Uno di noi. E’ morto Guido Martinotti

E’ morto improvvisamente stanotte a Parigi il sociologo Guido Martinotti. Nato nel 1938, è stato uno dei soci fondatori di Reset. Aveva con entusiasmo aderito alla nuova avventura on line, aprendo anche un suo blog con noi.

Martinotti è stato professore ordinario di Sociologia urbana, autore, tra tante altre cose, di Metropoli. La nuova morfologia sociale della città, (Il Mulino, 1993) e di numerosi studi sul campo delle realtà metropolitane. Non ci dimenticheremo mai più, grazie a lui, che le metropoli sono vissute dagli “users”, che sono molte volte più numerosi dei residenti, vero? Ma per rendere onore alla sua biografia non si può non ricordare la grande “opera”, forse la maggiore della sua vita, che ci ha lasciato: quella di educatore. Vi ha sempre profuso energie che riteneva del tutto pertinenti alla sua vocazione. Questo mestiere corrispondeva a una personale passione e il rapporto umano con lui, anche prima di diventare amicizia, conteneva quel tesoro prezioso che ci lasciano in eredità, per sempre con noi, i grandi insegnanti, quando abbiamo la fortuna di incontrarne qualcuno.

Guido ha non solo diretto corsi di laurea e di dottorato, ma è stato prorettore della Università di Milano Bicocca, alla cui creazione, ex novo, ha contribuito in modo determinante, forte della sua ricca esperienza internazionale, europea e americana. Ma aveva avuto un ruolo di direzione accademica anche a Torino, succedendo a Norberto Bobbio, nel medesimo ruolo. E ha poi ispirato la tanto discussa riforma universitaria “tre più due”, realizzata con il ministro Luigi Berlinguer.

Dovevamo incontraci oggi, giovedì. Avremmo tra le altre cose parlato dell’ultimo rapporto sull’educazione in Italia, intitolato I numeri da cambiare, pubblicato in questi giorni da Fondazione Rocca e Associazione Treelle, da cui si ricava la percezione che – nonostante i tanti fattori negativi e gli interventi, che hanno impoverito il sistema scolastico e della ricerca – quella riforma ha cominciato ad allineare parzialmente l’Italia ai paesi più avanzati; essa ha consentito di superare l’handicap di un livello di lauree che ci vedeva inchiodati a uno stadio da sottosviluppo; e ha introdotto un titolo di studio prima della specialistica, che mancava del tutto nel nostro ordinamento.

Guido sentiva fortemente il deficit di formazione della società italiana e delle sue classi dirigenti e vedeva il ciclo politico berlusconiano, da cui l’Italia sembra forse capace di uscire soltanto dopo un ventennio, come conseguenza di questa debolezza. Non per caso ha dedicato tempo e fatica anche a realizzare, insieme alla moglie Eva Cantarella, un manuale di educazione civica (Cittadini si diventa, Einaudi, 1996) o ha dato vita a Quaderni dedicati alla Inafferrabile elite (Courmayeur 1998).

Di questa “opera” di educatore fa parte quella che Martinotti ha svolto come intellettuale socialista, come pubblicista, e come animatore di iniziative di ispirazione liberal-socialista: non ultima la costituzione della rivista Reset alla quale ha dedicato attenzioni e scritti dal principio fino ad oggi. Anche qui lascia un vuoto grande, tra gli amici, che si stringono nel dolore alla moglie Eva.

 

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