La post-politica, la militanza M5S e il successo di Grillo

In Italia è la prima volta che un movimento post-politico conquista una quota rilevante di mercato del consenso. Il boom del “MoVimento 5 Stelle” (M5S), culminato nella conquista del comune di Parma è da questo punto di vista una novità interessante. Per le sue forme di organizzazione tecnologiche e reticolari e le sue istanze rivendicative di cittadinanza. Per il terreno di sperimentazione politica e sociale ricavato dall’apertura di nuovi spazi non monopolistici dell’informazione e dell’azione politica.

Perché i “grillini” professano una democrazia “altra” dove ad una rinnovata domanda di efficacia istituzionale (governabilità) affiancano una riarticolazione più aperta e trasversale della rappresentanza e della funzione politica (partecipazione). Insomma, perché siamo al cospetto di un’esperienza che matura a cavallo di una crisi di credibilità della politica e di smottamento del mercato del consenso, trovando legittimazione e riconoscimento in un pezzo di società italiana del Nord il cui vento, canalizzato nel berlusconismo e nel leghismo, sembra aver rotto gli argini.

Quest’ultimo aspetto, sul piano stringente della politica è certo il più interessante. Pur essendo state elezioni locali, quelle che hanno sancito l’affermazione del M5S si sono giocate in un clima molto influenzato dalle vicende politiche nazionali. La crisi di leadership e prospettiva strategica apertasi nel PDL ne è la testimonianza più esplicita. L’implosione dell’asse Berlusconi-Bossi segna un cambio dello scenario politico, sia sul fronte della rappresentazione del consenso, sia su quello della remunerazione degli interessi dei gruppi sociali, d’elite e popolari. In questo quadro, gli elettori di centro-destra con l’astensione da un lato e il “grillismo” dall’altro hanno lanciato un messaggio esplicito: siamo consapevoli di non avere più una casa e che la nuova non è comunque il moderatismo del “ma anche” col quale il PD cerca di accreditarsi.

E’ noto che la crisi di legittimazione e fiducia dei blocchi politici tradizionali, di cui la forma partito è il principale imputato, consente di far prosperare movimenti critici e di pressione trasversale, come ad esempio quelli riconducibili all’ambientalismo. La novità degli ultimi due anni è che tali realtà, aggregatesi come reti solidali e di interessi specifici, stanno penetrando in modo consistente nel mercato della rappresentanza. Dai “Piraten” in Germania e Svezia ai “grillini”, il disincanto della democrazia post-politica (astensione, sfiducia istituzionale, perdita di credibilità del sistema esperto della politica) si canalizza verso catalizzatori di consenso nuovi, dove legami fiduciari e leadership sembrano potersi cementare sul tessuto delle competenze, almeno quelle percepite.

Non vi è dubbio che avere una faccia nuova, non intermediata cioè dalla politica tradizionale, porre a base dell’azione politica la trasparenza e spendere appena 6.400 euro per la campagna elettorale (come nel caso del neosindaco di Parma Pizzarotti), siano ingredienti apprezzati per eleggere amministratori che vogliano mostrare discontinuità rispetto alle distorsioni (nepotismi, privilegi, corruzione, etc.) del sistema partitico tradizionale.

Profilo dei militanti e organizzazione del movimento

Ma chi sono le persona che stanno dando vita a questa grande novità? Se ne sa poco; i media più che di loro, delle loro azioni si sono interessati soprattutto al loro leader: Beppe Grillo. Alla vigilia del boom politico del M5S, una nostra ricerca (Orazi e Socci, 2008a; 2008b) ha permesso di tracciare forse il primo profilo socio-anagrafico e motivazionale dei cosiddetti “grillini”, saliti alla pubblica ribalta con il “V-Day” del 2007. Quello promosso da Grillo rappresenta un nuovo movimento di cittadinanza attiva, postideologico e mobilitato su problemi territoriali concreti, troppo frettolosamente liquidato come campione dell’antipolitica o come riproposizione di qualunquismo demagogico antisistema. Gli aderenti al movimento sono in prevalenza uomini (73,4%), giovani (55% dai 18 ai 35 anni), istruiti sopra la media (51,8% laurea/postlaurea), con estrazione socio-professionale eterogenea (studenti medi e universitari 16%, lavoratori autonomi 21,5%, occupati a tempo pieno 36,1%, occupati a termine 12%). Inoltre presentano una notevole competenza e familiarità con le tecnologie internet, utilizzate quotidianamente.

Si percepiscono in ampia misura cittadini (73%), interessati alla cosa pubblica, rifuggono l’etichetta antipolitica (per il 52% degli aderenti è una semplificazione mediatica) e richiedono nuovi spazi diretti di partecipazione democratica, contrastando e non riconoscendosi nelle oligarchie politiche, nell’inefficienza della “casta” e nei bizantinismi del sistema partitico. Il loro modello organizzativo iniziale si basava sui cosiddetti meetup, aggregazioni online di persone grazie a piattaforme digitali.

L’organizzazione di un meetup e del movimento di Grillo coniugano assemblearismo democratico ed efficientismo manageriale. Le riunioni sia online che in presenza vengono cadenzate da interventi molto brevi e prenotati, mentre le decisioni sono prese con modalità assembleari e di democrazia diretta. L’avvento del M5S ha rappresentato il primo grande mutamento organizzativo del popolo di Beppe Grillo: collocare il movimento nell’agone elettorale. Nell’ottobre del 2009 viene varato il programma elettorale del M5S che viene lanciato raccogliendo le esperienze maturate nell’ambito del blog www.beppegrillo.it, dei meetup, delle “Liste Civiche Certificate” e di altre iniziative popolari di attivismo locale.

Nel rispetto di alcuni requisiti contenuti nel “non statuto” (essere incensurati, non iscritti a partiti, età legale per l’elettorato attivo), sono previste la raccolta delle candidature e trasparenti procedure di selezione pubblica online in seno al blog di Beppe Grillo, presso cui si concentrano la discussione e il flusso di selezione e decisione delle candidature. Questo procedimento, come messo in luce da Fornaro (2012) implica due questioni: la rete che diventa un contenitore virtuale e reale di rappresentazione post-partitica di interessi collettivi; una dinamica non ben delineata tra spontaneismo assembleare e gestione verticistica che ingenera più di qualche dubbio sulla democraticità complessiva del meccanismo decisionale.

La sfida elettorale: un boom tra novità e nodi critici

Le prime esperienze elettorali risalgono alle regionali siciliane e alle amministrative del 2008 (“Liste Civiche Certificate a 5 stelle”). Con le amministrative 2009 e le regionali del 2010 si ha un primo salto di qualità: vengono infatti eletti i primi consiglieri comunali e regionali. Già in questa prima fase il movimento mostra un insediamento elettorale più marcato nel Centro-Nord del Paese (soprattutto in Emilia Romagna e Piemonte). Le recenti consultazioni amministrative di maggio, che sanciscono l’esplosione del M5S, sono caratterizzate da una forte crescita del consenso, rafforzatosi soprattutto ancora al Centro-Nord, e dalla sua diffusione sul territorio, in misura contenuta anche al Sud (ad es. Lecce, Trani).

 

L’M5S ottiene l’8,3% dei voti a livello nazionale e l’11,7% nelle Regioni centro-settentrionali(Demos & Pi, 2012). In particolare, registra un ottimo risultato in diversi comuni capoluogo (Genova, Verona, Monza, Asti, Alessandria, Cuneo, Piacenza) e, soprattutto, l’elezione dei primi Sindaci a 5 stelle: oltre al clamoroso caso di Parma, a Comacchio (Fe), Mira (Ve) e Sarego (Vi), quest’ultimo con forte valenza simbolica, in quanto sede del sedicente “Parlamento della Padania”. Dopo le ultime amministrative, la pattuglia di consiglieri comunali e regionali “a 5 stelle” annovera circa 300 persone. Non male, per un movimento nato due anni e mezzo fa e che non riceve finanziamenti pubblici.

 

L’affermazione del M5S determina due fenomeni interessanti:a) il successo elettorale locale, pur al netto delle contingenze (crisi economica e del sistema politico), implica la capacità del M5S di presentare programmi e candidati credibili, aspetto che smentisce le sirene del qualunquismo e dell’antipolitica da sempre all’opera nei confronti di questo movimento; b) l’M5S, proprio in virtù del suo successo è destinato a vivere una transizione organizzativa importante per il suo futuro: il passaggio da una struttura orientata sull’azione di media-attivisti, ad una che deve fare i conti con un pubblico della rappresentanza. Ciò determina un ulteriore mutamento operativo che costringerà nel breve periodo l’M5S a riconvertire le proprie logiche di azione dalla denuncia alla gestione del consenso, mantenendo fede al suo ruolo di realtà politica centrata sulla trasversale rappresentanza di interessi pubblici di cittadinanza.

La grande novità e la potenzialità del M5S è aver occupato un interstizio del mercato del consenso e della politicizzazione collettiva che le nuove tecnologie mediali e le innovazioni nell’accesso all’informazione hanno reso al momento non integralmente istituzionalizzate. Ciò significa politicizzare ambiti del quotidiano precedentemente esterni al processo di politicizzazione; significa muoversi con l’ottica del trickster (De Certeau, 2001), il consumatore riflessivo, consapevole e innovatore che aggira il dominio del marketing mix di prodotto. Il primo spazio sul quale questa esperienza ha costruito la sua innovazione è stata la congiunzione di comunicazione online, pratica sociale e politica. Internet, come noto, ha democratizzato l’accesso economico per la produzione di punti di vista pubblici. Grillo e i suoi meetup, però, hanno fatto un ulteriore passo avanti, producendo un mix di leaderismo mediatico senza leadership politica e concrete strategie di media-attivismo. Si tratta di pratiche politiche in grado di commutare l’aggregazione di rete in azioni che possono incidere su vari tessuti culturali, sociali e politici della società reale: dai consumi consapevoli all’alternativa energetica, dalla trasparenza comunicativa del potere alla disintermediazione politica. Il tutto mantenendo un saldo rapporto con la dimensione territoriale e locale.

Da un lato Grillo esercita leaderismo: narra il punto di vista del movimento sul mercato del consenso (produzione dell’immagine e del prodotto politico); certifica l’assegnazione delle 5 stelle (accentramento del reclutamento e del potere simbolico); ingloba la comunicazione del movimento all’interno del suo blog, garantendo che il suo staff tecnico di gestione possa esercitare una funzione di filtro al flusso informativo.

Dall’altro però, il movimento non necessita sul piano della formazione organizzativa, contenutistica e di mobilitazione di un controllo accentrato da parte di Grillo e del suo staff. Al contrario, le scelte di impegno politico, di mobilitazione sociale e la formazione dei gruppi locali di “gestione” del M5S non funzionano ricorrendo al metodo della leadership accentrata ma si articolano su dinamiche di maggiore trasversalità, spesso realizzate tramite la molla di una diffusa etica del fare.

Profeti del futuro?

Questo patto negoziale tra il leaderismo senza leadership di Grillo e la possibilità di forte autonomia sui territori da parte del M5S si è fino a ieri giocato su un particolare equilibrio: Grillo era il punto di vista pubblico, l’immagine del consenso; il suo movimento era l’omologa struttura snella e flessibile che ne garantiva operatività territoriale. L’espansione elettorale, dovuta anche alla crisi economica e del sistema politico di rappresentanza prodotto dai partiti italiani, pone Grillo e il suo movimento in una condizione non più di equilibrio fra modalità di accesso al mercato del consenso e funzionamento delle strutture locali dell’azione politica. Il movimento è oggi divenuto in tutti i sensi un attore della rappresentanza e come tale deve saper gestire questo nuovo meccanismo di formazione del consenso, dove le proposte e l’azione concreta sui territori non si giocano più su una relazione diretta e identificativa ma su una crescente spersonalizzazione, quella tipica dell’elettore mediano, che si limita a dichiarare consenso senza per questo rendersi disponibile ad azioni concrete.

Grillo promuove un ruolo diretto dei cittadini che con la loro capacità di aggregazione e competenza possono sostituirsi ai tessuti politici inefficienti della rappresentanza politica classica, governata da specialismo politico. Tale opzione rischia oggi di scontrarsi con un mutamento sostanziale di pelle e di massa critica del M5S, che vede affiancarsi tra le sue fila un numero crescente di elettori che in speranzosa passività attende i possibili effetti di una cura Grillo e un nucleo storico di cittadini/militanti più inclini all’azione territoriale che a una dialettica politica tesa al compromesso degli interessi. Quando in un’organizzazione politica la rappresentanza dall’azione si sposta verso la gestione del consenso è inevitabile una riarticolazione del discorso politico, nonché delle sue pratiche di negoziazione degli interessi e definizione di principi non negoziabili. Entrambi gli aspetti implicano la necessità di produrre una geografia delle possibili alleanze. Su questo piano le esternazioni di Grillo su immigrazione e pressione fiscale, da una lato sono state espressione del fiuto politico di uno smottamento di consenso della Lega, dall’altro una sorta di strizzata d’occhio alla Lega stessa, atteggiamento ricambiato anche da questa stessa forza. Anche con l’IDV Grillo da tempo intesse rapporti pur se con alti e bassi.

Tutto ciò dimostra una certa nuova “politicizzazione politichese” del movimento che potrebbe generare interessanti dinamiche geografiche nella definizione delle sue strategie politiche territoriali. Del resto, l’atteggiamento fino ad ora mostrato di una forza politica impermeabile alle logiche negoziali della rappresentanza, che si specchia nel suo purismo “metodologico” e di proposta, sarà messo probabilmente a dura prova dal successo elettorale. Questo impone una sfida immediata: assumere maturità istituzionale e confrontarsi con le dure logiche amministrative del quotidiano, spesso realizzate con un obbligato possibilismo compromissorio. Il caso di Parma, comune dissestato sul piano finanziario, costituirà in merito un banco di prova emblematico. Insomma, l’M5S seppur esterno e diverso dalle forme partitiche e dalla convenzionale dialettica destra/sinistra, sarà chiamato ad un confronto con le altre forze della rappresentanza per stabilire possibili sentieri comuni di governo della cosa pubblica.

Al di là di questi nodi problematici che riguardano l’immediato futuro politico, a conti fatti la cosa più positiva del movimento di Grillo è che potrebbe funzionare come un innovatore schumpeteriano per la competitività economica. L’innovatore crea l’innovazione, mostra le sue potenzialità e ne monetizza in modo monopolistico per un periodo i benefici. Successivamente i suoi imitatori iniziano a competere sullo stesso piano innovativo limitandone il monopolio. La novità mostrata da Grillo e dal M5S è che una via diversa alla formazione politica delle organizzazioni della rappresentanza è possibile, realizzandola dal basso a partire da istanze di interessi diffusi della cittadinanza. La speranza è che molti imitatori innovativi si muovano su questo stesso fronte, mostrando che oggi una democrazia diversa è praticabile, stabilendo nuovi legami sociali tra dimensione privata e pubblica.

Bibliografia

Demos & Pi, I flussi elettorali nei ballottaggi del 20-21 maggio 2012, www.demos.it, 2012.

M. De Certeau, L’invenzione del quotidiano, Roma, Edizioni Lavoro, 2001.

F. Fornaro, Un non-partito: il Movimento 5 stelle, in “Il Mulino”, n. 2, pp. 253-261.

F. Orazi e M. Socci, Il popolo di Beppe Grillo, Cattedrale, Ancona, 2008a.

F. Orazi e M. Socci, Il popolo di Beppe Grillo al microscopio, in “Reset”, n. 106, 2008b.

  1. Trovo assai scontato ricevere consensi nel criticare cio che altri anno fatto,
    di contro devo riconoscere che questo movimento prova anche a dare
    soluzioni a problemi quotidiani e concreti.
    Sono assai motivato nel propendere a dare il mio consenso a febbraio x questo progetto , ma ritengo che anche se pochi giorni di ulteriori informazioni mi serviranno x decidermi definitivamente . provo a ridarvi uno stimolo x me e x altri come me perche’ riusciate a rendere piu’ credibile un risolutivo risultato x arginare la malapolitica e ridare anche se solo in modo graduale dignita’ e fiducia a noi grandi cittadini italiani .
    buon lavoro

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