Quando la Bonino nel Lazio voleva trasparenza e legalità

Quello che sta accadendo alla Regione Lazio, lo scempio del denaro pubblico che molti già intuivano, ma che solo nelle ultime ore è ribaltato alla discussione pubblica, catapultando scompiglio tra le forze politiche, soprattutto di centro destra, ma capace di travolgere anche tutto il quadro politico, deve indurre ad una serie di riflessioni che qualsiasi pensatore e osservatore dell’attuale sistema politico deve porsi.

La classica cantilena dei grandi partiti contro l’antipolitica non sta facendo altro che rafforzarla, dato la “criminalità impregnante” presente all’interno di quelle che sono gli attuali schieramenti partitocratici della Repubblica. Una seconda riflessione deve partire dalla campagna elettorale fatta durante le regionali nel Lazio, che videro Renata Polverini contro Emma Bonino.

Oggi sarebbe bello e interessante ricordare proprio quelle che furono le parole di Emma Bonino, incentrate tutte intorno alla profondità dei termini “legalità e trasparenza”, (che è anche il nome ben centrato, dato il territorio, dell’associazione radicale casertana) quei termini che oggi con le inchieste sono messe al centro del dibattito pubblico alla Regione Lazio.
Emma aveva già intuito le problematiche della regione Lazio in caso di sua sconfitta, avutasi grazie anche al non appoggio di una cospicua fetta del Partito Democratico, sottolineando durante tutta la campagna elettorale, il cruciale problema della legalità, della trasparenza e della sistematica violazione dei diritti civili dei cittadini.

Una campagna che oltre alla terminologia passava alla pratica con concrete proposte come quella dell’anagrafe degli eletti e dei nominati dei consiglieri regionali e la pubblicazione in rete di tutti i dati che devono essere accessibili alla cittadinanza. Lo “stato di diritto”, la legalità, il rispetto dei regolamenti pubblici, partendo dalla raccolta firme per la presentazione delle liste e dalla cartellonistica elettorale abusiva, non sono problematiche secondarie come tante volte si sente vociare dalla partitocrazia italiana, ma sono le priorità da eliminare di un sistema malato che vive con la sua illegalità anche di non trasparenza; ecco perché ad ogni crisi politica vi è sempre un collegamento con lo sperpero di denaro pubblico, quello dei contribuenti e della tassazione.

Una sana politica deve rispettare il diritto e vivere del finanziamento volontario e privato dei cittadini, non del finanziamento pubblico, messaggi chiari, insomma, che Emma Bonino aveva già captato e cercato di trasmettere con prioritaria urgenza alla cittadinanza, il tutto, prima ancora che il polverone dello scandalo salisse alla regione Lazio, istigando al qualunquismo e dando forza a quello che stesso i carnefici dello sconquasso definiscono antipolitica.

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