MALA TEMPORA

Marco Vitale

Senza tristezza e senza paura

E se la mossa inconsulta dell’affarista televisivo brianzolo fosse una buona notizia? E se la temuta crisi politica fosse liberatoria? Nel 1994 in una intervista che mi fece un eccellente giornalista di Brescia Oggi (Sbaraini) dissi che l’entrata esplicita in politica di Silvio Berlusconi, che avevo conosciuto con Montanelli al Giornale, (dissi esplicita perché lui, coperto, è sempre stato in politica, sin da quando sovvenzionava la mafia) rappresentava un pericolo a lungo termine per la democrazia italiana. Adesso, venti anni dopo, siamo arrivati al dunque e anche molti dei suoi elettori e seguaci iniziano a capirlo, e questa è una buona notizia. Qualche anno più tardi, dopo che l’affarista  fu riportato al comando dalla complicità della sinistra, dissi che il suddetto se ne sarebbe andato, quando sarebbe venuto il momento e comunque non a breve, con grande fracasso e facendo gravi danni, nella logica di  muoia Sansone  con tutti i filistei. Per rendere visivamente l’idea, dicevo che sarebbe scappato dal tetto con l’elicottero, come gli americani in Vietnam. Quello che sta avvenendo in questi giorni è l’avverarsi di quella facile profezia. Ed allora come non rallegrarsi? Anche se nella sua cerchia più ristretta attuale ci sono persone persino peggiori di lui, la sua ingloriosa fine non può che essere un bene per l’Italia e per l’Europa. La sua mediocrità umana viene in evidenza proprio n questi giorni. Vittima di paure angoscianti, sconvolto da grandi incertezze, egoista sino allo spasimo, privo di ogni senso di responsabilità, privo di rispetto non solo per lo Stato, ma per chiunque, quest’uomo che ha fatto danni incalcolabili al nostro Paese, i cui effetti negativi , come ho sempre detto, dureranno almeno cento anni, è la negazione della leadership. E’ un capo banda non un leader.

In questi giorni sto approfondendo la figura di un grande leader, un esploratore artico, che è oggi molto studiato nelle scuole americane di management come modello di leadership, Ernst Shackleton (1875-1922). Quando morì, per arresto cardiaco, a 47 anni, il vice comandante della sua nave (Endurance) delineò questo profilo del leader: “Ho lavorato sotto Scott, Shackleton e Manson, ho conosciuto Nansen, Amundsen, Peduy, Cook e altri esploratori e, secondo me la palma di migliore in assoluto deve essere assegnata a Shackleton, eroe e gentiluomo sotto ogni punto di vista; per la capacità di imporsi, per la freddezza dinanzi al pericolo, l’abilità nel trovare soluzioni a casi difficili, la velocità nel prendere decisioni, l’ottimismo mai vacillante, il saper installare negli altri lo stesso atteggiamento, le geniali capacità organizzative, e la stima dei suoi subalterni, l’innato altruismo”.

Ed il metereologo dell’Endurance disse: “Sono certo che siamo tutti migliorati perché l’abbiamo conosciuto e che con il suo esempio ci abbia permesso di vedere la vita come una cosa grandiosa e non piccola e insignificante come appare a molti”.

Noi di Berlusconi, invece, possiamo dire: sono certo che siamo tutti peggiorati perché l’abbiamo conosciuto e che con il suo esempio ci ha fatto vedere la vita come una cosa meschina e vile.

Perciò per quello  che sta succedendo non sono né triste né spaventato. Anche se il finale sarà lungo, doloroso e pieno di rovine, sono lieto che la morsa, in cui il suddetto ha stretto il paese, si vada allentando, che un grande equivoco si vada svelando, che un grande imbroglio si vada sciogliendo. Qualunque prezzo è poco pur di uscire da questo tragico ventennio! Solo nella verità potremo iniziare la ricostruzione del Paese.

Marco Vitale

www.marcovitale.it

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