L'ASINO DI BURIDANO

Massimo Parodi

Professore di Storia della filosofia medievale all'Università Statale di Milano.

Pallone e Consob

Che tenerezza ricordare quelle animose partite in cui l’arbitro veniva insultato con appellativi che riguardavano la sua vita privata o i suoi difetti sensoriali. Il mio amico Guido, volendo esagerare, durante una partita scolastica contro la squadra di un altro istituto aveva urlato, con la sua voce squillante e la sua erre moscia, un insulto per lui ineguagliabile, definendo l’arbitro con il cognome del nostro preside che per fortuna non assisteva allo scontro sportivo.
Memorie di una società antica, forse ancora legata a un’economia di sussistenza a prevalenza rurale, nella quale cornuto sembrava compromettere non tanto i rapporti con la legittima consorte, quanto la credibilità pubblica di un uomo che si presumeva ancora legato a valori decisamente maschilisti.
Ma tutto scorre e tutto cambia. Juventus-Roma finisce 3 a 2 per la squadra di Torino, padrona di casa, e le decisioni arbitrali si prestano a molte discussioni e a fondati dubbi. Non interessa più se l’arbitro abbia una moglie fedele o infedele, se abbia sensi vigili e funzionanti o se abbia qualche altro peccato originale messo in evidenza dal suo comportamento discutibile; il problema sembra essere un altro. Due deputati presentano interrogazioni parlamentari – bipartisan si dice oggi, trattandosi di rappresentanti del Partito democratico e di Fratelli d’Italia – e ricordano che Roma e Juventus sono società quotate in borsa, e quindi gli incredibili errori arbitrali (oltre a falsare il campionato e minare la credibilità del paese) incidono anche sugli andamenti della quotazioni borsistiche. Per questo, con i miei atti parlamentari ispettivi, sollecito il ministro Padoan e la Consob a chiarire se ci possono essere stati atti che ledono le normative vigenti, svantaggiando e penalizzando gli incolpevoli azionisti.
Un altro deputato – leghista – ma in questo caso europeo intende sollevare la questione davanti al presidente della Commissione europea Jean Claude Juncker, sollecitandolo, tra l’altro, a convocare Michel Platini per fare il punto della situazione sugli arbitraggi relativi a squadre quotate in borsa.
Non riesco ad appasionarmi alla cosa, non avendo mai fatto il tifo per nessuna delle due squadre in discussione, ma un dubbio mi tormenta da ieri: mi sembra un po’ complicato – linguisticamente – consigliare al mio amico Guido un modo per insultare l’arbitro accusandolo di insider trading.

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