SOPA, su Internet noi siamo il medium

David Weinberger è uno tra i principali tecnologi viventi, insegna al Berkman Center for Internet & Society di Harvard. È tra gli autori di «Cluetrain Manifesto» e «Everything is Miscellaneous». Da pochi giorni è uscito negli Usa il suo ultimo libro «Too big to know».

Il SOPA (Stop Online Piracy Act) è una cattiva legge. Fornisce troppa autorità al governo e alle potenti associazioni industriali. È troppo facile poter abusare di questo potere. Richiederebbe cambiamenti significativi in funzione di come la rete concretamente opera. E non mi sembra verosimile che raggiunga i suoi obiettivi.
Ma non è questo che mi ha spinto a spegnere eccezionalmente il mio piccolo sito il 18 gennaio. 


Il nero delle migliaia di pagine che hanno protestato contro la legge significa qualcosa in più oltre «Questo sito si oppone al SOPA». Vi ho letto due messaggi chiari in quel nero.

Primo: Internet è nostra non vostra. L’abbiamo costruita noi. L’abbiamo costruita per noi, e non è un medium che qualcuno ci ha fatto dono e che noi riempiamo di contenuti. Innanzitutto, Internet non è un medium perché un medium è ciò attraverso cui passano dei messaggi ma quando un messaggio passa attraverso Internet è perché io e voi trasmettiamo un contenuto ad altri che a loro volta possono decidere di trasmetterlo a loro volta. Inoltriamo link, allegati, grafici, uploadiamo video. Nel senso più letterali, “noi siamo il medium”, non Internet.
Poiché Internet è nostra, l’abbiamo compreso meglio di quanto non facciano i legislatori e la vecchia industria dei alla quale danno ascolto. Il SOPA dimostra quanto poco i coloro che decidono, in generale, comprendano Internet.

Se la rete ha bisogno di essere regolata o modificata, i legislatori tradizionali sono le persone peggiori per farlo.

 Per questa ragione credo che il primo messaggio che dobbiamo leggere nel nero del 18 gennaio sia: Internet è fatta da noi e per noi. È nostra.

 C’è un secondo messaggio inoltre: esiste un crescente “noi” in rete. Quel “noi” è costituito dalle persone che forniscono il valore alla rete innovando, collaborando, condividendo il loro lavoro, dialogando con gli altri.
Questo “noi” ha una visione migliore di ciò che Internet può essere perché siamo noi che lo stiamo inventando. Abbiamo anche una migliore comprensione di ciò che è la cultura e di come funziona sulla rete. Noi abbiamo sempre presente che la cultura è ciò che abbiamo in comune. L’esclusione di idee e progetti dai beni comuni e condivisi è dannosa per la cultura, anche se a volte è giustificata.

 Il nero del 18 gennaio è stato un segnale che ci siamo dati e ha dimostrato che abbiamo più potere di quanto si pensi.
I politici stanno iniziando a prestare attenzione, e se non lo fanno, noi ci organizziamo contro di loro. Si può perdere, ma con quel nero abbiamo detto con chiarezza: sei a favore o contro Internet? Scegli.

 Naturalmente non è tutto così bianco e nero. Il “noi” di Internet è
 molto vasto e non abbraccia tutte le culture. Ci sono importanti differenze all’interno del “noi”. E noi non siamo così intelligenti e puri come possiamo credere a volte. Tuttavia, il black out di dodici ore del 18 gennaio è stato l’auto-affermazione di Internet come una forza politica che non può essere ignorata.

(Traduzione di Alessandro Lanni)

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