Ambrosoli: dopo Monti si cambi e basta col forzaleghismo

«Credo sia inevitabile per me avere anche un ruolo nazionale». Se la Lombardia è l’ago della bilancia per gli equilibri del prossimo Parlamento, allora Umberto Ambrosoli, il candidato timido che corre per riportare il centrosinistra alla guida del Pirellone, ha una doppia responsabilità che però, dice in questa intervista, non lo intimorisce.
Come la vittoria di Giuliano Pisapia a Milano è stata segno del cambiamento del vento nel paese, il risultato di Ambrosoli alle regionali potrebbe certificare l’apertura di una stagione nuova anche per il governo del paese.

In molti, a partire da Roberto D’Alimonte, ritengono che la Lombardia sarà l’ago della bilancia per gli assetti politici nazionali che usciranno dalle prossime elezioni politiche. In che modo la sua campagna elettorale potrà avere anche un significato nazionale?
La Lombardia è senza dubbio una regione essenziale sul piano degli equilibri nazionali e con questa legge elettorale diventa fondamentale per garantire la governabilità. Il progetto di una rivalorizzazione civica, accompagnata dalla parte virtuosa della politica, che qui in Lombardia abbiamo lanciato, vuole essere un laboratorio anche su scala nazionale. Le energie e le esperienze raccolte fino ad ora promettono molto bene.

Lei lavorerà anche in una prospettiva nazionale?
Credo sia inevitabile farlo. La sfida di restituire all’Italia la dignità che  le è stata tolta parte anche dal l’impegno degli amministratori e aspiranti tali. Innescare un circuito virtuoso nel sistema Paese è una responsabilità che si deve assumere chi vuole ricoprire ruoli pubblici.  Io assicuro che davanti alle responsabilità non mi sono mai tirato indietro.

Qual è un punto debole su cui dovete lavorare?

Lo sguardo semplice verso le cose che in molti imputano all’inesperienza, ma che io vorrei conservare il più possibile per rendere ogni mio gesto dettato davvero dalla voglia di cambiare le cose.

Come ha preso l’appoggio di Mario Monti ad Albertini?
Il Presidente del Consiglio è stato essenziale in una fase critica per il nostro Paese. Credo però che la sua esperienza debba ora essere calata dentro una dimensione democratica, nella quale siano i cittadini a decidere chi li dovrà governare. In questi mesi ho avuto l’opportunità di guardare da vicino le più svariate realtà lombarde rendendo i conto di quanto l’attività civica diventa politica quando riesce ad interpretare le problematiche, le potenzialità e il sentire comune. Mario Monti ha fatto bene il suo compito. Ora è il momento di cambiare punto di vista. Se le sue intenzioni non sono queste ritengo legittimo il suo appoggio ad Albertini.

Non c’è più destra e sinistra, dice Monti. Lei ci crede?
Il cambiamento, la legalità, il merito, l’affermazione di pari opportunità per tutti i cittadini, l’abbandono della demagogia e l’affermarsi della partecipazione. Queste sono le caratteristiche della mia proposta e sono certo incontrino anche il pensiero di una sinistra che lavora per l’alternativa e per liberare le energie migliori della Lombardia.

Lei ha detto “il nostro progetto è completamente alternativo a quello di Monti”? In che senso? quali sono i punti principali che non coincidono?


Monti ha agito molto bene, ma lo ha fatto in una situazione emergenziale togliendo l’Italia dall’orlo del baratro dove l’aveva condotta il centrodestra. Abbiamo linee in comune ma il nostro progetto vuole valorizzare e ridistribuire, con un occhio ai conti e l’altro sulla persone, per mantenere alto il livello di servizi e agevolare, il più possibile, la ripresa dell’occupazione che resta obiettivo primario del nostro governo.

Mancano meno di due mesi alle elezioni, in che modo state lavorando per sostituire il centrodestra alla Regione?
Stimolando la partecipazione dei cittadini lombardi. Vogliamo farci raccontare la loro Lombardia e quella che vogliono. Abbiamo elaborato una piattaforma partecipativa, basata sul software liquid feedback, che consente a tutti i cittadini di presentare proposte che sono poi votate e validate dai componenti della community. Anche di queste terremo conto nella definizione del nostro progetto di Lombardia, che si pone in totale discontinuità con il passato.

Quali sono i punti fondamentali di rottura con le precedenti amministrazioni Formigoni?
Vogliano liberarci dal peggio, da tutto quello che ha rappresentato il  forzaleghismo, in queste Regione. Dobbiamo sconfiggere l’affiliazione, recuperare il criterio di selezione dei ruoli di responsabilità secondo il merito. Insomma vogliamo rigenerare questa regione perché dove cresce il senso etico, cresce il benessere, anche economico.

Immigrazione. Cavallo di battaglia della Lega in Lombardia. Qual è la sua risposta a quella retorica?
L’accoglienza è un valore da cui fare partire iniziative e interventi in questo ambito. Non è possibile, come è stato fatto sin qui, chiudersi in un pensiero nel quale il “diverso” è nemico. Dobbiamo saper trarre da ogni persona il contributo che ciascuno può generare per lo sviluppo e l’affermazione di diritti fondamentali che una Regione come la Lombardia deve sempre attestare.

La vicenda che ha portato all’elezione di Giuliano Pisapia è da molti ritenuta esemplare per la gestione del consenso e delle varie anime del centrosinistra. Lei ha lavorato con Pisapia, in quale modo quell’esperienza può essere utile alla sua candidatura?
Quell’esperienza è stata, un passaggio fondamentale nella presa di coscienza delle proprie possibilità. La partecipazione, l’entusiasmo dei milanesi, la voglia di cambiamento hanno dato vita ad un percorso che per me – come per tanti altri cittadini- ha voluto dire molto. Il successo di Pisapia è stato fondamentale per avere la consapevolezza che il centrodestra si può battere e con lui un modo vecchio e inadeguato di fare politica. Noi metteremo i cittadini lombardi e non i loro politici al centro delle scelte amministrative e questo lo si vedrà da subito.

Sente il peso del confronto con l’esperienza vincente del sindaco?
Tutt’altro, sono felice di poter contare su di lui. Le rispettive istituzioni, potranno finalmente agire in maniera congiunta, rafforzando così il progetto di rinnovamento partito due anni fa. Stessa collaborazione con gli altri rappresentanti degli enti locali: non sarà il colore politico infatti a fermare l’esperienza di collaborazione.

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