CROCE E DELIZIE

Corrado Ocone

Filosofo

Marxismo, cultura classica, rimozioni. Un discorso sul “dimenticato” Lukacs e su altri

La settimana scorsa ho presentato, insieme a Paolo Vinci, uno studio di Elio Matassi su Il giovane Lukacs. Il libro, molto denso e ben strutturato,  è edito da Mimesis  (il sottotitolo del volume è Saggio e sistema). Nel corso della presentazione sono sorte varie questioni, per lo più storiografiche e anche tecniche, ma è nata anche spontanea la domanda sul perché un autore come Lukacs, un tempo studiatissimo e spesso acriticamente valutato, non sia oggi nemmeno più frequentato. Fu vana gloria quella che occorse all’ungherese e anche ad altri pensatori novecenteschi marxisti oggi dimenticati (a cominciare direi da Ernst Bloch)? Furono al loro tempo eccessivamente sopravvalutati ed è giusto che oggi che la stagione di tutto il marxismo è finita siano finalmente sepolti? Devo dire che alla domanda io ero portato a dare risposte più o meno convenzionali, ma non avevo considerato, almeno non fino in fondo, un elemento che Matassi ha fatto notare nel suo intervento conclusivo dell’incontro. Ora, a parte il fatto, che ha pure una sua importanza, che Lukacs è stato sempre un marxista e un comunista “eretico”,  isolato nel suo stesso paese, ciò che andrebbe notato è che egli aveva una concezione dell’estetica e della cultura in genere che come pilastri poggiava sui i grandi del pensiero occidentale. Al contrario di altri e rozzi marxisti, egli voleva sottolineare che, anche in una futura società comunista, la grande cultura classica, quella di Hegel e di Goethe, non poteva essere liquidata considerandola cultura “borghese”. Era cultura e basta, grande e vera cultura, “patrimonio dell’umanità”. Ora, secondo Matassi, in questi nostri anni, è successo invece che proprio le classi dirigenti borghesi abbiano rinnegato la cultura classica, sposando una concezione produttivistica in cui non c’è spazio per la cultura disinteressata. Non credo proprio che le cose stiano così, è troppo semplice. Né credo che la cultura abbia bisogno per manifestarsi di classi dirigenti, politiche, interventi dello Stato. Anzi! Credo tuttavia che Matassi abbia individuato bene il motivo per cui autori come Lukacs non possano essere da noi semplicemente archiviati o buttati via. Non lo possono perché essi avevano una cultura classica e una concezione di essa che, anche se aveva poi esiti di parte, sapeva che in quegli autori si giocava qualcosa di universalmente umano. E’ proprio per questo che essi hanno comunque saputo dare un contributo alla ragione, al di là di ogni errore e faziosità. Quindi, lasciamo stare i “roghi”. A ben vedere  la differenza fra un liberale e/o un uomo di cultura vero è proprio questa: il primo riconosce anche all’altro uno spazio, mentre il secondo vuole eliminarlo.

 

 

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