Qualche giorno fa però l’Inps aveva comunicato una cifra doppia: 130 mila persone nei prossimi 4 anni. E i sindacati considerano la stima del ministro Fornero “al ribasso”. A queste 130 mila persone vanno aggiunti anche coloro che sono stati ammessi alla contribuzione volontaria: usciti dal lavoro, stanno versando contributi per avere un assegno pensionistico. Secondo l’esperto di previdenza e deputato del Pdl “Il numero di 65 mila non dice tutta la verità. I soldi ci sono solo per questi, poi ne verranno altri, a cui bisognerà far fronte in altro modo”.
“Non giochiamo con i numeri” è il titolo di un commento sulla prima pagina del Sole 24 Ore. “Da un tavolo tecnico ci saremmo aspettati una risposta ‘tecnica’ Una quantificazione precisa dei lavoratori potenzialmente interessati”, e che spiegasse quanti lavoratori sono in mobilità breve o lunga, quanti a carico dei fondi di solidarietà, quanti in prosecuzione volontaria, e quanti ‘esodati veri e propri, cioè lavoratori incentivati a lasciare il lavoro in vista di una pensione che ora si allontana”. Ma “nulla di tutto ciò è arrivato (o almeno, nulla di tutto ciò è stato comunicato)”, dice il quotidiano.
Il Corriere della Sera – citando “fonti tecniche” – spiega che il numero di 65 mila riguarda quelli che hanno lasciato volontariamente il lavoro entro il 2011 in cambio di un incentivo economico e che – secondo le vecchie regole – dovevano andare in pensione nei prossimi due anni. Il ministro in sostanza garantisce per costoro la copertura (5 miliardi di Euro), mentre per gli altri saranno necessarie altre norme.

Nel giro di 24 ore una nuova indagine si è abbattuta sul governatore della Puglia Nichi Vendola. Questa volta i reati ipotizzati sono falso, abuso d’ufficio e peculato. Spiega il Sole 24 Ore che ci si riferisce ad una transazione su un importo da 150 milioni di euro che una clinica ecclesiastica (Miulli) di Acquaviva delle Fonti vantava nei confronti della Regione, per non aver concesso fondi per la costruzione di nuovi padiglioni. L’operazione nasce nel 2008, nei tempi in cui era assessore alla salute Alberto Tedesco: fu lui ad avviare una serie di trattative per evitare il pagamento dei 150 milioni. Si arriva così ad una transazione per 45 milioni di euro. Nel frattempo Tedesco finisce nel registro degli indagati, e la transazione viene firmata dal nuovo assessore Fiore, nel marzo del 2009. Una prima rata della transazione viene pagata. Vendola decide però, nel 2010, di revocarla: per questo il Miulli ricorre al Tar di Bari, che gli dà ragione. L’ospedale ottiene un rimborso di 175 milioni di euro.
Il Giornale, con una lettura inevitabilmente malevola, spiega  l’effetto della retromarcia sulla transazione da parte del governatore fu dannoso per le casse regionali, a seguito della condanna del Tar a rimborsare i 175 milioni di euro. “Un annullamento ‘harakiri’ che – sospettano gli inquirenti – potrebbe esser stato in un certo senso ‘voluto’ pur finendo per quadruplicare l’esborso per i disastrati bilanci della Regione”. I pm hanno messo nel mirino la firma della transazione e il pagamento della tranche, anche perché per versare quel denaro la giunta avrebbe ‘distratto’ somme che erano destinate ad altri scopi.

E poi

Il personaggio descritto oggi da La Repubblica (Bernardo Valli) è il candidato alle presidenziali francesi Jean-Luc Mélenchon: con il 15 per cento di consensi che gli assegnano i sondaggi non dovrebbe arrivare al ballottaggio all’Eliseo, ma il suo successo peserà sulle legislative di giugno, soprattutto se il neopresidente verrà eletto con un piccolo margine. Lo slogan: “Prenez le pouvoir”. Da trotkista, in gioventù, si faceva chiamare Santer, in riferimento al ricco birraio del Faubourg Saint-Antoine, che partecipò alla presa della Bastiglia e che – 4 anni dopo – nella veste di capo della guardia nazionale, accompagnò Luigi XVI alla ghigliottina. Un tribuno rosso che seduce la gauche borghese .Il successo di Mélenchon – secondo Valli – non è dovuto a quel che promette (il candidato condanna il mondialismo, parla di rivoluzione citoyenne, si richiama a Castro e a Chavez), ma “a quel che denuncia” e al modo diretto e brutale con cui lo fa: per questo seduce i gauchisti di un tempo, delusi dalla pallida sinistra di Hollande. Seduce la schietta denuncia della corruzione nel mondo: Valli lo paragona agli scrittori di noirs proprio per il suo impulso a denunciare una realtà francese trascurata da tutti.

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