Non è stato un referendum su Monti

Il voto amministrativo del 6 e 7 maggio, aspettando i ballottaggi fra due settimane, dice comunque alcune cose interessanti. Proviamo ad annotarne qualcuna.

I risultati dicono che non è stato un referendum pro o contro il Governo Monti. La battaglia contro tutto e tutti (e contro “Rigor Montis”) ha portato fortuna a Beppe Grillo che ha ottenuto un risultato molto al di là delle più rosee aspettative. Ma l’opposizione ai professori non ha reso alla Lega, che piuttosto è stata penalizzata dai recenti scandali che hanno coinvolto il vertice e anche dal fallimento, almeno per ora, del sogno federalista, naufragato insieme al Governo Berlusconi. Uno a uno, pari e patta.
La stessa tenuta del Pd dice che il partito anti-austerity non ha tutto sommato pensato alla riforma delle pensioni o del mercato del lavoro quando deponeva la scheda nell’urna. Democratici che a Palermo riescono nella straordinaria impresa (con la collaborazione di Leoluca Orlando) di far fallire il risultato delle primarie fallimentari che aveva lanciato Ferrandelli quale candidato di coalizione del centrosinistra.

Cosa farà il Pdl dopo la catastrofe di queste amministrative? La tentazione di presentarsi fin da subito come partito di opposizione è forte. Le recenti uscite di Daniela Santanchè (“dovremmo appoggiare dall’esterno il Governo Monti”) preannunciavano uno scivolamento verso l’esterno della compagine berlusconiana. Il populismo annacquato in questi mesi sembra prendere di nuovo quota con la certificazione elettorale della crisi del centrodestra. Il terreno ideologico (anti-europeismo, suggestioni anti-Euro, contro la globalizzazione, richiami populistici) e l’idea di una nuova formazione politica leggera e basata sul web (vedi annuncio di Angelino Alfano di qualche settimana fa) sembrano rinnovare la fantasia berlusconiana di un Tea Party all’italiana, già suggerito in maniera estemporanea nell’ottobre 2010, ma naufragato proprio perché lanciato da Palazzo Chigi. Ora, con un nuovo profilo combattivo e populista da reinventare, l’operazione potrebbe anche funzionare. Magari proprio con la Santanchè candidata premier alle prossime elezioni.

Un’altra politica e non anti-politica. 
Così in più di un’occasione Grillo e i rappresentanti del M5S hanno voluto svincolarsi dall’accusa di essere i rappresentanti italiani di quel vento populista e anti-sistema che soffia per l’Europa. Sarà, possibile. Per ora però hanno rappresentato una parte importante della politica, ovvero l’abilità a intercettare consenso, a impostare una campagna elettorale di successo. Adesso, entrando in numerosi consigli comunali i grillini dovranno scendere in campo, lasciare le tribune iniziare a giocare la partita della politica, fatta di idee realizzabili e realizzarle possibilmente. A partire dal Comune simbolo di Sarego nel Vicentino che passerà alla storia della politica italiana come la cittadina amministrata da un sindaco del Movimento 5 Stelle.

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