La scelta di Francesco come nome da papa da parte di Jorge Mario Bergoglio ha indicato fin da subito l’orientamento dottrinale del suo pontificato. Sulle orme di san Francesco d’Assisi, il nuovo vescovo di Roma ha fatto propri tre principi guida: l’amore per i poveri, la cura della casa comune e l’impegno per la cultura dell’incontro e per la pace. Un impegno che i suoi detrattori hanno talvolta etichettato come populista, nonostante il suo esplicito rigetto di tale definizione. Quella di papa Francesco è infatti una prospettiva aperta, sovranazionale, pluralista — l’esatto contrario dei populismi europei. Fin dai primi gesti simbolici — dal rifiuto degli appartamenti papali all’abbraccio dei migranti a Lampedusa — Francesco ha incarnato una Chiesa “in uscita”, capace di abitare il mondo non con arroganza dottrinale ma con spirito di servizio. Il suo linguaggio, spogliato dei formalismi curiali, ha reso il papato più prossimo alle persone, mentre la visione del papa “venuto dalla fine del mondo” ha spostato il baricentro della Chiesa fuori dall’Europa, verso le periferie del pianeta, e soprattutto verso una nuova alleanza tra fedi, culture e popoli. In questo speciale proponiamo una serie di riflessioni sul bilancio del suo pontificato e sulle prospettive future della Chiesa.
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