Berlusconi, Santanchè e la polemica sui senatori a vita

Suonano pretestuose, piccine, speculative, interessate le critiche mosse dal centrodestra nei confronti del capo dello Stato per le nomine dei quattro senatori a vita, il Maestro Claudio Abbado, la professoressa Elena Cattaneo, l’architetto Renzo Piano e il Nobel Carlo Rubbia. Quattro personalità di indubbio e assoluto alto profilo professionale, culturale, scientifico, morale.
E vale poco il fatto che tre di loro (Abbado, Piano, Rubbia) abbiano in passato rivolto critiche alle scelte, alle politiche o agli atteggiamenti del centrodestra al governo perché quando si sono trovati a farlo l’hanno fatto in piena autonomia, dal loro punto di vista, sulla base di competenze indiscutibili e cognizione di causa nei diversi settori professionali in cui sono impegnati e si cimentano quotidianamente.

Nel caso di Rubbia, poi, lo scienziato e Premio Nobel ha anche pagato di persona, venendo escluso dal comitato per l’Energia che presiedeva, allontanandosi dall’Italia optando per la Svizzera e l’impegno al CERN.
Quindi non vale la lettura di un risarcimento o di un premio nei loro confronti. Con lo stesso criterio, perché mai dovrebbero essere puniti? E vale poco la lettura secondo la quale si tratta di personalità che guardano con occhio benevolo al centrosinistra, magari in funzione di “puntello” nell’eventualità di un Letta-bis qualora l’attuale governo dovesse cadere. E’ la solita lettura amico-nemico a cui siamo ormai drammaticamente assuefatti e a cui ci hanno abituato i vent’anni di logica berlusconiana. Altro che pacificazione!

E perché mai dovrebbe cadere il governo? Se non sulla base di un ricatto che muove come sempre l’interesse concreto ma non oggettivo di Silvio Berlusconi, fresco di condanna per un reato fiscale odioso come l’evasione che e’ un reato, questo oggettivo, contro gli interessi dello Stato e della collettività. Dunque suona mera follia la delusione dell’onorevole Santanchè, sul fatto che l’unico a meritarsi il titolo di senatore a vita fosse proprio Silvio Berlusconi. Non solo per il presente (la condanna definitiva per i caso dei diritti Mediaset e i molti processi ancora in corso), ma anche per il passato (molte delle cosiddette assoluzioni sono frutto di “prescrizione” del reato anche grazie a leggi “ad personam” costruite dal reo stesso e dalla cerchia dei suoi avvocati per se stesso).

Quindi, tanto rumore per nulla. in un momento in cui non ce ne sarebbe affatto bisogno. E non solo per la stabilità del quadro interno e dei bisogni nazionali nel contesto economico e sociale di grave crisi, europea e internazionale, ma anche relativamente ai precari equilibri del mondo. Il quadro è francamente molto più drammatico dell’agibilità politica di Silvio Berlusconi e di uno scenario di agitata quanto presunta guerra civile italiana nel caso la sentenza della Cassazione dovesse essere eseguita.

Nei momenti di difficoltà e quando è con le spalle al muro, Silvio Berlusconi e il centrodestra invocano sempre la pacificazione. Quando poi è lui che scatena sempre la guerra. Creando persino un esercito, l’Esercito di Silvio. Per fare che? Per randellare chi? Silvio Berlusconi, che invoca sempre una giustizia giusta e firma i quesiti radicali sull’argomento invitando anche il Popolo della libertà a fare altrettanto e raggiungere la base delle 500 mila firme necessarie per svolgere i referendum, in verità non ci ha mai spiegato veramente quale riforma della giustizia voglia.
Pensiamo che nell’idea del capo dello Stato di procedere con queste quattro nomine ci sia proprio il tentativo di portare l’Italia fuori da una visione ristretta e da cortile in cui siamo da anni costretti e annichiliti. Un modo per spalancare le finestre, aprire le porte e far circolare aria nuova nel Paese. E’ in quest’ottica che va letta per esempio la nomina della professoressa Cattaneo, ricercatrice scientifica, ideale staffetta con Rita Levi Montalcini, la “pasionaria” della scienza, che con i suoi cinquant’anni d’età può ben rappresentare le istanze dei precari della ricerca e dei cervelli in fuga dall’Italia. Intanto Napolitano ne ha recuperato e fatto rientrare uno: Carlo Rubbia. Un buon inizio per cominciare a invertire la tendenza. E cambiare aria.

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