Caro Monti, dove va l’Italia senza immigrati?

Tanto per cambiare anch’io voglio parlare della ormai famosa Agenda Monti. Un’agenda che ancor prima di essere sfogliata per il nuovo anno rischia di apparire già consumata e ampiamente sottolineata, corretta, evidenziata o scarabocchiata da amici e nemici. Ebbene anch’io ho provato a sfogliarla. Con curiosità e umiltà mi sono impegnato nel leggere e tentare di comprendere le buone intenzioni di Mario Monti e dei suoi sostenitori.

“Cambiare l’Italia, riformare l’Europa” è Il titolo dell’Agenda Monti. Un auspicio più che benvenuto in un Paese che ha da sempre fatto a pugni con il cambiamento e con i tentativi di riforma. Tuttavia pagina dopo pagina la delusione ha preso il sopravvento. Manca una parola chiave che più di tante altre ha già cambiato l’Italia. Nei fatti e non nelle chiacchiere. La parola Immigrazione. Eppure il pretesto c’era tutto per affrontare una questione che, nella mia ingenua (?) speranza, avrebbe avuto piena cittadinanza nell’Agenda di chi oggi ci parla di crescita, di sviluppo e soprattutto di demografia come lo stesso Monti ha fatto durante la sua conferenza stampa di “salita” in politica.

Ebbene sì. Sia in quella occasione che nelle 25 pagine dense di proposte e analisi Mario Monti non parla di immigrazione. Una mancanza a mio avviso grave, perché non solo ignora una componente a detta di tutti ormai strutturale nel sistema Italia. Non possiamo parlare di Italia connessa con crescita, sviluppo o semplicemente sopravvivenza senza parlare dei cinque milioni di lavoratori e soprattutto delle famiglie di origine straniera. Non lo dico io, ma lo ha evidenziato bene l’ultimo Censimento generale dell’Istat che vede la popolazione italiana crescere dai 56.995.744 del 2001 ai 59.433.744 di persone censite al 9 ottobre 2011. Un incremento del 4,3% per l’Istat “da attribuire esclusivamente alla componente straniera”. L’Istat continua la sua analisi ricordando che “nel decennio intercensuario la popolazione di cittadinanza italiana è diminuita di oltre 250 mila individui (-0,5%), mentre quella straniera è aumentata di 2.694.256 unità”.

Dimenticarsi o ancora peggio omettere la parola immigrazione dall’Agenda che dovrebbe porre le basi per un piano straordinario per la ricostruzione dell’Italia è miope, provinciale e soprattutto marca una distanza preoccupante tra gli estensori dell’Agenda e la società reale. Non citare la parola immigrazione significa soprattutto fare un torto al milione di collaboratrici domestiche che fanno da supplenti ad un welfare disastrato. Significa negare cittadinanza a un altro milione di bambini e ragazzi nati o cresciuti in Italia ancora segregati a margine della società e discriminati senza cittadinanza. Significa soprattutto non avere riconoscenza e gratitudine verso chi, in questi difficilissimi anni di vento leghista imperante, ha continuato a lavorare con la schiena dritta nelle fabbriche del Nord Est e nella campagne del Sud senza fiatare e mantenendo in piedi settori centrali dell’economia italiana.

Caro Mario Monti, la tua Agenda così com’è non ci convince.

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