Capitale nel caos

Il Corriere della sera: “Salta il piano Ue sui migranti. Rinvio sui 40 mila da accogliere. Fronte del no tra i sindaci Pd. Casson: Venezia ha già dato”. “I 28 Stati divisi su queste e criteri di trasferimento. Il Viminale punta a usare le caserme”.
In alto: “Scuola, al Senato il governo va sotto. Ma Renzi: porteremo a casa la riforma”. “La parità in Commissione equivale a un parere negativo. Assenti tre Ncd”.
A centor pagina, con foto: “Lavori truccati, proteste. Il Campidoglio nel caos. Mafia Capitale. Arresti per l’appalto sull’aula Giulio Cesare”.
Da segnalare in prima anche un articolo di Maurizio Ferrera titolato “ciò che Tsipras (non) dice all’Europa. E poi ai greci”.

La Repubblica: “Marino sotto assedio per Mafia Capitale, si dimette dirigente pd”, “Altri sei arresti, tangenti anche sui restauri del Comune”, “Protesta M5S in Campidoglio. Tutti i partiti nell’agenda di Buzzi”, “Riforma della scuola, il governo battuto in commissione”.
La “polemica” di cui si dà conto in prima è relativa alla questione immigrazione: “Maroni ai prefetti: ‘Mai più migranti’. Alfano: decido io. L’Ue rinvia il piano”.
In prima una foto di manifestazioni contro la visita del presidente russo, che oggi sarà ad Expo, incontrerà il presidente del Consiglio e il Papa: “Putin: spiegherò al Papa la verità sull’Ucraina”.
A fondo pagina, il richiamo all’inserto R2: “Mosul, la città dei morti viventi da un anno reggia del Califfo”, di Vittorio Zucconi.

La Stampa: “Mafia capitale, altri arresti. Il Campidoglio è nel caos”, “Buzzi ai pm: finanziavo tutti legalmente, anche Renzi”, “Appalti truccati anche per il restauro della sala consiliare. Lascia il capogruppo Pd in Regione”.
In apertura a sinistra: “Putin in Italia cerca la sponda contro le sanzioni. Usa preoccupati”.
In evidenza la foto di un barcone bruciato da Guardia costiera e Guardia di Finanza dopo il salvataggio di 100 persone: “Migranti, si cercano caserme al Nord”, “L’idea del Viminale per ospitare i profughi: due strutture in Veneto e Lombardia”.
Sulla scuola, sulla colonna a destra, quanto avvenuto in commissione Affari costituzionali del Senato ieri: “Scuola, governo in affanno. I renziani: solo un incidente”, “Battuto in Commissione”.

Il Fatto: “Il pizzino Ncd-Castiglione: Renzi va sotto sulla scuola”, “Il giorno dopo il segnale del ras delle coop (‘Se parlo del centro di Mineo casca il governo’), gli alfaniani avvertono il premier: disertano il Senato e la maggioranza salta. Tradotto: il nostro sottosegretario non si tocca. E gli uomini del premier lo salvano nella commissione migranti”.
In evidenza l’agenda di Buzzi: “D’Alema, compleanni e Porsche: l’agenda di Buzzi”, “Il sodale di Carminati annotava tutto: nomi, appuntamenti e cifre del ‘sistema’”.

Il Giornale: “Scandali, amici, arresti: dieci domande a Renzi”. E poi: “Nuova retata a Roma, il governo va sotto al Senato sulla scuola”.
A centro pagina: “Papa, nuovi dubbi sulle apparizioni di Medjugorje”. “Lo scetticismo del Pontefice”.
“Immigrati, linea dura di Forza Italia. La ricetta contro l’invasione. Solo un immigrato su 4 è un profugo. Ma gli altri restano lo stesso”.
A fondo pagina: “Il blitz della Ue: riconosciamo le coppie gay”. “La svolta di Bruxelles sui diritti civili”.

Il Sole 24 ore: “Vendite su Francoforte, Borse europee ai minimi”. “Il listino tedesco ancora in calo, ha perso l’11 per cento in due mesi. In risalita euro e petrolio”.
Di spalla: “Governo battuto sul Ddl scuola: bocciaot in commissione al Senato il parere di costituzionalità”. “Il rischio del colpo di freno” è il titolo di un commento.
E poi: “Maroni ai prefetti: ‘Alt all’accoglienza dei migranti’. Ma il governo tira dritto”.
A centro pagina in evidenza una intervista all’Ad di Enel Starace: “‘Così Enele abbatterà i costi della fibra. Starace: su 33 milioni di collegamenti spesa ridotta di 10 miliardi. Pronti a collaborare con qualcune operatore, vanno evitate sovrapposizioni”.

Mafia capitale

La Repubblica dedica le prime 4 pagine all’inchiesta Mafia Capitale e alle sue ripercussioni sul Comune di Roma e il suo sindaco. Pagina 2: “Assedio al Campidoglio: ‘Mafiosi, tutti a casa’. Si dimette dirigente pd”, “Ancora arresti, truccata anche la gara per i restauri dell’aula. Marino fa il segno della vittoria. Grillo: luogo da disinfestare”. A pagina 4: “Sinistra sotto choc, Renzi salva Marino”, “Il premier: il sindaco resti, non c’entra nulla con l’inchiesta. Il primo cittadino: un problema i capibastone pd. Nell’aula Giulio Cesare tutti disorientati. E un consigliere: anch’io avrei problemi a votare per il mio partito” (a dirlo è il capogruppo Fabrizio Panecaldo, ndr).
La Stampa, pagina 6: “Mafia capitale, rissa in Campidoglio”, “Altra ondata di sei arresti, stavolta per l’appalto sui restauri dell’aula consiliare. Protesta in piazza di M5S, Fratelli d’Italia, Lega e Ncd: ‘Marino vada a casa’”.
Su La Repubblica, a pagina 2, leggono “le carte” dell’inchiesta Carlo Bonini e Maria Elena Vincenzi. Vengono quindi sintetizzate nei titoli le parole pronunciate nelle intercettazioni del 2014 da Salvatore Buzzi: “’Il vicesindaco e il segretario dem chiedevano favori’”. Il 30 gennaio del 2014 le cimici del Ros lo ascoltano dare indicazioni ad uno dei suoi della Cooperativa “29 giugno”: “A me me piace Matteo Renzi, che cazzo vuoi, eh? Tu devi dì, alla Renzi, ‘Siamo diventati tutti renziani. Ce devi dì: ‘che cazzo vuoi? In due minuti. Tu devi dì: ‘Che cazzo vuoi? Chi te dovemo assume? Che me dai in cambio?’”. “E il sistema -chiosano i due cronisti- a quanto pare e a quanto lui stesso e il suo uomo nella cupola dei migranti, Luigi Odevaine raccontano al telefono, funziona. Con Luigi Nieri, vicesindaco della giunta Marino. Con il segretario regionale del Lazio e deputato Pd Fabio Melilli. Con l’ex sindaco e parlamentare Francesco Rutelli. Perché tutti e tre -si legge nelle informative del Ros- cercano di fare assumere una figlia, un figlio, un famiglio”. La “conversione al renzismo”, avrebbe spiegato Buzzi ai Pm nel marzo scorso nel carcere di Badu e Carros, ha a che fare con l’urgenza di agganciare la nuova classe dirigente: “Nel 2013 -parole di Buzzi- noi stavamo con Bersani. I nostri concorrenti con Renzi”. Quindi, in quell’anno di transizione a sinistra e di elezioni in Campidoglio, Buzzi scommette su tutti i cavalli. A destra e a sinistra. E di nuovo le parole di Buzzi così riferite: “Ti chiamavano. Le famose cene, come posso dire…’C’è una cena con Alemanno, 1000 euro a persona’. Tu prendevi un tavolo e ovviamente erano 10.000,00 euro. Ma noi ne abbiamo fatte, noi l’abbiamo fatta pure con Renzi la cena, eh? Quindi le abbiamo fatte con tutti le cene. Con Zingaretti, con…La nostra è una grande cooperativa, quindi ovviamente ci chiamavano. A me se non mi chiamavano ero più contento, eh? Insomma, se non mi chiamavano era meglio per noi, risparmiavamo”. A pagina 3: “L’agenda di Buzzi che spaventa i palazzi del potere”, “Conti, pagamenti, riunioni e cene. E tanti nomi, da D’Alema a Veltroni e Zingaretti”. Si tratterebbe dell’agendina ritrovata durante una verifica fiscale del 2012.
Il Fatto, pagina 6: “Buzzi giorno per giorno, l’agenda di Mafia capitale”, “Nelle mani dei Carabinieri un meticoloso carnet di eventi e appuntamenti”. C’è di tutto, dagli appuntamenti con politici (Alemanno, D’alema, Gasbarra) a quelli con il dentista, passando per le cene con la madre.
E a pagina 2 la reazione dei vertici del Pd romano, che Buzzi si vantava di sostenere, anche pagando degli 2stipendi”. Nelle carte dell’inchiesta si legge che “Buzzi fa riferimento alla richiesta di 6-7.000 euro avanzata da Carlo Cotticelli (tesoriere del Pd romano) e alla consuetudine sistematica del ‘primo di ogni mese’ di pagare stipendi a pubblici ufficiali”. Matteo Orfini, commissario del Pd capitolino, dice: “I soldi a cui fa riferimento Buzzi sono un normale finanziamento. Un’erogazione liberale a norma di legge, registrata, trasparente, con tanto di ricevuta. Quando è avvenuta la donazione (settembre 2014) la 29 giugno era considerata un fiore all’occhiello della cooperazione”.
La Stampa riferisce di una lettera di Buzzi dal carcere, in cui si legge, tra l’altro: “Il vero scopo di questa inchiesta è costringermi a cedere raccontando la corruzione a Roma nell’ultimo decennio, ma non posso inventarmi cose che non so. Noi non abbiamo mai finanziato illegalmente la politica, ma tutto legalmente: Rutelli, Veltroni, Alemanno, Marino, Zingaretti. Badaloni, Marrazzo, tutti, praticamente anche Renzi: tutti contributi dichiarati in bilancio”.
La Repubblica intervista Marco Vincenzi, che ieri ha dato le dimissioni da capogruppo Pd alla Regione Lazio: “Non sono indagato ma preferisco lasciare: meglio fare chiarezza”, dice. Avrebbe incontrato Buzzi, secondo i Ros, due volte, per un emendamento da 1,8 milioni di euro da dirottare sui Municipi di Roma e, in particolare, su Ostia. Risponde Vincenzi: “Ma io quell’emendamento non l’ho mai presentato. Non l’ho nemmeno mai preso in considerazione. E non per un motivo particolare. Semplicemente perché non mi interessava. Se me l’avesse chiesto un amministratore, avrei posto maggiore attenzione”. Invece glielo aveva chiesto il capo di una cooperativa. Lei conosceva Buzzi? “Non particolarmente bene. L’avevo visto per qualche iniziativa elettorale ed è capitato quando facevo l’assessore in Provincia: avrà fatto qualche lavoro urgente, qualcosa di residuale, non più di 10-15 mila euro”.
La Repubblica intervista anche Carlo Cotticelli, tesoriere del Pd romano, intercettato al telefono con Buzzi nel settembre 2014, che spiega: “Chiesi quei 7 mila euro per pagare i dipendenti, ma registrai l’operazione”, “Senza quel contributo non avremmo saputo come fare: i fondi della Festa dell’Unità non possono bastare”.
Il Giornale pone “dieci domande” a Matteo Renzi: sugli stipendi dei dirigenti Pd, “pagati da chi ha speculato sulle disgrazie dgli immigrati”, sulla “ditta” Pd, sull’intreccio tra Pd e cooperative, sul governo (Poletti e Castiglione) su Ignazio Marino sindaco di Roma.

Immigrazione

La Stampa, pagina 2: “Migranti, anche le caserme per superare l’emergenza”, “Il Viminale alla ricerca di una struttura in Veneto e una in Lombardia. Ieri salvate altre 800 persone. Proseguono i trasferimenti nelle Regioni”. E “il retroscena” di Marco Zatterin da Bruxelles: “Tra ‘quote’ e ‘solidarietà’ accordo più difficile in Europa”, “I Paesi in ordine sparso, tutto rinviato a settembre”. Viene descritto come “un cammino in aspra salita” quello che si trova a dover affrontare la richiesta della Commissione Ue ai 28 Paesi di collocare obbligatoriamente 40mila migranti che hanno diritto alla protezione in 2 anni. La conta sulle quote obbligatorie proposte dalla Commissione riferisce di 12 Paesi apertamente contrari: ci sono tutti gli Stati della parte centro-orientale, più Portogallo e Spagna. Otto Paesi sono d’accordo, ma chiedono rettifiche ai criteri di smistamento: Francia, Germani, Belgio, Svezia, Austria, Malta, Paesi Bassi e Cipro. Roma e Atene, le due capitali più impegnate sul fronte dei salvataggi, sono da sole a sventolare un sì deciso.
Secondo il Corriere “slitta a settembre il via libera al piano Ue sul ricollocamento di 40 mila migranti (24 mila dall’Italia): troppe le divisioni sul meccanismo di ripartizione per un accordo entro giugno”. Fonti del Consiglio Ue escludono decisioni formaliin occasione del consiglio affari interni di martedì prossimo, L’obiettivo è ottenere almeno un via libera politico dal vertice di capi di Stato e di governo di fine mese, per costruire poi una base giuridica a sostegno delle ecisioni uscite dal summit, visto che occorre sospendere l’efficacia del regolamento di Dublino.
Un “retroscena” del quotidiano milanese si occupa intanto della “strategia del Viminale” per gestire i migranti che continuano a sbarcare (oltre un miliaio previsti oggi). “L’ipotesi più probabile è che alla fine si sia costretti a utilizzare le caserme”, si legge sul quotidiano. Due sono state individuate, in Lombardia e in Veneto.
La Stampa, pagina 2: “Migranti, anche le caserme per superare l’emergenza”, “Il Viminale alla ricerca di una struttura in Veneto e una in Lombardia. Ieri salvate altre 800 persone. Proseguono i trasferimenti nelle Regioni”. E “il retroscena” di Marco Zatterin da Bruxelles: “Tra ‘quote’ e ‘solidarietà’ accordo più difficile in Europa”, “I Paesi in ordine sparso, tutto rinviato a settembre”. Viene descritto come “un cammino in aspra salita” quello che si trova a dover affrontare la richiesta della Commissione Ue ai 28 Paesi di collocare obbligatoriamente 40mila migranti che hanno diritto alla protezione in 2 anni. La conta sulle quote obbligatorie proposte dalla Commissione riferisce di 12 Paesi apertamente contrari: ci sono tutti gli Stati della parte centro-orientale, più Portogallo e Spagna. Otto Paesi sono d’accordo, ma chiedono rettifiche ai criteri di smistamento: Francia, Germani, Belgio, Svezia, Austria, Malta, Paesi Bassi e Cipro. Roma e Atene, le due capitali più impegnate sul fronte dei salvataggi, sono da sole a sventolare un sì deciso.
Per tornare al Corriere, il quotidiano si sofferma sul “malessere” che starebbe scoppiando anche tra i sindaci Pd. “I ballottaggi sono una brutta bestia”, scrive Mario Imarisio dando conto dell’opinione di Felice Casson, candidato sindaco di Venezia, senatore Pd “fiero esponente della minoranza di sinistra dei democratici”, che dice: “Questa città ha già dato tanto, ma ora si rischiano tensioni sociali”. E poi Achille Variati, sindaco di Vicenza da otto anni: “Arriva chi lavora, via i delinquenti, vanno distinte le mele buone dalle mele marce, lo Stato non può mandare gente che un mese dopo l’arrivo si mette a rubare, spacciare, rapinare le anziane dalle collanine d’oro”. E anche in Toscana, secondo l’Ufficio immigrazione della regione, 180 sindaci su 270 vengono “definiti con pudore ‘riluttanti'”.
Sul Sole Karima Moual si occupa del “controesodo dei delusi”, ovvero degli immigrati che stanno tornando a casa. “Secondo i dati della Fondaziione Leone Moressa la componente straniera che lascia l’Italia è sempre più consistente, arrivando a quota 43 mila nel 2013”. Quelli che arrivano lo fanno per ricongiungimento familiare e non per lavoro. I mermessi per motivi di lavoro rappresentavano la maggioranza assoluta prima della crisi (2007). Nel 2013 erano solo il 33 per cento, con un calo del 43,7 per cento in termini assoluti. I primi a tornare a casa sono i romeni, poi i polacchi e i marocchini.
Su Il Giornale si legge che degli oltre 40 mila migranti arrivati sulle coste italiane da gennai oa maggio, “almeno uno su due profugo non è”, nel senso che circa il 50 per cento delle domande di asilo sono state rifiutate. Il 40 per cento delle persone sbarcate non ha neppure fatto domanda di protezione. E di quelli che fanno la domanda, uno su due non ha i requisiti per essere considerato rifugiato. “Alla fine dei coni solo uno su quattro ha diritto allo status di rifugiato”,scrive il quotidiano.

Scuola, riforme, Pd, Forza Italia

Il Corriere intervista il capogruppo Pd al Senato Zanda, che definisce “solo uno sgradevolissimo errore” l’episodio della battuta d’arresto della legge sulla scuola in commissione affari costituzionali: “Come ai tempi di Prodi il governo ha numeri molto limitati”, e “incidenti come questo possono capitare”, ma “se fosse stato uno scherzo contro il governo avrebbe avutoaltre forme e un’altra pubblicità”. Dice che non pensa serviranno i quindici giorni per discuterne ancora di cui ha parlato Renzi, “le decisioni vanno prese in fretta, ci sono persone che aspettano le assunzioni e la scuola deve iniziare regolarmente alla fine dell’estate”.
La Repubblica, pagina 10: “Scuola, governo battuto, mancano i voti di Ncd. Landini: ‘Renzi ci rispetti'”, “Primo incidente al Senato. Brunetta: ‘Ecco il Vietnam’. Pd, la minoranza vuole un referendum tra gli iscritti”. E il “retroscena” di Giovanna Casadio e Goffredo De Marchis: “La linea d’attacco del segretario: ‘Sulle riforme niente meline e l’accordo è possibile, a Palazzo Madama i voti ci sono'”.
Alla pagina seguente un’intervista a Stefano Rodotà, il cui intervento è stato molto applaudito alla manifestazione di “Coalizione sociale” di Landini: “Premier superficiale, è un politico vecchio, il garantismo da solo non può bastare”, “Coalizione sociale merita rispetto, si tratta di una scommessa difficle ma c’è un difetto di rappresentanza”.
Sul Giornale (“Guai democratici. Governo ko al Senato. Scuola, gli antirenziani pronti alla guerriglia”) si ricorda che in commissione cultura del Senato “la maggioranza è garantita dai frondisti del Pd in servizio permanente (Tocci, Mineo) i quali “con astuzia volpina intimano al premier lo stralcio delle assunzioni dei 100 mila e passa precari della scuola”. “Ovviamente a Palazzo Chigi non ci pensano neppure”, si legge.
Sul Sole in una analisi di Barbara Fiammeri si legge che “contrariamente a quanto accadde giusto un anno fa con la irforma costituzionale e a gennaio con l’Italicum” il premier Renzi “ha dato segnali non chiari sulla sua effettivta volontà di procedere con determinazione”. La disponibilità manifestata dal premier nei confronti della sinistra interna su scuola e riforma costituzionale avrà “come primo effeto quello di ritardare i tempi di approvazione di entrambi i rpvvedimenti”. Il ddl sulla scuola verrà votato a Palazzo Madama non prima dell afine del mese e per il via lbera della Camera occorrerà attendere quanto meno la metà del mese di luglio. E la riforma costituzionale, che si voleva approvata dal Senato prima della pausa estiva, probabilmente slitterà all’autunno.
Sul Corriere ci si sofferma sui movimenti in Forza Italia, con il gruppo dei “verdiniani” che potrebbe uscire per andare a sostenere il governo Renzi. Si cita Berlusconi: “‘Se decide di andarsene, Denis porterà via da Forza Italia un solo senatore. Gli conviene? E poi voglio vedere che cosa diranno i vari Raffaele Cantone se il governo Renzi accoglierà nella maggioranza Denis e la sua compagnia di giro…’. Verdini invece dice: “‘Berlusconi è ormai un politico finito. Un grande leader che oggi è ostaggio di una serie di individui di cui è meglio non parlare'”. Secondo il quotidiano “il faccia a faccia tra Berlusconi e Verdini, che i rispettivi fronti hanno provato a smentire per tutta la giornata, ieri sera c’è stato. Accompagnato da quel bouquet di descrizioni (‘confronto franco’, ‘colloquio teso’) con cui solitamente si liquida un summit riservato che non finisce nel migliore dei modi”.
Sul Giornale si dà conto del “pranzo con lo stato maggiore di Forza Italia” da parte del premier mentre “nell’inconto serale” il Cav “prova a disinnescare la miccia e tagliare la strada alla creazione di gruppi autonomi” da parte di Verdini, con un “invito a riflettere prima di consumare lo strappo”. Oggi Berlusconi potrebbe cenare con Putin. Una conferma “arriva direttamente da Mosca”.

Grecia

Sul Sole: “Delude la controproposta dei greci”. “Oggi l’incontro tra Tsipras, Merkel e Hollande. I funzionari Ue: Atene ha esagerato”. “Fonti europee: i nuovi dettagli sarebbero ‘insufficienti a far avanzare i negoziati’. Critiche al piano: ‘Una marcia indietro rispetto agli accordi presi con Juncker'”.
Sul Corriere: “Juncker frena sulla nuova proposta di Atene. Il governo ellenico apre sull’Iva e sull’avanzo primario. Ma i creditori: non sono ancora misure credibili. Il piano Ue resta sul tavolo del negoziato. Il vicepresidente Dombrovskis: la Grecia faccia meno tattica”.
Sul Corriere Maurizio Ferrera commenta l’intervista di ieri di Tsipra e dice che “soprendono quasi tutte le critiche” del premier greco alle attuali proposte Ue: “Chi conosce i documenti sa che nessuno, ma proprio nessuno, sta chiedendo alla Grecia di ‘abolire le pensioni più basse e i sussidi che riguadano i cittadini più poveri'”. Semmai l’invito è a “riformare un sostema sperequato a favore dei redditi più alti che ancora consente ai dipendenti pubblici di ritirarsi dal lavoro prima dei 55 anni. A gennaio sarebbe dovuta entrare in vigore una riforma che avrebbe rafforzato le prestazioni più basse colpendo quelle più alte e Tsipras l’ha cancellata. Al contrario “una delle prime mosse del nuovo governo” è stato firmare un”generoso contratto” con i dipendenti della Depa (l’Enel greca) e riasusmere “centinaia di addetti alle pulizie, con tanto di indennità aggiuntiva”, al ministero delle finanze che erano stati licenziati. Il loro lavoro era svolto da “una cooperativa di trenta persone”. Scrive insomma Ferrera che “Tsipras e Vaoufakis fanno prediche” ma “in casa propria sono schierati a difesa di uno status quo che avvantaggia selezionate catgeogrie di lavoratori nel setotre pubblico, altamente sindacalizzati e del mondo delle professioni”.
La Stampa intervista Yoram Gutgeld, consigliere economico del presidente del Consiglio: “Da Atene richieste insostenibili. Vivono grazie ai nostri prestiti”.
Putin

Su La Repubblica: “Putin vola dal Papa, ‘Spiegherò al Vaticano la crisi con l’Ucraina’”, “Oggi all’Expo con Renzi. Poi l’udienza da Bergoglio. Con lui ministri e oligarchi. E forse vedrà Berlusconi”. Il quotidiano offre ai lettori un resoconto dettagliato del confronto a 4 di “Munk Debates” sull’atteggiamento da adottare verso la Russia: “Isolare lo zar Vladimir, il dilemma dell’Occidente”. A discuterne sono Stephen Cohen (politologo ed economista)e Vladimir Pozner (giornalista russo), a favore del coinvolgimento di Mosca; Garry Kasparov (ex campione di scacchi ora diventato uno dei principali oppositori a Putin) e Anne Applebaum (studiosa esperta di Russia), favorevoli ad una linea intransigente verso Mosca.
Su La Stampa, un’analisi di Anna Zafesova: “Putin, missione in Italia per uscire dall’isolamento Ue”. E Paolo Mastrolilli, da New York, scrive che “Washington teme che Roma rompa il fronte delle sanzioni”. A fondo pagina anche il “retroscena” di Fabio Martini: “Quando alla Casa Bianca il premier chiese a Obama ‘mani libere’ sulla Russia”, “Nel vertice del 17 aprile rivendicò autonomia nel rapporto con il Cremlino”.
Sul Sole 24 ore: “Putin in visita in Italia contro l’isolamento. Il capo del Cremlino spiegherà al Pontefice la ‘posizione russa’ sull’Ucraina”.
Il Corriere intervista il presidente del Parlamento europeo Martin Schulz. Sulla tensione tra Russia, Ue ed Usa dice che “la base per le relazioni fra noi e la Russia è la fiducia, e questa può essere ricostruita solo se i fatti seguono alle parole. Il Parlamento europeo non è direttamente coinvolto nella mediazione, e tuttavia la nostra posizione è chiara: finché un progresso tangibile, continuato e oggettivo non sia raggiunto, le sanzioni devono continuare”, “l’annessione illegale della Crimea è davanti agli occhi di tutti, com’è chiaro che il tentativo di destabilizzare il Paese, da parte dei ribelli nell’Ucraina Orientale, non sarebbe riuscito senza il sostegno di Mosca”. Nessuna responsabilità da parte di Ucraina e Ue, che tuttavia possono aver commesso errori.

Medjugorje

Sul Corriere: “Il Pap: cercare i veggenti non è da cristiani. Il riferimento indiretto di Francesco a Medjugorje: ‘Non annacquate la fede in una religione soft’. Spetta a lui l’ultima parola sul riconoscimento. Ma il paese resterà in ogni caso luogo di preghiera”. Alla “linea della Chiesa” sui “veggenti privati” è dedicato anche un commento di Luigi Accattoli, nella pagina dei commenti del quotidiano milanese.
Sul Giornale due pagine dedicate al “mistero di Medjugorje”, e ai “dubbi” del Papa, con interviste al sociologo Massimo Introvine (“E’ giusto diffidare. Per un veggente vero ce ne sono 100 falsi”) e a Monsignor Domenico Sigalini, vescovo di Palestina: “A Medjuogorje nessuna baracconata. Ci sono stato dieci volte e ho trovato sempre silenzio e tanta preghiera”.
Sul Corriere si torna sul “dietrofront di Cameron” sul tema dell’Europa. “I conservatori hanno stravinto le elezioni però sono più che mai divisi e le loro fibrillazioni diventano pubblcihe duranto il dibattito alla Camera dei Comuni sulla lgge che dà il via al referendum Brexit entro il dicembre 2017”. La frase “sibillina” di Cameron di due giorni fa relativa alla responsabilità collettiva dei ministri, ossia sulla necessità di esprimersi sul tema sì o no Brexit adeguandosi alle posizioni del governo solo dopo che si saranno concluse le negoziazioni con i partner europei, era un modo per invitare a non andare in ordine sparso a Bruxelles. “Chi non è d’accordo è fuori dall’esecutivo” è sembrato essere il messaggio. Ma la verità è che “molti conservatori si sentono già in campagna referendaria”, si legge sul quotidiano. Ieri a gettare benzina sul fuoco il sindaco di Londra e conservatore Boris Johnson, che ha approfittato di una intervista alla Bbc per dire che i ministri devono essere liberi di esprimersi.

Francia

Da segnalare sul Sole un articolo sulla presentazione ieri, da parte del premier francese Valls, di un “pacchetto di misure (definito ‘Small business act’ in parte ispirato al Jobs Act italiano) che si propone di favorire oltre 200 mila nuove assunzioni. I provvedimenti riguardano fondi alle aziende che assumono, possibilità di rinnovare per due volte (oggi si può una sola volta) i conttratti a tempo determinato, una modifica delle soglie al di sopra delle quali le aziende devono sopportare maggiori oneri (oggi le aziende sopra i nove dipendenti) e norme nuove sulla indennità dovuta al lavoratore in caso di licenziamento contestato davanti a un giudice del lavoro. In Francia l’anno scorso ci sono state circa 180 mila cause di lavoro.
Sul Corriere (“Il caso) si racconta della “gaffe del premier francese Valls” che sabato sera è “salito sul Falcon del governo francese ed è volato a Berlino”, ospite di Platini, per assistere alla finale di Champions League tra Juventus e Barcellona (squadra di cui è tifoso). Il costo del volo è stato di circa 15 mila euro. “Meno male che Valls non è tifoso degli All Blacks e non ha dovuto volare in Nuova Zelanda, ha detto Nathalie Kosciusko Moizt, numero due dei Républicains.

Coppie gay

Il Corriere: “L’Europarlamento sulle famiglie: ‘Estendere i diritti a quelle gay’. La raccomandazione ai Paesi e alle istituzioni Ue approvata a maggioranza”. 341 i voti favorevoli, 281 i contrari, 81 gli astenuti. Si invitano i governi Ue a “considerare che la compoosizione e la definizione delle famiglie si evolve nel tempo”, e si raccomanda che le normative di ambito familiare e lavorativo siano rese più complete per quanto concerne le famiglie monoparentale e la genitorialità Lgbt”. La mozione è stata voluta da Socialisti, Liberali, Verdi e sinistra comunista. Si sono opposti i popolari, i conservatori britannici, gli euroscettici di Farage e la Le Pen. Tra gli italiani due parlamentari Pd di estrazione centrista (Luigi Morgano e Damiano Zoffoli) hanno otato cntro. Il M5S, alleato con Farage, ha votato a favore. Forza Italia, con la Lega, si è opposta.
Il Giornale scrive di un “blitz” dell’Europa, scrive che “certamente non è la prima volta che la Ue ribadisce la necessità di riconoscere ai gay il diritto al matrimonio” ma questa volta l’atto è “più inciviso”, usa parole nette e pur non essendo vincolante “tocca un nervo scoperto proprio per il Parlamento italiano dove da anni si cerca di approvare una legge sulle unioni civili senza successo”.

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