MEDIAPOL

Alberto Ferrigolo

Giornalista

Per un pugno di Pil

«Se noi rinunciassimo ad una settimana di vacanza, avremmo un immediato impatto sul Pil di circa un punto». Questa affermazione del sottosegretario all’Economia, Gianfranco Polillo, è di ieri. Ma è caduta nel vuoto. Neppure i giornali, solitamente abituati a raccogliere le dichiarazioni più bizzarre e rilanciarle costruendoci sopra casi, polemiche, opinioni viste da destra e da sinistra e buttarci a pesce, si sono eccitati. Rinunciare ad una settimana di ferie per produrre cosa? Qui c’è un Paese pieno di vecchi e giovani disoccupati, cassintegrati, pensionati e c’è poco di che produrre. E poi, produrre cosa per far comprare a chi? I consumi ristagnano perché non c’è di che spendere. Questa è la spirale, essendo il Pil prodotto da consumi, risparmi e spesa pubblica. Ma è proprio di oggi, martedì 19 giugno, la notizia secondo la quale ormai riesce a risparmiare solo una famiglia su tre (http://www.corriere.it/economia/speciali/2012/risparmio/notizie/stringa-risparmia-solo-una-famiglia-su-tre_d88a3fee-b9d6-11e1-88e3-74eab70f59c2.shtml).

Aziende, fabbriche, uffici, giornali riducono l’occupazione, licenziano o mettono in cassa integrazione riducendo la produzione perché manca il mercato al quale rivolgersi per creare consumo. J. M. Keynes vedeva nella disoccupazione il peggiore dei mali e pensava che «l’insieme della forza lavoro dei disoccupati è (dovrebbe essere, ndr) disponibile per accrescere la ricchezza nazionale». Lavori socialmente utili. Tanto che questa teoria si condensò nell’espressione «far scavare le buche dagli occupati per farle riempire dai disoccupati»… Di buche non ne mancherebbero come si evince sempre dalle notizie di ieri (http://motori.corriere.it/motori/attualita/12_giugno_19/strade-scarsa-manuntenzione-incidenti_3c7d42f2-b9ec-11e1-88e3-74eab70f59c2.shtml). Comunque sia, e nonostante un Paese in dissesto, sempre troppo poche per poter far lavorare tutti i disoccupati…

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