L'ASINO DI BURIDANO

Massimo Parodi

Professore di Storia della filosofia medievale all'Università Statale di Milano.

Supermercato

Stamattina sono andato al supermercato dove mi sono regolarmente dimenticato di comprare le cose che mi ero segnato chissà dove. Ero alla cassa e protestavo con me stesso per non ricordarmi né la lista né la sua collocazione spaziale, quando il cassiere, che mi conosce, mi chiede per favore di aspettare un momento perché deve fare quell’operazione di conta e versamento dei soldi cui si assiste ripetutamente alle casse di un supermercato. E’ un uomo con l’aria un po’ affaticata, dai modi talvolta bruschi, ma con una gentilezza di fondo che non si tarda a cogliere; saluta un po’ a fatica, soprattutto quando lo si incontra per strada o al bar di fronte a prendere il caffè, e sorride poco.
Approfittando della breve pausa scambiamo due chiacchiere e, grazie alla velocità con cui si comunica in talune occasioni – altro che internet o sms – scopro parte del mondo celato dietro quel viso e quei modi. Una ventina di anni fa era carabiniere e partecipò alla missione in Somalia – posso davvero dire di avere fatto la guerra -, dalla quale tornò disgustato per quanto aveva dovuto vedere – e non eravamo noi a compiere quelle cose, ma non potevamo fare nulla – lasciò l’Arma e oggi dice di essersene pentito – avrei potuto fare una bella carriera – e da non so quanti anni lavora su quella sedia, tra quegli scaffali di scatolame e confezioni plasticate.
In generale me ne rendo perfettamente conto, ma resto sempre colpito quando scopro, negli individui reali, che dietro ogni volto e ogni sguardo si nasconde un intero mondo di cui non possiamo che ignorare quasi tutto. Per questo gli esseri umani mi piacciono tanto, perché hanno sempre da insegnare qualcosa e a me piace imparare.
Quando, in occasione della morte di Andreotti, scrissi in questo blog che la cosa che proprio non potevo perdonargli era di avermi fatto provare, in alcuni anni lontani, un sentimento di odio, un’amica mi chiese provocatoriamente – per polemizzare con il mio antiquato buonismo – per quale motivo si possa affermare che l’amore sopravvive, mentre sembra scorretto ritenere che sopravviva anche l’odio. La risposta sta nella scoperta di quel mondo che stamattina ho visto dietro il viso del cassiere; se odio qualcuno, lo inchiodo a un singolo comportamento, a un singolo errore, a un singolo aspetto della sua vita e fingo di ignorare tutto il resto del mondo che si cela dietro e dentro di lui. Quando riesco a intravederne qualche porzione, mi sento affascinato dalla ricchezza di esperienze, dalla varietà di vicende, dalla complessità delle storie e non dovrei dimenticarmene neppure quando nulla riesco a cogliere di tutto ciò. Esiste sempre e, non fosse altro che per la fatica che tutti condividiamo per proseguire nel nostro, forse insensato, cammino, mi rende tutti più vicini e interessanti.
Lo so che tutto è più difficile se pensiamo a Priebke sul quale in questi giorni si è concentrata una grande ondata di odio collettivo, se teniamo presente che non è andato a fare il commesso del supermercato o il commerciante di frutta, dopo le Fosse Ardeatine, ma si è inchiodato da solo a quell’episodio e ha continuato a rappresentarlo per tutta la vita. Il motivo forse sta proprio qui: per quello che ne sappiamo, egli stesso si è fortemente odiato.

  1. Osservazioni veramente profonde, ma prendiamo ad esempio figure meno mostruose come Berlusconi, tanto per essere originali, la cui presenza danneggia anche noi. Il nostro rifiuto è una forma di difesa.

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